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mercoledì 17 aprile 2019

MOLLARE GLI ORMEGGI - il barone di Barumini


MOLLARE GLI ORMEGGI
(da:il barone di Barumini...)


il barone di Barumini e altre storie. Edizioni 1964/2019).

Buona Pasqua di resurrezione e rinascita , allora!

E  dalla sua prospettiva molto lontana, il barone di Barumini, leggiadro e bizzarro narratore fuori del tempo, ora stava a considerare il presente…
Erano passati anni, decenni, qualche secolo… Dal suo punto di osservazione il plurianziano (nobile soprattutto nell'anima e nella mente pulita), stava dando un'occhiata di qua e di là...
Ormai da troppo tempo non si usava più vergare con l'inchiostro i fogli per i messaggi. Piccoli impulsi elettromagnetici, come mosconi a volte gradevoli a volte fastidiosi, vibravano nell'aria come messaggi e comunicazioni… C'erano stati disastri, massacri, guerre e genocidi, inondazioni, terremoti, ed era stata inventata la RES PUBBLICA… Mediante elezioni le masse dei cittadini sceglievano chi avrebbe governato il paese. E lo facevano spesso influenzati soltanto o prevalentemente dalle corbellerie di pseudo informazione di cui si ingollavano ghiotti.
Nel tempo presente erano assurti ai disonorevoli onori del potere due raggruppamenti antitetici, miopi e ciechi, dominati dal beffardo ghigno di una bestia sceriffo. Che vomitava odio, livore feroce, mostruose idiozie, che però piacevano tanto alla massa beota che l'aveva osannato. La parte peggiore dell'animo umano aveva fatto le sue scelte. E molte fans andavano in deliquio ammirandolo e sognando fantasie morbose pescate nel profondo masochismo delle proprie animucce.
Ma il barone preferì fermare il suo sguardo su un personaggio che faceva parte della sua anima da sempre.
Costui, fiero, ingenuo, autentico, aveva ricevuto nel proprio cammino esistenziale numerose batoste. Pare che spesso capiti proprio così.
Dopo infinite e svariate amare delusioni, per l'ennesima volta, per coazione a ripetere, aveva voluto di nuovo sognare e illudersi… Ma tant'è…
Da tempo, da anni cioè, cullava la fantasia che fosse possibile. Incantato dalla speranza illusoria, aveva ricacciato indietro i segni evidenti di cui era cosparsa la realtà, preferendo, ingenuamente sempre, non tener conto di quanto i suoi occhi pure vedevano!
Accontentandosi narcisisticamente delle belle parole che gli erano arrivate…
"Tu solo sei l'uomo della mia vita… Quello che ho sempre desiderato incontrare… Solo con te far l'amore è stato sublime… Ah, ti avessi incontrato prima… Avrei sposato te e non quello squallido omuncolo al quale purtroppo non so rinunciare…"
Come molte volte lui e altri avevano fatto nelle tornate elettorali, aveva preferito tapparsi il naso… O come diceva tempo addietro il ramarro geniale della politica democristiana, ripetendo che: "a non fidarsi si fa peccato… Però quasi sempre ci si azzecca…"
Ora però, si trovava al dunque. I segni già rincontrati a bizzeffe, non erano rimasti da soli.
Da anni lei inseguiva con l'occhio virtuale nelle piattaforme Web immagini di uomini maschi, che ricordavano un pochino quello che era stato lui quando lei adolescente l'aveva incontrato. Ne  cercava i profili. Le informazioni esistenziali. Spesso cercava di entrare in contatto con loro, in modo abbastanza sconveniente, intrigante, impudico… Chiedeva loro amicizia e appena la otteneva mandava immagini di nudi femminili abbastanza licenziosi. Praticamente offrendosi. In una di esse una donna seminuda,  che le somigliava abbastanza, tendeva una mano offrendo una conchiglia carnosa che poteva benissimo rappresentare la propria vulva.
Scaramucce. Capricci. Pretesti.
Incerta, infantile e immatura, trovava comodo tenere i piedi doloranti in più staffe.
“Lui è uno stronzo, un essere meschino e ignobile, un omuncolo miserevole, ma non riesco a smettere di stimarlo. Certamente mi ha condizionata nel profondo. Manipolata. Ma sono talmente abituata a essere disprezzata anziché amata… Che anziché ribellarmi liberandomene, preferisco maltrattare quello che definisco l'uomo della mia vita. Perché umano, disponibile, buono al limite del buonismo…”
I nodi, pertanto, venivano sempre di più al pettine.
Tutti i discorsi impegnativi e le decisioni venivano rinviate sine die.
“Adesso non ho voglia di parlarne. Cambiamo discorso. Magari forse vedremo…
E poi tieni conto delle mie condizioni di salute…”
Ed era la solita tiritera di blablabla che lei recitava da sempre, anche da quando stava bene come un pesce. E guizzava di morboso entusiasmo nel suo letto. Si vede che già da allora lei lo considerava secondo la logica comune corrente e molto diffusa, una riserva e una risorsa consolatoria. Le piaceva essere soggiogata dal suo disumano sultano, per potere giocare il ruolo birichino della trasgressione. Mica poteva decidere di vivere solo con lui… Come avrebbe fatto poi a trasgredire e a tradire anche costui? Un gioco perverso. Al massacro.
Lui aveva fatto buon viso a cattivo gioco. Tappandosi il naso. Per quanto fosse un gioco brutale e disumano.
CONDIZIONI SPEREQUATE,  CONDIZIONI CAPESTRO: PRENDERE  O LASCIARE!
Gli   aveva precisato che anche nel caso lui non ci fosse più stato, lei avrebbe accettato al massimo di vivere per proprio conto. E di farsi vedere più o meno come prima: quando le fosse andato o ne avesse avuto voglia. Ne emergeva evidente la considerazione che aveva di lui…
L'ultima goccia che aveva fatto traboccare il pitale, era stato quando, dopo sue pacate considerazioni per essere trascurato, ne era nato un diverbio. E lei lo aveva verbalmente aggredito. Usando con lui il tono che aveva sempre subito dallo squallido omuncolo che temeva. Aggiungendo addirittura un accostamento e un paragone:
“anche tu sei come lui…”
Questo era addirittura troppo. Dimostrava che lei al di là delle parole melliflue con cui l'aveva tenuto buono, lo considerava soltanto un'avventuretta… Come le altre di cui gli aveva raccontato. O come altre di cui invece aveva serbato il segreto…
Quel mattino, ebbe modo di constatare dal suo tempo remoto il fantomatico barone, il protagonista della vicenda era perfettamente sereno. In pace con se stesso. Soddisfatto.
Come d'altra parte gli era già avvenuto in episodi analoghi. Nei quali un pretesto era servito a lei per dirgli che per un po' di giorni non voleva sentirlo e tantomeno vederlo… Apparentemente adducendo a causa il risentimento… Ma solo apparentemente, certo!
Quel mattino, come da qualche giorno gli capitava, si sentiva finalmente bene. Senza la palla al piede ambigua, ambivalente, melliflua e insieme fasulla, di quella pseudorelazione, tra la donna sposata e un uomo che lei definiva affascinante, disponibile, profondamente buono. Insomma, di quella relazione di tradimento. Che tanto l'aveva divertita e compiaciuta finora.
Quel mattino si accorse di avere riconquistato la propria libertà. La propria dignità.
E perciò sorrise alla propria immagine allo specchio. Compiaciuto. Complimentandosi con se stesso.




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