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sabato 29 maggio 2021

...GIRANDO DI QUA E DI LÀ…

 ...GIRANDO DI QUA E DI LÀ…

(Anche se il titolo iniziale sarebbe stato: UNA GIORNATA DAVVERO DI Mxxxxx…)
Il venerdì c’è un mercato nel grosso borgo di Borgo: e in un banchetto ci trovo sempre dei formaggi deliziosi di alpeggio… Standoci però ben attento al pagamento con il bancomat pos. Quando il tempo diventa più tiepido o addirittura caldo i formaggi tendono a fondere e a colare il loro gusto favoloso…
Ieri avevo intenzione di andarci. Me l’avevano sconsigliato per via del passaggio del giro d’Italia da quelle parti… Ma poi il percorso era stato modificato per via della sciagurata esperienza funebre della funivia di Stresa Mottarone.
Perciò all’ultimo momento mi ero deciso. Sul tardi della mattinata, quando risulta meno difficile parcheggiare l’auto e la folla degli acquirenti si sta diradando. Tutto era andato liscio. E di già che ero in zona avevo fatto dei girazzi sul lago. Anche sull’altra riva. Fin su a Madonna del Sasso.
Non era abbastanza caldo il clima, però si stava bene.
Quando faccio quei giri con lo scooter si sentono di più oltre che l’immagine anche gli odori. Però anche in auto non era male.
Ero passato anche ad Agrano: un breve saluto alla mia amica centenaria “morta di Agrano”. Con quell’anonimo nome e la magia che ha sempre menato…
Niente di speciale. Vagabondaggio di routine.
Mentre ritornavo sui miei passi, o meglio sulle mie ruote, avevo di sfuggita intravisto una sagoma nota. Di auto e di persona alla guida. Non ce l’avevo in mente in quel momento. Con malinconia il mio sguardo l’aveva temporaneamente seguita.
Poi mi ero deciso a tornare prima che fosse buio.
E fu a quel punto che sentì un rumore fastidioso nell’auto. Come quando involontariamente nel passato sulle auto col cambio non sincronizzato si fa una “grattata”.
Mi accorsi però, appena misi di nuovo la mano sulla leva del cambio che essa girava a vuoto nella sua posizione. Provai a fermarmi. Spegnere il motore. Riaccenderlo: il cambio era diventato assolutamente inerte e impotente…
Indispettito, scocciato, quasi preoccupato, sul tablet composi il numero dell’assistenza Aci. Di lì a mezz’ora mi arrivò l’SMS che mi comunicava a che ora sarebbe giunto il carro attrezzi. Lo attesi. Nel timore misi in carica con la batteria esterna di riserva il tablet: il cavetto di collegamento faceva i capricci ma alla fine fece il suo dovere.
Gentilissimo e simpatico l’operatore che venne mi spiegò che avrei dovuto pagare un supplemento perché dalla mia residenza superavo i 25 km. Nessuno in zona avrebbe potuto accompagnarmi a casa. Tantomeno la persona che avevo intravisto di sfuggita poco prima…
Fui costretto, perciò, a utilizzare il servizio di taxi.
Come mia abitudine con i due tipi attaccai bottone a chiacchierare. Senza remore o riserve alcune.
Era ormai buio quando fui lasciato all’imbocco della mia via.
Una giornata a vuoto… Se non fosse per i giri e le visioni che avevo avuto e i paesaggi che avevo gustato… Ma il titolo di riserva che ho accantonato per questo brano, ha un suo fondo di verità. La cifra che dovetti pagare per il carro attrezzi e quella per il taxi…
Senonché, appena entrato in casa, lessi un messaggio WhatsApp sul mio tablet…
La persona che avevo intravisto, che avevo da tempo messo da parte (con rammarico ma di buon grado), aveva forse notato la mia presenza nel grosso borgo. E addirittura aveva voluto sperare che dopo settimane di silenzio io fossi in zona proprio per cercare, seguire, vedere lei…
Ero contento per lei che avesse creduto che volessi dedicarle di nuovo ancora un’attenzione così intensa. E per lei inattesa. Dispiaciuto per me che lo avesse pensato e ritenuto. Nonché per il disappunto che aveva voluto comunicarmi quasi a mo’ di rimprovero.
A volte succedono delle cose così…
La mia golosità nell’andare a comprare cibi deliziosi per quanto pericolosi alla salute per il colesterolo…
La deviazione del Giro d’Italia per via del lutto recente della teleferica.
Incontrare di sfuggita qualcuno che avevamo messo nel cassetto delle cose messe da parte.
All’improvviso un guasto meccanico.
Il carro attrezzi.
Il ritorno con il taxi (come nei film americani che vedo spesso, dove tutti sembra siano lì soltanto per chiamare un taxi…)
Il rimprovero di chi aveva addirittura sperato, lamentandosene, che invece che a cercare formaggi d’alpeggio io mi aggiravo pensando a lei.
Provo perciò concludere:
nell’incertezza non so se intitolare questo brano che regalo:
GIRANDO DI QUA E DI LÀ…
oppure, alla maniera di Bukowsky,
UNA GIORNATA DAVVERO PER Mxxxxx…
Chi legge faccia la sua scelta. Entrambi i titoli e le intestazioni, hanno una parziale verità, pregnanza ed esattezza…
Nanni Omodeo Zorini


giovedì 27 maggio 2021

ECO 2 0

 ECO 2 0

Accucciata, seduta sui propri talloni, sul bordo più alto del divano rosso, l'alter ego mentale mostrava in visione le sue belle cosce nude. Aveva assunto, come faceva di frequente, fisionomia e connotati del volto angelico di ragazza che di recente gli aveva offerto le morbide guance da baciare… E ora lo guardava. Con intenzione. Poi prese a parlare, «E ti ripeto che fai molto bene a continuare così come da mesi stai facendo. Disagio. Sofferenze. Possono diventare benissimo anche il paravento dietro il quale sussurra il definitivo distacco. Dopo averlo raccontato concretamente con i silenzi, la lontananza effettiva e definita esplicitamente, ma d'altra parte è insito nel carattere e nel connotato esistenziale. Ciascuno ha la propria struttura definitiva e immodificabile. Il cercare di anni, con insistenza entusiasta. Poi la ricerca è scivolata altrove. Nel social. Nel peregrinare periferico. Nelle boscaglie. Sulle stradine ombrose. Nella cupaggine sofferente. Il sorriso può finire per diventare sguardo malinconico all'indietro. Nel vivere di voi umani: ""così è, se vi pare…"". Mutevole e cangiante è ogni giorno. E le albe più sfolgoranti e radiose si cambiano facilmente in tramonti. Lentamente, gradualmente, degenerando e sfaldandosi. Immagino sia faticoso continuare a restare, volendolo, sempre uguali a se stessi… Coerenti con il proprio ieri. ""Anche le più belle e sfolgoranti imprese perdono il nome stesso di azioni…"" recitava il principe Amleto a Elsinore. Con la fantasia che ti è propria, negli scritti e nelle azioni, hai saputo tenere sveglio il tuo sguardo e il tuo occhio per guardare la realtà circostante. Perché l'avevi scelto. Lo volevi. Ma le nubi, le nebbie e i freddi dell'autunno dell'esistenza, ti raccontavano un po' alla volta che il sogno che avevi accettato e voluto vivere si stava trasformando in routine abitudinaria. È stato il tempo con il suo scorrere a mostrarti le briciole che andavano polverizzandosi sempre più. Giorni addietro ci siamo insieme accompagnati tu e io per quella strada all'indietro nel tempio della tua memoria e delle persone partite per sempre. Diversamente dal solito non hai continuato come facevi in tempo quel dialogo interiore con le tue ombre ancestrali. Era stato allora un gioco. Una celia. Un tuo abituale ""facciamo finta che…"". La brutta architettura alle arcate calcinate, suonava vuota al tuo sguardo mentale. E hai preferito farci galleggiare, quegli ultimi ricordi, estranei tra assenti presenze estranee. Ritornando, anche i riquadri d'acqua per le risaie, con i voli ampi delle ali flessuose di aironi erano diversi. Aironi. Cicogne. Gallinelle d'acqua. Corvi… I loro voli, gli spostamenti e il raggrupparsi sugli argini, non erano più gli stessi. La fotografia mentale e visiva: identica. Lo sguardo e la percezione: totalmente mutati. Il pieno/vuoto della piatta campagna novarese, pullulava soprattutto del vuoto nuovo. Quel paesaggio che tu avevi fatto vivere e nutrito amorosamente, si era andato impregnando di assenza. Significativa. Dovuta. Necessaria. Con la celata del casco sollevata, hai gustato e imparato il tuo rinnovato guardare. La moto continuava i suoi borborigmi a quattro tempi. Tu avevi lasciato all'oblio ciò che era definitivamente morto. E sei tornato identico e insieme totalmente rinnovato. Con l'anima, la mente, la fantasia ancora più libere di impacci. Di inutili zavorre affettive. Al macero.…» Aveva parlato sonora e silenziosa dalla sua posizione sul bordo più alto del divano rosso. E continuava a regalare in visione le sue belle cosce nude. Di ragazza . Come faceva di frequente, fisionomia e connotati si erano intonati alla nuova dimensione del momento. Come il volto pulito e angelico. Come sa esserlo chi si rinnova e rinasce continuamente. Gli si era spenta già alcune volte la pipa. E l'aveva lasciata riposare nel portacenere della ciotola di rame che aveva portato con sé molti decenni prima dall'Iran. Anche le immagini, diapositive mentali della memoria, di quel viaggio, avevano perso il colorito intenso di quando le aveva vissute. Come pure si erano stinte, stemperate, nella scatola dei ricordi, le immagini femminili che un tempo erano state vive e palpitanti. Inutile la raccomandazione che a ciascuna aveva fatto a suo tempo: ""non portar via il tuo ricordo… lascialo solo nel mio cuore… tremore di bianco ciliegio… Nel martirio di gennaio…"" Le parole che si era detto da solo per bocca della eterea ninfa, l'avevano rinfrescato. Rinnovato. Perciò, con uno sguardo interiore intenso, aveva sorriso a quella parte di sé che pure aveva ascoltato. Lo stillicidio del calendario, per l'ennesima volta, aveva smesso di centellinare la propria sabbia temporale. Si apprestò, come era davvero il caso, alla propria totale resurrezione…
Nanni Omodeo Zorini
Guido Peagno

mercoledì 26 maggio 2021

OCCHI APERTI E PULITI

 OCCHI APERTI E PULITI

Sentivo commenti turbati a "PRIMA PAGINA": "perché accostare le foto nei corpi di bimbi sulle spiagge a quella del bambino sopravvissuto al Mottarone...?"
E, perché no...? Possiamo provare a guardare con gli stessi occhi? O sono registri e scompartimenti mentali separati?
Da una parte si parla degli eventi con aria costernata...
Dall'altra un po' di pietismo per i cadaverini sulla sabbia...
Sul moribondo pianeta siamo quasi 8 miliardi di esseri umani ... Magari uno sguardo egualitario, almeno nel considerarli, ci vorrebbe...!
Anche qui si nota l'ipocrisia bigotta: converrebbe usare quelle piccole salviette per pulire le lenti degli occhiali con cui guardiamo...
Nanni Omodeo Zorini
Maestrantonia Maestra, Paola Deandrea e 1 altra persona
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CONCORSI E CONCORSONI

 CONCORSI E CONCORSONI

(Chi sceglie chi e per fare che cosa e come…)
Soprattutto per incarichi a posti pubblici è necessario un sistema di reclutamento. Chi è stato per molti anni a presiedere commissioni di concorso per docenti, si permette ora qualche considerazione…
Le prove vertevano su una composizione scritta, alla quale si aggiungeva un colloquio su varie discipline materie e testi. Le commissioni erano composte a loro volta di sottocommissioni. Chi le presiedeva tutte a livello locale proponeva e concordava criteri oggettivi. Tassonomie di valutazione… Però poi ti venivano a raccontare che nella sottocommissione tal dei tali, vigeva la manica larga: votazioni altissime, buonismo guardone nei confronti delle concorrenti carine, mentre in altre ci si atteneva alla tassonomia concordata.
In altri contesti, paralleli, sindacali o di politica scolastica, si proponeva di affiancare e ad aggiungere alla prova di concorso un “tirocinio guidato”. Individuare dei tutor nelle persone di docenti con esperienza consolidata, da affiancare ai tirocinanti. Un po’ come forse avviene per i giovani medici specializzandi… Ovviamente: tirocinio retribuito!
Tali dibattiti restavano “aria fritta”…
E c’era chi ti telefonava a casa chiedendoti di suggerire maggiore attenzione per il candidato o la candidata tal dei tali… Conoscente, parente, nipote del tal personaggio importante… E magari allora rispondevi:
“… Se lei me lo suggerisce, chiederò ai miei commissari esaminatori maggiore attenzione nei confronti di costui costei… Perché se ha bisogno di una “raccomandazione” significa che non ha competenze adeguate…”
E si pone di nuovo, anche qui nel campo scolastico, una domanda essenziale:
CHI SCEGLIE CHI? È IN BASE A QUALI CRITERI? E CON QUALI FINALITÀ E MODALITÀ? E, CHI HA SCELTO E CON QUALI CRITERI E COMPETENZE GLI ESAMINATORI?
È un criterio generale. Applicabile dovunque. In qualsiasi contesto. Chi definisce e come sia un ponte, una teleferica, una costruzione, un’amministrazione pubblica è funzionale e coerente?
Anche di questo tema ho sentito parlare stamattina a PRIMA PAGINA Raitre.
Una autentica RIVOLUZIONE CULTURALE va operata: non solo nelle regole scritte e nei codicilli e nei commi normativi. Nel modo di guardare, scegliere, decidere…
Domani non si parlerà più di questo tema. Ce ne sarà un altro fresco, caldo, scottante, urgente…
L’emittente Raitre Radio, con prima pagina, è di altissimo livello. Ma chi la ascolta? Si è pulito prima gli occhiali con le salviettine pulisci lenti?
Chi sceglie i giudici, con quali modalità, con quali criteri, e chi valuta i risultati del suo operare? Chi sceglie i medici? I tecnici che realizzano e controllano gli impianti di trasporto?
Quella che definivo RIVOLUZIONE CULTURALE è una lenta graduale diffusa contagiosa operazione di autoeducazione, per contatto, per osmosi, per senso comune… E lì forse che va operata la trasformazione…
Altrimenti si continua a parlare di aria fritta. Si cambia continuamente discorso, argomento, atteggiamento. E non è assolutamente questo un limite della eccellente Raitre Radio… Le parole diventano vento. I discorsi anche più sensati si sovrappongono ad altri discorsi… Parole. Parole. Parole…
Le vere trasformazioni, il vero processo educativo e formativo, avviene per contagio, contatto, esempio…
Non stupiamoci poi se a fare gli amministratori pubblici, scelti con sistema elettorale concordato e consolidato, ci troviamo degli emeriti imbecilli, incompetenti, analfabeti culturali profondi…
Il problema vero è quello di essere convinti sul serio: e bisogna cominciare, un po’ alla volta, ciascuno per la sua parte… Altrimenti continueremo ad aspettare la catastrofe, l’epidemia pandemica, la sciagura delle notizie… E i più devoti continueranno a rimettersi alla provvidenza superiore… Purtroppo inefficace, inattiva e inesistente…!
Nanni Omodeo Zorini
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