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mercoledì 28 marzo 2018

C I E L I

CIELI (Ma certo ad Artemisia!)
appena qualche raffica di vento
aveva Increspato l'azzurro terso
ancora aleggiava nell'aria
la melodia intensa
che aveva regnato sovrana
finora
ciuffi scomposti di rami
si erano agitati
rare foglie del bosco
avevano preso a volare
disorientate stupite
prese così in contropiede
ma il suono del violoncello lento
aveva lasciato tracce di echi garbati
che perduravano intensi
sorrisi dolci erano rimasti
qualche istante in surplace
dietro le quinte sornioni
già si sentiva di nuovo sgorgare
una calma radiosa
distesa
promessa
voli riprendevano audaci
a solcare il cielo
cancellando il ricordo di ombre
la stagione primaverile
riprendeva risoluta il sopravvento
Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
(Foto web)

sabato 17 marzo 2018

MARIELLE FRANCO

MARIELLE FRANCO

"Esisto perché esistete voi"

Abbiamo bisogno di donne forti
che imbraccino il fucile e urlino la protesta
che difendano le favelas  del mondo
senza il pudore ipocrita e vile
perché come donne non hanno nulla da perdere
perché nere
perché lesbiche
perché mulatte
perché quechua
perché indios
perché curde
perché  femmine disprezzate
perché da millenni schiave
perché  da millenni mogli
perchè con la ciotola di minestra davanti al camino
perché  streghe e fattucchiere
perché guaritrici dei mali
perché danzatrici dei sabba
perché ribelli
perché madri del mondo
perché matriarche della storia umana
perché levatrici
perché maestre di canto
perchè osano fissare il sole negli occhi
perché aquile dalle ali immense spalancate
perché sorelle amiche e amanti

perché ora basta

bacio il tuo riso funebre
combattente Marielle
bacio la tua morte disperata
bacio tuo urlo di protesta
bacio la tua rabbia scanzonata
bacio tutte le donne guerrigliere
e urlo con voi senza rassegnazione alcuna
perché abbiamo davvero bisogno
di donne forti come voi come maestre
se vogliamo davvero iniziare
per vincerla la battaglia definitiva

verso sul tuo tumulo una coppa di vino
rosso come il sangue
del menarca femminile
e il pane eucaristico della rivolta
invito al banchetto tutti gli umani
senza pudore
senza gabbie di genere
senza vergogna
senza maschere
senza religioni
senza catene
senza remora alcuna

perché davvero
abbiamo bisogno di donne
abbiamo bisogno di partigiane della rivolta

ahi quanto ne abbiamo bisogno

MI STATE UCCIDENDO E AMMAZZANDOOOOOOOOOOOOu

CARI COMPAGNI SARÒ BREVE…

CARI COMPAGNI SARÒ BREVE… MA MICA TANTO! PERCHÉ IL MOMENTO L’È DIFFICILE ….

Ma sì , come ti stavo raccontando, sarà stato più o meno intorno al 68.
Avevo appena smesso di fare il professore iperprecario senza laurea su per le valli.
E  facevo il maestro elementare di ruolo.
Il  sindacato Cgil, a cui andavano le mie simpatie di comunista, aveva subito, dopo la liberazione, prima la scissione con la fuoruscita della componente cattolica da cui era nata la Cisl, e poi quella socialdemocratica che aveva partorito la Uil.
Ma tra i vari comparti sindacali non era ancora sorto quello della scuola. Esistevano alcuni sindacati  scuola autonomi, uno pure di orientamento cattolico, collaterale alla Cisl, è un altro di taglio laico socialdemocratico.
Tra i compagni circolava la parola d'ordine di iscriversi alla Cgil scuola. Che però per potersi costituire legittimamente avrebbe dovuto avere una fase congressuale costitutiva.
Ragion per cui, tra le poche decine di scritti che eravamo allora, fu scelto qualcuno per andare al seminario congressuale di Ariccia. Benché fossi abbastanza imbranato allora, non osai rifiutare e ci andai e io!
Ma ora quello che mi diverte raccontarti è il carattere, il tono, e l'atmosfera della prima riunione congressuale.
La camera del lavoro aveva designato uno dei nostri iscritti come segretario provvisorio. Ma per il congresso era necessario che presiedesse qualche personaggio più significativo.
Per farla breve, ci ritrovammo in quelle poche decine, in una saletta. E arrivò il compagno designato a presiedere.
Era una persona abbastanza corpulenta. Abbastanza avanti negli anni. Con una faccia tonda profondamente buona. Non credo di far nulla di indelicato o di scorretto, nel raccontare che era il compagno Spalenza. E  se non ricordo male era il segretario del sindacato netturbini. Sono forse un po' stronzo ora a ricordare qualche caratteristica un po' buffa della situazione. Ci saremmo aspettati e io pure un personaggio più importante. Ma dovemmo accontentarci.
Entrò. Prese posto al tavolo. Noi sulle nostre seggiole facevano cerchio di fronte a lui.
Posò sul tavolo che aveva davanti un pacchetto abbastanza consistente di fogli di carta velina battuti a macchina. I suoi appunti. Con alcuni dei miei vicini, ironicamente, ci guardammo un po' preoccupati per la mole di fogli.
Non era ancora naturalmente diffusa la modalità di riprodurre in fotocopie. Ci fece abbastanza tenerezza vedere quei fogli leggeri di carta velina battuti a macchina.
Mentre  disponeva in ordine i suoi fogli, che aveva estratti con cura da una cartellina, si diffuse un profondo silenzio pieno d'attesa…
Poi cominciò.
"Cari compagni…", una breve pausa, "sarò breve…" nuova pausa e nostra attesa…, "Ma mica tanto… Perché il momento l’è difficile"…
Intuivamo da quel momento che sarebbe cominciata una carrellata della situazione politica oltre che sindacale di quegli anni. Non sto ora a ricordare o a ripetere il suo discorso… Anche perché a dir la verità non me lo ricordo più… Mi soffermavo invece insieme al mio vicino e amico Franco, a guardare i particolari, gli spunti, gli atteggiamenti.
In effetti la mole dei fogli che aveva davanti conteneva un discorso lunghissimo. E la cosa ci preoccupava non poco.
Ma per fortuna ad un certo punto, il compagno presidente del congresso costitutivo, prese con decisione con le sue mani robuste un blocco consistente di foglietti, li sollevò, e li girò con cura mettendoli accanto agli altri di cui aveva già dato lettura. Aggiungendo: "no… Queste no… Ma andiamo avanti…" con noncuranza spigliata
Mi rendo conto che ti sto raccontando aspetti epidermici. Di facciata. D'ambiente. Di atmosfera.
Dietro quella situazione ci stava il nostro impegno politico. Il nostro desiderio di far nascere e di dar forza al sindacato scuola confederale nel quale poi per molti anni avremmo militato.
La situazione era molto impegnativa è molto seria. Sarebbero iniziate fasi laboriose, faticose molto impegnative che avrebbero dato i frutti al nostro lavoro.
Eppure, devo confessarlo, forse per frenare e smorzare l'emozione della serietà del momento, sono riuscito a fissare nella memoria questi aspetti di colore. Che a volte, con grande nostalgia e tenerezza, non priva di ironia, ho già raccontato in tante occasioni.
Non potei rifiutare neanche poi l'incarico di far parte del direttivo sindacale. E neppure delle frequenti riunioni organizzative e di dibattito.
In quegli anni insieme a molti compagni del sindacato, ma anche con altri che non erano iscritti con noi, avevo dato vita al gruppo novarese del movimento di cooperazione educativa. Nel quale mi sarei impegnato a fondo per qualche decennio.
Non era raro che qualche volta le tematiche di elaborazione pedagogico didattica prendessero il sopravvento. Creando delle leggere discrasie perché io ero portato abbastanza a privilegiare quelle della pratica educativa e di insegnamento, sugli aspetti contrattuali. Ne venni fuori abbastanza bene comunque. Tanto che, mi rimane un ricordo affettuoso di quel maturo e massiccio omone del compagno Spalenza, che ci aveva rassicurato subito con le sue parole sicure: "cari compagni… sarò breve… ma mica tanto… perché il momento l'è difficile…!"
Tutti sappiamo che quel momento era molto difficile. Soprattutto nel mondo sindacale. Nel mondo politico della sinistra.
Avremmo militato nell'interno del partito comunista, per poi uscirne con il gruppo politico del giornale quotidiano il manifesto. Il  settore sindacale più forte e più maturo, quello dei metalmeccanici, sarebbe riuscito solo al proprio interno a ricreare l'unità sindacale dando luogo al F.L.M., federazione lavoratori metalmeccanici. Col sindacato scuola rimanemmo uno sparuto gruppo per un po' di tempo. A contendere il prestigio della massa di iscritti che il sindacato cattolico aveva per conto suo. Insieme alla sua competenza innegabile per la consulenza.
Il  sindacato confederale ha purtroppo in tempi recenti raggiunto momenti di difficoltà. Sono risorti sindacati autonomi da esso. E alcune categorie avrebbero raggiunto di nuovo la situazione esangue di anni passati.
Ma non volevo fare, qui e ora, una trattazione di storia sindacale.
Come  spesso faccio, riandavo a dei tempi passati, delle atmosfere, a delle situazioni profondamente umane che ora sono scomparse.

domenica 11 marzo 2018

FICUS BENIAMINA



Stentate spruzzate di neve di marzo
che una pioggerella minuta scioglieva a terra
sopra sovrastava un cielo grigio pieno di luce
la garza bianca non resisteva e prometteva di sotto
germogli che stavano covando
e sembrava scritta e disegnata
come quando ci giocavamo da ragazzi
e tu ancora non c'eri presenza amica
anche tu hai germogli freschi e teneri
che mi risvegliano questa promessa di primavera
piano piano ti parlo ti sorrido
bacio la tua essenza di verde
ed è anche un brulicare nell'anima
di risveglio e di sorriso dilatato
che pure io spalanco assoluto
sfioro le tue nuove giovani foglioline nate
e gusto il sorriso con cui mi rispondi
silenzioso perplesso in surplace
ficus beniamina
compagno di tanti anni
e ascolto la tua risposta intensa
che promette totale rinascita

venerdì 9 marzo 2018

MA TU MI AMI...? MA QUANTO MI AMI...?

MA TU MI AMI...?
          MA QUANTO MI AMI...?






e ci faceva un po' ridere
ed eran buffe
in quello spot del carosello
parole di adolescenti di quel tempo
che forse in parte sono rimasti
ancora ragazzi dentro
pur perdendo ora i capelli
e ci fa ridere ancora tanto oggi
che mostrando di farlo per celia
ancora ce lo andiamo ripetendo

che poi se sei ragazzo
lo sei sempre
mica finita la stagione
si chiude il capitolo
si tira giù la clèr
     dicendo eravamo immaturi
     eravamo ingenui puliti dentro
per passare al broncio
dei musi lunghi incazzati
e certo siamo un po' buffi
a non deciderci mai a cambiare

che siamo e vogliamo
essere persone serie
per questo sappiamo ridere
e sorridere fino all'ultimo respiro
fino all'ultimo orgasmo di gola
e guardiamo tutto spavaldi
rifiutando rimedi o farmaci
che ci piace tanto questa nostra malattia

e dunque allora continuo a chiederti
        MA TU MI AMI...?
              MA QUANTO MI AMI...?
e ci va di traverso la saliva
alle nostre stesse risa

e riprendiamo da dove eravamo rimasti
che l'allegria fa bene all'anima
come il piacere e la gioia

          vero gioia mia

medicina e panacea per me
che son panacea e rimedio per te
a vivere questo presente dilatato
unico estremo disteso
come la canzone
che cantiamo di continuo
      pur se negli altri altrovi
      lo sappiamo bene anche
      altri analfabeti d'amore
      girano la testa con disprezzo
      reciproco odiando altri
      volendo annullarli

        MA TU MI AMI...?
           MA QUANTO MI AMI...?