MOSCONI E FARFALLE
È stato per puro caso. Quotidianamente, controllo le scritture nell’etere. E mi ha colpito, attirando la mia attenzione. Una descrizione puntuale, cattiva, pesante, su un personaggio che dovrei non conoscere. Dal titolo allusivo drizzai le antenne : l’accenno riportato mi condusse al blog personale. Quel racconto, metteva alla berlina… E le immagini di repertorio risalenti a foto di molti mesi or sono, mi convinsero a replicare. Sentendomi coinvolta. In buona sostanza, presa per il culo… Quell’ometto là, meschinello, era ambito da una figura femminile smaniosa, appena accennata. Doveva per forza essere riferita a me quella storia. Come se ne avessi il tempo, la voglia, la facoltà… Come me ne fregasse qualcosa e del fessacchiotto, e della sua tapinella che lo cercava, seguiva, aspettava… Il sarcastico narratore finì per farmi abboccare. Elevai proteste e rampogne. E difesi tanto l’allocco di paese, quanto la situazione, il contesto, il velato riferimento alla tapina. Solo più tardi mi resi conto della mia ammissione, ingenua e sprovveduta, che riconoscevo l’accento della parlata romagnola, offendendomi della derisione spiattellata ai quattro venti, su di uno sconosciuto a me ben noto, e su chi lo seguiva incantata… Eppure, faccio vita ritirata e riservata. Senza riferimenti personali, chiunque avrebbe comunque potuto riconoscerci, me e il cacciaballe; pensai. Pungente, cattivo e amaro, il narratore spiattellava tutto alla luce. “Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente improbabile…” Di nuovo, ancora, fui presa metaforicamente per il culo. Ognuno di noi ha i suoi gusti. Mi ritiro in buon ordine. Me le vado proprio a cercare…Per pigrizia, svogliatezza superficiale, come sempre, trascuro chi merita per la troppa luce che emana, e mi soffermo a inseguire mosconi anziché farfalle. Come sempre, come sempre: coazione a ripetere all’infinito.
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