MA… NON ARRIVANO MAI I NOSTRI…?
nelle fiaccolate litanianti da miserere
a seguire elicotteri con statue di gesso colorato pastello
contro il demone rosso che mangiava bambini
nei cortei in jeans pugno alzato camicia militare
che di lì a pochi mesi scomparivano i borghesi
inneggiando solari bella ciao radiosi
nelle marce di speranza a spalancare le sbarre
e le inferriate di manicomi allo zolfo
strappando i cavi agli elettroshock
e tante altre volte ci abbiamo guardato
con un po' di fiducia ma solo un pochino
al cambiamento promesso sognato sperato
aspettavamo col batticuore che finalmente
prima o poi arrivassero i nostri
come sui teloni bianconeri dei film d'oratorio
le api rallentano il volo e agli elefanti scoppia il cuore
ghiacciai millenari trasudano il loro morbo surgelato
l'infinitesimamente piccolo e letale
si diffonde sui droni del particolato
a contagiare con la sua soluzione finale
popoli indifesi svuotando i ghetti verdi
al grido blasfemo che ripete con toni rinnovati
nefasto lugubre con ghigno rabbioso
che pure piace alle blatte umane
il suo tamtam rullante del
tutto peggio tutto meglio
e ogni volta esterrefatti delusi sgomenti
provammo a guardare se dietro le polveri
delle truppe dei cavalleggeri malvagi non stesse per caso
arrivando anche l'atteso stormo di massa
a salvare capra e cavoli
anche stavolta forse può darsi chissà
di nuovo non arrivavano i nostri
ma solo quelli del ginocchio sul collo
a soffocare di morte giganti buoni
dalla pelle scura
e invece che i nostri arrivano i loro
quelli degli altri
irridenti a sghignazzi
e noi di qua a formulare ipotesi
che forse magari può darsi chissà
prima o poi tieni duro compagno
può darsi che un mattino come un fungo
sorga per partenogenesi d'utopia
quella rossa primavera
a spazzar via
vapori venefici
senza messia o guerriglieri del meglio
ci resta magari la nostra mascherina
a nascondere la delusione amara
perché tardano troppo ad arrivare
i nostri come venti sognati di cieli puliti
e tremano gli steli d'erba
le rane gracidano a richiamare
lunghi becchi voraci di aironi
e le pantegane dalle cloache
invadono canali e risaie
mescolando il proprio fetore di fogna
al lezzo delle acque stagnanti
perché forse
pare
ancora
non arrivano i nostri
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