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mercoledì 24 giugno 2020

TORNARE A SCUOLA?

TORNARE A SCUOLA?

Messe in atto le prescrizioni per garantire sicurezza, mentre il morbo assolutamente non è scomparso, con più calma si sta pensando qua e là quali siano le modalità migliori per riaprire le scuole. È nota a tutti l'esigenza di:
• distanziamento
• evitare sovraffollamenti
• (possibilmente) evitare gabbie di plexiglas
Vengono perciò proposte misure e modalità. Piccoli gruppi. Modifica orari. Orario settimanale…
Cito velocemente un ricordo di circa quarant'anni fa. In provincia di Novara quasi tutte le scuole elementari avevano adottato l'orario unico dal lunedì al venerdì concentrato solo al mattino. L'esigenza era stata presentata dalle amministrazioni comunali a cui incombevano compiti di riscaldamento e relativi al personale non docente ( = bidelli). [Orario concentrato poteva significare risparmio sui riscaldamenti e sul personale delle pulizie e la custodia]
E pure sollecitata dalle organizzazioni sindacali della scuola per uniformare gli orari per i docenti.
Il provveditore agli studi aveva fatto pressione perché le ultime rare scuole che seguivano il vecchio orario con mattino-pausa pranzo-pomeriggio, dal lunedì al mercoledì, e dal venerdì al sabato, adottassero l'orario unico. 8:30/12:40, dal lunedì al venerdì.
Ero al mio primo anno di direttore didattico. E la comunità di scuole ( = circolo didattico) di mia competenza faceva capo a Lesa e comprendeva praticamente tutte le scuole del Vergante.
Le motivazioni di tipo pratico organizzativo non convincevano appieno. In particolare la popolazione e le amministrazioni comunali di alcuni enti locali del mio territorio.
Alla imposizione provveditoriale si opposero alcuni comuni. Che arrivarono addirittura ad occupare i locali scolastici!
Purtroppo ebbero la peggio!
Alle prime armi anch'io subii l'imposizione di fatto.
Ripensandoci alla luce delle esigenze emergenziali del covid 19, mi permetto di esprimere il mio pensiero.
Per gli alunni dai sei ai 10 anni della scuola elementare l'orario precedente distribuito quotidianamente in parte al mattino e in parte al pomeriggio era certamente più idoneo funzionale e opportuno. Restava quel buco di tempo scuola per tutta la giornata del giovedì… Ma gli alunni comunque disponevano di un tempo più disteso.
Militante del movimento di cooperazione educativa propugnavo e sostenevo l'attuazione e la generalizzazione del tempo pieno. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 16:30. Ciò ovviamente avrebbe comportato un aumento di personale docente praticamente del raddoppio.
Dopo un periodo positivo di diffusione in Italia della scuola a tempo pieno, vennero come sempre tagliati i fondi della scuola (che insieme all'assistenza e alla sanità sono sempre state considerate trattate come le orfanelle da parte del potere e del governo della cosa pubblica!) e non fu perciò possibile arrivarci. Una soluzione tappabuchi fu quella della introduzione dei moduli: anziché il raddoppio degli insegnanti, l'invenzione del gruppo modulare di due insegnanti +1. E un graduale modesto aumento orario di scuola per gli alunni.
Tempo pieno e organizzazione modulare permettevano e permettono qualche ora di contemporaneità/compresenza degli insegnanti, e la possibilità di formare gruppi di alunni più piccoli numericamente. E conseguentemente operare maggiormente una scuola su misura e insegnamento individualizzato a favore dei più bisognosi.
Gli orari scolastici ai quali ho fatto riferimento, e anche le modifiche orarie dimenticavano di prendere in considerazione i problemi delle famiglie: il tempo alunni non coperto è garantito dal servizio scolastico era di nuovo sbolognato ai genitori ai nonni agli zii ai vicini di casa.
I mesi scorsi in quel periodo che il bruttissimo termine anglosassone ha definito lockdown, il gruppo parentale familiare ha dovuto far fronte arrampicandosi sugli specchi all'accudimento dei bambini e ragazzi.
Ed è tornato in mente a qualcuno è anche a me che ne ero fautore molti decenni fa, dell'esistenza/possibilità di modificare lo stato giuridico dei docenti; potenziandone e arricchendone i percorsi formativi professionali; conseguentemente la retribuzione e il mansionario; e la possibilità di esercitare la propria attività su tutto l'arco dell'anno solare escluso il mese di ferie. Risolvendo anche il problema dei cosiddetti centri estivi comunali o di enti parrocchiali o di altro genere purtroppo sempre a pagamento!
Torno ora alle considerazioni relative a come far funzionare la scuola nel rispetto delle norme anti covid.
Tempo scuola con orario più disteso e meno concentrato. Creazione di gruppi di alunni più piccoli. Rimane per aria e perciò in sospeso con quale monte orario/insegnanti riuscire a realizzare ciò.
È sperabile e auspicabile che criteri generali intelligenti e opportuni vengano pensati a livello ministeriale. Evitando di dovere sbolognare sui dirigenti scolastici la decisione. Magari facendo riferimento alla "autonomia delle istituzioni scolastiche", valida solo sulla carta ma difficilmente praticabile. Demandando ai dirigenti scolastici che agli organi collegiali di fatto senza reali poteri.
Buon ritorno a scuola a settembre.
Insegnamento ed educazione hanno bisogno necessariamente di svolgersi in situazione di relazione e quindi di socializzazione.
Il supporto magico di tablet e computer non è assolutamente sostituibile all'azione diretta di insegnanti e alunni in relazione tra loro tutti. Al massimo, qualora davvero le scuole ne venissero dotate, potrebbero tali mezzi informatici sostituire i vessatori e inutili compiti a casa uguali per tutti. Soprattutto, durante il fine settimana, le vacanze di vario genere comprese quelle estive!

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martedì 23 giugno 2020

CORONAVIRUS Ma che cos'è esattamente?

CORONAVIRUS
Ma che cos'è esattamente?

Un virus: perciò non una vera e propria forma di essere vivente. E allora?
Questo "essere" non vivente è dotato di un DNA, genoma virale, spesso anche RNA… Insomma le istruzioni che ha per potersi riprodurre per replicare, non essendo in grado di farlo da solo. Suo scopo fondamentale è continuare a creare copie di se stesso. Per farlo ha bisogno di introdursi in alcuni esseri viventi minuscoli: cellule o microrganismi. Una volta entrato inganna il suo ospite e lo obbliga ad applicare il codice DNA/RNA. L'ospite ci casca… E il virus esce a continuare la propria replicazione. Se l'ospite è animale, umani compresi, la presenza del coronavirus produce varie forme di SARS , sindrome respiratoria acuta grave. Che variano dall'aspetto del raffreddore fino a sindromi respiratorie gravissime che possono uccidere l'organismo ospite.
Evolutosi dalla fine dell'800 nel dicembre 2019 è nato il ceppo definito appunto COVID 19.
Si diffonde in ambiente bagnato soprattutto in forma di aerosol/fiato umido. Il contagio avviene solo tra portatore virale e nuovo ospite. Pare non riesca a sopravvivere su superfici diverse.
Ha ucciso finora circa mezzo milione di esseri umani. Tentativi di mettere a punto farmaci e vaccini adeguati, sono in atto: ma per il momento con risultati non definitivi.
Pertanto come nelle pestilenze secolari del passato, unica, prevalente e perciò esclusiva forma di tutela: EVITARE IL CONTAGIO.
Strategie attuali: distanziamento cautelare da qualsiasi altro essere umano vivente; mascherine protettive da indossare sul fiato umido emesso: naso e bocca.
Alcune proteggono gli altri dal nostro aerosol personale se fossimo contagiosi.
Altre impediscono che se disperso nell'aria e galleggiante nel vapore respirato venga a contatto col nostro apparato respiratorio.
(Ma potrebbe introdursi anche dalle mucose oculari).
Tutto qui? E chiamalo poco…! E allora? Che fare?
Organizzazioni mondiali e nazionali della salute e della sanità e governi locali e mondiali prescrivono gli unici rimedi presenti: distanziamento, mascherine, igiene massima e lavaggi costanti di mani come veicolo.

Molte, purtroppo ancora troppe, persone accettano malvolentieri queste prescrizioni. Se la prendono con chi le impone: apparato sanitario, ordine pubblico, governanti di vario livello… Affermando che sono tutte balle… Frutto di un'azione coercitiva tirannica da grande fratello epidemico. Ed essendo un'epidemia globale: PANDEMIA!
Peccato: il contagio continuerà fino a quando alcuni/troppi "ignoreranno" queste uniche prescrizioni cautelative. Per malafede personale; ignoranza; indigenza assoluta del luogo in cui vivono e della mancanza per loro di mascherine protettive e liquidi di disinfezione e sanificazione.
Vita quotidiana? Relazioni umane? Rapporti interpersonali? Attività lavorative produttive? Scuola e formazione in presenza?
Ovviamente danneggiate.
Aumento del malumore ignorante. Sconquasso e stravolgimento della routine esistenziale umana.
Aumento dei contagi; conseguente possibile e prevedibile malattia del contagiato; ma subito anche in presenza in esseri umani apparentemente sani in quanto asintomatici. Fin quando non compaiono i sintomi saranno portatori sani, involontari e inconsci "untori".
Dati approssimativi (manca un censimento esatto e minuzioso) ci raccontano che un secolo fa morirono tra i 50 e i 100 milioni di esseri umani in tutto il mondo per la cosiddetta influenza spagnola.
Per il momento questa "entità" malevola ha sterminato mezzo milione di umani.

Dovunque, purtroppo, continuiamo a vedere sgomenti persone senza protezioni sul volto, oppure con la mascherina solo di maniera sotto il mento o al polso, intrattenersi a distanza ravvicinata con altri.
Ho vissuto molto, abbastanza a lungo, ho avuto molti malanni ai quali ho potuto finora rimediare.
Non sono personalmente terrorizzato: non ho panico, ma con un minimo di lucido buon senso suggerisco, invito, ripeto:

«evitiamo il contagio in tutti i modi possibili, anche se per il momento sono pochi… Tutele, protezioni, distanziamenti, favoriamo la ricerca e l'intervento dei sanitari medici e operatori sanitari… Evitiamo di ascoltare i discorsi beceri che negano l'evidenza…»

Ogni giorno, purtroppo, anche nella porta e nella strada accanto, qualcuno viene raggiunto da questa entità sciagurata…

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domenica 21 giugno 2020

IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI

IL DIAVOLO FA LE PENTOLE MA NON I COPERCHI

Circa mezzo milione di morti per il covid accertati per il momento nel pianeta.
Intere vagonate di commenti medici e scientifici sostanzialmente concordi (tranne qualche raro inventore di teorie infondate…)
Catastrofi nei territori più poveri del globo…
Soprattutto dove governi imbelli e complici hanno favorito la moria umana.
Nuovi casi ogni momento dovunque e anche a due passi da noi.
È in questo contesto mondiale parte un gruppo (senza mascherine o distanziamenti...) di facinorosi ignoranti che propugnano:
• vaccini e covid sono tutte invenzioni
• non c'è alcun problema ambientale
• è tutto un complotto per obbligare tirannicamente la gente…
Le mandrie di pecore d'assalto hanno fatto il loro show ieri a Firenze.
I loro nemici:
• forze dell'ordine e governi ad ogni livello
• sanitari medici e infermieri
• scienziati esperti virologi epidemiologi
• implicitamente di conseguenza anche i malati e compresi purtroppo i defunti
Hanno manifestato la loro ignoranza concettuale e terminologica dando dei "fascisti" a chi agisce contro il contagio, e appellandosi (senza averla letta per analfabetismo mentale) alla costituzione.
L'"esame di maturità" mentale per questi squallidi connazionali non è mai arrivato!

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sabato 20 giugno 2020

FORSE SI VIVE DAVVERO UNA VOLTA SOLA

FORSE SI VIVE DAVVERO UNA VOLTA SOLA

Quotidianamente media e canali telematici di informazione insistono sui fatti del giorno. Normale e abituale questa consuetudine. Un po' come quando fra vicini di casa, di bar, di lavoro ci si racconta l'ultimo episodio saliente…
Ma sorvoliamo sull'approccio. Non sono un appassionato di attività sportive. E tra le altre le competizioni automobilistiche e motociclistiche mi paiono prevalentemente un modo per rischiare la vita sul filo del rasoio per rilanciare e pubblicizzare marche, modelli e motori.
Circa vent'anni fa un pilota affermato perse entrambe le gambe…! Si ributtò a capofitto nella voglia di vivere. E qualche anno dopo passò ad un'altra disciplina: il paraciclismo. Gli venne realizzata una speciale bicicletta. Di nuovo divenne campione.
Qualche giorno fa ha di nuovo rischiato di soccombere.
Prendo ad esempio il caso.
Quasi cinquant'anni fa in tale scoperse di avere calcolosi renale multipla recidivante. Si imbattè in un urologo che gli fece peggiorare la situazione. E dopo più di un decennio ne scoperse la causa. Che ovviamente rimosse. Durante le degenze incontrò un tale più scalognato di lui. Periodicamente i suoi reni venivano invasi di calcoli a stampo… Che ne occupavano tutto lo spazio. Era costretto a farsi estrarre il rene, ripulirlo e vuotarlo delle concrezioni minerali. Per farsi di nuovo trapiantare il proprio rene in sede.
Quel tale della calcolosi recidiva, un po' pessimisticamente, temette di fare la stessa fine.
Magari qualcuno successivamente in una analisi cistoscopia scoperse cellule neoplasiche. Ma di nuovo per sua fortuna un secolo fa un équipe franco belga aveva trasformato e adattato il bacillo della TBC, facendolo diventare un killer delle cellule neoplasiche renovescicali. Evitando di usare un linguaggio troppo spinto, fu comunque una grande rottura sottoporsi ai lavaggi con il bacillo adattato BCG.
Nel passato alcuni farmaci ritenuti geniali e risolutivi mostrarono il tallone d'Achille. Effetti collaterali perversi e sciagurati. Anche recentemente…!
Solo per citare qualche esempio…
Ma torno all'eroico pilota/ciclista estremo…
Non tutti, certo, anzi forse pochissime persone hanno avuto la fortuna di una struttura di personalità che non li facesse demordere. Per cui non rinunciarono e non rinunciano tutt'oggi. Solitudine. Sofferenza. Paura e panico. A volte addirittura terrore…
Parto dal caso quasi quotidiano recentissimo, per provare ad allargare la visuale.
L'atleta ora sciaguratamente ricoverato, ha sostituito alle gambe perdute le braccia per pedalare il suo ciclo… Ma non ha fatto soltanto un cambio di membra.
Ha deciso che vivere è il bene supremo. Finché l'abbiamo. Per potersi protendere il più a lungo possibile, nella modesta, temporanea, limitata eternità dell'esistenza personale.

Perché forse, molto probabilmente, quasi senz'altro, SI VIVE SOLO UNA VOLTA SOLA!

Compiango coloro che hanno rinunciato o che quotidianamente rinunciano. Sono favorevole a che possano costoro decidere di rinunciare a vivere. Scelte e decisioni che a loro derivano dal loro percorso formativo di strutturazione di personalità.
Nessuno può onestamente imporre di interrompere l'eutanasia. E neppure è legittimo obbligar o costringere qualcuno a scegliere la vita. Arrampicandosi sui vetri e sugli specchi con le unghie.
"Unus quisque faber fortunae suae" (Sallustio attribuisce quest'espressione a Appio Claudio Cieco). [= Ciascuno è l'artefice della propria vita e della propria fortuna]
Con le risorse disponibili, spirituali mentali intellettuali ed eventualmente anche fisiche esistenti, ciascuno può e deve, se lo ritiene opportuno corretto salutare e salvifico, trovare la propria soluzione per fare le proprie scelte. Proprio perché SI VIVE SOLO UNA VOLTA SOLA.
Non me ne vogliano gli amici o le persone che hanno una visione ultraterrena di qualsiasi confessione religiosa o filosofica: spesso mi compiaccio di modificare e trasformare radicalmente un'espressione corrente tra i credenti. Che riferendosi al transito dalla vita alla morte, dicono "passare a MIGLIOR VITA…".
Io lo trasformo, lo riconosco forse fin troppo laicamente, in "passare a PEGGIOR VITA".
Non suggerisco nulla a nessuno. Non me lo permetto. Ma guardo con predilezione e ammirazione coloro, donne o uomini che siano, che ogni volta ristrutturano il campo.
Covid. Hiv. Carcinoma. Incidenti terrificanti. Farmaci nefasti. Qualcuno degli altri malanni che il pianeta malato ci fa incontrare.
Per ora, comunque, questa è la mia scelta.
E mi permetto, cautamente con riserbo e pudore, di mostrarla come possibile a chiunque. E soprattutto alle persone che amo davvero…

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venerdì 19 giugno 2020

C A R E Z Z A D I L U C E

CAREZZA DI LUCE

il raggio sornione cammina e scivola lento
infilando il suo dito di luce nelle cattedrali del passato
e getta ombre diritte orologio immutabile

un nuovo solstizio un altro e un altro ancora
coi giganti di roccia protesa nell'azzurro
e righe nere sui muri imbiancati
a carezzare le ore del mattino e del pomeriggio
con i loro numeri in cifre romane

ed è il racconto del tempo
inesorabile e insieme fuggevole
e dolce nel ricordo
e nella speranza
dei nuovi paradisi
promessi
sperati
attesi

un regalo proibito e inverecondo
augurio e ricordo insieme
a misura dello scorrere continuo

un pezzettino soltanto è il nostro
da ghermire golosi
prima che tutto svanisca e fugga
un frammento di polvere
nell'eternità infinita
del divenire

ti porgo la mano col dono
le dita spalancate a reggere il gioiello
le tue morbide mi regalano il tuo

e tu diventi e sei
mia carezza di luce
mio solstizio
mia canzone

il presto e il tardi
si fanno briciole di fumo e vapore

ti raccolgo
raccoglimi

è il nostro momento
il nostro per sempre

racchiuso
in questa teca d'argento e oro
minuscolo scrigno
astuccio
a termine

limitato

e
per
sempre

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giovedì 11 giugno 2020

SULLA LAMA SCIVOLANDO

SULLA LAMA SCIVOLANDO

scivolando via
sulle acque distese come un olio
dei verdi canali e dei trapezi delle risaie

loro rimangono là dimenticato il fiato
tracce ingiallite di foto minuscole

sì certo credo proprio che sia un airone cinerino
e spalanca ali da aliante mantello di piume
morbido scivola sui verdi risi
orologio di movimento lento

le ruote leccano l'asfalto e vanno

ho parlato ai ragazzi
come sempre faccio
che ogni volta nelle visite
mi figuro le loro parole e risposte
ma solo per finta lo sai

assorti nella loro immutabile condizione
e i gesti sono solo mie fantasie
anche questo lo sai
leggo i nomi e le date sul marmo grigio
della loro pandemia secolare

quella invece è una gallinella d'acqua
e la sagoma d'inchiostro nero una piccola rondine
che vola basso inghiottendo zanzare

là in fondo la tortora che fa coppia fissa per sempre

e scivola via fluido scorrendo questo tempo
nel foglio di gomma mescolando istanti
ricordi immagini e luoghi
e l’airone forse diventa un piroscafo
a solcare schiume bianche verso sardegna
la tortora tubando è sassofono
l'inchiostro schizzato della rondine è la fretta di un treno

spaziotempo i ritorni continui di pierino pierone
a incontrare e perdere di nuovo la strega bistrega
che le fiabe si arrotolano su se stesse
nei loro girotondi di parole

ma vedi che intanto continuo a scivolare via
sul filo feroce e calmo della lama
che va avanti

ed io

con lei

[Pánta rheî (in greco antico: πάντα ῥεῖ, "tutto scorre") Eraclito]

sabato 6 giugno 2020

MA… NON ARRIVANO MAI I NOSTRI…?

MA… NON ARRIVANO MAI I NOSTRI…?

nelle fiaccolate litanianti da miserere
a seguire elicotteri con statue di gesso colorato pastello
contro il demone rosso che mangiava bambini

nei cortei in jeans pugno alzato camicia militare
che di lì a pochi mesi scomparivano i borghesi
inneggiando solari bella ciao radiosi

nelle marce di speranza a spalancare le sbarre
e le inferriate di manicomi allo zolfo
strappando i cavi agli elettroshock

e tante altre volte ci abbiamo guardato
con un po' di fiducia ma solo un pochino
al cambiamento promesso sognato sperato

aspettavamo col batticuore che finalmente
prima o poi arrivassero i nostri
come sui teloni bianconeri dei film d'oratorio

le api rallentano il volo e agli elefanti scoppia il cuore
ghiacciai millenari trasudano il loro morbo surgelato
l'infinitesimamente piccolo e letale
si diffonde sui droni del particolato
a contagiare con la sua soluzione finale
popoli indifesi svuotando i ghetti verdi

al grido blasfemo che ripete con toni rinnovati
nefasto lugubre con ghigno rabbioso
che pure piace alle blatte umane
il suo tamtam rullante del
tutto peggio tutto meglio

e ogni volta esterrefatti delusi sgomenti
provammo a guardare se dietro le polveri
delle truppe dei cavalleggeri malvagi non stesse per caso
arrivando anche l'atteso stormo di massa
a salvare capra e cavoli

anche stavolta forse può darsi chissà
di nuovo non arrivavano i nostri
ma solo quelli del ginocchio sul collo
a soffocare di morte giganti buoni
dalla pelle scura

e invece che i nostri arrivano i loro
quelli degli altri
irridenti a sghignazzi
e noi di qua a formulare ipotesi
che forse magari può darsi chissà
prima o poi tieni duro compagno
può darsi che un mattino come un fungo
sorga per partenogenesi d'utopia
quella rossa primavera
a spazzar via
vapori venefici

senza messia o guerriglieri del meglio
ci resta magari la nostra mascherina
a nascondere la delusione amara
perché tardano troppo ad arrivare
i nostri come venti sognati di cieli puliti

e tremano gli steli d'erba
le rane gracidano a richiamare
lunghi becchi voraci di aironi
e le pantegane dalle cloache
invadono canali e risaie
mescolando il proprio fetore di fogna
al lezzo delle acque stagnanti

perché forse
pare
ancora
non arrivano i nostri