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sabato 17 marzo 2018

CARI COMPAGNI SARÒ BREVE…

CARI COMPAGNI SARÒ BREVE… MA MICA TANTO! PERCHÉ IL MOMENTO L’È DIFFICILE ….

Ma sì , come ti stavo raccontando, sarà stato più o meno intorno al 68.
Avevo appena smesso di fare il professore iperprecario senza laurea su per le valli.
E  facevo il maestro elementare di ruolo.
Il  sindacato Cgil, a cui andavano le mie simpatie di comunista, aveva subito, dopo la liberazione, prima la scissione con la fuoruscita della componente cattolica da cui era nata la Cisl, e poi quella socialdemocratica che aveva partorito la Uil.
Ma tra i vari comparti sindacali non era ancora sorto quello della scuola. Esistevano alcuni sindacati  scuola autonomi, uno pure di orientamento cattolico, collaterale alla Cisl, è un altro di taglio laico socialdemocratico.
Tra i compagni circolava la parola d'ordine di iscriversi alla Cgil scuola. Che però per potersi costituire legittimamente avrebbe dovuto avere una fase congressuale costitutiva.
Ragion per cui, tra le poche decine di scritti che eravamo allora, fu scelto qualcuno per andare al seminario congressuale di Ariccia. Benché fossi abbastanza imbranato allora, non osai rifiutare e ci andai e io!
Ma ora quello che mi diverte raccontarti è il carattere, il tono, e l'atmosfera della prima riunione congressuale.
La camera del lavoro aveva designato uno dei nostri iscritti come segretario provvisorio. Ma per il congresso era necessario che presiedesse qualche personaggio più significativo.
Per farla breve, ci ritrovammo in quelle poche decine, in una saletta. E arrivò il compagno designato a presiedere.
Era una persona abbastanza corpulenta. Abbastanza avanti negli anni. Con una faccia tonda profondamente buona. Non credo di far nulla di indelicato o di scorretto, nel raccontare che era il compagno Spalenza. E  se non ricordo male era il segretario del sindacato netturbini. Sono forse un po' stronzo ora a ricordare qualche caratteristica un po' buffa della situazione. Ci saremmo aspettati e io pure un personaggio più importante. Ma dovemmo accontentarci.
Entrò. Prese posto al tavolo. Noi sulle nostre seggiole facevano cerchio di fronte a lui.
Posò sul tavolo che aveva davanti un pacchetto abbastanza consistente di fogli di carta velina battuti a macchina. I suoi appunti. Con alcuni dei miei vicini, ironicamente, ci guardammo un po' preoccupati per la mole di fogli.
Non era ancora naturalmente diffusa la modalità di riprodurre in fotocopie. Ci fece abbastanza tenerezza vedere quei fogli leggeri di carta velina battuti a macchina.
Mentre  disponeva in ordine i suoi fogli, che aveva estratti con cura da una cartellina, si diffuse un profondo silenzio pieno d'attesa…
Poi cominciò.
"Cari compagni…", una breve pausa, "sarò breve…" nuova pausa e nostra attesa…, "Ma mica tanto… Perché il momento l’è difficile"…
Intuivamo da quel momento che sarebbe cominciata una carrellata della situazione politica oltre che sindacale di quegli anni. Non sto ora a ricordare o a ripetere il suo discorso… Anche perché a dir la verità non me lo ricordo più… Mi soffermavo invece insieme al mio vicino e amico Franco, a guardare i particolari, gli spunti, gli atteggiamenti.
In effetti la mole dei fogli che aveva davanti conteneva un discorso lunghissimo. E la cosa ci preoccupava non poco.
Ma per fortuna ad un certo punto, il compagno presidente del congresso costitutivo, prese con decisione con le sue mani robuste un blocco consistente di foglietti, li sollevò, e li girò con cura mettendoli accanto agli altri di cui aveva già dato lettura. Aggiungendo: "no… Queste no… Ma andiamo avanti…" con noncuranza spigliata
Mi rendo conto che ti sto raccontando aspetti epidermici. Di facciata. D'ambiente. Di atmosfera.
Dietro quella situazione ci stava il nostro impegno politico. Il nostro desiderio di far nascere e di dar forza al sindacato scuola confederale nel quale poi per molti anni avremmo militato.
La situazione era molto impegnativa è molto seria. Sarebbero iniziate fasi laboriose, faticose molto impegnative che avrebbero dato i frutti al nostro lavoro.
Eppure, devo confessarlo, forse per frenare e smorzare l'emozione della serietà del momento, sono riuscito a fissare nella memoria questi aspetti di colore. Che a volte, con grande nostalgia e tenerezza, non priva di ironia, ho già raccontato in tante occasioni.
Non potei rifiutare neanche poi l'incarico di far parte del direttivo sindacale. E neppure delle frequenti riunioni organizzative e di dibattito.
In quegli anni insieme a molti compagni del sindacato, ma anche con altri che non erano iscritti con noi, avevo dato vita al gruppo novarese del movimento di cooperazione educativa. Nel quale mi sarei impegnato a fondo per qualche decennio.
Non era raro che qualche volta le tematiche di elaborazione pedagogico didattica prendessero il sopravvento. Creando delle leggere discrasie perché io ero portato abbastanza a privilegiare quelle della pratica educativa e di insegnamento, sugli aspetti contrattuali. Ne venni fuori abbastanza bene comunque. Tanto che, mi rimane un ricordo affettuoso di quel maturo e massiccio omone del compagno Spalenza, che ci aveva rassicurato subito con le sue parole sicure: "cari compagni… sarò breve… ma mica tanto… perché il momento l'è difficile…!"
Tutti sappiamo che quel momento era molto difficile. Soprattutto nel mondo sindacale. Nel mondo politico della sinistra.
Avremmo militato nell'interno del partito comunista, per poi uscirne con il gruppo politico del giornale quotidiano il manifesto. Il  settore sindacale più forte e più maturo, quello dei metalmeccanici, sarebbe riuscito solo al proprio interno a ricreare l'unità sindacale dando luogo al F.L.M., federazione lavoratori metalmeccanici. Col sindacato scuola rimanemmo uno sparuto gruppo per un po' di tempo. A contendere il prestigio della massa di iscritti che il sindacato cattolico aveva per conto suo. Insieme alla sua competenza innegabile per la consulenza.
Il  sindacato confederale ha purtroppo in tempi recenti raggiunto momenti di difficoltà. Sono risorti sindacati autonomi da esso. E alcune categorie avrebbero raggiunto di nuovo la situazione esangue di anni passati.
Ma non volevo fare, qui e ora, una trattazione di storia sindacale.
Come  spesso faccio, riandavo a dei tempi passati, delle atmosfere, a delle situazioni profondamente umane che ora sono scomparse.

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