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sabato 21 settembre 2019

LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA SONO POSSIBILI
Ma toh…! Vuoi vedere che anche in questo caso, come in tanti altri precedenti, dopo anni e anni salta fuori la realtà vera, che la maggior parte di noi sapevamo e conoscevamo benissimo?
L'avevano pestato e massacrato selvaggiamente… Ce l'hanno raccontato 10 anni fa le foto terribili di Stefano Cucchi. Ma il pubblico ministero Musarò lo sta raccontando oggi! Depistaggio e occultamento della realtà!
Come quando ci fu la strage alla banca di Piazza Fontana a Milano. Giuseppe Pinelli imputato innocente dell'opera, "cadde" da una finestra durante l'interrogatorio… Fu accusato come suo complice Pietro Val preda. Anche lui risultato successivamente completamente innocente ed estraneo!
Distribuendo un volantino del gruppo politico del manifesto, che affermava queste verità, subii un processo risoltosi brillantemente in corte d'assise d'appello a Torino… Dove il pubblico ministero oltre all'assoluzione aggiunse con ironia che forse oltre alla dichiarazione di assoluta innocenza per quella informazione diffusa, se fosse stato possibile, sarebbe stato davvero il caso di dare un encomio!
La verità esiste. L'informazione onesta e davvero professionalmente competente dovrebbe avere questo compito…! Alla faccia di quei "pennivendoli" che, metaforicamente intingono la loro penna anziché nell'inchiostro nel letame! Quelli che, ad esempio, ridicolizza no in modo becero quella stupenda studentessa svedese che in questi giorni sta mobilitando tutto il pianeta sul disastro climatico… Storpiandole il nome come solo gli sprovveduti, malevoli e in malafede possono fare!
Tant'è vero che spesso ci si domanda di questi giornalisti: "ma ci è? Oppure ci fa?"
Come tutte le mattine anche stamane ho ascoltato la lettura delle prime pagine su Rai tre radio… Come tanti aspettavo da tanto tempo notizie vere… Non aria fritta o acqua torbida e liquame fasullo!
La variabile tempo.
L'altra variabile notizie false e manipolate.
L'altra l'ultima importante il funzionamento della giustizia e la professionalità dell'informazione!
Un mesto pensiero al geometra Stefano Cucchi; al suo doloroso calvario esistenziale terminato luttuosamente in modo orribile.
Uno sguardo pietoso e affettuoso alla splendida coraggiosa sorella Ilaria, che ha lottato con determinazione per arrivare a questo risultato!
Il pubblico ministero l’ha definito "processo kafkiano"…!
Un grazie a lui e alla giustizia che alla fin fine può riuscire anche a funzionare…

mercoledì 18 settembre 2019

PROPOSTA: PERCHÉ NON RIPRENDERE QUEL VECCHIO NOME
UNITÀ
INVECE DI QUELL'ALTRA PAROLA SQUALLIDA
"SCISSIONE"?
No! Gentile segretario; io non ho un fratello, una zia o un congiunto che fa la parte dell'investigatore… Ma neanche questo signore qua, quello là e neppure quelle belle signore là in fondo… Non bisognava essere profeti quando quello che io chiamavo lo scout linguacciuto, allievo prediletto del cosiddetto cavaliere, sputava sentenze, faceva il capetto, e voleva sempre dire la prima e anche l'ultima parola… Talvolta nella foga oltre a sputare sentenze sputacchiava saliva qua e là… Va bene: aveva una corrente all'interno del vostro partito. E allora? Adesso dopodomani anch'io mi faccio una corrente (a basso voltaggio s'intende, al massimo 12 volts…) dentro a qualche aggregazione politica o qualsivoglia, e poi dico anch'io che invento un partito…!
Èeehhh…, Ma va là… Siamo a livello delle boutade. Anche se molta gente ci crede o sta al gioco per non pensare a problemi più gravi.
Secondo me è il nome che è sfortunato e sciagurato. Nel linguaggio corrente direbbero che porta sfiga!
«Lei non sa chi sono io… Io ti cambio dall'oggi al domani la parte tal dei tali della costituzione… Cambio il sistema elettorale…»
Poi è arrivato un altro con lo stesso nome ma con l'aria ancora più squallida. E credeva, in virtù del nome, di potere ottenere nei pratoni verdi i pieni poteri…
Non se ne abbia a male, la prego, segretario DEM.
Lei si è trovato tra le mani una bella patata bollente. Che ormai si era raffreddata e stava cominciando a fare la muffa diventando stantia.
Nelle vostre discussioni di segreteria, quando un giornalista un po' indiscreto aveva chiesto chi di voi avesse avuto qualche contatto con il vecchio partito comunista, vituperato, criticato, ma che era quello che aveva guidato la resistenza antifascista, solo uno mi pare abbia osato babettare: «beh, si, io, ma molto da giovane… Nella federazione giovanile comunista, FGCI. Ma ora siamo un'altra cosa. Quella cosa lì che il Gorbaciov nella vecchia unione sovietica, e l’ Achille Occhetto alla Bolognina cui avevano fatto appunto buttare a monte tutto....》 Ridare il mazzo di carte gettando di fatto alle ortiche insieme ai demeriti anche gli immensi meriti e pregi».
In un momento in cui la democrazia tremolava dietro le puttanate urlate dallo sceriffo bestia, tra un rigurgito di birra e un altro boccone di porchetta e hamburger alla nutella, quando voi poverelli cercavate di reggere le sorti del paese… Salta fuori questo pistola a dire che lui vi fonda un altro partito. Che voi, partito democratico, 《siete troppo di sinistra…》
Ma ci faccia il piacere… Nessuno ci crede!
Ha dovuto essere un pimpante ex democristiano che si occupa dei beni culturali, a ricordare che una scissione più di settant'anni fa aveva favorito le bande armate del fascismo e dell'olio di ricino…
Ma va là…! Dovrebbero vietare di utilizzare troppo quel nome Matteo… È dannoso. Pericoloso. Sfigato!
D'accordo, segretario esimio, staremo a vedere… Soprattutto starete a vedere voi come vi ritroverete se davvero lo scout berlusconide riuscirà a sfasciarvi definitivamente.
Non sono un vostro fans. Non sono così di bocca buona.
Ma guardando la realtà devo dire che la soluzione che ora avete messo in piedi, finché regge, (s'intende finché regge!), è il male minore. E dal punto di vista della relatività, spesso il male minore finisce per diventare un bene…! Buon lavoro.
[E perché non provare come alcuni di voi stanno già facendo a sostituire lo slogan: "SCISSIONE", con un altro che era anche stato utilizzato come testata del giornale ufficiale da cui voi discendete: "UNITÀ"?]

martedì 17 settembre 2019

COME SI FA AD INSEGNARE?
Marcella Balconi
Fra qualche giorno dovrebbe esserci la ricorrenza della nascita di Marcella Balconi; ieri ho cercato inutilmente la mia narrazione di quando l'avevamo fatta venire a fare una lezione di preparazione al concorso magistrale come M.C.E. e Cgil scuola. Non avendolo trovato lo riscrivo daccapo. Da qualche altra parte sempre nel Web ho già raccontato cose del genere. Ma dato che ora non le ritrovo non mi costa niente ricominciare daccapo.
Da quando avevo smesso di essere insegnante elementare avevo dovuto abbandonare l'attività dei gruppi pedagogico didattici che avevamo piacevolmente e utilmente fatto vivere per anni nel gruppo M.C.E.
Periodicamente , (cioè praticamente quando il ministero se ne ricordava di bandire i concorsi,
), col sindacato scuola Cgil e come movimento organizzavamo dei momenti di supporto, formazione e preparazione al concorso magistrale. Detta così, però, potrebbe sembrare una cosa rituale e fine a se stessa. Lo scopo fondamentale era favorire l'ingresso nella scuola di insegnanti di qualità, motivati, competenti e colti. E insieme fornire un supporto formativo alle nuove leve di colleghi insegnanti, usciti dall'istituto magistrale (divenuto poi liceo pedagogico), e anche dall'Università per insegnare nelle scuole medie e superiori.
La modalità prevalente che utilizzavamo e seguivamo: tra i colleghi direttori didattici e dirigenti scolastici, o tra insegnanti disponibili e competenti: formavamo una squadra.
Sceglievamo in comune un percorso formativo definendone il curricolo. Poi ciascuno di noi con le diverse modalità personali di presentazione facevamo una chiacchierata/lezione.
La mia chiacchierata spesso era supportata e surrogata da diapositive che avevo realizzato nella mia esperienza di maestro M.C.E.
Accanto a queste lezioni, in cui oltre alla comunicazione interagivamo con i nostri destinatari interlocutori, fornivamo delle tematiche da sviluppare per la prova scritta. Desumendo le dalle tracce degli ultimi concorsi, e ipotizzando i temi che avrebbero potuto dovuto essere scelti e individuati dal ministero.
Gli elaborati scritti venivano da ciascuno di noi analizzati, smontati, commentati. E seguivamo una griglia tassonomica che avevamo concordato. Provando a ipotizzare il voto finale in quarantesimi che allora veniva utilizzato. Fornendo consigli scritti e a voce commentando con ciascuna persona quando li consegnavamo il suo elaborato.
Un certo anno, oltre a noi già operatori scolastici, decidemmo di chiedere il contributo anche di qualche figura esterna al mondo della scuola di particolare prestigio e rilevanza.
Contattai pertanto l'amica e compagna Marcella Balconi.
Ho ancora in mente il giorno in cui ella venne da noi.
Centinaia di donne e uomini, giovani e meno giovani colmavano la sala del sindacato alla camera del lavoro.
Ero abbastanza imbarazzato quando Marcella arrivò.
La sua immancabile sigaretta accesa. Qualche tiro appassionato, strizzando gli occhi ... e mi disse subito: "ma guarda, caro Nanni, che io non intendo fare una lezione vera e propria in senso classico… Intendo chiacchierare con loro…"
Non c'era ancora il divieto formale ed esplicito a fumare nei luoghi pubblici.
Con il suo sguardo calmo e sicuro, guardò il suo uditorio…
Poi cominciò…
Si rivolse direttamente a qualche volto o sguardo che la colpiva particolarmente.
E cominciò ad interloquire.
Dopo i primi contatti, cominciarono ad alzarsi le mani chiedendo di parlare.
Lei guardava, osservava, accogliente, contentandosi di passare la parola da una persona all'altra. Apparentemente poteva sembrare una cosa alla buona. Informale.
Con il mio occhio di organizzatore, nutrivo qualche piccola immotivata preoccupazione.
Però, dalla platea, gli interventi personali erano tutti molto ricchi, oltremodo interessanti, e indirettamente collegati gli uni agli altri.
Ci fu qualche altra sigaretta per Marcella.
Poi verso il finale del tempo previsto, tirò le conclusioni mettendo magistralmente in relazione quanto era stato detto.
Non le era sfuggito nessun intervento o racconto personale.
Col suo tono sicuro e sapiente, usando un colloquiale "tu", passò da una notazione all'altra di quelle emerse tra gli astanti…
Concluse, con la sua voce forte e rassicurante: "in pratica, la lezione che mi è stato chiesto da Nanni e dagli altri compagni di tenere per voi, l'avete svolta voi.…"
Le mie preoccupazioni precedenti svanirono immediatamente. Senza esserci raccordati intenzionalmente, la brillante e geniale neuropsichiatra infantile, ci aveva regalato una autentica lezione di come deve e dovrebbe essere l'azione educativa. Collettiva, senza distinzione tra chi espone e i suoi uditori. In una continua interazione reciprocamente arricchente. Nessuno insegna davvero a nessuno: al massimo chi ha più competenze soprattutto metodologiche, le mette a disposizione dei discenti. E si impara tutti insieme. Ero esterrefatto, entusiasta… Ritrovai in quel contesto e in quella modalità, il maestro elementare che ero stato. Che non ha una verità pronta da regalare sminuzzata a bocconi. Molte volte anch'io mi ero ritrovato quando facevo il professore o il maestro, a dire ai miei alunni che trovavo molto interessante quello che loro avevano detto che li ringraziavo per avermi aiutato. Il tono e il clima di una vera azione educativa deve basarsi su una relazione profonda di interazione reciproca. Tutti partecipano attivamente. Ciascuno dalla sua parte.
Non entro nei particolari di quanto emerso in quella lezione con la stupenda psichiatra infantile. Militante politica, partigiana, fiera e sapiente comunista, era stata perfettamente coerente con se stessa.
Crescere insieme. Costruire insieme collaborando. Senza barriere o distinzioni di campo.
Al termine, la platea tardò moltissimo a svuotarsi. Tutte e tutti avevano qualcosa da dire personalmente a Marcella. Che con il suo occhio attento e profondamente disponibile, ascoltava tutte e tutti.
[Qualcosa del genere devo averlo già raccontato da qualche parte. Non ho ritrovato il testo degli anni scorsi. Ho ripercorso volentieri quei momenti. E regalo la narrazione ridotta all'osso e al nucleo di quella stupenda lezione attiva, che fu regalata a tutti noi. Soprattutto a me. E ne ringrazio quella stupenda persona. Siamo nell'epoca delle celebrazioni. Cent'anni fa lei era nata. Mi piace ricordarla così. Come quella volta in cui avevo imparato a conoscerla direttamente: e mi aveva raccontato che ricordava il mio nome, la mia storia, di quando ero nato, di chi ero… Non perdeva i particolare per strada. La sua lunga ricca e arricchente esperienza umana e professionale, era sempre totalmente integra: GRAZIE ANCORA COMPAGNA!]
Mi piace ricordare questa esperienza significativa in questo amaro momento di analfabetismo culturale e mentale. Di rigurgiti di fogna fascisti. Una figura luminosa ed emblematica, da ricordare non solo come celebrazione. Ma come modello mentale. E come esempio.

sabato 14 settembre 2019

AL BANCO DEI PEGNI
sì la capisco mi creda per lei ha certo
immenso valore non oso negarlo
ma mi perdoni egregio signore
questo vale per tutti
quando portano qui i loro gioielli preziosi
ma nessuno saprebbe o potrebbe apprezzarli
mi creda e non me ne voglia
uno sguardo luminoso colore di cielo
un sorriso profondo come tutta la galassia
orgasmi in extrasistole e parole sussurrate
di pregio certo di pregio ma non hanno mercato
dovrà accontentarsi nel cambio di questo modesto
porta pastiglie di peltro brunito
somiglia d'argento guardi
ci può mettere le speranze
ci può custodire la sua attesa amorosa
ci può ospitare il desiderio sospeso
ci può mettere frammenti della sua anima
i suoi sogni condivisi
le sue poesie d'amore
i fremiti i batticuori la lascivia le carezze
mi creda non posso darle di più ne sarei danneggiato
la sera d'autunno incipiente
ancora pregna dei vapori dell'estate
si contenta di far compagnia
alla delusione del baratto modesto
i passi strascicati per allontanarsi
curvi e col capo basso
dal bugigattolo buio del banco dei pegni
odoroso di vecchi cuoi
di vecchie pagine ingiallite
di abiti dismessi e gualciti
nella tasca il piccolo oggetto metallico
nel quale collocare con cura
ricordi fremiti attese pulsioni
non sarà difficile stipare tutto questo
che il tempo lentamente ha cercato
di rendere consunto
però forse magari il domani è qui dietro l'angolo
però forse magari la resurrezione è imminente
però forse magari il paradiso sta tornando
però
forse
magari

giovedì 12 settembre 2019

NOI, BUONISTI, GIA' CE LI PORTIAMO A "CASA NOSTRA"...











L.A.... P.I.A.G.A.... C.H.E.... C.O.N.T.I.N.U.A…
[Migrazioni, respingimenti, annegamenti e morti da non dimenticare]
Terminata la kermesse, il gruppo al quale avevo lanciato l'idea dei flash mob in Piazza del Duomo un anno fa, è tornato ad occuparsi d'altro. Mi auguro per loro non con analoghi epiloghi come un anno fa… Quando chi dava fastidio, come pare dessi io a loro, con un pretesto squallido fu invitato a togliersi di mezzo… Con sciocche e squallide maldicenze… Da una fanciulla che sperava in quel modo di attirare la mia attenzione…
Per quanto i dati numerici sul fenomeno migratorio riguardo all'Italia fossero fasulli, inventati e propagandati ad hoc dal fascio leghista e propagandista aspirante plenipotenziario, LA MIGRAZIONE CONTINUA AD ESSERE UN FENOMENO TERRIFICANTE E DOLOROSO. Dopo secoli di devastazione delle terre d'origine da parte delle cosiddette civiltà occidentali, fiumi umani si riversano verso improbabile Eden, pronto a scaricarli a mare, facendoli affogare in un fango ignobile…
Un anno è passato.. la realtà rimane drammatica: non affrontata dai vari governi in carica...spesso solo demonizzata , esorcizzata, nascosta sotto il tappeto...usata come specchietto per le allodole citrulle... E' questione che riguarda tutta l'umanità, a cominciare dai paesi affacciati sul mediterraneo e da tutta la Comunità Europea... Quella dove occupava uno scranno fino a qualche anno addietro lo stesso "sceriffo bestia", là assenteista abituale. Per poi farne il suo cavallo di battaglia abituale ideologico...
Ringrazio Rai tre radio, prima pagina, di avere rilanciato la notizia che la dolorosa tematica viene ripresentata al consesso europeo.
Riprendo ora e nei giorni prossimi la pubblicazione dei versi che ho dedicato un anno fa ad una delle allora 50.000 vittime, dandole un nome, inventandole una storia, rilanciando il grido dolorosa d'allarme… Ho assunto simbolicamente la vittima «Semira Adamu». Che non conosco. Come non conosco individualmente nessuna delle infinite vittime dei respingimenti dolosi e criminali. Conosco solo la sciagura!

mercoledì 11 settembre 2019

Regali del tempo
QUEST'ODIO NON TI SOMIGLIA. Rogas ed. Autore Carlo Scovino.
Da un po' di tempo stavo rinunciando ad occasioni vitalizzanti: il "colpo della strega", lombalgia per intenderci. Collegata ad altri aspetti… Eppure il tempo mi ha regalato una sorpresa graditissima.
Nel cuore della città, in quella che era stata una libreria su vari piani, veniva presentata dall'autore l'ultima sua gemma.
Anni fa, in un giorno di nevischio avevo visto andar buca la presentazione di un mio libro.
Carlo Scovino: poliedrico, ricchissimo di umanità, studioso e docente universitario…
Avendo letto la sua precedente opera senza conoscerlo personalmente ero un po' prevenuto. Ricchissimo, documentatissimo, credevo di accingermi ad una dotta lezione…
È stata una lezione di profonda umanità, empatia, una lectio magistralis profondamente arricchente. Una visione rasserenante ma con dovizia estrema di documentazione.
L'omosessualità in divisa.
Ho gustato divertito e compiaciuto la brillante esposizione.
In particolare i flash nei quali raccontava dell'episodio parigino di anni fa, quando un poliziotto fu chiamato ufficialmente a celebrare la vittima in divisa, il suo compagno, e aveva concluso il suo intervento pubblico con le parole:
" JE T’AIME…",
Ti amo…
Il regalo era offerto da Amnesty International. Come pure l'opera di Scovino.
“I diritti d’autore andranno per metà ad Amnesty e per l'altra metà a POLIS aperta." Organismo che all'interno dell'apparato dello Stato in divisa, si occupa di rendere esplicito un fenomeno naturale. L'omosessualità anche nei corpi dello Stato che indossano la divisa.
Era presente, accanto all'autore/relatore un testimone. Funzionario di polizia.
Che ci ha regalato la propria esperienza personale.
Invito certamente a leggere l'opera.
Mi sono permesso qualche notazione.
«Un flash illuminante su un aspetto nel passato tenuto nascosto, trascurato, celato. L'omosessualità, considerata un fenomeno di devianza, di malattia, da un'opinione pubblica superficiale e becera, esiste! È perciò un fatto naturale e reale. Anche nei corpi separati dello Stato che indossano l'uniforme.
Ma somiglia ad altri aspetti pure considerati di devianza.
Io stesso da bambino e poi da adolescente vissi e subii lo status nel quale mi trovavo come devianza. Errore. I miei 11 anni trascorsi in un' "istituzione totale" quale era un orfanotrofio, vivevano una contraddizione analoga. La divisa, la testa rapata, le perquisizioni personali, il divieto categorico alla propria riservatezza...
A sentirmi "sbagliato" ero io; ma a farmi sentire tale erano gli sguardi e le parole con le quali venivo guardato.
Insieme agli orfanelli del mio tempo, e poi ai meridionali immigrati, ai malati di mente, alle donne, ai minori… Gli sguardi malevoli, le espressioni ipocritamente pietose, la stessa terminologia lessicale usata inventavano la inesistente anomalia.
"Poveri bambini… Poveri i matti… Poverina questa donna… Poveracci i migranti, i rom, insomma tutti coloro che non sono come noi…"
Lo sguardo falsamente pietoso inventava e creava lo stigma…
«Sì, è vero, è un immigrato… però si dà da fare ed è un ottimo lavoratore…
Sì, però per essere una donna, è abbastanza intelligente e istruita…
Sì, è omosessuale, però è una persona in gamba…
Si, sarà pure un malato di mente, però non è pericoloso ed è fondamentalmente buono…»
Possiamo aggiungere il repertorio feroce di termini usati per stigmatizzare ciascuna di queste categorie umane.
Ultima sfumatura, rispetto al mondo gay: mi è capitato alcune volte nei gay pride, di sentire qualcuno che mi diceva: "beh, sai, io lo faccio per solidarietà a partecipare qui, però a te lo posso dire sono eterosessuale…"
Un po' come in quel racconto che credo di attribuire a Gianni Rodari: su coloro che sapevano o non sapevano fare "LA LINGUA A CUCCHIAIO". Gli uni e gli altri in quella realtà si guardavano in cagnesco reciprocamente e con sospetto. E consideravano devianti, sbagliati, pericolosi quelli dall'altra parte.
Non ci vuole molto: il problema non esiste. Esiste solo in chi lo inventa, lo costruisce, se ne serve per suoi limiti personali.
Esistono persone. 5/10% della popolazione mondiale è naturalmente omosessuale. Me lo spiegò anni fa uno stimato amico leader di Arcigay novarese.
Non è una malattia.
Non è perciò curabile.
Non è perciò una devianza o un errore. Chi è omosessuale non è "sbagliato".
È ed esiste e basta!
È stato un regalo del tempo, lo ripeto.
Ho rincontrato, come molte volte in queste occasioni pubbliche di impegno, una stupenda collega di quando facevo il maestro elementare. Vitale, stupenda e raggiante come la vedo sempre. Le ho chiesto la ricetta per raggiungere i suoi novant'anni. (A me mancano ancora alcuni decenni…)
Ho visto persone stupende. Una ragazza giovanissima che conobbi circa un decennio fa durante le lotte studentesche novaresi. La trovo ogni volta più bella, più giovane, e le regalo il mio apprezzamento.
Ho visto fondamentalmente persone belle, con gli occhi puliti, e fa bene all'anima e al cuore in questi momenti in cui ritornano rigurgiti di malvagità, di odio, di ignoranza e di idiozia.
Il mondo e la realtà sono decisamente migliori di quelli che a volte purtroppo con rammarico e terrore, ci raffiguriamo.
Un regalo di ottimismo.
Di mente pulita.
Una fotografia lucida, nitida, di speranza unita alla volontà indefessa di proseguire per la strada. Carlo Scovino ci ha detto che lui fa così. E ce l'ha detto Amnesty con la sua portavoce Vincenza Laccisaglia. Ce l'hanno detto gli sguardi e le presenze della serata di ieri sera.
Il relatore credo mi abbia perdonato di essere uscito dal seminato della tematica che lui proponeva. Ho voluto intenzionalmente fare una zoomata all'indietro. Uscendo dall'esperienza descritta e documentata della omosessualità nella caserma.
Per allargare il discorso a tutte le manifestazioni del comportamento umano, stupidamente definite e ritenute "sbagliate", da curare… Gli sguardi e le parole con cui vengono guardati questi aspetti sono loro i mostri che creano il problema.
Pregiudizi dolosi di chi cerca omogeneità fasulla, stereotipa, omologazione seriale…
Da parte di chi e terrorizzato dal sospetto di non essere fotocopia degli altri.
E cerca un capro espiatorio nel quale scaricare le proprie paure. I propri fantasmi mentali...
Chi definisce l'altro: migrante, omosessuale, donna (e quindi inferiore, stupida), deviante, sbagliato, crede esorcisticamente di buttar fuori aspetti che teme di avere dentro di sé.
Se imparassimo un po' tutti, finalmente, a narrare e a narrarci. Raccontando noi stessi aiuteremmo tutti gli altri, noi compresi, a creare una visione del mondo meno patologica!
Grazie per ciò ad Amnesty; a Carlo Scovino. Grazie a tutti i presenti.
[Allego qualche foto modesta della serata. La dedica che Carlo mi ha fatto sulla copia che ho acquistato. Allego il mio entusiasmo.]