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giovedì 11 agosto 2022

 UN ABITO DA SPOSA, ma di seconda mano

Forse fin troppo tollerante questa Infascelli… E la vicenda molti elementi in comune con il mostro di Firenze: solo che quello squartava e scannava le proprie vittime possibilmente tutte due. E qui, la parte del Pacciani la fanno i quattro bulletti di paese: con lo squallore del proprio fucile/pene in mano, in questa masturbazione seriale incappucciata da dies ire. E la vittima, poverina col suo vestito da sposa, che rinuncia in quattro e quattr’otto a diventare farmacista, lì in terra di animali e di campagne… Fin troppo remissiva, addirittura quasi compiaciuta della sciagura capitatale. Ed è il rapporto tra le varie figure umane e sociali del film a battere come BR… Il moroso promesso sposo è un sempliciotto che si rassegna subito: al limite ci penseranno il sarà a suggerire la polizia. D’altra parte: chi l’ha fatto fare di andare in camporella con la bella fidanzata? E dal bosco, trafelati come BR, con il loro fuciletti fallici, arrivino i Pacciani versione ridotta… Un bello stupro collettivo, e via andare a bere dalla piccola borraccia portatile da alcolisti all’americana; con l’immancabile sigaretta in bocca…
Il merito della regista: che è al contempo anche il suo demerito a mio parere, tenere un tono basso, smorzato, sottotono… Tratta tutta la narrazione con una mite dolcezza degne di una fiaba semplice semplice. La struttura narrativa comunque si regge tutta quanta. Alla fin fine le foto segnaletiche dei tre sul giornale; e la sagoma spiaccicata sull’asfalto… La provvidenza del pullman vacanziero ha fatto giustizia.
Stella, ritorna con il suo fidanzato sposo promesso, denuncia il tutto, riprenderà fuori corso la facoltà di veterinaria, solo la madre rimane un po’ amareggiata: ma con saggezza analoga a quella della narratrice regista, preferisce andar via liscio senza infierire.
Violenza di genere? Un episodio campagnolo come tanti? Se l’è andato a cercare? Non risultava neanche fin troppo distrutta e turbata… Qualche spettatore guardone e complice può magari aver pensato: in fin dei conti può darsi che sia anche piaciuto; ha realizzato qualche fantasia sadomasochistica… E la storia ricomincia!
Magari poi invece noi sappiamo che l’abuso e lo stupro lasciano tracce indelebili nelle strutture neuronali, nella personalità, nella vita… Anche quando i processi danno ragione la vittima, promettendo rimborsi economici… Alcune ferite non sono rimborsabili! Coraggio Infascelli: la prego ci metta più grinta… Il picnic a lieto fine può accontentare solo lei: che se la cava lavandosene le mani senza dire troppo peso a una vicenda quotidiana: ogni anno nel belpaese 120 donne circa vengono ammazzate per essere “usate”, come recita con orribile riserva/vocabolo la stessa Bibbia: “USARE DELLA DONNA”. Bene che vada verranno riciclati di seconda mano!
Nanni Omodeo Zorini
Il vestito da sposa

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