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martedì 29 giugno 2021

IL MODO, TONO, STILE DELL’APPROCCIO: non è e non deve MAI ESSERE NEUTRO!

 IL MODO, TONO, STILE DELL’APPROCCIO:

non è e non deve MAI ESSERE NEUTRO!
Può forse sembrare una questione di distinguo o di lana caprina. Ma inficia e coinvolge anche la sostanza.
Parto con un esempio.
• Chi ci propone l’acquisto di un montascale, di un apparecchio acustico, di un adesivo per dentiere, o quant’altro, persegue un suo scopo e ha delle sue finalità. Convincere ad acquistare il prodotto, suggerendo il benessere per il compratore, e nel frattempo arricchendo le casse del produttore. Niente da eccepire.
• Chi propone di aderire ad una campagna di raccolta fondi, di sostegno e supporto ad una iniziativa benefica e umanitaria: vuole convincere della bontà della iniziativa, della sua eccellenza, degli scopi a lungo termine e delle finalità che sta perseguendo.
Esistono, vengono studiate e approfondite tecniche di comunicazione e modalità che solo dal punto di vista strutturale sono polivalenti o neutrali.
Ma nulla, in ogni forma di comunicazione o contesto, e mai assolutamente amorfo, asettico o neutrale.
Se il/la convincitore/con vincitrice vuole avvicinarsi al destinatario dell’interlocuzione, può usare degli stratagemmi. Farti sentire simile a lui/lei; e magari arriva anche a giochini verbali con i quali tu che ascolti ti senta nella stessa barca. Ad esempio, dirti che il tuo nome gli/le ricorda affettivamente quello dello zio, dell’amica, della sorella… Come pure la tua data di nascita…
E per i montascale, gli apparecchi acustici o il cosmetico, può anche andar bene.
Un po’ più sporco diventa il gioco se e quando ti viene fatta una proposta per favorire la pace, la salvaguardia ambientale, l’aiuto ai diseredati… Meglio, decisamente meglio, se in questo secondo contesto il promotore punta su elementi più coerenti con le finalità.
Invece dei generici “embrassons nous”, strumentali e fasulli, meglio se fa leva risvegliando nel destinatario della proposta: elementi di autentica comunanza, richiami al contesto ambientale, di sofferenza, di lutto, che anche chi ascolta vede e riconosce accanto a sé.
Può apparire banale come l’uovo di Colombo. Ma la differenza è sostanziale.
Se lo scopo primario e fondamentale non è la raccolta di danaro o di consenso, ma la profonda e autentica adesione a un progetto, non bastano i mezzucci e gli escamotage…
Mi vogliano scusare le gentili e amabili lettrici e i lettori pervicaci.
Il linguaggio, l’approccio, il modo diventano e sono parte in causa.
Se una militante della lotta palestinese, della salvaguardia del pianeta e del mare dalle microparticelle di plastica, della proposta di pace, solidarietà, sostegno di adulti o bambini massacrati dalle bombe, vuol fare un lavoro coerente e onesto, meglio se crea o instaura un rapporto di simpatia empatia. Mettendosi nei panni del destinatario persona comune e quotidiana. Evitando di farlo sentire suo amico fittiziamente, con piccoli trucchetti e stratagemmi…
Può darsi magari, che in questo secondo approccio i risultati siano meno eclatanti, vistosi e consistenti.
Ma essendo una proposta di qualità, viene garantita, salvaguardata, ed evidenziata proprio la qualità decisamente diversa!
Migliorare l’ipoacusia, rendere meno faticoso salire da un piano all’altro con le scale, avere una dentiera più solida, o disporre di un prodotto di commercio tal dei tali invece di un altro, ha nella sua qualità solamente lo scopo del profitto per quel prodotto/proposta al posto di altri.
Mi rivolgo in particolare alla cara Giorgia (non importa se il suo nome assomiglia a quello della gallinaccia fascista), che ha capito al volo il messaggio della mia telefonata ieri mattina. La campagna che lei persegue con i suoi collaboratori è di estrema eccellenza. Come il suo leader galattico, geniale chirurgo di guerra, e i produttori di protesi da donare a bambini e persone martoriate dalle bombe subdole e vigliacche, hanno un obiettivo diverso da quello dei venditori di paccottiglia…! Come chi propone la pace praticandola quotidianamente. O fa la raccolta differenziata non solo per rispettare una disposizione, ma per ridurre la quantità di inquinamento plastico o di sostanze nefaste!
La differenza forse apparentemente è minima… Ma è una differenza sostanziale.
Nanni Omodeo Zorini
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sabato 26 giugno 2021

 MA LA CLASSE OPERAIA ... VA ANCORA IN PARADISO…

E POI IN QUALE PARADISO?
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Ma certo, andarci ci sono andato…
A due passi da Novara, Biandrate,
c’ero stato mesi addietro ad accompagnare un amico, che lavorava là, non aveva la patente…
Un paesaggio da fantascienza: immensi cubi e poliedri di cemento. I santuari della logistica. E del nuovo sfruttamento al sangue e all'osso...
I cancelli con la guardiola dei guardiani: e i dipendenti, come ai tempi di “Teresina davanti alla fabbrica…”, arrivavano sparsi, alla spicciolata, a timbrare il cartellino.
Oggi, nell’immenso spazio dell’autostazione, il largo Pasteur: si assiepavano… E scandivano coi loro accenti di altre terre slogan di solidarietà e dolore per l’uomo ammazzato da un automezzo della ditta per rompere il picchetto. Lo sciopero, i picchetti: le uniche modeste armi dei lavoratori…
Ogni tanto qualcuno ci lascia la vita; negli ingranaggi che dovrebbero produrre benessere; giù dalle impalcature nell’edilizia; o schiacciati da un tir che ha avuto il preciso incarico di forzare il blocco, il picchetto, danneggiare lo sciopero con il quale veniva sollecitato il rinnovo contrattuale…
Mi ha colpito, anche se non stupito, che gli unici striscioni, bandiere, simboli sindacali, fossero quelli dei COBAS…
Mi ha colpito, ma era una conferma, il profilo della maggior parte dei manifestanti: Africa, estremo oriente, paesi arabi…
Il turn over della classe operaia italiana… Forse è anche per questo che i migranti fanno paura ai fascioleghisti… Un po’ di sindacato confederale, quello che avevamo contribuito anche noi molti decenni fa a potenziarsi e a crescere, sopravvive… Una volta il sindacato confederale aveva compiuto battaglie esemplari per raggiungere l’unità…
Ora, la lotta di classe se la fanno i migranti…
Il modo migliore di castrarsi da soli, di fare harakiri per le organizzazioni sindacali: guardarsi in cagnesco, farsi dispetti, evitarsi…
Col sindacato scuola, nei miei verdi anni, cercavamo quand’era possibile alleanze con il sindacato cattolico e con quello socialdemocratico…
Guardavo con ammirazione entusiasta i tre sindacati metalmeccanici che avevano fatto un unico sindacato di loro tre…
“Chi fa per sé fa per tre…?”
Non è proprio vero! Ma saranno un po’ cazzi loro…
Siamo terra di immigrazione…
Una nuova classe operaia sta reinventando il movimento sindacale…
Quello che era nato alla fine dell’ottocento, pare voglia andare in pensione.
Auguri per chi sta conducendo delle lotte, non solo per i propri aderenti e scritti, ma per tutti i lavoratori…!
Nanni Omodeo Zotini
Maria Teresa Grano