Ed
ero rimasto lì attonito
ma
solo un poco
a
cercare di imparare a memoria
l'assenza
quando
vennero come venti di marzo
effluvi
profumati di bosco
di
rosa canina
di
verbena e gardenia
la
tua lontananza presente
si
stagliava netta
con
preamboli di certezza
e
preferii allora
sciacquarmi
la bocca e le mani
alla
fontana che mi sgorgava dentro
con
gargarismi rochi
sputando
e vomitando la tristezza
residua
che
stava lì seduta
inutilmente
ad ingombrare il cammino
dove
stavi già apparendo
e
ripresero quei tonfi tremendi
piacevolissimi
dentro
la vecchia cassa armonica
propagando
scosse elettriche
tremiti
algoritmi
amorosi
pulsanti
altalenati
e mi
accorsi
definitivamente
che
ero di nuovo vivo
e tu
adagiata nella mia anima
muta
mi interrogavi
con
sorrisi di sguardi
invitanti
e mi
ero ritrovato tutto
e
tutta ti ritrovavo
ricominciava
il tempo reale
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