(da:il barone di Barumini...)
il barone di Barumini e altre storie. Edizioni 1964/2019).
Buona
Pasqua di resurrezione e rinascita , allora!
E dalla sua prospettiva molto lontana, il barone
di Barumini, leggiadro e bizzarro narratore fuori del tempo, ora stava a
considerare il presente…
Erano
passati anni, decenni, qualche secolo… Dal suo punto di osservazione il plurianziano
(nobile soprattutto nell'anima e nella mente pulita), stava dando un'occhiata
di qua e di là...
Ormai
da troppo tempo non si usava più vergare con l'inchiostro i fogli per i
messaggi. Piccoli impulsi elettromagnetici, come mosconi a volte gradevoli a
volte fastidiosi, vibravano nell'aria come messaggi e comunicazioni… C'erano
stati disastri, massacri, guerre e genocidi, inondazioni, terremoti, ed era
stata inventata la RES PUBBLICA… Mediante elezioni le masse dei cittadini
sceglievano chi avrebbe governato il paese. E lo facevano spesso influenzati
soltanto o prevalentemente dalle corbellerie di pseudo informazione di cui si
ingollavano ghiotti.
Nel
tempo presente erano assurti ai disonorevoli onori del potere due
raggruppamenti antitetici, miopi e ciechi, dominati dal beffardo ghigno di una
bestia sceriffo. Che vomitava odio, livore feroce, mostruose idiozie, che però
piacevano tanto alla massa beota che l'aveva osannato. La parte peggiore
dell'animo umano aveva fatto le sue scelte. E molte fans andavano in deliquio
ammirandolo e sognando fantasie morbose pescate nel profondo masochismo delle
proprie animucce.
Ma il
barone preferì fermare il suo sguardo su un personaggio che faceva parte della
sua anima da sempre.
Costui,
fiero, ingenuo, autentico, aveva ricevuto nel proprio cammino esistenziale numerose
batoste. Pare che spesso capiti proprio così.
Dopo
infinite e svariate amare delusioni, per l'ennesima volta, per coazione a
ripetere, aveva voluto di nuovo sognare e illudersi… Ma tant'è…
Da
tempo, da anni cioè, cullava la fantasia che fosse possibile. Incantato dalla
speranza illusoria, aveva ricacciato indietro i segni evidenti di cui era
cosparsa la realtà, preferendo, ingenuamente sempre, non tener conto di quanto
i suoi occhi pure vedevano!
Accontentandosi
narcisisticamente delle belle parole che gli erano arrivate…
"Tu
solo sei l'uomo della mia vita… Quello che ho sempre desiderato incontrare…
Solo con te far l'amore è stato sublime… Ah, ti avessi incontrato prima… Avrei
sposato te e non quello squallido omuncolo al quale purtroppo non so
rinunciare…"
Come
molte volte lui e altri avevano fatto nelle tornate elettorali, aveva preferito
tapparsi il naso… O come diceva tempo addietro il ramarro geniale della politica
democristiana, ripetendo che: "a non fidarsi si fa peccato… Però quasi
sempre ci si azzecca…"
Ora
però, si trovava al dunque. I segni già rincontrati a bizzeffe, non erano
rimasti da soli.
Da
anni lei inseguiva con l'occhio virtuale nelle piattaforme Web immagini di
uomini maschi, che ricordavano un pochino quello che era stato lui quando lei adolescente
l'aveva incontrato. Ne cercava i
profili. Le informazioni esistenziali. Spesso cercava di entrare in contatto
con loro, in modo abbastanza sconveniente, intrigante, impudico… Chiedeva loro
amicizia e appena la otteneva mandava immagini di nudi femminili abbastanza
licenziosi. Praticamente offrendosi. In una di esse una donna seminuda, che le somigliava abbastanza, tendeva una mano
offrendo una conchiglia carnosa che poteva benissimo rappresentare la propria vulva.
Scaramucce.
Capricci. Pretesti.
Incerta,
infantile e immatura, trovava comodo tenere i piedi doloranti in più staffe.
“Lui
è uno stronzo, un essere meschino e ignobile, un omuncolo miserevole, ma non
riesco a smettere di stimarlo. Certamente mi ha condizionata nel profondo.
Manipolata. Ma sono talmente abituata a essere disprezzata anziché amata… Che
anziché ribellarmi liberandomene, preferisco maltrattare quello che definisco
l'uomo della mia vita. Perché umano, disponibile, buono al limite del buonismo…”
I
nodi, pertanto, venivano sempre di più al pettine.
Tutti
i discorsi impegnativi e le decisioni venivano rinviate sine die.
“Adesso
non ho voglia di parlarne. Cambiamo discorso. Magari forse vedremo…
E poi
tieni conto delle mie condizioni di salute…”
Ed
era la solita tiritera di blablabla che lei recitava da sempre, anche da quando
stava bene come un pesce. E guizzava di morboso entusiasmo nel suo letto. Si
vede che già da allora lei lo considerava secondo la logica comune corrente e
molto diffusa, una riserva e una risorsa consolatoria. Le piaceva essere
soggiogata dal suo disumano sultano, per potere giocare il ruolo birichino
della trasgressione. Mica poteva decidere di vivere solo con lui… Come avrebbe
fatto poi a trasgredire e a tradire anche costui? Un gioco perverso. Al
massacro.
Lui
aveva fatto buon viso a cattivo gioco. Tappandosi il naso. Per quanto fosse un
gioco brutale e disumano.
CONDIZIONI
SPEREQUATE, CONDIZIONI CAPESTRO:
PRENDERE O LASCIARE!
Gli aveva
precisato che anche nel caso lui non ci fosse più stato, lei avrebbe accettato
al massimo di vivere per proprio conto. E di farsi vedere più o meno come prima:
quando le fosse andato o ne avesse avuto voglia. Ne emergeva evidente la
considerazione che aveva di lui…
L'ultima
goccia che aveva fatto traboccare il pitale, era stato quando, dopo sue pacate
considerazioni per essere trascurato, ne era nato un diverbio. E lei lo aveva
verbalmente aggredito. Usando con lui il tono che aveva sempre subito dallo
squallido omuncolo che temeva. Aggiungendo addirittura un accostamento e un
paragone:
“anche
tu sei come lui…”
Questo
era addirittura troppo. Dimostrava che lei al di là delle parole melliflue con
cui l'aveva tenuto buono, lo considerava soltanto un'avventuretta… Come le
altre di cui gli aveva raccontato. O come altre di cui invece aveva serbato il
segreto…
Quel
mattino, ebbe modo di constatare dal suo tempo remoto il fantomatico barone, il
protagonista della vicenda era perfettamente sereno. In pace con se stesso.
Soddisfatto.
Come
d'altra parte gli era già avvenuto in episodi analoghi. Nei quali un pretesto
era servito a lei per dirgli che per un po' di giorni non voleva sentirlo e
tantomeno vederlo… Apparentemente adducendo a causa il risentimento… Ma solo
apparentemente, certo!
Quel
mattino, come da qualche giorno gli capitava, si sentiva finalmente bene. Senza
la palla al piede ambigua, ambivalente, melliflua e insieme fasulla, di quella
pseudorelazione, tra la donna sposata e un uomo che lei definiva affascinante,
disponibile, profondamente buono. Insomma, di quella relazione di tradimento.
Che tanto l'aveva divertita e compiaciuta finora.
Quel
mattino si accorse di avere riconquistato la propria libertà. La propria
dignità.
E
perciò sorrise alla propria immagine allo specchio. Compiaciuto. Complimentandosi
con se stesso.
Nessun commento:
Posta un commento