LA GEMELLA ADELAIDE…
E LE SIGARETTINE DI CARTA VELINA COLORATA
Come saltano fuori, alla vista e al
ricordo, immagini ormai riposte nel dimenticatoio, così stamattina mi è
successo di nuovo.
Un’assonanza? Un qualche qualsiasi richiamo
di cadenza o di effetto verbale? Oppure semplicemente così, come da sempre
cerca di spiegarmi la mia consulente neurologica?
Mi apprestavo a filtrare il kefir. Ne avevo
preparata una pozione da donare che poi per qualche motivo era rimasta ad
aspettar nel frigo. E così, come è e come non è… tràcchete..
Un’eternità di tempo fa, dovevano essere
stati scambiati dai rispettivi ballatoi della casa avita dei saluti rituali…
Non sempre capitava così. Ma quella volta sì.
Così la mamma, con tutte le prudenze del
caso, probabilmente mi aveva fatto accompagnare dalla bionda Leonia, la giovane
ragazza che noi in casa quel tempo chiamavamo la cameriera, e che aveva nello
sguardo e nel tono di voce ancora la parlata dell’Ossola, e di Ornavasso
precisamente…
(Sì,
e della quale ero segretamente innamorato…!)
Bisognava scendere a livello stradale,
aprire il portoncino, e percorrere quella decina di metri sui marciapiedi di
granito lisciato; svoltare l’angolo dalla via Azario alla sinistra. Si
imboccava per un’altra decina di metri la via dei Brusati... Ma sto esagerando
parlando di metri: anche se per me, a cinque anni appena, erano a distanza
infinita…
Un grosso cancello verniciata di verde,
faceva intravedere l’ingresso del cortile.
Poi si imboccava la scala, che saliva su,
al primo piano. In una luce che probabilmente era pure verdastra, per via dei
vetri che facevano il verso al Liberty. E sulla porta…
Qui, a onor del vero, rimango e sono
abbastanza impacciato e imbarazzato.
Difficile sarebbe dire, ora, quale delle
due sorelle si affacciasse per prima alla porta.
Perché, devo pure precisarlo, una delle due
sicuramente si chiamava Adelaide. E l’altra…?
Boh… Comunque per me, entrambe erano le Adelaidi…
Con l’occhio e lo sguardo e il gusto di
oggi mi è abbastanza difficile descrivere sia l’una che l’altra. Se avesse
dovuto rispondere il bambino che ero allora, avrebbe tagliato corto affermando:
che avevano l’aspetto e l’aria che può avere solamente una Jolanda… Anzi due…
Una dolcezza vaga e soffusa. Immotivata.
Gratuita. Di maniera, direi io oggi.
E neppure riesco a decifrare le sequenze
gestuali verbali delle due eteree fate.
Una delle due, che per me era l’unica
autentica Jolanda, probabilmente mi dedicava maggiori attenzioni, coccole,
carinerie e carezze.
Comprensibile, con la mente del mio oggi:
il figlio dell’ingegnere, con i capelli biondo scuri che gli scendevano a
boccoli sul collo e sulle spalle… Gli occhioni piccoli castani e lo sguardo
intenso… Insomma, era praticamente un atto dovuto, che mi dedicassero tenerezze
e attenzione.
E “cì-cì e cicià” dicevano probabilmente
entrambe, anche se a me sembrerebbe che allora parlasse solo una delle due.
Quella che, ritenevo la mia prediletta.
Aveva probabilmente i capelli biondi. Un
sorriso come quelli che usavano un tempo le ragazze, le donne, le Adelaidi e per
farla breve, in quell’epoca che era verso la fine degli anni 40 del secolo 20º…
L’altra, poteva benissimo avere i capelli
castani. Ma non mi importa assolutamente ricordarlo.
La mia Adelaide, mi metteva una mano sui
capelli. Prendeva una delle mie manozze e mi accompagnava in giro di qua e di
là per la sua casa. Molto diversa dalla mia. Mobilia squadrata a colori vivaci.
Illuminata dalle vetrate alla maniera Liberty. Niente mobili antichi, quadri e
tappezzerie damascate.
Insomma era un’avventura di scoperta ed
esplorazione in un mondo nuovo. Alieno. Ma pure abbastanza gradevole.
Soprattutto per il tono di voce e gli sguardi adelaidici.
Mi ci intrattenevo abbastanza a lungo sul suolo di quell’alloggio marziano.
Qualcuna delle Adelaidi si sarebbe
affacciata al ballatoio dirimpetto a quello di casa mia, avrebbe dato di voce
perché mandassero di nuovo Leonia a prendermi per il ritorno.
Mi capitava abbastanza di frequente: come
desideravo sposare da grande Leonia, così mi accorsi che anche la Adelaide
bionda l’avrei sposata…
Predisposizione? Vocazione, passione,
ispirazione?
Certo, oltre e insieme alla propria mamma,
noi bambini maschi di quel tempo eravamo innamorati facilmente. Confesso che le
bambine dell’asilo monacale non attiravano particolarmente il mio sguardo che
le mie attenzioni. In seguito, negli anni successivi, devo essermi innamorato
di qualche assistente in colonia, di qualche supplente a scuola. Così:
innamorato e basta! E naturalmente, se un bambino era innamorato, pensava poi
che avrebbe sposato il suo oggetto amoroso. In quel modo, feci mentalmente ed
emotivamente infinite celebrazioni nuziali. Ricordo che in colonia, a Druogno,
oltre che di qualche signorina assistente, mi ero innamorato di una bambina
abbastanza rozza del villaggio Dalmazia. Che qualche anno dopo,
reincontrandola, mi aveva deluso… Ma in colonia io l’amavo…!
Di cosa parlava la mia Adelaide con me?
Difficile ricordarlo dettagliatamente. Mi
avrà, presumo ora, raccontato cose che lei riteneva gradevoli e in sintonia con
me. Filastrocche. Canzoncine. Tiritere. Favole e storielle.
Ma la cosa più bella che io trovavo in lei:
era quando, ritagliando striscioline di carta velina rosa e azzurra, arrotolava
tubetti di carta leggera, li incollava con la saliva e mi faceva delle piccole
sigarettine…
Certo, ora, da fumatore incallito,
addirittura di pipa, dopo esserlo stato per decenni di sigarette delle marche e
dei tabacchi più vari, provo un’impressione di vuoto, nel ricordare la
sigarettina colorata che tenevo tra le labbra e dalla quale aspiravo solo aria.
Niente a che fare con le nazionali
semplici, le gouloise, le celtique, le players, le papier mais…
Eppure, le sigarettine colorate che la mia Adelaide
mi preparava e mi confezionava, rimangono un ricordo indelebile e stupendo.
Sarà per quello che forse sono diventato fumatore abituale?
Ma sarà anche per queste consuetudini che
ho sempre desiderato, sognato, approcciato incontri femminili da batticuore
extrasistole?
La ragazzetta della colonia, mi aveva poi
deluso. Altre donne mi avevano deluso. Bambine, ragazze o donne mature.
Ogni tanto, periodicamente, devo fare
pulizia mentale. Togliendo ed eliminando residui che hanno indebitamente,
inadeguatamente, immeritatamente occupato la mia mente, le mie emozioni, il mio
desiderio, le mie fantasie.
E i residui, smettono di essere
eccezionali, rari, unici. Come quando eliminiamo dal guardaroba indumenti
desueti e ormai inutili. O dal tavolo da lavoro documenti, scritti, testi e
corrispondenza…
Riconsiderando
questi oggetti fisici e umani ci accorgiamo dell’assoluta relatività che hanno
avuto a loro tempo. La modesta personcina che ho appena cancellato di recente,
anni fa aveva riempito una situazione emotiva di vuoto. Fino ad apparire quasi
straordinaria, eccezionale, autentica. Quando mi aveva cercato nel Web, usando
frasi ed espressioni spropositate, alle quali, dentro di me, per gioco ma anche
un po’ per davvero, avevo addirittura fatto mostra di credere. Aveva nel
frattempo cercato altro, nel Web, negli iperstore, nelle boscaglie del suo
paesino modesto per quanto grazioso, e aveva trovato “unico”, speciale, qualche
altro modesto omarino mediocre e squallido quanto lei.
Solo ora, con il vantaggio della estrema
distanza spazio-tempo, posso e riesco ancora a trovare eccezionale
l’innamoramento della Adelaide, delle sue sigarettine, del suono ceruleo della
sua vocetta che trovavo incantevole.
Posso
rimettermi in bocca tra i denti la tipa di radica che il mio avvicendamento
abituale ha individuato come quella di turno per questo oggi, 5 febbraio 2022…
L’ho accesa, dopo averla caricata a dovere.
Ho ricevuto tramite il videocitofono la notizia addirittura fin troppo veloce
della spedizione che il colosso Amazon mi ha inviato. Oggettini insignificanti,
che qualcuno, sudando sangue e fatica, nella catena mostruosa del consumismo
quotidiano, dopo solo una decina di ore mi aveva consegnato. Rischiando il
posto di lavoro, l’incolumità sulle strade e autostrade, rischiando la vita…
Perseguitato dal suo scanner dall’algoritmo feroce.
Lontana, evanescente, annebbiata dal tempo,
la mia innamorata Adelaide continuerà ad arrotolare sigarettine di carta velina
dai colori pastello…!
Sarà ormai scomparsa dalla platea dei
viventi. Rimane, solo, nella mia memoria…
Modello e archetipo come tanti altri
dell’amore per il femminile…!
Nessun commento:
Posta un commento