sì proprio qui
su questa landa grigia
giuro che sei apparsa
immagine nitida
con bagliori di fiamma
non dubito a credere
nella catasta infuocata
il fiato accanito
rallenta
e ne tremi ancora tutta
aggrappata al mio braccio
il tuo sguardo in stand by
cancella ogni bruma
sicuro e definitivo
dono esclusivo prezioso
Nanni OMODEO ZORINI Qfwf
domenica 25 settembre 2016
martedì 20 settembre 2016
UN SOLE VIOLENTO
Un sole violento
rabbioso faceva sgambetto alle folate di vento incespicando entrambi nei passi claudicanti extrasistole da togliere il fiato provvisorio senza redenzione alcuna probabile sguardi già spenti raminghi a frugare altrove altri profili simili a questo da rinviare sine die qualsiasi barlume di speranza covata dentro rinviata allegria negata luce studiando la mestizia unica risorsa nel giorno malato |
SMARRIMENTI
SMARRIMENTI
le mani affondate nel cesto
frugano con la memoria
stilografiche
portachiavi orologio
macchinine a pedali anni 40
il ballatoio lungo per le prime fumate bambine
il cane giallo bassotto snodato con le ruote
la casa avita
l'odore del fico in cortile
chiome fluenti di mericanina
voci e sguardi
amplessi di corpi remoti
odore intenso di mimosa
crochi bianchi spuntati tra la neve
le serenate di Tosti al piano
i denti bianchi nel sorriso del babbo
testa rapata da orfanelli
succo denso di liquerizia di legno
certi istanti
addirittura mi pare
di smarrire il tuo sguardo
con un vuoto nel cuore
non resta
che affondare di nuovo le mani
nel cesto degli smarrimenti
che forse
tutto si può ritrovare
elaborando il lutto
la separazione completa
finché almeno qualcosa
essenziale riappare
soprattutto il tuo volto il tuo sguardo
la tua voce argentina che ride
altrimenti
c'è davvero da smarrirsi
da perdersi del tutto
prima che il tempo sia consumato
e l' orologio gentile ritarda
trovando nuova sabbia fine
da centellinare alla clessidra
ritiro le mani vuote colme di ricordi
e lascio il cesto nel baule
per baciare l'azzurro infinito
incontaminato
e bere il tuo fiato che mi consola
acqua di fonte preziosa
per questa sete inesausta
smarrimenti smarriti
fiati ritrovati
vivi intensi profumati
c'è ancora molto tempo
prima di smettere la speranza
e di riporre l'allegria
ti carezzo la guancia
e bacio la tua umida presenza
che mi consola
fremente e intensa
intima sensuale leggiadra
la sera può anche venire
la luce dell'alba
è una promessa indifferibile
ci conto
le mani affondate nel cesto
frugano con la memoria
stilografiche
portachiavi orologio
macchinine a pedali anni 40
il ballatoio lungo per le prime fumate bambine
il cane giallo bassotto snodato con le ruote
la casa avita
l'odore del fico in cortile
chiome fluenti di mericanina
voci e sguardi
amplessi di corpi remoti
odore intenso di mimosa
crochi bianchi spuntati tra la neve
le serenate di Tosti al piano
i denti bianchi nel sorriso del babbo
testa rapata da orfanelli
succo denso di liquerizia di legno
certi istanti
addirittura mi pare
di smarrire il tuo sguardo
con un vuoto nel cuore
non resta
che affondare di nuovo le mani
nel cesto degli smarrimenti
che forse
tutto si può ritrovare
elaborando il lutto
la separazione completa
finché almeno qualcosa
essenziale riappare
soprattutto il tuo volto il tuo sguardo
la tua voce argentina che ride
altrimenti
c'è davvero da smarrirsi
da perdersi del tutto
prima che il tempo sia consumato
e l' orologio gentile ritarda
trovando nuova sabbia fine
da centellinare alla clessidra
ritiro le mani vuote colme di ricordi
e lascio il cesto nel baule
per baciare l'azzurro infinito
incontaminato
e bere il tuo fiato che mi consola
acqua di fonte preziosa
per questa sete inesausta
smarrimenti smarriti
fiati ritrovati
vivi intensi profumati
c'è ancora molto tempo
prima di smettere la speranza
e di riporre l'allegria
ti carezzo la guancia
e bacio la tua umida presenza
che mi consola
fremente e intensa
intima sensuale leggiadra
la sera può anche venire
la luce dell'alba
è una promessa indifferibile
ci conto
LA TUA PAURA
LA TUA PAURA
ed erano fumi grigi opachi
molesti levatisi da stagni
unti appiccicosi
restavano attaccati alle dita
a sfiorarti
annebbiando solo un poco
lo sguardo terso di cielo
che sai regalare tu
e ho avuto timore quasi
ma piano
dolce
risoluto insieme
t'ho soffiato un vento addosso
di sorrisi e speranza
balbettato un poco
incerto ma forte
cantandoti melodie di parole
lavando
e detergendo del tutto
un po' alla volta
con calma
ogni viluppo
e il tuo nudo terso
torna a risorgere
azzurro di sguardi
finché l'alba
torna sovrana
vittoriosa
a sorridere al tempo infinito
ed erano fumi grigi opachi
molesti levatisi da stagni
unti appiccicosi
restavano attaccati alle dita
a sfiorarti
annebbiando solo un poco
lo sguardo terso di cielo
che sai regalare tu
e ho avuto timore quasi
ma piano
dolce
risoluto insieme
t'ho soffiato un vento addosso
di sorrisi e speranza
balbettato un poco
incerto ma forte
cantandoti melodie di parole
lavando
e detergendo del tutto
un po' alla volta
con calma
ogni viluppo
e il tuo nudo terso
torna a risorgere
azzurro di sguardi
finché l'alba
torna sovrana
vittoriosa
a sorridere al tempo infinito
venerdì 9 settembre 2016
L’AMORE DELLE TRE MELAGRANE -.11
·
L’AMORE
DELLE TRE MELAGRANE -.11- dopo i primi giorni di scuola da maestro-
·
La ragazza di 1000 anni prima,
divenuta ora mamma, aveva continuato il dialogo in Messenger con il suo antico
maestro incanutito. E a lui ogni volta batteva il cuore riandando con nostalgia
a quel tempo lontano, che teneva congelato nella memoria in stand-by.
Riprendeva continuità con il proprio passato con la propria vita. Sentiva che
la stava prolungando. Dilatando. Appena arrivava un nuovo messaggio nel
socializzava il contenuto con la sua amatissima fanciulla. Alla quale pure
batteva il cuore insieme al suo di tenerezza, perché vedeva o credeva di vedere
un prolungarsi all'infinito all'indietro e in avanti della vita della mente del
pensiero nell'anima dell'uomo della sua vita.
La conversazione, magicamente incanalatasi nell’etere, aveva
ripreso a viaggiare alla grande. A quel punto il narratore, che un po' per
narcisismo, un po' anche per senso della realtà e obiettività continuerò qui a
chiamare Nanni, ebbe qualche pruderie, qualche scrupolo… Avrebbe potuto
continuare a chiamare i personaggi di questa conversazione con dei "non
nomi" fatti di lettere illeggibili!? Decise a quel punto, che avrebbe
chiamato l'alunna ragazza mamma ora: Olga. Così. Per impulso. "Speriamo
che non ci rimanga male e che ne sia contenta, disse tra sé il narratore,
bofonchiando…"
Olga-Sono all'aeroporto di Tallin e aspetto di tornare a casa,
ho letto ora il tuo ricordo del ragazzo contadino della frazione dove io tutt'ora abito. Ti ricordo che avevamo
addirittura fatto una uscita di un'intera giornata tra i sentieri nei prati di
proprietà della famiglia di F……., così si chiama quel ragazzo. Non ha avuto
vita facile, arrestato, ferito a coltellate, molto spesso ubriaco, non è stato
facile neppure per la famiglia che qualche anno fa ha addirittura cambiato
residenza per non avere più a che fare con lui. poi c'era L….., un piccolo
argento vivo dai riccioli neri, sposato con un' inglese purtroppo ci ha
lasciato proprio qualche mese fa a seguito di un infarto, è stato il primo che
se ne è andato e mi ha messo in crisi, sia perché era un altro che nascondeva i
suoi sentimenti dietro a una bevuta o una chiassata sia perché quasi a tutti i
miei compagni volevo veramente bene. Ora più che mai mi accorgo che quanto si
riceve o non si riceve da bambini condizioni il futuro, chi è forte può
cambiarlo chi non lo è può spesso subirlo. ma i ricordi più teneri mi arrivano
proprio da chi non ha saputo essere troppo forte.
Nanni- Cara Olga,, grazie del tuo
messaggio. Certo, F…..,, ma ovviamente non ho voluto mettere il nome come non
ho messo neanche quello del paese o della frazione...per rispettare la privacy.
Il ricordo che hai letto fa parte di una specie di romanzo/racconto che
pubblico solamente sul mio blog(nanniomodeozorini.blogspot.com) e su FB...(
estremamente deluso dagli editori che con gli autori non ancora noti ne
approfittano e chiedono soldi per stampare e come ho verificato al salone del
libro non diffondono le opere ma la regalano in omaggio…! ) Ora che mi hai
descritto L….. mi viene in mente di lui. Il ragazzo che nel racconto faceva i
salti zompandò per aria e notando che quella maestra si era fatta rifare la
plastica nasale, capelli rossi, efelidi, era pur della frazione mi pare, ma non
me ne ricordo il nome. mi sono limitato a citare due episodi di F….. che mi
aveva morsicato la mano e che poi ero riuscito almeno allora a recuperare con
quel ruolo di aiutante maestro di scienze; e quello del naso rifatto…! Se avrai
modo di metterci gli occhi, noterai che è una narrazione a puntate, con un
misto di montaggio di chat, di ricordi e di chiacchierate. Un contenitore che a
me piace molto nella narrazione, con la struttura portante determinata da una
rilettura pretestuosa della fiaba da Italo Calvino: da ciascuna delle tre
melagrane esce un pezzetto di epoca o di
dimensione narrativa. Per ora sono nella prima, quella della realtà o pseudo
realtà narrativa. La seconda, per ora solo accennata e anticipata, è quella
dell'ipotesi di lettura del passato come se le cose di allora fossero andate in
un altro modo. La terza prescinde assolutamente dall'incontro che il
protagonista ha con la sua coprotagonista narrativa, e si riduce alla miseria
malinconica di un passato senza quell'episodio vivificante! Mi sono permesso di
spiegartelo perché spesso nelle mie narrazione uso una struttura complessa o
addirittura complicata.Prima o poi mi capiterà di fare dei giri in auto o con
il mio maxi scooter, anche per venire a rimettere il naso in quei posti e poi
per cercare lassù un pied à terre... che da quando ho lasciato per i motivi che
ti ho detto altrove la casa che avevo in quelle parti. Da qualche anno cerco qualcosa ma non trovo nulla
di adeguato (monolocale autonomo, senza i prezzi astronomici da turista …!) da
quando sono in "quiescenza" dopo l'insegnamento e 26 anni da
dirigente scolastico, mi dedico a scrivere versi, narrativa, pamphlet o cose
varie sul socialnetwork. E ovviamente mi dedico a ricordare, vivere, a
raccontare, ridere e nel limite del possibile essere felice! Immagino
naturalmente che dato che stavi per imbarcarti quando mi hai scritto mi
leggerai al tuo arrivo in Italia, a casa…
Utilizzati bene anche i
socialnetwork servono per comunicare davvero, riallacciare relazioni, fare
circolare idee e pensieri. Chi ama scrivere desidera soprattutto trovare i
destinatari della sua comunicazione, anche senza pubblicare a stampa . spero,
prima o poi di rivedere qualcuno di voi, anche se è naturale che i ricordi
rimangono nell'empireo immutati come li abbiamo immagazzinati quando li abbiamo
vissuti, ma la curiosità di scoprire che cosa è diventato il mondo che
ricordavamo e le persone che abbiamo ancora nel cuore, ci stuzzica a curiosare
dentro! Un abbraccio! (In FB ho due account uno al nome Nanni che non uso più
da quando me l'avevano bloccato , e solo successivamente riattivato,
obbligandomi a mettere il mio nome anagrafico Giovanni) sono comunque rimango
sempre Nanni. Ciao
·
Olga- Certo, la maestra con il naso rifatto, maestra
R….., che ai miei occhi da bambina era innamorata di te. Mi sembra invece di
ricordare che il tuo più grande ostacolo fosse la maestra tal dei tali di quella
bella città del Cusio, è morta solo pochi mesi fa dopo lunghi anni di
Alzheimer, la vedevo spesso con la badante. Il ragazzo dai capelli rossi è F…..
, anche lui come quello che ti morsicò la mano di due o tre anni più vecchi,
allora alle elementari si bocciava eccome! Lui è un bravissimo ragazzo, non
vive più qui da quando si è sposato e ha due figli. Mi sembra anche di
ricordare un altro piccoletto della frazione collinare, molto amico di lui, e a
Aspasia, alta magrissima e un po ' acida, entrambi orfani di padre , tu avessi
fatto un regalo di Natale spiegandoci che non dovevamo essere gelosi perché noi
avevamo un padre in più che loro non avevano. Con Aspasia c'erano sempre
contrasti e noi della classe l'avevamo un po' isolata, un giorno che lei non
c'era tu ci hai fatto presente che nonostante riconoscessi anche tu il
difficile carattere ciò che stavamo facendo non era giusto. So che da quel giorno ho sempre cercato di essere
più cordiale con lei. Ancora oggi è
acidina, purtroppo senza figli e con un marito con una malattia progressiva che
vincola un po ' la loro vita e che lei tratta male, ma quando la vedo ricordo
sempre te e le tue parole e cerco di essere carina (anche se a volte sta
proprio sulle balle! Scusa la schiettezza ). Mamma mia sembra di parlare della
classe del libro cuore, ma anche oggi le classi sono così variegate? Ricordo che
ci avevi fatto fare un mercato per finta in classe con il sistema inglese, non
il metrico decimale, perché forse l'Inghilterra aveva proprio in quell'anno
cambiato qualcosa. Ora scappo al lavoro, non sono in quiescenza e non so quando
mai lo sarò. Un altra volta se non ti annoio ti parlerò di me. buona giornata,
appena ho tempo leggerò il tuo blog, saluti
Nanni- , sei formidabile! Prima che tu vada a
lavorare posso chiedere il permesso ovviamente cambiando nomi e situazioni di
utilizzare il tuo bellissimo testo che mi hai mandato per il mio racconto
romanzo?
Mi scuso anche se l'altra volta non l'avevo fatto…. di
chiedertelo
Olga-Nessun problema da parte mia
Dopo
aver trascorso una mattinata intensa tenera e affettuosa, si erano concessi uno
spuntino. E lui aveva continuamente dovuto cercare di tenerla a freno, perché
lei voleva ad ogni costo rimettere a posto la cucina. "Sei la mia regina,
la mia principessa, la mia baronessina… Mi occupo io di queste cose!"
Lei
aveva sorriso con dolcezza e insieme avevano terminato di fare un po' d'ordine
nella sua casa antro che lui definiva da “ om salbadg”, uomo selvatico, come
aveva imparato a dire in Val d'Ossola.
"Mi
piace sempre di più l'immagine che vien fuori dai tuoi racconti e da queste
conversazioni scritte, e che mi permettono di conoscere meglio l'uomo che ho
incontrato tanti anni fa e che ora è qui ed è il mio uomo! Vederti così, nel
tuo ruolo di maestro, con quei bambini di allora, ora diventati adulti, che
interagiscono col presente nella narrazione. E naturalmente li vedo bambini
come tu me li racconti. Forse tu stesso oggi tenterete riconoscerli. Eppure
riesce a farli rivivere e muovere e agire sulla scena del teatro del nostro
romanzo racconto.
Sarebbe
buffo per me conoscerli ora, più grandi di me, che ricordano e dicono cose di
quel tuo passato che io cullo coccolo e carezzo ascoltando e leggendo…."
Lui
la teneva tra le sue braccia, le carezzava la gota, beveva golosamente i suoi
sguardi. Presto si sarebbero messi di nuovo a volare nel loro Eden. Fuori del
tempo ma insieme radicato nel presente. Radicato anche nel passato che
riviveva. Nel bambino che lui era stato. Nella bambina che era stata lei. Negli
adulti che erano ora e che diventavano sempre di più intimi. Unici. Come unica
era, straordinaria, eccezionale ed esclusiva la loro storia d'amore.
Tutte
le storie d'amore paiono in qualche momento uniche, speciali, eccezionali…
La
loro si stava attrezzando per esserlo in modo superlativo. Da anni ormai era
stato un continuo crescendo. Nessuna nube. Sempre e solo una maggiore
intensità, conoscenza, profondità. Sapevano che Fernando Pessoa aveva definito
tutte le storie d'amore e le lettere d'amore come ridicole. Ma in quel modo di dirle
ridicole c'era dentro una profonda tenerezza. Entrambi si erano molte volte
detti che la realtà è il mondo esistono e sono fatti esattamente come noi li
vogliamo e li vediamo. E quindi più che legittimo è normale che loro
definissero orgogliosamente la loro vicenda la più sublime. A confronto con le
altre ascoltate o vissute, certo. Ma ciascuno di loro due sapeva e ne era molto
convinto che la loro "era ancora più sublime". E chi narra, non può
che prendere parte per la loro visione. Pertanto, conferma che quell'altra
Nanni/Artemisia rappresentava davvero un archetipo, il non plus ultra,
l'eccezione, il miracolo. Nella visione laica e per nulla trascendente,
vedevano, in questo, l'unico miracolo possibile! E si compiacevano dei
connotati mistici che il loro amore assumeva sempre di più.
UN SOLEVIOLENTO
Un sole violento
rabbioso
faceva sgambetto
alle folate di vento
incespicando
entrambi
nei passi claudicanti
extrasistole
da togliere il fiato
provvisorio
senza redenzione alcuna
probabile
rabbioso
faceva sgambetto
alle folate di vento
incespicando
entrambi
nei passi claudicanti
extrasistole
da togliere il fiato
provvisorio
senza redenzione alcuna
probabile
sguardi già spenti
raminghi
a frugare altrove
altri profili simili
a questo
raminghi
a frugare altrove
altri profili simili
a questo
da rinviare sine die
qualsiasi barlume di speranza
covata dentro
rinviata allegria
negata luce
studiando la mestizia
unica risorsa
nel giorno
malato
Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
qualsiasi barlume di speranza
covata dentro
rinviata allegria
negata luce
studiando la mestizia
unica risorsa
nel giorno
malato
Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
FRAMMENTI NARRATIVI RINVENUTI NELLO SPAZIO TEMPO
FRAMMENTI NARRATIVI RINVENUTI NELLO SPAZIO TEMPO…“… e la cosa davvero fantastica, era proprio quella che, nonostante non esistesse collegamento evidente o visibile, o ammissibile, avveniva continuamente il contatto via etere, con l’entità sconosciuta all’osservatore…
L’identità inammissibile riusciva a interagire nello spazio-tempo. Ricambiata. Corrisposta . Per quanto ufficialmente negata. Impossibile…
Difficile, ma non impossibile, decodificare i flussi verbali, dal criptogramma…
Uno, a caso, diceva proprio:
« grtf Claapstannng, l, 57 cipperbanger, …» Di cui si scorge qui la trascrizione pedissequa apparentemente assurda. Ma il cui significato poteva essere variamente interpretato, ovviamente con infinite ombre di dubbio…:
«… Anch'io sto ancora pensando intensamente a te… Stanne pure certa… Come vedi sono continuamente vicino e dentro i tuoi pensieri, per turbarti, affascinarti, sedurti…
Nell'ultimo contatto mi dicevi che senti molto la mia mancanza visiva, tattile, odorosa, fisica… Io sento la tua, e mi appare sempre più reale, come quando l'altro giorno ci siamo incontrati e ti sentivo tremare e vedevo il tuo sguardo appassionato infuocato acceso lubrico luminoso umido sensuale…
Apprezzo che tu abbia gradito la mia ultima immagine che ho offerto. Come a te piace tengo la barba corta corta, il mio sguardo ti scruta e ti spoglia, scurrile e osceno, perché mi piace piacerti e mi piace piacerti così…
Cerco di somigliare il più possibile nelle foto che carico mie, a quel personaggio del tuo passato che ti aveva incatenata. E che credevi di aver incontrato di nuovo. E di cui a volte mi racconti vicende che io sicuramente credo fantasie tue.
Ora aspetto il tuo nuovo contatto, mia bella troietta, mia donna segreta, amica e insieme concubina nei momenti proibiti, che mi regali di nascosto da lei. E da quel lui che io penso proprio non esista….»
«bnnnn… fgttrwy…. Blurpant, eyyyhhtrw! Mivtrxxx ….» era la risposta che tornava virtuale ma per nulla virtuosa, umda e bagnata del suo profumo di donna…
Che poteva certo forse essere tradotta e interpretata:
«… Stai tranquillo, quel lui è per te solo una fantasia, e così deve essere, e così è anche per me… Lontano 1000 millanta anni luce, è un ricordo col quale, vero o fantastico che sia, col quale mi sono divertita e ho avuto piacere immenso, fisicamente o con la fantasia, ma questo a te non riguarda… Accontentati di quello che ti do qui in questi contatti e in quelli feroci che mi regali nei nostri connubi clandestini…»
Il narratore fuori campo, voce narrante, sguardo allucinato, visionario veggente, sotto le sue mentite spoglie di volta in volta vuoi di barone di Barumini, duca professore poeta, portiere di giorno e di notte, terapeuta maestro di lingua e di carne, incerto lui stesso della propria identità, coglieva come voleva e poteva quei messaggi decrittandoli, estasiato, ammaliato, pugnalato e assassinato, sofferente e dolorante nell'anima nei sensi nella carne…
E provava tentando altre e diverse versioni decrittate: (che potevano perciò anche essere lette così…)
«… Anch'io sto ancora rompendomi molto le palle qui dove lavoro… Come dici anche di te. Stanne pure certa… Come vedi sono continuamente vicino e dentro i tuoi pensieri, per farti divertire raccontarti barzellette sconce e episodi ridicoli…
Nell'ultimo contatto mi dicevi che senti molto la mancanza visiva, tattile, mentre ci scambiamo queste cretinate qui con i messaggi… E mi pare di averti vicina come l'altro giorno quando ci siamo incontrati ridevi contenta e divertita libera dalle tue preoccupazioni…e mi sei solo amica... e non vuoi che sia di più... per riguardo alla mia lei... va bene, mi contento...
Apprezzo che tu abbia gradito la mia ultima immagine che ho offerto. Come a te piace tengo la barba corta corta, il mio sguardo ti sorride e ride con te, perché mi piace avere un'amica un po' stupidotta ma simpaticissima come te , che sei molto meglio della mia lei…
Cerco di somigliare il più possibile nelle foto che carico mie, a quel personaggio del tuo passato che ti aveva incatenata. E che dici che credevi di aver incontrato di nuovo. E di cui a volte mi racconti vicende che io sicuramente preferisco credere fantasie tue.
Ora aspetto il tuo nuovo contatto, mia cara, mia amica segreta, amica e insieme confidente nei momenti proibiti, che mi regali di nascosto da lei. E da quel lui che io penso proprio non esista….»
«… Stai tranquillo, quel lui è per te solo una fantasia, e così deve essere, e così è anche per me… Lontano 1000 millanta anni luce, e galassie di distanze siderali,è un ricordo col quale, vero o fantastico che sia, mi sono divertita e ho avuto piacere immenso, fisicamente o con la fantasia, ma questo a te non riguarda… Accontentati di quello che ti do qui in questi contatti e incontri occasionali che ti regalo nei nostri colloqui e chat scrivendo delle puttanate negli incontri clandestini… dalla tua lei e dal mio lui fantastico…preferisco averti solo come amico...»
(frammenti e pagine sparse,pag. 64, da "Onirie narrative, fantasiose e fantastiche…" 1943, Ed. Improbabili, Antiochia. Eugenio Azari)
A cura di Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
L’identità inammissibile riusciva a interagire nello spazio-tempo. Ricambiata. Corrisposta . Per quanto ufficialmente negata. Impossibile…
Difficile, ma non impossibile, decodificare i flussi verbali, dal criptogramma…
Uno, a caso, diceva proprio:
« grtf Claapstannng, l, 57 cipperbanger, …» Di cui si scorge qui la trascrizione pedissequa apparentemente assurda. Ma il cui significato poteva essere variamente interpretato, ovviamente con infinite ombre di dubbio…:
«… Anch'io sto ancora pensando intensamente a te… Stanne pure certa… Come vedi sono continuamente vicino e dentro i tuoi pensieri, per turbarti, affascinarti, sedurti…
Nell'ultimo contatto mi dicevi che senti molto la mia mancanza visiva, tattile, odorosa, fisica… Io sento la tua, e mi appare sempre più reale, come quando l'altro giorno ci siamo incontrati e ti sentivo tremare e vedevo il tuo sguardo appassionato infuocato acceso lubrico luminoso umido sensuale…
Apprezzo che tu abbia gradito la mia ultima immagine che ho offerto. Come a te piace tengo la barba corta corta, il mio sguardo ti scruta e ti spoglia, scurrile e osceno, perché mi piace piacerti e mi piace piacerti così…
Cerco di somigliare il più possibile nelle foto che carico mie, a quel personaggio del tuo passato che ti aveva incatenata. E che credevi di aver incontrato di nuovo. E di cui a volte mi racconti vicende che io sicuramente credo fantasie tue.
Ora aspetto il tuo nuovo contatto, mia bella troietta, mia donna segreta, amica e insieme concubina nei momenti proibiti, che mi regali di nascosto da lei. E da quel lui che io penso proprio non esista….»
«bnnnn… fgttrwy…. Blurpant, eyyyhhtrw! Mivtrxxx ….» era la risposta che tornava virtuale ma per nulla virtuosa, umda e bagnata del suo profumo di donna…
Che poteva certo forse essere tradotta e interpretata:
«… Stai tranquillo, quel lui è per te solo una fantasia, e così deve essere, e così è anche per me… Lontano 1000 millanta anni luce, è un ricordo col quale, vero o fantastico che sia, col quale mi sono divertita e ho avuto piacere immenso, fisicamente o con la fantasia, ma questo a te non riguarda… Accontentati di quello che ti do qui in questi contatti e in quelli feroci che mi regali nei nostri connubi clandestini…»
Il narratore fuori campo, voce narrante, sguardo allucinato, visionario veggente, sotto le sue mentite spoglie di volta in volta vuoi di barone di Barumini, duca professore poeta, portiere di giorno e di notte, terapeuta maestro di lingua e di carne, incerto lui stesso della propria identità, coglieva come voleva e poteva quei messaggi decrittandoli, estasiato, ammaliato, pugnalato e assassinato, sofferente e dolorante nell'anima nei sensi nella carne…
E provava tentando altre e diverse versioni decrittate: (che potevano perciò anche essere lette così…)
«… Anch'io sto ancora rompendomi molto le palle qui dove lavoro… Come dici anche di te. Stanne pure certa… Come vedi sono continuamente vicino e dentro i tuoi pensieri, per farti divertire raccontarti barzellette sconce e episodi ridicoli…
Nell'ultimo contatto mi dicevi che senti molto la mancanza visiva, tattile, mentre ci scambiamo queste cretinate qui con i messaggi… E mi pare di averti vicina come l'altro giorno quando ci siamo incontrati ridevi contenta e divertita libera dalle tue preoccupazioni…e mi sei solo amica... e non vuoi che sia di più... per riguardo alla mia lei... va bene, mi contento...
Apprezzo che tu abbia gradito la mia ultima immagine che ho offerto. Come a te piace tengo la barba corta corta, il mio sguardo ti sorride e ride con te, perché mi piace avere un'amica un po' stupidotta ma simpaticissima come te , che sei molto meglio della mia lei…
Cerco di somigliare il più possibile nelle foto che carico mie, a quel personaggio del tuo passato che ti aveva incatenata. E che dici che credevi di aver incontrato di nuovo. E di cui a volte mi racconti vicende che io sicuramente preferisco credere fantasie tue.
Ora aspetto il tuo nuovo contatto, mia cara, mia amica segreta, amica e insieme confidente nei momenti proibiti, che mi regali di nascosto da lei. E da quel lui che io penso proprio non esista….»
«… Stai tranquillo, quel lui è per te solo una fantasia, e così deve essere, e così è anche per me… Lontano 1000 millanta anni luce, e galassie di distanze siderali,è un ricordo col quale, vero o fantastico che sia, mi sono divertita e ho avuto piacere immenso, fisicamente o con la fantasia, ma questo a te non riguarda… Accontentati di quello che ti do qui in questi contatti e incontri occasionali che ti regalo nei nostri colloqui e chat scrivendo delle puttanate negli incontri clandestini… dalla tua lei e dal mio lui fantastico…preferisco averti solo come amico...»
(frammenti e pagine sparse,pag. 64, da "Onirie narrative, fantasiose e fantastiche…" 1943, Ed. Improbabili, Antiochia. Eugenio Azari)
A cura di Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
MEDITAZIONI
Meditavo con te mesti saluti senza sorriso
Sguardi amari con groppi di pianto trattenuto
Prospettive angolari a tirar su col naso
Facendo finta di niente ma non per davvero
Meditavo di smarrire la strada e di non ritrovare
Né me né te e neppure nessuno
E solo grigi azzurrosi di cieli improbabili
Accovacciati sui nostri ombrelli scoloriti
Con le loro spazzole di piogge cadenti a strascico
Meditavo che il giorno stesse volgendo alla fine
Che preparassero minestre calde di verdure
Da intirgerci il pane come i bambini in Canobina un tempo
Da tirar su in cucchiaiate dense fino alla bocca
Meditavo così su tutto e su niente mentre faceva sera
E t'ho scorta di nuovo apparire proprio lì dove eri scomparsa
Il sorriso solo un po' velato di saudade
E della paura del buio senza forme
Meditavo la tua assenza che si faceva presente
Meditavo meditazioni come preghiere impossibili
Meditavo rosari cantilenati di parole nuove
Meditavo i baci che mi apprestavo a divorare di nuovo
Meditavo ad alta voce e forse t'ho svegliata
Perdona
Amore
Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq
ALIENI
ALIENI
Capitava a volte -lo sai- di trovarsi
ancora e dovunque nel posto sbagliato
a conversare muti di fatti inesistenti
con estranei sconosciuti affascinanti
nella loro compiuta imperfezione
in bar e birrerie aliene-
Disadattati
così in ogni luogo, oppure sul ponte
di navi programmate su destinazioni
inesistenti, ci si ritrovava anche da soli
fra tanti a far finta di essere insieme-
Costruivamo- da soli e tutti insieme
a quegli altri come noi- una schiera riga
dei disadattati a questo vivere associato
per nuclei i binari cosparsi di spore
terminate -talvolta- costruivamo con
la schiera degli eletti -disperati e sparsi
isolatamente spersi - qualche premessa
per l'alternativa- disadattati positivamente
a questa società e alle sue regole-ma
soli come cani -Una categoria
parallela di scontenti disadattati
con l'ambizione di analizzarsi le proprie angosce
e proporsi ponendo in essere ipotesi
dolorose che venivano praticate allo spasimo
re leccandosi i viaggi e delle proprie ansie
e paure -Ma anche questa è autentica
sofferenza difficilmente curabile per
continue reinfezioni epidemiche se
non ponendo un cordone sanitario
drastico scarsamente definibile
per evitare fino all'ultimo la
collettiva eutanasia-
E l'unico mondo
reale restava ancora sempre questo qui
malato di sorrisi assuefatti, di disinvoltura
efficienza spigliata e senso pratico
di discorsi già fatti e futili di parlarsi addosso
da lasciar perdere la velleità di raddrizzare
le gambe ai cani o lavarla coda riga
all'asino o anche di dar le
margherite ai portici-
Ci stavamo comunque
riprovando mentre il vento faceva
sbattere barche stanche alle rive e
l'assenza femminile si faceva vieppiù
tangibile-Cristo-Ma quanto costava
credere ancora testardi che ne valesse la pena-
Per ch i-per dove-per quando-
dimmelo tu amore la prossima volta
che ti vedo e ti carezzo le labbra
mentre cerchi -lo sguardo nel
vuoto dietro i miei occhi disperati- la risposta
che non ci viene- e dire che
l'avevamo sulla punta della lingua
ma baciandoci ce la siamo ingoiata
nella saliva calda che ci beviamo
di bocca l'un l'altro -Cristo-
ma mi consoli almeno col tremare
tutto del tuo corpo in questo
amplesso profondo come l'immenso
mare blu di Sardegna
ancora e dovunque nel posto sbagliato
a conversare muti di fatti inesistenti
con estranei sconosciuti affascinanti
nella loro compiuta imperfezione
in bar e birrerie aliene-
Disadattati
così in ogni luogo, oppure sul ponte
di navi programmate su destinazioni
inesistenti, ci si ritrovava anche da soli
fra tanti a far finta di essere insieme-
Costruivamo- da soli e tutti insieme
a quegli altri come noi- una schiera riga
dei disadattati a questo vivere associato
per nuclei i binari cosparsi di spore
terminate -talvolta- costruivamo con
la schiera degli eletti -disperati e sparsi
isolatamente spersi - qualche premessa
per l'alternativa- disadattati positivamente
a questa società e alle sue regole-ma
soli come cani -Una categoria
parallela di scontenti disadattati
con l'ambizione di analizzarsi le proprie angosce
e proporsi ponendo in essere ipotesi
dolorose che venivano praticate allo spasimo
re leccandosi i viaggi e delle proprie ansie
e paure -Ma anche questa è autentica
sofferenza difficilmente curabile per
continue reinfezioni epidemiche se
non ponendo un cordone sanitario
drastico scarsamente definibile
per evitare fino all'ultimo la
collettiva eutanasia-
E l'unico mondo
reale restava ancora sempre questo qui
malato di sorrisi assuefatti, di disinvoltura
efficienza spigliata e senso pratico
di discorsi già fatti e futili di parlarsi addosso
da lasciar perdere la velleità di raddrizzare
le gambe ai cani o lavarla coda riga
all'asino o anche di dar le
margherite ai portici-
Ci stavamo comunque
riprovando mentre il vento faceva
sbattere barche stanche alle rive e
l'assenza femminile si faceva vieppiù
tangibile-Cristo-Ma quanto costava
credere ancora testardi che ne valesse la pena-
Per ch i-per dove-per quando-
dimmelo tu amore la prossima volta
che ti vedo e ti carezzo le labbra
mentre cerchi -lo sguardo nel
vuoto dietro i miei occhi disperati- la risposta
che non ci viene- e dire che
l'avevamo sulla punta della lingua
ma baciandoci ce la siamo ingoiata
nella saliva calda che ci beviamo
di bocca l'un l'altro -Cristo-
ma mi consoli almeno col tremare
tutto del tuo corpo in questo
amplesso profondo come l'immenso
mare blu di Sardegna
Buccione di Gozzano,,22. 07.82
ALIENI
ALIENI
Capitava a volte -lo sai- di trovarsi
ancora e dovunque nel posto sbagliato
a conversare muti di fatti inesistenti
con estranei sconosciuti affascinanti
nella loro compiuta imperfezione
in bar e birrerie aliene-
Disadattati
così in ogni luogo, oppure sul ponte
di navi programmate su destinazioni
inesistenti, ci si ritrovava anche da soli
fra tanti a far finta di essere insieme-
Costruivamo- da soli e tutti insieme
a quegli altri come noi- una schiera riga
dei disadattati a questo vivere associato
per nuclei i binari cosparsi di spore
terminate -talvolta- costruivamo con
la schiera degli eletti -disperati e sparsi
isolatamente spersi - qualche premessa
per l'alternativa- disadattati positivamente
a questa società e alle sue regole-ma
soli come cani -Una categoria
parallela di scontenti disadattati
con l'ambizione di analizzarsi le proprie angosce
e proporsi ponendo in essere ipotesi
dolorose che venivano praticate allo spasimo
re leccandosi i viaggi e delle proprie ansie
e paure -Ma anche questa è autentica
sofferenza difficilmente curabile per
continue reinfezioni epidemiche se
non ponendo un cordone sanitario
drastico scarsamente definibile
per evitare fino all'ultimo la
collettiva eutanasia-
E l'unico mondo
reale restava ancora sempre questo qui
malato di sorrisi assuefatti, di disinvoltura
efficienza spigliata e senso pratico
di discorsi già fatti e futili di parlarsi addosso
da lasciar perdere la velleità di raddrizzare
le gambe ai cani o lavarla coda riga
all'asino o anche di dar le
margherite ai portici-
Ci stavamo comunque
riprovando mentre il vento faceva
sbattere barche stanche alle rive e
l'assenza femminile si faceva vieppiù
tangibile-Cristo-Ma quanto costava
credere ancora testardi che ne valesse la pena-
Per ch i-per dove-per quando-
dimmelo tu amore la prossima volta
che ti vedo e ti carezzo le labbra
mentre cerchi -lo sguardo nel
vuoto dietro i miei occhi disperati- la risposta
che non ci viene- e dire che
l'avevamo sulla punta della lingua
ma baciandoci ce la siamo ingoiata
nella saliva calda che ci beviamo
di bocca l'un l'altro -Cristo-
ma mi consoli almeno col tremare
tutto del tuo corpo in questo
amplesso profondo come l'immenso
mare blu di Sardegna
ancora e dovunque nel posto sbagliato
a conversare muti di fatti inesistenti
con estranei sconosciuti affascinanti
nella loro compiuta imperfezione
in bar e birrerie aliene-
Disadattati
così in ogni luogo, oppure sul ponte
di navi programmate su destinazioni
inesistenti, ci si ritrovava anche da soli
fra tanti a far finta di essere insieme-
Costruivamo- da soli e tutti insieme
a quegli altri come noi- una schiera riga
dei disadattati a questo vivere associato
per nuclei i binari cosparsi di spore
terminate -talvolta- costruivamo con
la schiera degli eletti -disperati e sparsi
isolatamente spersi - qualche premessa
per l'alternativa- disadattati positivamente
a questa società e alle sue regole-ma
soli come cani -Una categoria
parallela di scontenti disadattati
con l'ambizione di analizzarsi le proprie angosce
e proporsi ponendo in essere ipotesi
dolorose che venivano praticate allo spasimo
re leccandosi i viaggi e delle proprie ansie
e paure -Ma anche questa è autentica
sofferenza difficilmente curabile per
continue reinfezioni epidemiche se
non ponendo un cordone sanitario
drastico scarsamente definibile
per evitare fino all'ultimo la
collettiva eutanasia-
E l'unico mondo
reale restava ancora sempre questo qui
malato di sorrisi assuefatti, di disinvoltura
efficienza spigliata e senso pratico
di discorsi già fatti e futili di parlarsi addosso
da lasciar perdere la velleità di raddrizzare
le gambe ai cani o lavarla coda riga
all'asino o anche di dar le
margherite ai portici-
Ci stavamo comunque
riprovando mentre il vento faceva
sbattere barche stanche alle rive e
l'assenza femminile si faceva vieppiù
tangibile-Cristo-Ma quanto costava
credere ancora testardi che ne valesse la pena-
Per ch i-per dove-per quando-
dimmelo tu amore la prossima volta
che ti vedo e ti carezzo le labbra
mentre cerchi -lo sguardo nel
vuoto dietro i miei occhi disperati- la risposta
che non ci viene- e dire che
l'avevamo sulla punta della lingua
ma baciandoci ce la siamo ingoiata
nella saliva calda che ci beviamo
di bocca l'un l'altro -Cristo-
ma mi consoli almeno col tremare
tutto del tuo corpo in questo
amplesso profondo come l'immenso
mare blu di Sardegna
Buccione di Gozzano,,22. 07.82
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