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lunedì 1 giugno 2020

TENTATIVO DI RACCONTO

TENTATIVO DI RACCONTO


TENTATIVO DI RACCONTO

 

Molto tempo fa, ma certo anche ora e senza dubbio anche domani, era successa questa cosa qui, nella piatta pianura novarese…

Un nobile decaduto, senza blasone scettro o corona, ma sempre molto nobile e aristocratico, si faceva chiamare dalla sua fidanzata: "BARONE DI BARUMINI". Come barone era un vero baro: infatti amava barare e sparare palle…

Sua madre, la soprano lirica Borghi Rachele, comunemente detta è chiamata Lina, vantava antenati nobili addirittura discendenti dal trono di Spagna…

Una garbata mitomania che i figli sorridendo mostravano di accettare. Lei addirittura era arrivata al punto di raccontare al suo secondogenito, da tutti chiamato Nanni, che secondo la legge salica che secondo lei era in vigore tra i monarchi spagnoli, il titolo di re e perciò l'eredità alla corona spettava al secondogenito, proprio lui… Lui stava al gioco.

Dai sei ai diciott'anni era stato in un istituto orribile, un orfanotrofio… Dove rapavano i capelli a zero per  una vecchia consuetudine finalizzata a evitare la pediculosi. Doveva indossare una orribile divisa nera lugubre sopra la quale d'inverno si copriva con una mantella simile a quella di Nosferatu… Sui capelli corti corti portava un berretto con la visiera rigida come nelle divise della prima guerra mondiale…

Non aveva certo un grande aspetto regale…!

Una volta, questo Nanni sedicente barone, da studente del magistrale stava tornando dalla palestra con un compagno e amico. Sull'altro lato della strada passò una donnotta, buffa, e pseudo amica della soprano madre. Anche a lei era stato raccontato che lui era il principe ereditario al trono di Spagna…!

Il nostro, nonostante la sua statura immensa da spilungone, cercò di farsi piccolo piccolo,  di scomparire nella mantella nera. Ma non ci fu verso! La donnotta, che mescolava alla sua parlata del sud alcune espressioni imparaticcia che secondo lei erano in dialetto novarese, si autodefiniva " piccinin ma furb…"

Si riteneva perciò una persona piena di senno e molto furba.

Appena fiondò gli occhi sui due studentelli che tornavano con i sacchetti delle scarpe da ginnastica, con un tono di voce è esagerato, esclamò: "BUONGIORNO, PRINCIPE!"

Lui non seppe come giustificare all'amico l'espressione fuori di testa. Cercò poi di medicarla raccontandogli che la madre gli aveva voluto far credere al suo alto e nobile lignaggio nobiliare… L'amico rise… Lui un po' meno… E si vergognò mostruosamente!

Or dunque, nella piatta pianura novarese, dove nessuno ricordava più l'episodio dell'attribuzione del termine di principe, si aggirava talvolta ancora a cavallo di uno scooter rombante, il molto decaduto barone di Barumini… Aveva fatto un patto con il diavolo o con gli dei degli inferi e dell'Olimpo di campare almeno fino a novant'anni. Non per altro, ma soprattutto e prevalentemente perché da diversi anni aveva incontrato uno sguardo color cielo di cui si era perdutamente innamorato.

La sua amata fidanzata da un tempo indefinito e indefinibile era segregata alle pendici che portano al Mottarone. Per intenderci nella zona del Vergante.

Lui continuava a rassicurarla in tutti i modi …

«… Ma vedrai Ciccio… Lo so che tu stai male… E che vivi un'esperienza terribile… Ma io penso che al massimo in qualche mese, o fra qualche anno, uno o due al massimo, la tua sofferenza e il tuo stato finiranno per attenuarsi o per scomparire del tutto… Io lo penso… Lo voglio… Lo desidero… Non credo in entità superiori o divine a cui chiedere miracoli… Ma credo nei rimedi naturali alternativi a quelli della medicina ufficiale… Te l'ho detto che una persona cara che ho conosciuto per caso pratica il reiki… Non è un vero sistema curativo o di guarigione. Però dovrebbe servire ad aprire dentro le persone una porta per far entrare l'energia vitale… Ed è questa che alla fin fine aiuterà il tuo corpo a star meglio e alla fine a guarire definitivamente…»

Quando le diceva queste cose, si vergognava addirittura di essere stato per finta barone di Barumini… Di averle detto che magari lui avrebbe potuto anche avere poteri taumaturgici da guru. Si vergognava per i propri malanni abbastanza modesti al confronto dei suoi…

Unica vera cura che riusciva a praticarle era quella dell'amore infinito. Della fiducia della speranza. E infatti lei provava un certo modesto giovamento dall'amore di lui… Anche perché nella vita era stata guardata purtroppo con noncuranza. Nessuno aveva visto in lei o aveva voluto vedere in lei la persona straordinaria ed eccezionale che invece sapeva riconoscere con l'occhio amoroso il barone ex orfanello…

A volte aveva notato dei leggeri miglioramenti.

Aveva voluto anche lui sperare nei nuovi farmaci… Nelle cure omeopatiche e alternative… E ora stava a guardare di sottecchi se il reiki faceva il suo dovere oppure no…

Ma comunque continuava come faceva da anni a prodigarle le sue cure amorose. E pensava dentro di sé che l'amore alla fin fine l'avrebbe salvata…

Le scriveva di continuo poesie. Racconti e favole. E tutte le sere le mandava un messaggio vocale con voce vibrante… Accompagnandolo con un breve video sonoro… L'unico difetto di quest'ultimo era la sua faccia: aveva gli occhi gonfi come un dinosauro in pensione; cercava di nascondere i propri acciacchi. Non osava raccontarli perché al confronto lui ne sarebbe uscito in perfetta salute… E lei…

Lei aveva ripreso le sue sedute fisioterapiche in piscina. In passato le erano state di giovamento. Aveva dovuto interromperle solo a causa del maledetto virus con la corona… Ma ora aveva ripreso…

Perciò, barone o non barone, erede al trono di Spagna oppure a quello del Lussemburgo, poeta smandrappato e innamorato appassionato, se non era un guru, poteva chiaramente definirsi un curatore appassionato con amore e d'amore…

 


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