A h i
, c o m e d i r l o ,
s ì
m i a
c a n z o n e g a r b a t a d i
b e t u l l a ,
M i o
s g u a r d o a p e r t o a l l ' i n f i n i t o
M i a
v o c e s u s s u r r a t a d i
f o n t e
A h i ,
c o m e d i r l o , s ì
A l l a
s e r a c h e s i
v e s t e d e l s u o
n u d o
A l l e
c a m p a n e c h e r i d o n o
d i b r o n z o
A l l
a b r e z z a c h e
c a m m i n a n e l l ' o m b r
a
A h i
, c o m e d i r l o ,
s ì
P r i
m a c h e i l
t e m p o s i t r a v e s t a
P r i
m a c h e i b
a t t i t i r i s u o n i n o
P r i
m a c h e l e
p a r o l e b a l b e t t i n
o
A h i
, c o m e d i r l o ,
s ì
S e n z a
o r t o g r a f i e p l a u s i
b i l i
S e n z a
m o n o s i l l a b i e s a u s
t i
S e n z a
c a n t i l e n e c o n s u n t
e
A h i ,
c o m e d i r l o , s ì
I l s
i l e n z i o g u a r d a p e r p l e s s o
L o s
t u p o r e r i d e d i
c o r i a n d o l i
I l t
u o f i a t o r e s p i r a i l
m i o
ACQUE
Le paratie
aprono
getti di acque gelate
a
fiotto sgorganti
giù
per dirupi a precipizio
e
valli assetate d'arsura
bevo
azzurri intensi
inebriato
in
tramonti procrastinati
sine
die
dove
la sera impaziente
compiaciuta
rinvia
la notte
lente
strade di verde bruno
sognano
il fresco remoto
di
quell'infanzia liquida
giocando
in
flashback
ardori
più vivi
A L B A
Perché l'alba anche
quel giorno si era appena affacciata
con aria stupita sbadigliando
e stropicciandosi gli occhi
in bocca ancora quel sapore confuso
delle parole pronunciate prima del buio
quel giorno si era appena affacciata
con aria stupita sbadigliando
e stropicciandosi gli occhi
in bocca ancora quel sapore confuso
delle parole pronunciate prima del buio
su terrazzi e giardini pensili
piccole drupe di ciliegie neonate
quasi promesse sussurrate
a mezza voce con
piccole drupe di ciliegie neonate
quasi promesse sussurrate
a mezza voce con
sguardi
appena accennati
titubanti
un cenno di brezza
zufolava prolungato e mellifluo
il suo siiiiiiii in un soffio
quasi impercettibile
zufolava prolungato e mellifluo
il suo siiiiiiii in un soffio
quasi impercettibile
AMARTI...
...mi
piace così senza burrasche
né
sconquasso di devastazioni
senza
tremori delle mura
e
schianto di vetri fracassati
dilagare
di lava nella valle
crepitare
di sciocchi resinosi
e danza
avvolgente della fiamma
lo
stupore di neve che sovrasta
e il
sorriso gentile di asfodeli
mentre
la sera mi regala il nudo
dei
suoi seni di cristalli di rugiada
agli
occhi arrossati e lucenti
dal
vento garbato di febbraio...
sì
gioia ti tengo così
tra le
mani raccolte a nido
ma so
che tanto le urla strazianti
arrivano
lo stesso a turbare
l'amore
tenero
...gli
arti legati coi cavi elettrici
che
avevano inferto nella tortura
scariche
dolorose
corpi
strazianti seminati nell'oceano
dagli
elicotteri feroci
onnipotenza
rabbiosa
altrovi
avevano accolto nella terra aperta
tale
e di corpi vivi urlanti e teste mozzate
...e
arti slogati ai tratti di corda
per
strappare confessioni
di
improbabili sataniche orge erotiche
e
roghi infiniti fumanti di grasso umano
a
purificare da eresie stregonesche...
...strappato
il verbo a tenaglie
Dolcino
vedeva il sogno di giustizia
con
Margherita e tutti gli umili
comunardi
andare in fumo
tra
fiamme consacrate...
...infedeli
impalati nel nome del cristo
proletari
sparati a vista
che
insolenti chiedevano pane
partigiani
impiccati e giudei fatti larve da forno
...etnie
da sempre agnelli alla ferocia umana
purgavano
l'aria ammorbata
di
sacrifici rituali del mostro multiforme
devastazioni
infinite e massacri
privi
di nomi altisonanti non ambivano
neppure
etichette di mondiali guerre...
ulteriori
miserere riponendo lo sguardo
nel
fodero cieco
Ti
copro gli occhi gioia mia
ma
gli strazi infiniti varcano la pietà
ti
faccio culla ti ninno con parole
il
pianto nero devasta
ti
sussurro AMORE
ma lo
sai
sappiamo
l'eco
rimbomba ORRORE
BUONGIORNO
donna...
del mondo... della galassia...
vegana e di Antares...
donne conosciute ( è mai possibile conoscere la donna...?)
e quelle che non ho mai incontrato...
per attendere di incontrarle....
(provare a conoscerle? capire?
O meglio la sana visione laica...
con un'unica fede: speranza,
entusiasmo,amore, poesia...)
"Stat incontaminata rosa nomine, nomina nuda tenemus"
ma non solo oggi... buon essere donna....
buon esserci, adoro la vostra splendida complementarità.
orfano senza il vostro stupendo femminile...
so che esisto al mio maschile anche
perchè ho un femminile che mi completa,
realizza, rende possibile...
!"SEMPRE MI TREMA IL CUORE... QUANDO CI SEI....
E QUANDO NON SEI QUI E PENSO A TE...
E TI FACCIO E TI REALIZZO... E TI RICREO....DACCAPO... SEMPRE....!"
(ci provo, almeno)
"In principio era il Verbo, il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio"
al principio e infine era ed è la donna
Eva primigenia, archetipo, matrice di sensi
di vita, emozioni, tremori, desiderio..
so che si può sognare anche nei libri,
e dunque si possono sognare anche i sogni.
DONNA, sei e sarai MEMORIA DI TUTTE LE COSE,
sei tu stessa MEMORIA, sogno, fantasia, ricordo, evocazione...
di tutto quel che è esistito ed esisterà...
NOME e insieme nostalgia, desiderio, rimpianto,
evocazione, sogno, profezia di tutto ciò che esiste,
esisterà... potrebbe esistere...
può far esistere, insieme al maschio
(orfano del femminile, frammento incompleto
del possibile umano),
"Canto la tua eleganza, con parole che gemono, e..."
scordo pugnali insanguinati
ma bacio l' "esser donna"
e il suo profumo di bosco
del mondo... della galassia...
vegana e di Antares...
donne conosciute ( è mai possibile conoscere la donna...?)
e quelle che non ho mai incontrato...
per attendere di incontrarle....
(provare a conoscerle? capire?
O meglio la sana visione laica...
con un'unica fede: speranza,
entusiasmo,amore, poesia...)
"Stat incontaminata rosa nomine, nomina nuda tenemus"
ma non solo oggi... buon essere donna....
buon esserci, adoro la vostra splendida complementarità.
orfano senza il vostro stupendo femminile...
so che esisto al mio maschile anche
perchè ho un femminile che mi completa,
realizza, rende possibile...
!"SEMPRE MI TREMA IL CUORE... QUANDO CI SEI....
E QUANDO NON SEI QUI E PENSO A TE...
E TI FACCIO E TI REALIZZO... E TI RICREO....DACCAPO... SEMPRE....!"
(ci provo, almeno)
"In principio era il Verbo, il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio"
al principio e infine era ed è la donna
Eva primigenia, archetipo, matrice di sensi
di vita, emozioni, tremori, desiderio..
so che si può sognare anche nei libri,
e dunque si possono sognare anche i sogni.
DONNA, sei e sarai MEMORIA DI TUTTE LE COSE,
sei tu stessa MEMORIA, sogno, fantasia, ricordo, evocazione...
di tutto quel che è esistito ed esisterà...
NOME e insieme nostalgia, desiderio, rimpianto,
evocazione, sogno, profezia di tutto ciò che esiste,
esisterà... potrebbe esistere...
può far esistere, insieme al maschio
(orfano del femminile, frammento incompleto
del possibile umano),
"Canto la tua eleganza, con parole che gemono, e..."
scordo pugnali insanguinati
ma bacio l' "esser donna"
e il suo profumo di bosco
COMPAGNA
SORELLA RESISTENZA
nati
nello stesso tempo
amore
rosso di sangue
di
lotta di speranza di canti partigiani
mangiammo
insieme lo stesso pane
che
nutristi la mia fame di bambino orfanello
bistrattata
ingannata vilipesa
che
mi facesti battere il cuore ribelle
nelle
camerate cupe
segnandomi
sempre la strada per il riscatto
compagna
della mia vita
amore
dei miei anni fragili e spossati
sempre
tenuta per mano
a
cercare la strada della libertà
faro
luminoso cui recare nuovo fuoco
mesto
ti guardo ora
che
sempre ci ardi nell'anima
rossa
del sangue che ti ha nutrito
non
celebro nulla io ora
ma
canto accorato la tua eterna canzone
e ti
amo di vivo amore
eterna
innamorata dei nostri cuori ribelli
donna
appassionata e seducente
troppo
tradita finora
ricevi
ti prego
un
canto d'amore infinito
compagna
sorella amante
bella
sì
bella ciao
voglio
sempre fare
l'amore
con te
COMPULSIVI SPASIMI
lancinanti
ebbri
della assente presenza
fragrante
sospesa
come l'attesa
maturava
intenso appetito
di
frutto di bosco
di
marmellate
e
composte di rosa canina
la
lussuria intensa
scandiva
i suoi petali
insanguinati
concupiscenti
nostalgie
morsicavano
di desiderio vivo
I
capezzoli turgidi della risaia
glabre
sinfisi pubiche
di
latte bianco
protese
su promontori consueti
consolavano
grigi cieli
di
novembre
semitoni
bolsi
improvvisavano
melodie
inusuali
travestiti
da canti di bordone
e
tutto rimaneva sospeso
a
mezz'aria
anche
l'aria soffriva
apnee
claudicanti
masturbando
le brume
fontane
orfane
Stillavano
siero di latte di mandorla
torturando
scioccamente
il
desiderio
Balbuziente
DANZA
MEDIEVALE
«Vi
sia gradito, gentilissima dama donna Artemisia, il mottetto che rinvenni tra le
pergamene vergate, con florilegi garbati e vezzosi, nello stipo riposto nella
biblioteca del mio palazzo avito… E permettetemi di condividere, donna del mio
cuore e sublime mio pensiero costante, l'anonimo sonetto… Lascio all'animo
sapiente che alberga nel vostro sguardo le note che la tiorba e la ghironda
certamente suonavano, ora tacite… Aggiungetele voi di vostro gusto…
impreziosendolo… come siete usa fare con ogni vostro gesto… Mio sublime
gioiello, voi, madrigale e mottetto voi stessa…
Che più
dir non si parrebbe
deh
graziosa giovinetta
dalla
tiorba pur seguito
se il
mio motto vi diletta
La
verzura tremerebbe
Sovra ‘l colle per disdetta
per
lo dire audace inclito
col
sonare senza fretta
Lieve
danza moverebbe
cauto
passo di scarpetta
di
ghironda inver seguito
sussurrato
da l’auretta
Con
pudore degnerebbe
Occhio
schivo pudichetta
Generosa
pel mio invito
a
gavotta leggiadretta»
(Da:
il Barone di Carini, testi e corrispondenze apocrife. A cura di Nanni OMODEO
ZORINI)
Dove l'hai nascosto,bambina,
il tuo sguardo al fosforo
che di sorpresa scoprivo,
in piazzetta,certe sere inattese
che mi frustavi di sguardi acerbi ?
Annego nella mia solitudine
Cantano le ore dove sei tu?
Biciclette nervose mordono l'aria
per un cono cioccolato e limone
che rimane lì
ad aspettare
che io ti baci la bocca
un pomeriggio di sole
26-VII-'81
E l’auto va
lasciati i viali alberati
e i ciottoli lisci di fiume delle
strade del centro
e le nostre abitudini quotidiane,
consolanti
E i cieli tersi si alzano maestosi come
grandi velari
circondati laggiù dalla corona di
atolli di cime ghiacciate;
ogni volta di nuovo stupiamo mentre il
cuore diventa leggero
e l’aria si riempie di parole non dette,
neppure pensate,sospese
E dicono che l’aria è tornata tiepida,
che si risvegliano i ghiri,
che allagano ancora il patchwork sghembo delle risaie
che le gemme dei ciliegi stanno
buttando foglioline fresche
e anche l’uva spina; solo
l’amarena è più lenta e cauta
Nuovi vasti celesti
ghiacciati si gonfiano in alto
come mongolfiere immense dilatate
dal vento
spinnaccheri crepitanti di organze
azzurrose
e dicono che è bello, così…
Ci
mancano soltanto
risate fresche come l’acqua di
fontana; singulti
e battiti d’ali. Gli sguardi stupiti e perplessi
rimandano appena il cenno d’un
sorriso.
E l’auto va
lambita da
uno zefiro tremante come un ricordo
e tutto svetta via all’indietro sfocato
mentre va, e scorre rapido tutto nel
tempo
06 aprile 2010
E SE io
ti sentissi lontana
mentre
sei appena dietro l'angolo che aspetti
e se
io fossi fuori sintonia
e
tutto mi apparisse assente
e se
fosse un immenso gioco
a
nascondino da finire per non trovarsi più
e se
pure mi sorgesse il dubbio
di
averti mai incontrata
vista
conosciuta
e se
anche l'aria che beviamo
soffrisse
di amnesia
e se
nulla mai fosse esistito
o al
più fosse apparso solo in un sogno
che
nessuno si fosse ricordato di sognare
e se
anche il tremito dell'anima
il
batticuore
lo
spavento di poterti perdere
fossero
anch'essi una pura illusione
mi
permetto di credere che esisti
ti
racconto ogni istante
col
pensiero e la parola
ti
sogno anche da sveglio
pizzicandomi
le guance
sorbendo
tazze immense di caffè
riaccendendo
ogni volta la pipa
per
vomitare nuovi colpi di tosse
ed è
questa la mia fede
che
mi fa a pregare la presenza
devotamente
con l'anima in subbuglio
e mi
racconto il tuo volto probabile
la
tua carne e di yogurt e marmellata
il
tuo profumo di verbena e di rose
l'allegria
che urli alle stelle
il
tuo sorriso di alba smisurata
la
malinconia di ogni partenza
la
nostalgia durante la presenza
il
fremito perdurante
di
trepidazione nell'attesa
il
battiburro infinito di parole
l'accorato
tripudio del cuore
mi
racconto tutto quanto con gusto
se ti
sentissi lontana
ma
appena dietro l'angolo che aspetti
o
fossi fuori sintonia
è
questa la mia fede
ECLISSI
Nel vestito d'organza
e sbuffi di tulle mostrava
e offriva seni bianchi
di latte di mandorla al suo amante rovente
e glutei argentati alle formiche umane
Terrorizzate e spaventate
facevano vaticini e profeze
Era uno degli orgasmi e dei contatti erotici
che si ripetevano ravvicinati sì
ma molto distanti per le formiche
misurati sulla distanza del tempo galattico
"Che vedi nei fondi neri di caffè?"
"nettare schiumoso d'ambrosia
sempiterna ai giorni infiniti
rapsodie uggiolanti felici"
rapido volava il contatto
La pallida regina
scivolava giá
verso congiungimenti
remoti e lacrime di raggi
nella lenta scia volavano
a fecondare lo sterile biancore
Rha dalle mille mani
tratteneva quel pulsare divino
gustato
"Quanto dura dunque questo persempre"
Eternitá relative tentavano colloqui cosmici
ciascuna nel proprio infinito
provvisorio
Nel vestito d'organza
e sbuffi di tulle mostrava
e offriva seni bianchi
di latte di mandorla al suo amante rovente
e glutei argentati alle formiche umane
Terrorizzate e spaventate
facevano vaticini e profeze
Era uno degli orgasmi e dei contatti erotici
che si ripetevano ravvicinati sì
ma molto distanti per le formiche
misurati sulla distanza del tempo galattico
"Che vedi nei fondi neri di caffè?"
"nettare schiumoso d'ambrosia
sempiterna ai giorni infiniti
rapsodie uggiolanti felici"
rapido volava il contatto
La pallida regina
scivolava giá
verso congiungimenti
remoti e lacrime di raggi
nella lenta scia volavano
a fecondare lo sterile biancore
Rha dalle mille mani
tratteneva quel pulsare divino
gustato
"Quanto dura dunque questo persempre"
Eternitá relative tentavano colloqui cosmici
ciascuna nel proprio infinito
provvisorio
FESTA
D'APRILE MONDIALE
e
anche dalla tua terra
guerrigliero
presidente
Pepe
Mujica pacifico Cincinnato
tornato
alla tua campagna
vengono
qui messaggi sapienti
da
compagni poeti di strada
e
pure dalle terre bruciate dal sole
del
continente nero di lutto infinito
che
forniscono nuovi schiavi
scampati
ai cimiteri mediterranei
qui
per l'opulenza residua
al
mio malato continente vecchio decrepito
...e
da altri martoriati altrove
in un
globo terraqueo troppo piccolo
per
esser così ripieno di morti e di stragi
da
far impallidire
quasi
orripilanti
passati genocidi e conflitti
questo
mondo paese
continua
a rabbrividire
mentre
un leggero vento di speranza
percorre
di lievi fremiti
la
nostra festa d'aprile
ostinati
e antichi come te
compañero
presidente
ad
imbracciare le armi
del
pensiero e del cuore
intonavamo
canzoni pulite
d'amore
e di libertà
cercando
ispirazione
per i
nostri umili peana
mentre
la peste integralista
decapita
e stupra ottusa
bieca
feroce l'allegria
distruggendo
oggi Ninive
come
ieri metteva le mutande
ai nudi della Sistina
e ci
stringiamo a coorte
per
sopravvivere e cancellare la morte
cantando
a passo di marcia
ancora
e sempre quel bella ciao
rabbioso
di lotta e di sorrisi dilaganti
per i
derelitti di tutto il pianeta
per
tutti gli esseri viventi
i
mari i fiumi e le montagne
mai
rassegnati
insieme
alzando sempre la testa
e il
pugno
ribelli
ai soprusi
e
insieme andando
“raminghi
per le terre e per i mari
per
un'idea lasciamo i nostri cari
nostra
patria è il mondo intero
nostra
legge è è la libertà
ed un
pensiero
ribelle
in cor ci sta
ovunque
uno sfruttato si ribelli
raduneremo
schiere di fratelli”
(Nanni
Omodeo Zorini Qfwfq)
FIOCCAVANO
FALDE MOLLI e bagnate
variamente
alternate a pioggia nevosa
in
quel fine novembre
di qualche
triliardo
di anni fa
o giù di li
inutili
farfalle bagnate di pioggia
Forse
perché avremmo voluto
come
più volte dicevamo cullando la speranza
doppiare
la boa segnata dall'ultimo compleanno
nel
calendario del Maestro e lui
aveva
deciso di spegnere lo schermo
per
riaccendere la luce diafana
dei
neon sulla sala attonita
terminando
ogni racconto
Parpaiole
lagrimose
di
neve gelata come quell'altra
farfalla
vieppiù sognata
nel
profumo di miele e di saponetta
sul
bordo disperato dell'attesa
sul
saliscendi delle emozioni nuove
falde
definitive ed acquose
che
si scioglievano
sul
nero manto dell'autostrada
Assorto
il dormiveglia del presogno
cantilenava
in falsetto con un do alto
di
testa
miserere degli ultimi bocconi golosi
Ahi
dolce sapore di mandorla e di aragosta
Ahi
intenso sorriso del futuro
Ahi
amarena intensa della tua bocca proibita
Ahi
malinconia della mia sera gelata
Ahi
profumo di morte e di lavanda
Naftalina
e canfora tingevano di viola
il
nero sporco che stava scaracchiando
flaccidi
sputi freddi dalla sua bocca immensa
piena
di vecchiaia e di morte
di
rabbia feroce e desolazione
di
disappunto incazzato e assoluto
Fioccavano
parpaiole lagrimose
di
nevischio gelato e fradicio
inutili
sogni di inutili farfalle
nel
fine novembre
di ieri
che
provava a celebrare così
la
tristezza disperata dell'origine
e
insieme della fine del mondo.
01 dicembre 2010
FUNAMBOLO
Galleggiando
a mezz'aria
funambolo
di pensiero e parola
tu mi
ammiri e lo sento e lo so
camminando
leggero sul filo
lenti
passi leggeri nel volo
sapiente
di chi sa dove va
Preparo
la mente ed il cuore
questo
nudo allo specchio rimiro
che e
lo vedo con l’occhio ch’è tuo
è il
tuo sguardo col quale mi vedo
e ti
vedo guardarmi guardando
nei riflessi
del gioco infinito
e ti
vedo vedermi veduta
rimandando
riflessi infiniti
fino
dentro i precordi profondi
conosciuta
conosco il tuo sguardo
e mi
mescolo al tuo guardare
fusi
insieme vediamo vedendo
“IL RE DEL PORTOGALLO - non sa ballar la samba…”
cantava nella sua eco vacillante
una
balera lontana, mezzo secolo fa,
“… ma
noi che siamo in gamba - sorridere ci fa”
soggiungeva
sorniona.
Una
nicchia del tempo si era spalancata
per
accogliere questa storia; una macchia
di
luce convessa raccontava questo film
provvisorio,
ricordi? La guardo ora,
con
nostalgia infinita, l’immagine sfumata
nel
ricordo, gli occhi velati di malinconia,
la
tua mano trema nella mia e non so dir altro,
sai?
Il tepore languido del ricordo si
mescola
all’afa
di fine agosto, mentre volo sulla moto
a
cercare nuovi aliti di vento.
Ho
acceso un altro cero
alle
spoglie orfane di vita, carezzando le loro immagini
diafane
e sbiadite.
E
non sappiamo più nulla
di
quella canzone remota, che un bambino ascoltava
la
sera dalle camerate della colonia di Igea Marina
e che
per caso, ora, ci è capitato di visitare.
Le
signorine li lasciavano soli, all’imbrunire estivo,
per
qualche incontro fugace da vivere col cuore in gola.
Quelle
emozioni si sono cristallizzate, ormai, e
non riusciamo più a svegliarle, solo decifrarle,
sai?
Perché il
buco del tempo va lentamente richiudendosi
su se
stesso, mentre attendo il tuo ritorno. Per prenderti
ancora,
sempre, distesa e nuda nella tua bellezza muliebre
infinita,
nella tua euforia leggiadra di donna innamorata,
fino
allo spasimo, fino all’ultima urlo di gioia, gioia mia,
mia
struggente canzone di speranza…
IL TEMPO DELLE AMARENE,
gusto aspro, proibito, raccolto insieme;
non si può dimenticarlo
Nel terrazzo a pozzo, in mansarda
una pianticella, così,
a rifarci il gusto, al pungente sapore
di trasgressione
Qualche drupa
da centellinare con parsimonia
irrorando il palato goloso
di essenza, inondato di sapore
Perle sature di essenze acuminate
carminio lucente
a lenire l'arsura rotonda e inesausta.
Tempo remoto di porpora
grondante, polpa
ferita che stilla gocce,
galleggiando nell'afrore
dove adagiarsi
e perdersi
frugare l'inguine delle labbra
gusto di marmellata di rosa canina
salmodiare muto di sguardi
pulsare frenetico e calmo
brezza tiepida del tuo respiro
sobrio desiderio ed ebbrezza
attesa spalancata e umida
profumo di bosco e gardenia
A perdersi nel femminino
pervaso Nirvana
salive d'ambrosia
rosate nubi e cirri
provare a dirlo
con parole
candite
di miele
pervaso Nirvana
salive d'ambrosia
rosate nubi e cirri
provare a dirlo
con parole
candite
di miele
E restare muto
a sentirlo
pensarlo
e basta
all'infinito
a sentirlo
pensarlo
e basta
all'infinito
LARI
E PENATI
state
lì rannicchiati
nel
freddo morto e stanco
rassegnati
nell'infinito stupore
neppure
vi sa consolare
il
volo planato di bianchi aironi
a
cercare il pasto
delle
ultime rane di risaia
e vi
porgo la bianca rosa
regalo
del mio autunno
idrovolante
di carta
origami
impossibile
aliante
di terra
sorvolo
la vostra diafana
dimensione
aliena
e
parlo a labbra mute
con
verbo digitale
da
questa nostra terra feroce e malata
nuove
orde di migranti pallidi
ora
stanno venendo lì
mutilati
della vita e dello sguardo
varcando
le soglie di Kobane
presidiate
da fiere donne in armi
partigiane
del presidio
contro
l'orrore buio
accogliete
il loro spavento
carezzate
la loro orfana disperazione
suggerite
pacate ninnenanne di oblio
rimango
un istante ancora
nel
volo fermo
sulla
soglia delle colonne d'Ercole
sospeso
in sur place
ritardando
all'infinito
anche
il mio tuffo
e
reggo la rosa bianca con due mani
titillandola
con amore
a
confermare la mia primavera autunnale
nel
rinvio sine die
per
il gelo dell'inverno
e
bacio le vostre immagini diafane
Lari
e Penati della mia religione emotiva
e vi
porto nel sacello della memoria
recando
offerte rituali
con
pensieri mesti e devoti
1 nov 2014
LIQUIDA
Si
scioglie
lo
sciabordìo d'acqua
ma
coglie questo sopore
alla
soglia del sonno
pare
non voglia
lasciarti
andare
e
continua a cullare
fresca
ti fascia
fino
a
lambirti
la coscia
mentre
liscia cola
l'acqua
che inonda
e
dilava
leccando
le membra
e
lascia
un
ondeggiare che cresce
sembra
l'onda
e liquida inonda
liscia
lo stare sospeso
se fascia
riesce
a scioglier
la
soglia vicina
alla
veglia
e ti
lasci librare
nel
volo liquido
di
pesce
17.08.06
Ibiza
GRAFEMI
Mosaici
di grafemi sonori
Litanie
per rosari verbali
Erano
meandri di sintagmi
Stillanti
a cascata sul nudo
Dell'anima
pulita e tersa
Beata
a bere quei gorghi
Deliziata
e satolla a farsi colmare
Di
sensi turbati dilaganti
Sensuali
di chiasmi reciproci
Ritornanti
inesausti
Nell'orgia
di significati e rimandi
Richiami
Echi
assoluti
Estatiche
voluttà
l'allieva
gustava
Implorando
con sguardi
Fosforescenti
compulsivi
Accorati
Il
flusso infinito
Di
persempre compulsivi
Sognanti
Feedback
assoluti
Sospesi
nei fiati
Di
flauti lascivi
METAFORA
delle botte crudeli brutali
su noi orfanelli di un tempo
degli strumenti di sterminio pianificato
delle mostruose pulizie etniche
che vollero sradicare armeni curdi
ebrei indios neri comunisti eretici
infedeli dolciniani anticomunisti
streghe pensatori esseri liberi…
con i roghi o vuoi con catene
con forni crematori fosse comuni
droni trincee deportazioni in stadi
stupri corrente elettrica nella carne
gulag autocritiche fucilazioni
riabilitazioni maccartismi
sterilizzazione di massa
clamore di urla disperate
funghi atomici carbonizzanti
incubi manicomi criminali
i bambini di un tempo conservano
le loro lacrimucce seccate come croste
nell'aria aleggiano corpicini dilaniati
nudi devastati dal napalm
ceneri consunte su pire feroci
orrore negli occhi disperati
urlo delle sirene con deflagrazioni
macerie di ogni tempo
carcasse macilente trasudate
nel girone infernale reiterantesi
oscenamente anch'io al cielo
"con amendue le mani le fiche" rivolgo
trasgressivo ostentando orrore
disperazione rabbia feroce
urlo di vendetta fame di giustizia
che gli umani sanno solo raccontare
e che altri troppo assenti non osano
e con occhi puliti cerco nel guardare azzurro
la speranza e l'amore
ingenui sorrisi del cuore
con la tua immagine indelebile
salvifica pura assoluta
incurante che universalmente
il diluvio devastante
globale metafora
anche lui come tutti
urli il suo proclama di morte
con occhi sbarrati cerco
nel guardare d’azzurro pulito
della tua immagine indelebile
sorriso terso
d'amore e speranza
salvifica pura assoluta
al cuore affranto
e tutto e tutti rimaniamo per sempre
metafora di noi stessi
tranne il tuo sorriso
in cui volentieri mi perdo
all'infinito
Per
l'eterno
NUMERI
DAL PASSATO
vengon
fuori
avanzano
da soli in fila
allineati nomi
numeri senza prefisso
da catacombe del passato
si annunciano fiochi
taluni quasi sconosciuti ormai
riemergono con spruzzi bagnati
di lontananza
di oblio
allineati nomi
numeri senza prefisso
da catacombe del passato
si annunciano fiochi
taluni quasi sconosciuti ormai
riemergono con spruzzi bagnati
di lontananza
di oblio
vergati
inchiostri sbiaditi
furono persone
inchiostri sbiaditi
furono persone
solo
il tuo reca
profumi flautati
sguardi al fosforo
vivissimi
e labbra
che sanno ancora
di cioccolato
e limone
profumi flautati
sguardi al fosforo
vivissimi
e labbra
che sanno ancora
di cioccolato
e limone
le
bacio di nuovo
col tuffo al cuore
di un tempo
di ora
di sempre
col tuffo al cuore
di un tempo
di ora
di sempre
ritrovo
intatta
fragranza
resurrezione
rinascita
primavera
intatta
fragranza
resurrezione
rinascita
primavera
[Eusebio
Afonso del Alégria (eteronimo improbabile di un parolaio orfano) , ignoto
scrittore di nessun luogo, citato nell’Enciclopedia dei Sargassi]
ODE
PEREGRINA
La
mia donna ha profilo di zebra selvaggia
Seni
di albicocca salmastra, sangue di luna piena
E
lamponi canditi per capezzoli.
La
mia zebra ha sorriso lungo come ombre al tramonto
Fremiti
arguti e vibranti, caramelle lucenti
Di
liquirizia nello sguardo di capretta
La
mia capretta bruca sorniona nei mattini
Scodinzola
nelle aie del sogno
Belando
risa nella brezza d’argento
L’uva
succosa delle parole
Gocciola
su labbra e fiati fatati
Stillando
argento denso di melassa
Nella
terra malinconica degli oggi
Giocano
a campanone capretta
E
zebra e cantano canzoni di melograno
Solo
per chi le sta ad ascoltare
OMOLOGAZIONE
Frastuono
di fucina vomitante
serie
forgiate da modello stampo
a
pacchetti di entità viventi omologhe
preconfezionate weltanschauung dell'apparire
a
pelle di serpente inglobante numero di codice
graffiti
allucinanti a fior di pelle
e
reti d'acciaio a maglie strette
ad
impedire l'emergere nel disperato deserto
delle
unicità incongrue e irripetibili
ciascuna
gabbia é proclama
anarco-libertario
fittizio circoscritto
nel
proprio radioso particolare
identità
per distinzione seriale
autoriproducente
la classe
di
appartenenza catalogata e immutabile
edulcorata
simulazione di autenticità
criptata
nel codice assegnato
in totale cecità compiaciuta
ciascun
drone irride ghignante
aliene
alterità altrove compattate
e
sparute monadi esclusive
(27 agosto 2012)
(Artemisia...?
abita qui!)
ONIRIA
E
quel nudo velluto di pesca
Tuffi
al cuore dell'anima tersa
Canta
lieve melodia lontana
Voce
d'usignolo la trama
Si
svolge sul filo di lana...
Per
passi leggeri felpati
Levità
apparente del sogno
Di
petali e gocce nella clessidra
Orologi
senza lancette
Violentano
il tempo
E lo
spazio si gonfia di fremiti
Turbamenti
e ansiti caldi
S'incarna
e si fa materia
Ahi
ahi ahi... il flauto di Pan
Incantatore
lascivo insinua
Racconta
parole sonore
Fingiamo
pure di sognare
Mentre
stringo attimi veri
Che
mordiamo
Con
gusto
Lascivo
Io e
Te
OSSIMORI
e giochi
tempesta
dolcissima di sensi
asincrona
pulsa dentro e senti
nel
tempo dilatato e pensi
sogni
remoti presenti
muta
melodia di celeste
Indossi
pudica di seta
leggera
sul nudo ti veste
sgorga
risa la tua voce lieta
calmo
pacato batticuore
clessidra
con sabbia di talco
turbinio
d'ali ritma ore
nuoto
la tortora col falco
sorriso
intenso spaventato
geroglifici
da sera ricami
sfolgorando
di fosforo dorato
tremi
godendo l'uomo che ami
PAVONIA
Ali
carezzavano curiose
accenni
di crepuscolo
effimere
speranze di eterno
per
pollini nuovi fiutati
a
mezz'aria
ad
attendere dolci
forse
vagabondi
voli peregrini
aspettative
in sur place
sospese
golose
battiti
maestosamente minuti
ritmavano
così
promesse
dilatate
augurali
pulsate
tremanti
nelle
ombre
imminenti
PERCHÉ (ad Artemisia)
per lo sguardo incantato di acquamarina
per le catene di pallido foulard di seta cotta
per la mandorla bianca delle cosce
per l'assenzio scarlatto della melagrana
per la composta di rosa canina
per la paura di naufragio del bastimento errante
per i versi gorgoglianti luci psichedeliche
per i veli d'organza degli sguardi sfumati in grandangolo
per l'allegria disperata e feroce
per la malia del canto di sirena
per lo sfarfallio di speranza del colibrì arcobaleno
per gli orgasmi infiniti di latte di luna
per l'ansia tamburellata sul saliscendi dell’ attesa
per la malinconia della sera
per lo stupore d'argento dell'aurora
per i batticuore del mattini
per l'urlo atterrito del roseto alle cesoie
per le tregue di polvere d'oro alla clessidra
per il sangue delle amarene
per la castagna matta nella tasca
per il ruscello che ride la sua acqua
per l'incontro indifferibile e fortuito
per il terrore delle stelle per il vento
per tutti i perché tremanti
per raccontare favole maliziose
per lo stupore di domandare perché
per lo sguardo incantato di acquamarina
per le catene di pallido foulard di seta cotta
per la mandorla bianca delle cosce
per l'assenzio scarlatto della melagrana
per la composta di rosa canina
per la paura di naufragio del bastimento errante
per i versi gorgoglianti luci psichedeliche
per i veli d'organza degli sguardi sfumati in grandangolo
per l'allegria disperata e feroce
per la malia del canto di sirena
per lo sfarfallio di speranza del colibrì arcobaleno
per gli orgasmi infiniti di latte di luna
per l'ansia tamburellata sul saliscendi dell’ attesa
per la malinconia della sera
per lo stupore d'argento dell'aurora
per i batticuore del mattini
per l'urlo atterrito del roseto alle cesoie
per le tregue di polvere d'oro alla clessidra
per il sangue delle amarene
per la castagna matta nella tasca
per il ruscello che ride la sua acqua
per l'incontro indifferibile e fortuito
per il terrore delle stelle per il vento
per tutti i perché tremanti
per raccontare favole maliziose
per lo stupore di domandare perché
PETALI
Petali
bianchi sfogliano giù
dalla
rosa nel giardino
tra
le nuvole di questo cielo
e
sono sguardi soffusi e intensi
farfalle
garbate e lievi
dei
tuoi occhi in sorrisi sfumati
aleggia
la melodia tacita nel canto
flautato
che sgorga a fontana
dagli
inguini delle labbra
socchiudo
gli occhi ad ascoltare
questo
guardare regalato
diffuso
con profumo di rose
POESIE
SCRITTE SUI MURI
poesie
d'amore
scritte
coi pennelli
sui
muri di casa
in
rosso verde giallo blu
non
si sa che li abbia scritte
si sa che le ho lette
anch'io
stupendo
contento
una
sorpresa primaverile
in
questo autunno grigio
e
mesto
un
gioco di parole che si rincorrono
all'infinito
e
giocano a rimpiattino
e a
nascondarello
un
regalo per me
per
te
per
noi
I
muri scrostati
sembravano
contenti
del
solletico ricevuto
dai
pennelli
e la
vernice ancora luccicava
colando
gocce bagnate
nelle
lingue più strane
raccontavano
annegami d'amore
gravemente innamorato
hai buttato all'aria col tuo sorriso tutta
la mia vita
l'unica cosa che cambierei di te è il tuo
domicilio
consuma le mie labbra
ti regalo un invito a sorridere pago io oggi
verrai a dormire con me ma non farò l'amore
con te
né tu con me sarà lui a farci
le
guardavo stupito stupendo
ridendo
nel cuore
e te
le ripeto ora
cantandole
mentre
aspetto
che
l'autunno abbozzi un sorriso
anche
lui
al
vederti apparire
PREGHIERA
Sotto
la maschera d'argento un vibrare
di
sorriso antico gustava il riso
che
con petali di rosa sgorgava nella cripta
con
mano calda lui cingeva il fianco di Artemisia
bevendo
quel fresco pulito stillato giù dalla fonte
stupendo
stupito gustava con calma
Lo so
lo sai lo sappiamo
miracolosa
magia con accordi
di
liuti e di tiorbe
Il
concerto correva danzando
sguardi
cercavano sguardi
labbra
sfioravano labbra
ritrovandosi
per perdersi ancora
inseguendo
emozioni cantate
di
acqua di rosa sonante
E TI
VEDO LI
ti
immagino
tutta
infagottata nel tuo dolore
nella
tua rabbia
nella
tua amarezza
che
te ne stai lì quasi come se
potessi
essere da sola
e mi
sentivo lontano
impotente
legato
a un palo
a
guardarti
e
basta
mentre
mastichi e gusti
la
cicuta amara
del
tuo dolore
per
lasciarti mordere con rabbia
la
tua sofferenza
di
non aver potuto aiutare
la
persona che amavi
a
fare un viaggio più lieve
meno
brutale
e ti
sfioro soltanto
a
lungo allora
con
una carezza pensata
e mi
fa male l'anima
sapere
che posso soltanto amarti
volerti
bene
senza
poter entrare
nella
tua essenza
a
lavar via la tristezza
e la
sofferenza
ogni
tanto sentirai
bussare
alla porta dei tui occhi
toc
toc toc toc
ad
affacciarmi per baciarti di sfuggita
dolcemente
senza
neppur potere
strapparti
via le spine
o
lenire le ferite
che
ti si sono piantate dentro nella carne
e ti
lascerò lì a galleggiare
nel
lago gelato nel quale ora sei immersa
e
starò sulla riva pronto
ad
allungare la mano
uno
sguardo
un
sorriso
mentre
tu continuerai
ad
elaborare
questo
velario triste
malato
fino
a quando sarà maturo il tempo
per
tornare ad afferrare la mia mano
e
sorridere
conservando
qualche traccia di malinconia
e
sentirai quando vorrai
nel
vento il mio pensiero
che
ti sfiora
pudicamente
con
tenerezza
mentre
tu elabori e mescoli
l'amarezza
del lutto
che
io ti aspetto
per
quando potrai indossare
ancora
il
tuo vestito leggero
di
tulle e di organza
sgargiante
di ragazza
al
quale terrai ancora
legata
una
coccarda nera
e ora
rimani lì
tutta
infagottata
nel tuo
dolore
nella
tua rabbia
a
galleggiare sospesa
nel
lago gelato
e
ricevi
effluvi
intensi
e
malinconici
di
gardenia
RESURREZIONE
Nel sogno, ancora, il pianto accorato,
di un’altra separazione
per risorgere a settembre, è stato
promesso, per reinventare
la speranza. I numero magici, contati
ai semafori, con devozione
regalano vaticini e pronostici
augurali; bisogna aspettare.
Segni e graffiti nei luoghi e nelle
cose, già guardate
in altri contesti, danno tremiti di
nostalgia rassegnata;
immagini lontane, con altro turbamento
già carezzate.
odori e sapori nuovi, nell’aria e nella
bocca spalancata
Per un costante, ciclico rinascere, per
rinverdire ancora
la storia raccontata tante volte,
l’unica possibile e vera,
quella che ha scritto ciascuno, mese
per mese, ora per ora,
sfacciatamente urlata di mattino, di giorno e di sera.
La raccontiamo perplessi adesso, senza
pudore, nel tramonto
che incombe, caldo ed afoso; e ogni
volta ci mettiamo
afflati gioiosi e tremanti, che segnano
riprese del racconto;
“che non sia questo chiedere troppo”?
ancora chiediamo.
Ma disperata, rabbiosa, accorata, con
determinazione rinnovata,
la canzone riprende, da cantare a
squarciagola, cogli strambotti
suoi ricorrenti e modulati, le
cantilene di nenie cullanti, flautata
e seducente, di un concerto blues per i ritmi straziati e rotti
Pian piano cala la sera, spegnendo
questi pomeriggi,
aspettando la brezza e forse un
progetto di pioggia
con sguardi fermi fissati lontano; con
estremo coraggio
anche il sole dardeggia, testardo e
cocciuto l’ultimo raggio
12.07.09
S A
C R A
L E
(laica)
INTROITO
Mi
accosto all'allegria del mattino
Che
ride il suo zufolo di Pan
Di
vento gonfiando le gote
Le
nostre redivive giovinezze
Esultano
tremanti l'euforia
"Io
sono la resurrezione e la vita....
se
credi in me non morrai....
avrai il mio amore eterno...."
Sul
leggio il libro con pagine leggere
Lievi
e delicate di carta di riso
vergate
con inchiostro di china
rosso
e nero come usa in Giappone
leggo
guardo scruto compiaccio
ne
godo ... ti godo!!!
Sia
dunque fatta la volontà
dell'uomo
e della donna
che
sanno amare
intensamente
con
sangue carne sensi pensieri
OFFERTORIO
Accettiamo
di buon grado
Il
dono infinito della parola
Che
si fa carne
Tutto
questo sarà nostro
Se lo
vorrai e lo vuoi lo gusti
Lo
voglio intensamente
Lo
chiedo lo gusto lo assaporo
ELEVAZIONE
Regina
regale regala
Il
frutto infinito che porgi
Noi
siamo la nostra canzone
Intoniamo
alleluia d'ebbrezza
Tutto
questo è nostro perché lo vogliamo
L'abbiamo
creato dal nulla
Generato
non creato
Come
i corpi dal ventre della madre
Siamo
la nostra creatura
Cicatrici
rosa le stimmate curate
Lenite
le devastanti piaghe
Risorgiamo
da tombe cavernose
Smettendo
sudari sudati
CONSACRAZIONE
Io
sarò il tuo dio non avrai
Altro
dio al di fuori di me
Tu
sarai la mia dea non avrò
Altra
luce se non la tua
Partenogenesi
della speranza
Pullulare
di polle sorgive
Sorgenti
di luce dall' ombra
Peana
di vittoria sulla tenebra
Del
sorriso eterno che consola
Che sazia
e rigenera la carne
Del
tepore sul gelo che strazia
E
siamo il nostro capolavoro
Artisti
artigiani sublimi
Portatori
luciferi di luce
Lanterne
di fiamma inconsueta
Alleluia
di resurrezione infinita
Fino
alla fine del tempo
E
oltre
Blasfemo
urlo assoluto
Fino
prova contraria
SCRIVERE
POESIE
Sì,
vede, avevo cominciato da ragazzo
moltissimi
anni fa, a scrivere versi
per
una bambina bellissima di cui
ero
perdutamente innamorato.
l'avevo
fatta arrossire nella sua timidezza
quando
glielo avevo dichiarato
col
cuore a martellare all'impazzata in gola
nel
panico totale, nella mia divisa da orfanello
ma
prima di imparare a scrivere versi, vede,
avevo
imparato ad innamorarmi, eh sì,
a
provare profonde emozioni
a
sentirle che mi squassavano il cuore
e
allora, sa, dovevo per forza
trovare
come buttarle fuori, e non avevo
che
le parole per farlo.
quanti
castighi mi erano costate quelle pagine scritte
sui
miei quaderni neri che tenevo nascosti sul petto
quante
volte mi furono sequestrate
censurate,
requisite… E quanti sermoni moralistici
bigotti
e beceri mi ero sorbito!
No,
mi creda, non sono un poeta. Non più di lei
almeno,
che le ha lette facendole esistere,
regalando
linfa vitale a quelle parole stentate,
nutrimento
essenziale, insieme all'amore
che
ho regalato e profuso a piene mani
mi
creda, sapesse quanto…!
Anche
oggi, un impulso irrefrenabile
ad
amare e scrivere… Sto forse arrivando all'apice
del
mio scrivere d'amore. O forse è colei
che
in modo così sublime merita
e si
lascia così profondamente regalare
con i
miei versi amore smisurato
fonte
di vita. E dunque anche è
la
persona che amiamo,
nell'atto
in cui l’amiamo, che diventa
poesia
essa stessa. E non importa,
mi
dia retta, che lei non la conosca.
Neppure
io forse la conosco. Per quanto
con
i miei versi arrancanti ed erratici ci
provi.
Ma
scrivere è comunque sempre vitale.
Perché
mi creda
scrivere
è sempre un atto d'amore.
SEDUTO
IN AUTO
il
20 novembre
guardavo
le case
pensandole
Contenitori
di
pasti, di sonni,
di
ansie, amori,
lutti
e tradimenti,
di
pianti, di parti e di assenze
scatole rigide
con
i davanzali serrati,
ciascuna
con la sua
microstoria
unica e irripetibile,
universale
e identica,
loculi temporanei
abitati
da rumori e parole,
da
gesti e odori di minestra,
da
carezze estenuanti e
batticuore
extrasistole
Le
pensavo da dentro
le
loro anime odorose
di
talco e soffritto di cipolle,
respiravo
i loro suoni
e
i ronzii degli ascensori
che
rigavano il silenzio
insieme
agli sciacquoni
e
al ticchettio delle sveglie
Pensandole,
guardavo le case
il
20 novembre
seduto
in auto
ad
aspettare la sera
SFIORANDO
DI STRISCIO la Lomellina
ad affaffacciarmi
sul bordo
della
terra dei miei camposanti
Sguardando
il volo planato
Del
corvo che simula essere falco
Dove
il ricordo si fa smunto
E la
mestizia indossa la giacca
Dimessa
di cartoline remote
Con bianconero
di seppia e ocra
Per
la frase vuota di garbata ironia
“Allora
ragazzi che dite
Che
si racconta da voi nell'ombra
Di
quel Lete che attende anche noi?”
Con
nostalgia del presente che va sfumando
E
riprendere il caracollare a passo strisciato
Della
moto che ci riporta a versi incompiuti
A
sorrisi d'acquamarina di spasmi
A
profumo intenso di gardenia
Grato
dell'aria e del vento ubriaco del marzo
Grato
del carnale vivido pulsare
Grato
dell'orologio fermo sulle quattro
Del
sine die provvisorio ...
SGOMENTO
(bozza) (parole buttate giù... a caldo, in margine alla splendida lezione di
Mimmo Candito...giovedì...https://www.facebook.com/events/1444492125849072/permalink/1448362532128698/?ref=22...)
Dentro scafandri Avatar
a lenti polarizzate
guardanti
alieni altri mutanti
umanoidi
("Incoercibile modalità del visibile?")
a svuotare di senso
simulacri umanoidi essi stessi
a lenti polarizzate
guardanti
alieni altri mutanti
umanoidi
("Incoercibile modalità del visibile?")
a svuotare di senso
simulacri umanoidi essi stessi
TUTTO NON É COME APPARE
sussurra una sura
brandendo scimitarre
a riscattare marginalità millenarie
nel gioco delle parti rovesciato
di sgomento
sussurra una sura
brandendo scimitarre
a riscattare marginalità millenarie
nel gioco delle parti rovesciato
di sgomento
Tu
pure stupito stupisci
a riguardare con occhio nuovo
stupendo apparire
mondi imprevedibili
a riguardare con occhio nuovo
stupendo apparire
mondi imprevedibili
seriali
sembionti
autoreplicantisi
a rileggere nel binocolo rovesciato
NULLA É COME APPARE
quasi mai
almeno
autoreplicantisi
a rileggere nel binocolo rovesciato
NULLA É COME APPARE
quasi mai
almeno
SPECCHI
Fuggivo
per le valli del mio passato
Cavalcando
il Super Dink color argento,
ricordi?
Quando effluvi di fiori d’acacia, come un velluto
Carezzavano
l’aria afosa di giugno,
vero?
Di
costa una chiesina minuta, arrampicata, annegata
Nel
verde fresco, che c’era da dissetarsi guardando,
lo
sai?
Il
lago di Morasco aveva come un gorgo più chiaro
D’un
verde tenero, sembrava malato anche lui,
ricordi?
Strappavano ancora, di
nuovo, brandelli d’anima
Con separazioni
devastanti e nuovi lutti da elaborare
Non
puoi ricordare, già, perché stavi cercando
Nello
specchio di ritrovare l’amore che avevi partorito
Flauti morbidi e archi
di violini provavano a lenire
Le ferite lancinanti,
che tardavano a cicatrizzare
Non
puoi più ricordare, perché eri dentro ad un’altra storia,
dove
c’era un altro lago Morasco, un’altra Ossola, un’altra
arsura
da annegare con altro verde, in un’altra dimensione
Simile,
sì, ma un’altra. Il gioco dello specchio! E’ bastato
Inclinarlo
un poco ed eccoci decisamente estranei.
13.09.02
TALORA
E capita talora
che sul finire del viaggio
che t'accorgi davvero delle straordinarie sfumature
dell'avventura che sta per concludersi
con una punta di meraviglia e stupore
e di iniziale nostalgia
capita talvolta
e ritorni piano all'abbacinante cielo luminoso
che scintillava saltellante di
luce
sul baluginio cangiante di acque intense
e cattedrali immense
a fotogramma singolo
stagliati su mari infiniti
improbabili
colori sapori profumi
emozioni intense sospese a mezz'aria
e ci torni nei flashback
con visite della memoria
iniziali lacrime di rimpianto
nostalgia del presente remoto
tramonti intensi
navigati con l'anima in pena
fantasmatici insieme concreti
ripartire di nuovo dal prima
talora
eterna primavera del ritorno infinito
dilatato navigare
disteso
lenzuolo della coscienza
per appisolarcisi pigri
instancabili reiterati cominciamenti
dei daccapo
inesausti
Differiti compulsivi
epiloghi
inesausti
mai rassegnati per sempre
TU-TUM
dei tuffi al cuore infiniti
intermittenti e asincroni
amari e dolcissimi
Tu-tum
zoppicano claudicanti
salmodiando litanie
angosce di speranze
Tu-tum
attese urgenti
sui corrimano balbuzienti
di scale mobili psicotiche
Tu-tum Tu-tum Tu-tum
pizzicano clavicordi stonati
incespicando nelle proprie rime
finché la sera non è definitiva
nebbie unte
trasudanti sudari
di ombre sporche
velari sospesi
Tu-tum Tu-tum Tu-tum
infine appari
tra murmuri sorrisi
accorati sguardi
dilaganti certezze
l'allegria prende il sopravvento
dei tuffi al cuore infiniti
intermittenti e asincroni
amari e dolcissimi
Tu-tum
zoppicano claudicanti
salmodiando litanie
angosce di speranze
Tu-tum
attese urgenti
sui corrimano balbuzienti
di scale mobili psicotiche
Tu-tum Tu-tum Tu-tum
pizzicano clavicordi stonati
incespicando nelle proprie rime
finché la sera non è definitiva
nebbie unte
trasudanti sudari
di ombre sporche
velari sospesi
Tu-tum Tu-tum Tu-tum
infine appari
tra murmuri sorrisi
accorati sguardi
dilaganti certezze
l'allegria prende il sopravvento
UVA SPINA
Bacche carnose e raggrumate di essenza
aspra
annuncia il cespuglio spinoso della mia
uva spina
promesse per l'estate remota differita
sine die
piccoli e minuti seni della tua anima
femmina
pudica di ritrosia offerente con grazia
grazie remote oniricamente ancestrali
su in cima alla terrazza a pozzo
all'eremo che attende quel flatus
di orgasmi rinviati e leggiadri
e l'aspettare é anche dimensione
definitiva nei per sempre vagheggiati
di baci e carezze lubriche
procrastinate che aleggiano
con assenze concrete e tangibili
18 maggio 2013 Nanni Omodeo Zorini
AQUILONI
camminare a mezz'aria
l'aria liquida
sgambando
come in certi sogni succede
l'aria liquida
sgambando
come in certi sogni succede
spirare di brezze melliflue
nuotare così a dita aperte
come i rombi san fare
con le pinne dilatate a mantello
come i rombi san fare
con le pinne dilatate a mantello
il mare del cielo emana
fiati di mandorla e origano
fiati di mandorla e origano
nuvole d'organza color gelsomino
drappi di bandiere
sventolano
molli
leggere
drappi di bandiere
sventolano
molli
leggere
volare nuotando sicuro
brina di stelle gocciola
fiori inamidati
fiori inamidati
non cerca la meta
la naviga lento
galleggiandole dentro
nel tepore
denso
la naviga lento
galleggiandole dentro
nel tepore
denso
L'ameba accogliente
distende liquide membra
carezzata dal volo pinnato
grata
distende liquide membra
carezzata dal volo pinnato
grata
Pulsando ritmati
all'unisono
fusi
(Nanni Omodeo Zorini Qfwfq Artemisia... è ... qui)
all'unisono
fusi
(Nanni Omodeo Zorini Qfwfq Artemisia... è ... qui)
BARATTO
Lui
mormorava
PRENDERE
fragranza
del tuo guardare
profumo
di malva e rosmarino della tua pelle
indaco
intenso del tuo respiro
tua
coraggiosa titubanza
battito
d'ali delle tue ciglia
tua
timidezza appassionata
profonda
sonorità del tuo riso
allegria
smisurata dei tuoi sorrisi
DARE
fiordalisi
di parole
assonanze
di versi raminghi
sogni
entusiasti e trasgressivi
trepidazione
rabbiosa
urla
sfrenate di gioia
cavalcate
a briglia sciolta nel vento
mani
di olivo nodoso
incertezze
spigliate
tremolio
di extrasistole abbacinati
DANZA
con
tuffi al cuore avvinghiati
intanto
si
prendevano con sapiente
euforia
guardando
da fuori il loro gioco
in
campo lungo
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