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domenica 26 gennaio 2020

NAVIGARE OMBRA


Nanni Omodeo Zorini
NAVIGARE OMBRA
nel solco aperto dalla nave
spruzzi intensi di verde selva ai lati
ricadono nella propria ombra
navigando presenze che ormai
galleggiano nel proprio ricordo
e tane di terra bruna zuppa di foglie
e musi scuri di cinghiali
e pelo di setole di fumo
intento a odorare il proprio fortore
selvatico e ormai lontano
spalancata come una scatola di sardine
l'auto beve flutti di vento caldo
e si ubriaca di estate vasta
che trascina nel suo volo
ombre e sprazzi di luce
quello che era ombra odorosa
tutto scorre come un fiume
con pesci di ricordi di bosco
e funghi e felci e umido odore terroso
violentato dall'asfalto brutale
offerto alla corsa sfrenata delle auto
i ricordi olfattivi raccontano
la propria storia che vacilla
nel continuo andare e andare
senza scopo ne meta alcuna
e corriamo insieme anima mia
la tua immagine galleggia
mentre andiamo e andiamo senza fine
e anche forse
lo spazzaneve allarga un nastro grigio
che vibra ancora al correre intenso
nel fresco calore pungente
nell'aria rovente di luglio
e senti certo anche tu
la melodia del tempo
che ansima sul proprio fiato
l'impercettibile stillicidio
minuto della sabbia
sul fondo della clessidra
e andiamo
andando
senza fine
amoremio

TABLET PER BAMBINI

TABLET PER BAMBINI
Cercavo a tempo perso, nel settore di un supermercato galattico, un sostituto adeguato del tablet tascabile che mi ero lasciato improvvidamente rubare dalla tasca in metropolitana un anno fa. Magari anche, purché a costo contenuto, un modello superato. Ma che avesse almeno due o tre giga di memoria.
Evidentemente lo cercavo come strumento per scrivere, conservare materiali…
"No, guardi, con quelle caratteristiche che lei vuole no… Abbiamo in offerta solo TABLET PER BAMBINI…"
Fu, poi, quando spaventato e angosciato provai a rifletterci, con la mia massima esperta di scienze della mente e di cognitivismo, che esterrefatto, intravidi un quadro mostruoso…
Mi descrisse il gesto compulsivo ripetitivo di sue coetanee plurilaureate, a scorrere col palmo della mano lo schermo del proprio telefonino… Alla ricerca continua e instancabile di "qualcosa di nuovo"… Volti, parole, notizie vere o fasulle… Qualsiasi cosa… E ci passavano ore. Anche in metropolitana, o nelle istituzioni scolastiche dove veniva chiamata per consulenze interventi, trovava bambini anche piccolissimi nella primissima infanzia, far scivolare la mano compulsiva sullo schermo. Senza cercare nulla in particolare ma cercando tutto.
Anziché la esperienza reale, nel mondo delle cose, degli oggetti e le persone dei viventi, sempre di più gli umani piccoli o grandi che siano, smanettano in un mondo pervasivo, irreale da allucinazione.
Non certo autogeneratosi per proliferazione spontanea…
"Nulla si crea, tutto si trasforma…"
Quello che Orwell aveva solo intuito quasi un secolo fa, il grande fratello immenso totalizzante, aveva generato tentacoli, membra, ed era diventato un virus immenso, assoluto, pervasivo, onnipresente.
Le multinazionali dell'informatica e telematica, attraverso la miriade di socialnetwork, erano lo strumento al servizio del potere economico. Mappatura dei gusti, spostamenti e gusti…
Catene di distribuzione capillare di oggetti, beni, farmaci e quant'altro, banche, insomma le menti pensanti planetarie si erano sostituite al golem del capitalismo marxiano. Il movimento operaio scomparso, atrofizzato, anestetizzato e languente; il sindacato strumento di lotta dei lavoratori, non potevano più nonostante la propria anemia combattere contro il capitale, il padrone… Scomparso il padrone della acciaieria, scomparse le maestranze, tutto era irradiato da questa rete interconnessa e invasiva.
Già dai primissimi anni di vita di bambini si trovano in mano non più soltanto il telecomando del televisore… Ma oggetti micidiali che sono sostituti della realtà. Le proprie esperienze cognitive e culturali, le compiono su fantasmi posticci di informazione manipolata.
"Solo tu, e pochi altri, forse, continuate a guardare a questi diabolici oggetti rettangolari e luminosi, solo o prevalentemente come strumenti di memorizzazione e di passaggio di informazioni. E magari ve li fate anche fregare dalla tasca in metropolitana… Il monopolio che veicola questi piccoli mostri tecnologici, sa cosa vuole fare, dove vuole arrivare, conosce e gestisce la marcia della in-voluzione della umanità.
Apparire, essere riconosciuti, credere di esistere… Avere fasulli attestati di esistenza…
Per questo ti chiedono on-line di apporre il tuo «mi piace» alle immagini e alle cazzate personali che fanno circolare.
Pessimistica visione, certo, ma in essa possiamo vedere e riconoscere anche le varie operazioni compiute dagli hacker-bestia, dagli pseudo movimenti fascisti e non, siamo tutti immersi nella merda fino al collo…
Anche quando crediamo ingenuamente e ottimisticamente di essere liberi nelle nostre scelte.
Di fare le sardine anche.
E allora, sempre di più succede che plurilaureate/i vengano pagate meno di una collaboratrice domestica, e siano costretti alle partite Iva e a cercare vie di sostentamento pseudo professionale nell'estero totale."
Qualche giorno fa, al quinto piano del mio condominio, sentii suonare direttamente alla porta d'ingresso. Era forse stato lasciato improvvidamente accostata la porta a vetri accanto ai citofoni.
Mi apparve un giovane d'assalto.
Che mi tese la mano sperando che io gliela stringessi:
"buongiorno carissimo, sono Luigi, della BLABLABLA…"
Seccato oltre misura, gli chiesi di ripetere che cazzo volesse e che cosa fosse il nome che mi aveva pronunciato…
"… Basta che mi faccia entrare, no…, e allora glielo spiego…"
Alle sue spalle un altro complice un po' meno giovane soggiunse con supponente sufficienza:
"… E lei abita qui da anni e non sa che cos'è la BLABLABLA…"
Ribattei con tono di voce categorico che nel condominio eravamo assolutamente contrari al porta a porta. E che avrei chiamato subito il 112 per il pronto intervento di ingresso non autorizzato in una proprietà privata…
Sicuro, aggressivo, arrogante, vuoto, supponente e prepotente. Vittima anche lui inconsapevole dell'ingranaggio perverso. Se glielo avessi chiesto invece di sbattere la porta in faccia, mi avrebbe buttato lì che lui stava facendo il suo lavoro…
Piccoli segni. Epidermici. Ma pure significativi di questo mondo dilagante che ti entra in casa dal telefonino, con telefonate da call center, dagli ingressi dimenticati aperti delle abitazioni… E ti propone qualcosa. Qualsiasi cosa…
-… Ci hanno segnalato il suo nominativo, numero telefonico, e mail…
Perciò le vogliamo offrire questo e quest'altro…
Guardi che lo facciamo nel suo interesse… Lei, che tariffa ha per questo servizio e questa utenza…?
Io blocco il numero telefonico che mi chiama.
Chiudo categoricamente la porta. Anche se capisco che sono dei disperati che si riducono a questi lavoricchi di merda. Ma io non c'entro con tutto questo…!
Cercavo, lo confesso, un sostituto al tablet tascabile che mi ero lasciato sgraffignare dalla tasca del giaccone in metropolitana.
Per scriverci sopra.
Per avere con me tutti i testi da rivedere, aggiustare, mettere a punto.
Per inviarli di qua e di là affinché venissero letti.
Per entrare in relazione rapida ed efficace con una parte almeno dei 6 miliardi di umanoidi che popolano il pianeta.
"No, non abbiamo in offerta tablet che fanno al suo scopo… Con molti giga di memoria....
Magari di modello desueto.
A costo contenuto e sopportabile.
Abbiamo solo in offerta TABLET PER BAMBINI…!"

LA DANZA rosa

LA DANZA
rosa
Nell'aria della sera e del mattino svolazzavano qua e là sulla lavagna di ardesia grigia del tempo batuffoli di colore e di suoni.
Erano farfalle.
Farfalle parole.
Farfalle immagini.
Farfalle odori e profumi.
Farfalle emozioni…
Appena sotto la data che sempre viene scritta con il gesso in alto a destra, era apparsa per prima una farfalla parola…
«CICCIO»
Appena comparsa le si posò accanto un'altra sorella…: «CIAO»
Per un po' rimasero solo loro sull'ardesia. Tremolanti quasi a danzare insieme.
Poi, dopo un po', apparvero una alla volta, tenere e sempre diverse l'una dall'altra delle rose.
Cominciò una rosa bianca.
Dal basso vicino al cornicione di legno della lavagna lentamente svolazzò verso l'alto. Girò intorno alle altre farfalle parole.
Fin quando arrivarono le altre sorelle.
Una rosa rosata di color incarnato.
Un'altra intensa di colore vermiglio.
E un'altra e un'altra e un'altra…
Si disposero anche loro a danzare con le compagne.
Ma in modo lieve.
Quasi pudico.
Per quanto deciso, definitivo, convinto.
Fu una leggera brezza ad accompagnarle.
Le rose non hanno un profumo un odore particolarmente insistente.
Sono delle vere signore.
Aristocratiche.
Pervadevano però il panorama grigio infondendogli sfumature e ravvivandolo.
Presto venne anche un altro venticello di colore verde bosco.
Ciuffi d'erba si inchinavano e inclinavano i loro steli...
«PRIMAVERA»
«RISVEGLIO»
«RESURREZIONE»
Arrivarono piano piano alla spicciolata. Intenzionalmente. Incuranti del calendario. Sapevano cosa volevano dire e raccontare. Erano parole vive. Erano emozioni. Erano promesse.
Salendo dal basso e dai lati della cornice del tablò noir sfumature policrome color pastello regalarono delicate pennellate arcobaleno.
Pennellate amorose. Piccoli tocchi piumati. Ulteriori emozioni.
Tenerezza. Dolcezza. Coccole. Addirittura alcuni divennero baci. E i baci da casti e appena sfumati si fecero più intensi e audaci. Umidi di fiato e di saliva. Lascivi e sensuali. Di lì a poco l'ardesia si mise a pulsare tutta di vita propria. Popolata da tutte quelle farfalle parole, emozioni, significati…
Una bambina dalla coda di cavallo bionda e dagli occhi turchini, correva dando la mano al suo accompagnatore . Guardandolo intensamente e riempiendo tutto intorno delle sue risa d'argento vivo e di cristallo liquido.
Lui corrispondeva gli sguardi e commentava con parole baritonali e cantando una canzone.
La primavera di Vivaldi serpeggiò tutto intorno.
Gnossiennes di Erik Satie.
La pavanne di Gabriel Fauré.
Alla turca di Mozart.
Adagio per archi di Benedetto Marcello.
E via e via e via e via all'infinito…
Legni, ottoni, fiati…
Corde vibranti di pece greca dei crini sugli strumenti.
Un concerto cominciò a dilagare. Raggiunse le dimensioni di un concerto grosso. Pur conservandosi sempre lieve, soave, intimo e delicato.
Anche le farfalle parole… Le farfalle immagine… Le farfalle emozioni si misero in danza tutte quante.
Occhi cerulei. Viste di corsi d'acqua. Canali. Fiumi. Laghi…
Un landò trainato da un baio bianco… Velocipedi e biciclette… Veicoli d'epoca…
Non sembrava possibile eppure la lavagna riusciva a contenerli tutti. Nel loro bizzarro ingarbugliato mescolarsi.
La fanciulla teneva sempre per mano nella danza il suo cavaliere.
E accanto a loro le farfalle parole «CICCIO» e «CIAO» giocavano a moscacieca insieme alle emozioni di tenerezza dolcezza lascivia desiderio allegria…
Tutta la danza stessa si era messa a danzare.
E il disordine di venne ordinato.
Raffinatamente composto insieme sciolto e bizzarro.
I versi di Capossela mutarono parole…
Permettendo che tutte le rose assumessero tono spensierato entusiasta e lieto.
Quasi a dire:
«CON UNA ROSA BIANCA
GIALLA
ROSA PURPUREA
TU SEI VENUTA A ME DOLCEZZA MIA...»
E un controcanto faceva eco:
«E VENGO A CERCARE TE PRINCIPE MIO AMATO -
ECCOMI DUNQUE-
SONO E SARÒ SEMPRE LA TUA ROSA-
RIDI E SORRIDI MIO SIGNORE-
LA TUA REGINA È QUA»
Dicono che poi si sia sentita la campanella dell'intervallo.
O forse era quella dell'inizio delle lezioni.
Non si sa.
La lavagna riassunse il suo colorito grigio scuro d'ardesia.
Pronta a farsi scrivere in alto a destra la data di quel giorno.
Che forse era il 26 gennaio.
Sarebbero entrate frotte di bambine e di bambini.
E insieme a loro sarebbe entrato alto, dinoccolato, immenso, dalla chioma di capelli ricci scuri, il maestro…
Alla sua mano stava aggrappata un'alunna che lo guardava dal basso in alto adorante.
Avrebbero insieme studiato gli affluenti di destra e di sinistra del Po.
Le tabelline: quelle facili e quelle difficili.
Avrebbero pitturato sui foglioni bianchi di carta da pacco un mondo nuovo.
Avrebbero scritto le poesie.
Avrebbero studiato il medioevo e anche i verbi irregolari.
Tutti insieme.
Sentivano come vibrare per l’aria la danza che prima dello squillo del campanello aveva popolato la lavagna.
Tutti insieme vissero un'altra nuova giornata di scuola…
Grigia ma non rassegnata, la lavagna aspettava.
Dopo la merenda, dopo la mensa pranzo, sarebbe rimasta di nuovo lei la signora incontrastata nell'aula.
E avrebbe di nuovo ricevuto le farfalle parole, le farfalle emozioni, immagini, odori, melodie…
Perciò rimase tranquilla ad aspettare…

venerdì 24 gennaio 2020



(GRAZIE, dolcezza)
Le tue parole sono tenere
come le foglie nuove sui rami,
come nuvole di panna montata,
come sussurri nell'ombra della sera,
come il gheriglio di noci neonate,
come schiuma di mare sulla riva,
come farfalle in sur-place nella brezza,
come il tuo sorriso di ragazza,
come i tuoi occhi che raccontano il sogno
i gelsomini cantano effluvi colorati
le rose indossano il vestito della festa
i grilli accordano violini estivi
la madreperla riflette i suoi turbamenti
la fontana gorgoglia il suo fresco pungente
l'attesa tremante si fa accorata
le carezze indugiano con movenze di gatti
il melograno conta i grani rossi del suo sangue
i bambini giocano a campana
i cuscini si addormentano ai sogni
le cornamuse si rincorrono salmodianti
la sera si mette le calze di lana
il ficus beniamina rinverdisce le sue foglie
la cenere culla il tepore rappreso
le lenzuola svolazzano danzando
le labbra baciano roventi l'attesa
i petali si compiacciono del loro morbido
le melanconie lanciano sorrisi intenzionali
l'attesa arrossisce al bacio garbato
le rose si tolgono guardinghe i tailleur di seta
i gatti carezzano le movenze felpate
il tuo sorriso intaglia cammei nella madreperla
la sete inghiotte il fresco di fontana
le parole rubano il tenero della tua anima
Nanni OMODEO ZORINI Qfwfq

Dove



DOVE
Dove, dimmi dove sarà
domani o non so quando
il tuo puro profilo di cristallo
dimmi se puoi, se sai, dimmi
il tuo colore di acqua intenso
dove sarà, dimmi
Sul letto freddo della mia tristezza
Sulla graticola rovente del desiderio
Sul mare morbido dei miei sogni
Dimmi gioia, dimmi, se vuoi
dimmi dove, perché possa, se posso
cercarti, frugando nel buio dell'attesa
cercarti, buttando all'aria pezzetti di paura malata
cercarti, con occhi come fari spalancati sull'assenza
cercarti per urlare ancora, sempre, l'angoscia
dell'incubo d'averti smarrita, di essermi
forse smarrito; ma dimmi, se puoi, dove, dimmi
se vuoi, amore, ma dimmi dove
potrò incontrare la tua dolcissima
anima, nuda, amor mio, nuda, molto nuda,
lo sai
ino.
Questa funzione porta quanto resta del maniero ad un ulteriore degrado: le stanze vengono trasformate in celle e le poche bifore ancora esistenti parzialmente murate e dotate di " bocca di lupo ".
La foto ci mostra il portone che dà su Piazza Vittorio, davanti al quale si schierano alcuni secondini in servizio al momento.
Al centro del portone, sovrastato dallo stemma marmoreo di Bona di Savoia, duchessa di Milano, moglie di Galeazzo Maria Sforza,si nota l'antica numerazione civica, riferita al rione,che indica il numero 175, mentre sulla destra la nuova numerazione civica riferita alla sola Piazza che indica il numero 2.
Sotto lo stemma a sinistra si nota una formella recante una Croce.
Nel Castello fu rinchiusa con i famigliari, per un paio di mesi anche Claretta Petacci, l'amante di Mussolini, arrestata a Meina, a casa del cognato Conte Ranzoni, dove aveva cercato rifugio, fuggendo da Roma,dopo la caduta del Regime fascista e il conseguente arresto di Mussolini.

Nanni Omodeo Zorini
GLI AFFLUENTI DI DESTRA… E le vespe che ronzano lì intorno
"TUTTO SCORRE COME UN FIUME…" .(testo unificato)
0.
Vedovi consolabili
Ci stava ripensando mentre girava come era sua abitudine a scattare foto. Gli erano sempre piaciuti i corsi d'acqua limacciosa dei canali irrigui.
Come spesso facevano in quelle occasioni quando avevano terminato di sistemare tutto si trovavano per fare un pasto frugale. Ognuno portava qualcosa. Lui aveva portato dei salami della duja, del pane casereccio fatto da lui e una bottiglia di vino. Lo teneva sempre in casa per cucinare perché ormai, da un sacco di anni era diventato assolutamente sobrio e astemio.
A tavola, oltre le battute scherzose che saltavano fuori, in diversi avevano accennato a qualcosa. Ma poi gli argomenti erano caduti e nessuno ci si era soffermato. Aveva invece acceso interesse intorno e a lato del discorso della coppia, quello di quando qualcuno dei due viene a mancare e l'altro gli sopravvive. All'inizio battute interlocutorie. Scaramantiche. Come a esorcizzare l'idea che prima o poi potesse capitare a ciascuno di loro. Poi, con la sua voce pacata e meditata, uno dei commensali con l'accento lento, aveva cominciato a raccontare.
Di un amico da cui aveva avuto le confidenze.
La moglie era stata gravemente malata ed era peggiorata sempre di più. Male inguaribile. Situazione di salute irreversibile. La poverina come spesso capita in questi casi, faceva progetti, come ad esorcizzare quello che tutti intorno a lei sapevano. E che cioè aveva ancora pochi mesi di vita.
Il compagno e marito le era stato vicino. Aiutandola e accudendola come meglio era riuscito.
Ricevendo e accogliendo ogni volta le amiche della moglie che andavano a trovarla; ex compagne di lavoro, o conoscenti.
Tra le altre una in particolare. Alla quale lui aveva dedicato riguardi gentilezze e sguardi attenti. Aveva avuto modo anche lui, il narratore, di conoscerla quando era andato a sua volta a cercare di dare aiuto e conforto. Conosceva perciò la visione della vicenda, sia come gliel'aveva raccontato il marito, sia come l'aveva vista lei.
Naturalmente solo la malata non era riuscita a capire cosa stava avvenendo. Rimanendo all'oscuro di quella mostruosa macchinazione. Troppo presa dalla propria angoscia esistenziale e della propria sofferenza.
Era imbarazzante per i due. Per lei andare a trovarla sapendo che avrebbe avuto gli occhi di lui addosso. E per lui ogni volta guardare se nel gruppo delle amiche e conoscenti c'era anche quella a cui andavano le sue attenzioni e i suoi pensieri.
Naturale, diceva ora il narratore a tavola, che anche la morte e quell'evento luttuoso dovevano essere elaborati e superati. Magari dopo però, pensava lui, solo dopo che fosse finita l'agonia…
La situazione restava comunque sospesa a mezz'aria. Incombeva come un pronostico, un destino previsto e concordato. Atteso. Da una parte perché sarebbero finite le sofferenze della malata. Ma dall'altra, e questo era davvero imbarazzante e disturbante, perché si sarebbero chiariti i termini della situazione, che era nata così quasi per caso…
"Ma scusa, tu hai raccontato ora che lui aveva fatto capire e fatto intuire all'amica della moglie moribonda che lui la guardava con interesse… Ma non ti pare una cosa un po' strana, malata, perversa? E queste cose te le ha confidate proprio lui?
E anche l'amica compiacente, gli aveva fatto capire senza ombre di dubbio, che sperava nella liberazione dalla sofferenza da parte dell'amica, ma che sperava anche di occupare il suo posto?
Ma dai! Non posso crederci…! Era come se entrambi stessero progettando e attendendo che quel letto di sofferenza si liberasse presto… Per poterlo occupare in altro modo? Ma a questo punto era malato perverso e cinico lui? Oppure il cinismo era anche dentro di lei? Come faceva costei a pensare di andare a trovare la tapina, avendo il retropensiero che avrebbe incontrato gli occhi dolci, con quel leggero sorriso, da corteggiamento luttuoso, che lui aveva pronti nei suoi confronti…?"
Erano emersi punti di vista diversi e contraddittori. La vita non deve finire. Se qualcuno per sua sventura se ne va, chi rimane non deve votarsi al lutto definitivo.
No, diceva qualcun altro, se davvero erano una coppia e avevano una relazione affettiva, autentica, non avrebbe potuto o dovuto… Magari è una cosa diversa se la cosa fosse nata dopo ma non durante la situazione imbarazzante che durava infinitamente lungo.
Qualcuno aveva poi allora raccontato di un amore meraviglioso, infinito, sublime e unico, nato e sorto come un regalo autunnale in età matura. E poi la malattia aveva colpito lui. L'agonia era stata lunga. Lei lo aveva accudito amorosamente fino al momento del distacco doloroso e feroce. E poi, diversi anni dopo, lei si era posto il problema, quando lui ormai era scomparso, se lei dovesse per sempre rinunciare a un rapporto affettivo, emotivo, sentimentale e anche erotico. Ed era molto combattuta nel cercare di prendere una decisione.
Poi per fortuna, c'era stato chi era riuscito a cambiare discorso. Non prima di aver detto che l'uomo che si candidava alla vedovanza, era stato forse cinico, ma cercava in quel modo magari anche di inventarsi una speranza futura. Con la quale edulcorare il lutto imminente.
E aveva anche aggiunto che la nuova donna prescelta, era stata profondamente disumana, cinica, mentre guardava assottigliarsi la figura e le risorse vitali di quella che era stata un'amica cara, a pregustare di prendere il suo posto.
Non offendendosi mortalmente per sé e per l'amica ignara e all'oscuro di tutto ,per le avance ricevute. E perciò non rinunciandoci.
Il pasto era stato abbastanza ricco. Quel discorso scabroso aveva finito per essere messo da parte. Almeno lì a tavola. Ma continuava a ribollirgli dentro. Tanto che quando uno dei commensali gli aveva chiesto se sul suo tablet era possibile vedere i risultati dei mondiali, col tono abbastanza asciutto aveva detto che lui aveva disabilitato il proprio dispositivo. Adducendo che lui era contrario perché non li amava, tutti gli avvenimenti sportivi.
Si era sentito un po' stronzo nel dirlo. Ma così era andata.
I canali, con la loro acqua verde limacciosa, viaggiavano con un leggero increspamento di onde. E sarebbero andati a irrigare le campagne. E soprattutto quegli immensi reticoli delle risaie di cui la sua città era circondata.
Aveva sempre sentito una grande attrazione comunque per i corsi d'acqua. Il fiume Ticino. Le lanche. Tutti i corsi d'acqua, fiumi o torrenti. I canali. Ci si sentiva attratto. Magnetizzato. E ogni volta si divertiva ad andare con il suo scooter a riempire di immagini fotografiche la sua infinita raccolta.
Perché proprio l'acqua, pensava?
"Tutto scorre come un fiume…" [Panta rei os potamos; Eraclito]
Il fiume come metafora dello scorrere del tempo e della vita. Un desiderio e un'attrazione vitale quindi. Senza porsi nessun problema dubbio o domanda, per se stesso, di quello che potesse avvenire dopo. Non se lo voleva assolutamente domandare. Se il suo amore sarebbe sopravvissuto casto per sempre dedicato in esclusiva alla donna che ora amava immensamente. Nel caso malaugurato che fosse mancata. E pure, se fosse mancato lui, non lo disturbava per niente se lei magari dopo un periodo per elaborare il lutto e la mancanza, avesse rivolto le sue attenzioni amorose verso qualche altro uomo.
Ma un fiume, un canale, non può e non deve assolutamente progettare con quali altri corsi d'acqua mescolarsi poi, nel caso assoluto disperato e malaugurato che l'acqua che aveva sempre raggiunto fosse stata per qualsiasi motivo annullata.
Riordinò le fotografie scattate. Eliminò alcune che risultavano dei doppioni inutili. E quelle che avevano dei difetti di inquadratura o di messa a fuoco.
Poi, immagazzinò in un angolo della propria memoria emotiva, le riflessioni che gli amici e compagni avevano tirato fuori.
Lui sapeva che non voleva domandarsi cosa sarebbe stato dopo di lui.
E aveva per il momento la certezza assoluta che non avrebbe mai rinunciato a lei, qualsiasi evento fosse potuto accaderle. Ed esorcizzò questa riflessione, dedicandole un pensiero amoroso.
LE RIVE OPPOSTE DEL FIUME-1
Solo qualche volta, poche per la verità, mi è capitato di incontrare persone che si trovavano sul versante totalmente opposto al mio.
È più facile, per tutti, lo so, avvicinarsi e dialogare con chi è già abbastanza omogeneo a noi. E più funzionale. Eppure qualche volta ho trovato molto interessante incontrare degli alieni…
È stato, ricordo, diversi mesi or sono.
Non trattandosi qui di un racconto di pura invenzione, di fantasia, mantengo la promessa che ho fatto in quell'occasione al mio interlocutore. In considerazione anche del suo ruolo e della sua funzione professionale. Manterrò pertanto l'assoluto anonimato. Omettendo addirittura riferimenti qualsivoglia, che possano anche indirettamente permettere di risalire a lui.
"Sai" mi disse" nella mia posizione e con il mio ruolo e funzione, non vorrei che tu mi sputtanarsi …ahahaha e poi tu hai anche il vizio di scrivere...."
Diciamo allora, che in una certa occasione, in un certo contesto, e località, e in un'epoca non troppo lontana ebbi modo di imbattermi in questa conoscenza.
Probabilmente lui provò la stessa impressione che provai io nei suoi confronti.
A me risultava simpatico, attraente, e dalle prime battute ebbi l'impressione di averlo conosciuto da tempo.
Può darsi anche, mi dico ora riflettendo mentre scrivo, che in lui riscoprissi qualcosa di rimosso o di molto lontano nel passato della mia esperienza di vita.
Come capita in situazioni del genere, avemmo e usammo battute e riferimenti ad aspetti che a entrambi interessavano.
Nei primi momenti e approcci, fortunatamente, restammo sulle generali.
Fu solo dopo, e nelle successive occasioni che scoprii il suo mondo mentale.
Dopo un iniziale scambio di conoscenza semiprofessionale, mentre io parlavo con un suo amico ed ex collega, consolidando quella simpatia intuitiva e immotivata bevemmo insieme un caffè.
E fu qui che uscirono le prime sue frecciate. Dal modo in cui definiva e apostrofava le persone semplici che casualmente si trovavano a lui vicine in quel momento.
Una visione egocentrica, profondamente classista e sessista. Piena di generalizzazioni gratuite. L'opposto della mia visione.
"… Sai, tutte le donne come sono… Ragionano con quella cosa là… E anche i tapini, quelli che non sono del nostro livello economico e culturale, a me stanno decisamente in quel posto… In genere, sai… Per non parlare delle zecche misericordiose. Di quelli che pensano di avere avuto l'ispirazione divina ad aiutare il prossimo. Che è meglio lo lascino fare a quelli che lo fanno di professione, ricavandoci il loro utile economico… Come ben sappiamo tutti… Io sono credente in un essere superiore… Ma mi fa schifo il clero e tutte le sue organizzazioni economiche a fine di lucro. Come tutti gli enti e i soggetti che predicano a destra e a manca, di aiutare il prossimo… Ma lo fanno per salvarsi la coscienza e perché ne hanno certamente un utile…
Adesso, con queste ondate di miseri, tutti forniti di telefono satellitare, che vengono qui a invaderci il nostro paese. Favoriti dai trafficanti talvolta camuffati e travestiti da benefattori non governativi.
Lasciamoli sprofondare nel loro mare!."
Feci fatica a frenare il mio desiderio e il mio impulso a sputargli in faccia il mio disprezzo… Forse influenzato dall'impressione di simpatia iniziale reciproca che aveva favorito quel livello di confidenza.
Cercai di smorzare, attenuare, ridurre la violenza brutale della sua visione cinica.
Ma lui non mi stava troppo ad ascoltare.
Contrariamente alle mie modalità abituali, non riuscii quasi a parlare.
Anche lui influenzato dal livello di simpatia confidenziale, probabilmente dette per scontato di parlare a uno come lui.
Mi rassegnai. Per la mia passione a poter narrare dopo avere conosciuto la realtà, decisi di lasciarlo continuare.
D'altronde sempre ho evitato di criticare, giudicare e condannare le idee diverse dalle mie.
Preferendo prima conoscere quali fossero. Indagare sulle convinzioni e i convincimenti. Chiedendo con grande interesse umano e intellettuale che mi esplicitassero le loro argomentazioni.
Riuscii a tenere a freno la mia lingua, la mia loquela e la mia da altri definita logorrea.
Spesso comparivano termini ed epiteti che ben conoscevo.
Qualche anno prima avevo dovuto liberarmi di un contatto on-line che usava gli stessi.
"Zecche… Buonisti… Rosica-rosica… Ex comunisti e piddìni… Chiesa, Unicef, medici senza frontiere, emergency, ONG del cazzo… Siete tutti uguali voi…"
Dopo avere cercato in tutti i modi garbati, diplomatici ma fermi di limitare le sue litanie e improperi, magari addirittura cercando di dare spiegazioni, alla fine gli dissi di non contattarmi assolutamente più… Non ebbe il buon gusto di capire. Interrotto il contatto sulla piattaforma che usavo, mi cercò per altre vie, telefonicamente, in posta elettronica, e su altre piattaforme sociali di comunicazione.
Informato quindi dall'esperienza sgradevole precedente, riuscii a riconoscere il vocabolario del mio nuovo conoscente, quasi amico.
Mi rendevo conto sempre di più che le critiche, che attualmente vengono mosse alle posizioni dei leader e opinionisti, ai capipopolo insomma, non potevano e non dovevano essere imputate personalmente a loro soltanto.
Loro stessi, erano frutto del background dell'ambiente in cui vivevano. E di cui erano espressioni. Perciò spesso apprezzati, stimati, venerati.
Ignobili perciò, non i singoli ducetti del momento, ma il terreno di coltura nazionale e mondiale dal quale erano stati partoriti.
Ero molto combattuto. Imbarazzato. Ma insieme incuriosito intellettualmente: desideravo avere un quadro il più possibile esatto di quello che ci stava dall'altra parte del fiume.
Spesso alcune sue argomentazioni erano interessanti. Come la critica documentata del garantismo nei rapporti di lavoro di pubblico impiego. Talvolta addirittura favorito da atteggiamenti sindacali di tutela dei lazzaroni. La critica alla pedofilia ecclesiastica. Il denigrare, con ottime ragioni, le posizioni politiche dominanti nel recente passato. Che lui definiva: quelle di sinistra. Non osai neanche provare a spiegargli che quella che si era definita così era decisamente tutt'altra cosa. Che la sinistra, che avevo apprezzato e stimato molti decenni addietro, si era auto annullata da sola. Era totalmente degenerata. E gli atteggiamenti e i progetti politici del presente, erano stati intenzionalmente preparati dai premier e dai ministri degli interni della passata, deludente, esperienza politica. Che non c'era diversità sostanziale se non di etichetta e di nome.
Ma non lo feci.
Sarebbe stato troppo semplicistico.
Nella sua visione, che era quella dominante in quel tempo recente, e sempre di più nel presente, ritornavano rigurgiti antichi che in molti avevamo sperato fossero scomparsi.
È tutta colpa di… Ci vuole un uomo forte… Il nostro paese al primo posto… Prima gli italiani… E le donne tengano la bocca chiusa, e aprano le cosce e il di dietro… E gli altri tornino a casa loro che la vacanza è finita…
Mi ricordavano, fatte le debite modifiche e adeguamenti terminologici, quelli che avevo studiato e approfondito circa la storia di ottant'anni fa.
"… Non so come la vedi tu, ma adesso finalmente è arrivato chi aspettavamo, e che presto, ma anche già adesso, rimetterà tutto quanto a posto…
Da quando mi sono liberato del mio oggetto sessuale, come ti ho detto, "faccio sesso" quando e come voglio… La mia posizione economica e professionale mi rende ambìto.
Senza bisogno di nuove convivenze stabili. Matrimoni. O stronzate del genere.
Addirittura da esserne infastidito e schifato.
Ti confesso che nel passato, anche recente, non ho disdegnato rapporti sessuali anche con giovani colleghi maschi… Ma quello che più preferivo erano le vacanze a cercare le ragazzine del sud-est asiatico. Lo chiamano il turismo sessuale ….Ma che bel turismo sapessi… qualche volta se ti interessa ti dico come si fa … Con pochi euro, le cautele necessarie dal punto di vista profilattico, e tutto era sistemato… Almeno fino alla prossima volta…Ahahahah
Vedo che sorridi, e che certo la pensi esattamente come me. Le donne, ragazzine, giovani, o anche mature ragionano con il loro basso ventre. Con gli inguini.
A modo loro, sono un po' come i questuanti che vogliono invadere la nostra civiltà.
Per fortuna che molti ci lasciano la pelle e finiscono annegati…
Qualche volta ti voglio raccontare di qualche cretinetta che mi ronzava intorno prima che mi liberassi della mia zavorra.
Occhi dolci. Gentile e garbata seduzione. Volevano essere portate a letto, farsi sbattere, fare sesso, magari dicendo poi che avevano fatto l'amore… Tutte troie… Utili, funzionali, perché anche noi uomini abbiamo bisogno di sfogarci… Ma non siamo al loro livello!
E poi addirittura, voglio proprio farti ridere, alcune lo facevano non essendo assolutamente, da nessun punto di vista all'altezza. Un po' tardotte. Con evidenti limiti dal punto di vista fisico e sessuale. E non capivano, non capiscono che io ho bisogno d'altro… Ahahahah…
Qualche volta andiamo a farci una cenetta insieme. E poi mi piacerà ascoltare te. Che di me ti ho già raccontato abbastanza…"
Allibito. Disgustato. Avevo poi anche curiosato, finché lui lo frequentava, quanto scriveva o condivideva sulla piattaforma che io frequento abitualmente per pubblicare i miei scritti.
Una visione che conoscevo solo intuitivamente.
Ed ero abbastanza soddisfatto di averne avuto conferma dalle sue parole e dai suoi appelli e messaggi deliranti e reazionari.
Avevo già qualche idea in proposito rispetto a quel mondo. Ora ne avevo certezza. Confermata di prima mano da un protagonista.
Che per di più aveva parlato confidandosi spontaneamente.
Feci tesoro comunque di quelle informazioni.
E anche di quelle che lui mi fornì copiosamente dal punto di vista dell'economia in generale. Che io conoscevo soltanto di seconda mano.
Lunghi interventi.
Videoconferenze.
Documentazioni interessanti.
Ho sempre amato e apprezzato chi in modo documentato e argomentato mi ha fatto sorgere dei dubbi. Mettendo in crisi miei convincimenti. Aiutandomi a cambiare idea. Oppure, mediante mie successive riflessioni, studi, e approfondimenti, farmi diventare ancora più robusto rafforzando le mie convinzioni.
Non so come mi comporterei ora se dovessi rincontrarlo occasionalmente dove l'avevo conosciuto. O addirittura se lui mi cercasse telefonicamente o con messaggi scritti.
Per fortuna non lo sta facendo.
Posso dire ora soltanto, che per qualche breve, ma utilissima occasione, avevo potuto guardare al di là dal fiume.
E vedere cosa ci stava.
Quando le rive sono troppo lontane e troppo opposte tra loro, è difficile il guado.
Talvolta addirittura impossibile costruirci un ponte.
Ma tant'è: i miei convincimenti non li prendo mai già confezionati e pronti per sempre.
Ho già messo in discussione molte volte, con me stesso, le mie idee.
Scoprendo delusioni per speranze troppo illusorie, fantasiose, ottimistiche.
E questo tanto per la visione del mondo in campo sociopolitico.
Ma anche, molte volte, troppe forse, in campo emotivo, relazionale, sentimentale.
Delusioni amarissime per relazioni affettive pseudo amorose, che avevano finito per mostrare la corda, rivelandosi per quello che erano.
Donne che mi avevano affascinato, attratto, perché volevano usarmi.
Far sesso.
Mentre io mi illudevo di fare con loro l'amore.
Usarmi sessualmente, economicamente, socialmente e nel terreno dell'ambiente di lavoro.
Sul piano etico sociale, avevo abbassato il tiro. Considerando quelli che erano obiettivi per me, prima, ora soltanto come bandiere, bussole, navigatori per imparare la strada verso una meta.
Non ho mutato troppo la direzione e la meta. Soltanto mi faccio meno illusioni.
Soprattutto, non credo più, ingenuamente come un tempo, a quegli slogan: "tutto e subito…"
Ho messo a punto strumenti, strategie, tattiche più praticabili e percorribili.
Dopo lunga riflessione, mi ritrovo soddisfatto e contento, di essere rimasto e di rimanere sostanzialmente coerente.
E dopo queste considerazioni, ricordi, provo ad immaginarmi come sarà il mio prossimo incontro con questo pseudo amico degli antipodi della mia umanità.
Mi ha aperto delle visuali che mi erano ignote. È come se mi avesse prestato i suoi occhiali, le sue lenti colorate per guardare il mondo. Gli esseri umani.
Penso che non ci rinuncio. E assumo a pretesto questo ricordo. Per affermare di nuovo: non rinuncio a capire chi è alieno; non mi limito a biasimarlo, criticarlo e basta, affermare la mia alterità. Conservando l'anonimato che lui mi ha chiesto.
Chiunque sia per altri e per chi legge. Di qualunque ceto sociale o professionale. In qualsiasi parte del pianeta o della mia terra viva.
In un tempo amaro di integralismi preconcetti. Non mi limito a sparare a zero sugli esponenti più in vista di questa weltanschauung. Cerco di confrontarmi, di ragionare, di conoscere, di parlare con chi ha generato questi mostri e questi golem.
Forse il guado può essere anche affrontato. Con occhi puliti. Onesti. Capacità reciproca di ascolto.
Sarebbe certo più facile liquidare questo incontro chiudendo ogni possibile confronto.
Più sbrigativo. Più simile a quello che si usa dalla tua parte, specie di amico.
Certo rincontrerò te, se me ne sarà data l'occasione e il tempo. Io uso la parola e il dialogo.
Non stigmatizzo le tue opinioni che pure aborrisco.
Se tu e quelli come te volete usare lo stesso approccio. Parlare, ascoltare, cercare di capire!
Sono stato per molti anni maestro, educatore e so e capisco cosa vuol dire informare, fornire gli strumenti di pensiero e di ragionamento, aiutare a crescere.
Magari proveremo insieme a riflettere sul significato, sul valore e sulla bellezza del voler bene autentico e dell'amare. Sono certo che qualche volta anche tu hai provato qualcosa del genere. E se riusciremo insieme ad aprire quella porta di comprensione e di comunicazione, il percorso lo farai tu da solo… Ma solo se vorrai. Se ne sarei convinto.
Compiango la solitudine emotiva che tu nascondi sotto questo cinismo.
Incontro ogni giorno persone diverse da me. E molto spesso, al di là della sola simpatia umana, vedo e trovo che esistono canali di comunicazione.
Basta la disponibilità…
Sono pentito di non esserci riuscito nel passato col personaggio bieco e beota che ho descritto sopra: quello che cercava soltanto di buttar fuori improperi, ingiurie, condanne… Stupidamente.
Con te almeno so che c'è una preliminare disponibilità reciproca.
Credo che presto ti rincontrerò.
2.
LE RIVE OPPOSTE DEL FIUME-2-(le relazioni umane)
Come prevedevo, non passò troppo tempo che poi mi sarebbe venuto a cercare.
Era avvenuto poco tempo dopo. Aveva subito attaccato bottone. Prima rimase ad ascoltarmi.
Con la faccia schifata quando parlavamo di problemi generali. Ma con curiosità e interesse quando gli raccontavo i miei vissuti femminili.
Per un po' mi aveva ascoltato. Con brevi interruzioni per sue domandine, commenti, battute. Poi era tornato a parlare a ruota libera. Diceva che non lo faceva mai.
Con le donne soprattutto.
Quando c'erano relazioni.
Tentativi di approccio suoi.
O anche abbordaggi seduttivi da parte degli aspiranti… Che avrebbe scaricato
Che lui teneva in ogni caso distanti, da tutti i punti di vista.
In quei casi aveva già un cliché mentale, che seguiva e che risultava molto credibile alle sue interlocutrici.
Tranne forse quella volta che mi aveva conosciuto con il suo collega.
E che per questo trovava piacere a incontrarmi.
"… Ho ripensato molto alle cose che mi hai detto… A parte le tue idee sul mondo.
Che preferisco lasciare da parte lasciandoti le tue convinzioni fin quando non cambierai anche tu idea come noi. Mi ha incuriosito il racconto delle tue esperienze con le femmine.
Sostanzialmente anche tu hai sempre avuto la conferma di come io le definisco. Tu, a differenza di me, ti accontentavi. O almeno mi sembra di sentire che spesso lo hai fatto sperando di poterle trasformare.
Qualche volta anch'io, ascoltandole, sentivo che tiravano fuori, sotto la maschera di donne passate in età, le proprie fantasie infantili. Che avrebbero desiderato essere trattate da ragazzine. Tu dici che a volte ci sei anche riuscito. A far sesso con loro, o come tu preferisci dire, a farci l'amore… Di vederle come fossero delle ragazzette… Ma quelle vere sono un'altra cosa, quando l'avrai provato me lo racconterai.
Ninfomani, maniache sessuali, certo ne ho trovate anch'io molte. Da quelle esplicite che me lo dicevano subito in faccia. Ad altre che se lo lasciavano scappare dopo. A mezze parole. Ad allusioni. Con comportamenti.
Anche tu, mi hai detto, che con queste ti limitavi all' "usa e getta".
Con altre, con una certa ironia, io vevo fatto finta di guardarle come fossero adolescenti. Cosa abbastanza difficile! Ahahah…!
Comunque, ti assicuro che anche molte ragazzette imberbi, quasi senza piume là sotto, se le lasciavo sbottonare a dovere, venivano fuori le loro perversioni, le loro fantasie morbose, da piccole ninfomani in erba.
Che non ci sono solo nelle tardotte di mezza età. Te le puoi manipolare come vuoi, le più giovani. Sono contente di imparare. Anche se spesso risultano insoddisfacenti per la scarsa esperienza.
C'è il rovescio della medaglia sempre.
Le sposate hanno più mestiere. Ma deludono per come si presentano fisicamente. E per le lacune e gli incipienti malanni che inutilmente di nascondono.
Ti consiglio comunque, di seguire il mio esempio cercando materia umana di prima scelta…
Hai qualche anno più di me, ma so che anche quelli come te piacciono alle nostre puledre.
E se ti capitano ancora quelle che ti cercano per usarti, anche se lo vedi benissimo e lo capisci da solo, cerca di tenertene alla larga. Fanno i loro comodi.
Dopo la sceneggiata, immancabilmente ritornano al loro nido casalingo che le rassicura. Qualche coglione si contenta di averle così. Facendo finta, anche lui, di non capire che vanno a divertirsi altrove. Le lasciano in libera uscita. Non mostrando gelosie. Anche quando scoprono particolari sulle mogliettine, per loro eventuali gaffe. Hanno le spalle sicure. Credo che anche a me qualche volta sia capitato. Prima del fattaccio. Io avevo le mie consolazioni… Però mi sentivo la casa calda. E mi bastava…
Attento poi al rischio pericoloso di farti prendere da raptus amorosi. Credimi, quella cosa lì, dell'amore, è molto spesso un'illusione.
Sì, lo confesso, anch'io qualche volta stavo per crederci. Ma ero giovane e qualche volta sono stato ingenuo. Ora sto al gioco, ma non ci casco assolutamente più.
Può darsi come dici tu che a qualcuno sia capitato per davvero. Non so come fanno, però!"
Messi da parte gli aspetti scogliosi, ci lasciammo andare di nuovo alle reciproche confidenze.
Anche in quel caso trovavo interessante avvicinarmi all'altra sponda del fiume. Guardare la realtà con gli occhi di qualcun altro. Un modo di vedere le relazioni umane, quelle sentimentali ed erotiche.
Per le amicizie maschili mi diceva che aveva sempre fatto così. Parlare a ruota libera. Fidandosi dell'ascoltatore. Molto più cauto, prudente e guardingo con le donne. Stupiva che io mi fidassi a raccontare anche a loro. Raccomandandomi di starci molto attento.
Né lui né io fummo mai espliciti fin in fondo a raccontare particolari anagrafici sulle donne che avevamo incontrato.
Talvolta, provavo ad immaginarmi , come faccio sempre, l'aspetto, la voce, gli atteggiamenti delle donne di cui mi parlava. Sia quando le denigrava, sfottendole quando le guardava con distacco nei loro maldestri tentativi di approccio. Rifiutato oppure no.
Raramente avevo notato un vero interesse da parte sua per quelle persone.
Facevo fatica a immaginare la sua vita abituale. Amici. Incontri. Viaggi. Routine familiare. Lavoretti qua e là per tirar su un po' di soldi. Soprattutto sentivo il suo compiacimento nella solitudine. Formali contatti umani. Ma lui diceva che gli bastavano.
Neppure entrai io in particolari circa le mie vicende. In parte per pudore, riserbo, diffidenza. E insieme perché mi sentivo giudicato e criticato. Per la mia bonaria fiducia. Era come parlare con un'altra parte di me. Che credevo di avere allontanato. Spostato. Disattivato.
Ma mi veniva sempre in mente quel passo di Ivan Turhenief, in cui fa dire a una anziana:
"nessuno può davvero conoscere un'altra persona. Nessuno può entrare davvero nella sua anima. Al massimo ci si può avvicinare…"
Mi andava bene approfittare di quella occasione di comunicazione aliena, come catalizzatore. Per guardare meglio dentro di me. Conoscere meglio me stesso. Rivedere con luce nuova il mondo. Soprattutto il mondo delle relazioni, degli affetti, di quelli che io qualche volta ero riuscito a considerare "i miei amori".
Per il resto ero abbastanza pessimista naturalmente.
BARONE DI BARUMINI:
FARE FINALMENTE PULIZIA!
Ancora in vestaglia, davanti alla sua tazza di caffè e la pipa di schiuma accesa, si apprestò a leggere la missiva appena giunta dal suo amico notaio.
"Con rammarico, eccellentissimo mio, ma insieme misto a profondo piacere in prospettiva, le sono a rappresentare le ultime notizie che confermano sempre di più i suoi e i miei fondatissimi sospetti. Come già infinite altre volte sono a suggerirle di liberarsi di questa zavorra. Per rispetto e decoro di lei stesso.
Nonostante i malori ed i malanni variamente lamentati, solamente in minima parte fondati, costei l'altra notte dopo lo spettacolo teatrale si intrattenne a lungo nel landò privato, in uno slargo al bordo della strada.
Con modalità non certo dignitose per una femmina che ha avuto l'onore di gustare i di lei nobili favori. L'accompagnatore, sfacciatamente anche in questo caso ha avuto l'ardire di vantare il fatto: menzionando anche la modalità abbastanza triviale dei favori orali avuti dalla donna. Queste mie, a rincuorare e confermare ella, che il mattino seguente ebbe a dirmi che la fantasiosa malata era di pessimo umore, non aveva chiuso occhio, e aveva avuto anche problemi intestinali. Umore, e dolori di stomaco e intestinali li comprendiamo benissimo direi, consci e consapevoli delle pratiche predilette dalla persona in parola.
Sono comunque anche confermati gli approcci che costei continua anche nei confronti di quello pseudo-medico che invece di occuparsi dei problemi respiratori e polmonari, nell'ultimo semestre ha svolto il compito di becchino nei confronti della donna che gli era stata compagna. Le malelingue sostengono addirittura che lui abbia favorito il decesso.
Benché a parole lei abbia più volte mostrato di disprezzare le idee brutali e incivili del mediconzolo, proprio per questo probabilmente lo ammira e lo venera, cercandolo e prostrandosi a lui, offerente. Come d'altra parte ha fatto con lo squallido figuro che ha deciso di prenderla in moglie. Quando lei è o si mostra malata, lui la redarguisce e la rimprovera! (E va riconosciuto il merito a lei di svolgere il compito di guardarobiera, dama di compagnia, cuciniera… e, a richiesta di lui, di ingoiatrice del suo sesso… Non troppo di frequente, peraltro, vista la natura ambigua di lui che, o non ha attrazione per le donne in genere, pertanto anche della sua badante coniuge, oppure addirittura a predilezione per altri gusti di genere sessuale…)
In ogni situazione di lamentato nuovo malanno, come è immaginabile, una grossa concausa scatenante è determinata dalle pratiche abnormi che costei conduce. Perciò torno come ho già fatto più volte a rassicurarla, eccellentissimo mio, che sono una pura malignità le espressioni con le quali colei attribuisce al suo signore una maniacalità ossessiva di tipo sessuale… Ma, che diamine! Con tutte le dame che lei ha disponibili, e delle quali gradisce abbondantemente e golosamente i favori, avrebbe forse bisogno anche dei modesti, per quanto perversi, approcci di lei? È vero piuttosto il contrario: come dimostrano le continue clandestine furtive subdole scappatelle che lei si concede, tipiche di persona che ha l'idea fissa della sessualità!
Bene fa, a mio parere, Ella, ad anticipare a costei, di non avere più attrazione o desiderio sessuale nei suoi confronti. Soprattutto quando crede di essere lei a negarsi, dicendosi indisposta e non entusiasta di giacere con il suo signore nobilissimo!
Bene fa, a mio modesto parere, a prendere le distanze da questo piacere morboso e malato, disponendo di tante donne bellissime, lascive quanto basta, e che, stimolate come ella sa fare da vero artista da una vita intera, le sanno e le sapranno sempre offrire piaceri degni, adeguati a un vero gentiluomo come ella è!
Se ella dispone, continuerò tramite i miei praticanti e informatori a raccogliere ulteriori informazioni. Per quanto ormai risultino inutili!
Gradisca pertanto i miei più deferenti ossequi, con stima, ed affetto profondo!
Notaro Xxxxxxxxx, nel feudo di Barumini.
Addì… 5 settembre dell'anno del Signore….xxxxxxxx"
Egli si forbì i baffi nel tovagliolino ricamato, si alzò da tavola. Slacciò la cintura della vestaglia. E con un sorriso, convenne seco medesimo che ormai era ora di fare davvero pulizia. Come era stato suo solito modo di agire quando una persona aveva superato i limiti.
Di decenza.
Di insincerità.
Di simulazione angelica, peraltro difficilmente nascosta.