la strada che va verso la collina
crocifissa di schegge di cristallo acuminato
punteruoli taglienti come lame
pugnali di selce nera e lava di basalto
pulviscolo di lacrime surgelate
e la strada non va più neppure verso la collina
che è stata cancellata e rimossa
rasa e piatta come terra di risaie
artigli acuminati hanno grattato via l'azzurro
a lasciare solo il grigio attonito
fosforo degli sguardi venato di lacrime purpuree
melodia delle parole incrinata di sussulti
gesti immobili di una mosca cieca inesorabile
canzoni echeggiano tonfi di bordone
parole vuote di sonoro e di significati
lento miserere doloroso e stanco
l'attesa si riempie di coriandoli e di ragnatele
il batticuore rallenta la sua tachicardia
le mani sfiorano le ombre della sera
solo in fondo una lanterna pare ancora luccicare
[… E io non sono più io
e la mia casa non è più la mia casa…
(Federico Garcia Lorca)]
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