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domenica 29 agosto 2021

INCONGRUENZE

 INCONGRUENZE

Mi capita, a volte, di soffermarmi su alcuni aspetti del reale che fanno letteralmente a pugni con altri aspetti contigui collocati appena più in là. Niente di speciale: anche quello linguistico è un “OTIUM”, nell’accezione classica, di tutto rispetto.
Insomma, cose così, senza importanza. Almeno apparentemente.
E, come sempre faccio, mi limito a citare qualche esempio.
Anni fa, una “amica” (mi si passi il termine; si limitava ad avere un rapporto discontinuo ma considerato soddisfacente per entrambi) quando scambiavamo opinioni in chat, telefonicamente, o addirittura di persona (ometto di dire in quale contesto e in quale abbigliamento) aveva il vezzo di rispondere e ribattere: “beh, guarda, io SINCERAMENTE, penso così e così…)
Come se ci fosse un altro modo di esprimersi: come se fosse possibile che lei esprimesse le sue opinioni, non sinceramente, ma per raccontarmi delle palle, per esprimere una autentica frottola, per gabbarmi….
Mettiamo da parte la pseudo amica. Che da tempo si limita a farmi gli auguri di compleanno, di Natale eccetera. E che ogni volta, si mostra risentita, perché io dopo mesi di suo silenzio e di sua totale assenza, non le avrei mandato mie notizie… Ma, certo, costei è molto coerente. (“Sinceramente”).
Un argomento di attualità è costituito da quello che avviene o non avviene in quel lontano paese, che un tempo costituì una meta immaginaria per i frichettoni di ogni parte. Colori, sapori, odori, profumi… quelli che arrivavano da noi erano certamente molto affascinanti. C’ero passato a pochi km in un mio estenuante viaggio che ho già compiutamente descritto altrove. Poi…
Oggi. Con il loro gipponi color deserto, intruppati, organizzatissimi, con barbe svolazzanti e sguardi biechi… Hanno gironzolato sparacchiando di qua e di là, annientando gradualmente le difese coraggiose e splendide delle combattenti curde; aiutati, sovvenzionati, spalleggiati dai vari sultani turchi e dalle potenze politiche ed economiche dell’Occidente, con gli Stati Uniti in testa. Nostri connazionali in divisa hanno svolto funzioni di supporto: fino a quando non sono stati ritirati dal campo. A poca distanza dal ritiro delle truppe USA.
Pareva quasi, e forse molti l’hanno pensato, che si trovassero in quel territorio su quelle montagne senza uno scopo preciso. Tant’è vero che un certo punto, d’amblet, venivano richiamati in patria. Preparando l’arrivo delle barbe svolazzanti sui gipponi giallo ocra.
Ma adesso ci spiegavano, “sinceramente”, che questi discepoli delle scuole coraniche, cioè talebani, erano di tutt’altra pasta rispetto ai Bin Laden e all’Isis… Ma certo. E sono comparse nei media e nei cosiddetti social di informazione scalette e organigrammi di confronto. Come quando Amazon ci vuole proporre un nuovo inutile elettrodomestico, e per convincerti ti fa il confronto tra le prestazioni dell’uno e degli altri offerti dalla concorrenza.
I talebani non odiano le donne… Quelli dell’Isis invece le considerano stupidi e inutili oggetti di piacere erotico. E blablabla…
Verrebbe da pensare, allora, che uomini e donne afgani che cercano di fuggire disperati aggrappandosi alle ruote degli aerei stracolmi, siano un po’ sprovveduti.
Se provi ad ascoltare delle fonti di informazione giornalistiche, non so magari Raitre Radio prima pagina, dipende da chi ti trovi lì… Dato che fanno abbastanza a rotazione, può essere come in questi giorni che ti trovi un “giornalista” (si fa per dire, mi si passi il termine) appartenente ad una delle testate come Libero, Il Giornale, Il Foglio, che, dopo aver ascoltato malvolentieri il quesito domanda dell’utente, taglia corto dicendo che lui invece la pensa cosà… Dimenticando forse che questo minimo splendido eccezionale spazio nel mondo dei media del servizio pubblico, è proprio fatto intenzionalmente e di proposito per ascoltare il parere anche della gente comune, che non intendono affatto segnalare alcunché per sentirsi tirare le orecchie da un giornalipede qualsiasi, ma piuttosto a confrontare le proprie idee con quelle di altri… Al di fuori della logica del pensiero unico, oppure prevalente, oppure ancora dominante ed esclusivo.
Insomma, per provare a dire pane al pane e vino al vino: le due varianti dell’integralismo islamico afgano, che cosa stanno combinando e dove mirano? E la resistenza curda al femminile sopravvive? È quella del popolo pasthun erede di Massud? E il vetusto presidente americano, dopo essere scappato con le sue truppe e non aver combinato nulla di quello che prometteva, perché piangiucchia nei media?
Insomma, come ulteriore provocazione: essere integralisti, è più o meno grave se ci si ispira alla visione del profeta mercante della penisola arabica del sesto secolo, in una o nell’altra accezione; oppure in quella ispirata ai testi afferenti al Vangelo? O al Vecchio testamento in lettura ebraica, sionista?
Verrebbe quasi da dire, con quella mia pseudo amica di qualche decennio fa: “… Sinceramente…” e aggiungere poi questo o quello… Non è importante. Solo una noterella a margine: nei compiacenti colloqui, in camera mia, costei mi chiese se sapevo qualcosa di una certa disciplina esoterica, che qui non nomino, perché le interessava molto. Per accontentarla in quattro e quattr’otto trovai l’informazione adeguata: a qualche centinaio di metri da dove abitava lei in un paese della bassa novarese, abitava da sempre il leader di quella disciplina. E ci svolgeva i suoi ritrovi, raduni, percorsi formativi… “Sinceramente” lei non osava muovere un passo troppo lungo, preferendo che fossi io a metterla in contatto con quel tipo. Una specie di guru. Che probabilmente era anche stato, come mi confidò poi lui, un altro dirigente della Digos…
Gli avevo chiesto se mi poteva dare informazioni sulla sua attività. Per riserbo non nominando l’interesse della sua vicina di casa.
Poi, di punto in bianco, mi aveva cercato telefonicamente: dicendomi che se “quella mia amica” gradiva (? Sic! Non gliene avevo mai fatto cenno alcuno!) avremmo potuto trovarci, con lui e con i suoi accoliti e seguaci, il giorno tal dei tali, nel tale e talaltro posto.
Non ho più rivisto, per mia fortuna, “sinceramente o non sinceramente”, la fanciulla. Che perciò, lasciai tranquilla con la sua nuova relazione spirituale/carnale…
Ho solo un compleanno; c’è anche un solo Natale e una sola Pasqua; e con molto piacere non ricevo più quegli auguri abbastanza formali e posticci. Presumo che li dedichi, liberandomene, a qualcun altro.
Come spesso faccio, ho mescolato qui abbastanza il sacro, il profano e il godereccio.
Non mi aspetto più di tanto dai portavoce di turno ospitati dalla rete pubblica: specialmente quando provengono da testate sospette e inattendibili.
Mi rimane comunque un grosso nodo: talebani, Isis, Bin Laden, Usa, in che relazioni sono tra loro e con le altre grandi potenze del mondo? Cina? Zar di tutte le russie? Emirati arabi? Sultano di Istanbul?
“Sinceramente” sono comunque molto preoccupato; e basta.
Aspetto di “vedere” con uno o con due occhi l’evoluzione e gli sviluppi di questa situazione drammatica. Nei campi di pomodori e di zucchine sono sempre i soliti tapini disperati che ci crepano e ci lasciano le penne sotto il sole infuocato e micidiale.
Negli Afganistan, Iraq, e altre terre infuocate dalle pallottole e dalle bombe, anche lì sono sempre gli stessi disgraziati, miseri, tapini a saltare in aria, perdendo un arto o restandoci secco… Anziani, donne, bambini, poveretti sempre comunque.
Ricordo comunque un tale, personaggio importante di spicco, mega dirigente provinciale del mondo della scuola, che, alla sua maniera, con un linguaggio oscuro, che aveva certo imparato nelle segreterie democristiane di allora, mescolava le sue affermazioni e boutades con una frase ricorrente: “qui lo dico e qui lo nego”. Ma: tant’è.
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giovedì 26 agosto 2021

CERTO CHE NON BASTA…

 CERTO CHE NON BASTA…

i gambi duri legnosi
di coste ancora intrise di terra scura
resistono alla lama bianca di ceramica
li attende la valvola spalancata
della pentola a pressione
per i cibi frugali che all’alba
prima ancora che la luce diventi prepotente
prima ancora di prima pagina
prima ancora di averci ben pensato
insomma prima ancora di tutto
ma arriva galleggiando nel vuoto
un odore acido e stantio di sudore
ma da lontano sai
che neppure ne vedi i contorni
solo la sagoma scura bruciata dal sole
che crocifigge i braccianti
controlli la valvola e chiudi
ma non cancelli quel pianto sudato
quel nero sudore di pianto
quel lento nero affrettarsi di mani
estenuate consunte sbiancate
sui palmi
non basta sbollentare a vapore
non basta neppure girarsi dall’altra parte
non basta dire di curarsi a casa propria
non basta
l’indifferenza
distratta
egoista
non basta
salvarsi da soli
Nanni Omodeo Zorini
Margherita Gionni, Lucia Tonietti e altri 2
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martedì 24 agosto 2021

NUOVI... INCONTRI




 NUOVI... INCONTRI

Devo confessare e ammettere che il nome non me lo ricordo più.
Con la mia amata Honda era andato come ritualmente faccio periodicamente a trovare “I miei ragazzi”, al cimitero di paese di Cilavegna Lomellina. (Dove tutti i nomi delle vie risuonano di personaggi famosi: Togliatti, Gramsci, Marx… Per essere stata decenni fa amministrata ripetutamente da sindaci e assessori socialcomunisti)
Avevo appena acceso due immensi ceri nei sotterranei, ai piedi dei loculi bianchi dei miei amati.
Dalla sinistra, lentamente, guardandosi intorno continuamente, si stava avvicinando un’anziana signora. Poi, appena passata la mia zona di famiglia, si era fermata. Si girava indietro, curiosa e insieme interessata. Leggeva i nomi e guardava le foto.
Poi alla fine sbottò: “ma, lei, e per caso un parente di qualcuno di questa tomba…?”
Cercava un approccio. Fui tentato di rispondere con ironia, dicendo che non ero arrivato per caso. Insomma, dopo poco, mi ha raccontato dei suoi compaesani che conosceva benissimo. Io dicevo quel poco che sapevo e che mi aveva raccontato zia Luisa, la decana della famiglia e la più vicina al ceppo Lomellina.
Intuiva che mio padre, mia madre e molti altri che erano lì indicati, le fossero estranei. Non ne sapeva cioè niente. Però aveva una gran voglia di parlare. Di comunicare sostanzialmente. Di entrare in sintonia. Mi ha detto qualcosa dei suoi figli o parenti. Quando ha sentito che io sono di Novara, ha fatto dei riferimenti.
Non solo nelle code alle casse dei supermercati… O in altri luoghi con molte presenze… Addirittura nelle gallerie sotterranee del cimitero della mia famiglia: in quattro e quattr’otto instauro una relazione di contatto e di colloquio. Il tutto era durato pochi minuti. Ma finì in bellezza.
Ci teneva a dirmi che molti, e me li descriveva in modo colorito e simpatico, il conosceva molto bene. Tanto più che lei aveva avuto tempo avendo compiuto novant’anni!
Come mi capita di fare in occasioni simili, le ho chiesto se mi dava la ricetta per arrivare alla sua età… Facendo mostra di essere scontrosa e di negare la magia che l’aveva portata così avanti negli anni, rispose, apparentemente in modo sbrigativo:
“… Basta farsi ciascuno i fatti propri… Mangiare e bere, parlare e conoscere.… Salam dìla duja, fidighin, gra(i)ton, risott…” Ci tenne a precisare che i ciccioli, che a Novara chiamiamo “graton” li a Cilavegna li chiamavano con l’aggiunta di quella “i”.
Ricordava che il mio prozio da tutti li veniva chiamato “siu Pepin”. Che nel suo cantinino aveva imbottigliato ai suoi tempi: Freisa, Gattinara oltre ai barbera. E che finché era giovane aveva girato con il suo biroccino a vendere le stoffe. Ricordava a malapena la sua seconda moglie. Che l’aveva accompagnato per anni dopo la morte della sua bellissima sposa trentaquattrenne, uccisa dalla spagnola.
Non pose attenzione quando le dissi che questa seconda prozia cucinava deliziosamente. Cosa abbastanza ovvia per la sua realtà.
I due immensi ceri, a cui avevo tolto gli adesivi con immagini ingenuamente e scioccamente sacre, ardevano… “Lux perpetua luce ad eis…” Recitavano nel ritornello della preghiera dei defunti in latino.
Fu quasi imbarazzata, la mia nuova amica del cimitero, quando alla fine, prima di lasciarla andar via allungai la mano, a stringere la sua. Reciprocamente ci rassicurammo: ci eravamo entrambi vaccinati…
Sì; il cognome, presentandosi deve avermelo certamente detto. Ma era privo di significato per me, con le mie limitate conoscenze dei cognomi locali.
Anche il nome era scivolato via nella penombra catacombale.
Quando è stato quest’incontro? Chi potrebbe mai dirlo. Oggi? Qualche mese fa? Oppure, magari, come mi capita altre volte, me lo sono raccontato da solo inventandomelo.
Chi vuole legga questa paginetta.
Mi è venuta alla mente dopo che avevo tardivamente, stamattina, commemorato mia madre qui in FB.
Di già che ci sono, stringo la mano anche ai miei cari, freddi, lontani, apparentemente assenti e distratti. “Alla prossima volta, ragazzi!”