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sabato 20 giugno 2020

FORSE SI VIVE DAVVERO UNA VOLTA SOLA

FORSE SI VIVE DAVVERO UNA VOLTA SOLA

Quotidianamente media e canali telematici di informazione insistono sui fatti del giorno. Normale e abituale questa consuetudine. Un po' come quando fra vicini di casa, di bar, di lavoro ci si racconta l'ultimo episodio saliente…
Ma sorvoliamo sull'approccio. Non sono un appassionato di attività sportive. E tra le altre le competizioni automobilistiche e motociclistiche mi paiono prevalentemente un modo per rischiare la vita sul filo del rasoio per rilanciare e pubblicizzare marche, modelli e motori.
Circa vent'anni fa un pilota affermato perse entrambe le gambe…! Si ributtò a capofitto nella voglia di vivere. E qualche anno dopo passò ad un'altra disciplina: il paraciclismo. Gli venne realizzata una speciale bicicletta. Di nuovo divenne campione.
Qualche giorno fa ha di nuovo rischiato di soccombere.
Prendo ad esempio il caso.
Quasi cinquant'anni fa in tale scoperse di avere calcolosi renale multipla recidivante. Si imbattè in un urologo che gli fece peggiorare la situazione. E dopo più di un decennio ne scoperse la causa. Che ovviamente rimosse. Durante le degenze incontrò un tale più scalognato di lui. Periodicamente i suoi reni venivano invasi di calcoli a stampo… Che ne occupavano tutto lo spazio. Era costretto a farsi estrarre il rene, ripulirlo e vuotarlo delle concrezioni minerali. Per farsi di nuovo trapiantare il proprio rene in sede.
Quel tale della calcolosi recidiva, un po' pessimisticamente, temette di fare la stessa fine.
Magari qualcuno successivamente in una analisi cistoscopia scoperse cellule neoplasiche. Ma di nuovo per sua fortuna un secolo fa un équipe franco belga aveva trasformato e adattato il bacillo della TBC, facendolo diventare un killer delle cellule neoplasiche renovescicali. Evitando di usare un linguaggio troppo spinto, fu comunque una grande rottura sottoporsi ai lavaggi con il bacillo adattato BCG.
Nel passato alcuni farmaci ritenuti geniali e risolutivi mostrarono il tallone d'Achille. Effetti collaterali perversi e sciagurati. Anche recentemente…!
Solo per citare qualche esempio…
Ma torno all'eroico pilota/ciclista estremo…
Non tutti, certo, anzi forse pochissime persone hanno avuto la fortuna di una struttura di personalità che non li facesse demordere. Per cui non rinunciarono e non rinunciano tutt'oggi. Solitudine. Sofferenza. Paura e panico. A volte addirittura terrore…
Parto dal caso quasi quotidiano recentissimo, per provare ad allargare la visuale.
L'atleta ora sciaguratamente ricoverato, ha sostituito alle gambe perdute le braccia per pedalare il suo ciclo… Ma non ha fatto soltanto un cambio di membra.
Ha deciso che vivere è il bene supremo. Finché l'abbiamo. Per potersi protendere il più a lungo possibile, nella modesta, temporanea, limitata eternità dell'esistenza personale.

Perché forse, molto probabilmente, quasi senz'altro, SI VIVE SOLO UNA VOLTA SOLA!

Compiango coloro che hanno rinunciato o che quotidianamente rinunciano. Sono favorevole a che possano costoro decidere di rinunciare a vivere. Scelte e decisioni che a loro derivano dal loro percorso formativo di strutturazione di personalità.
Nessuno può onestamente imporre di interrompere l'eutanasia. E neppure è legittimo obbligar o costringere qualcuno a scegliere la vita. Arrampicandosi sui vetri e sugli specchi con le unghie.
"Unus quisque faber fortunae suae" (Sallustio attribuisce quest'espressione a Appio Claudio Cieco). [= Ciascuno è l'artefice della propria vita e della propria fortuna]
Con le risorse disponibili, spirituali mentali intellettuali ed eventualmente anche fisiche esistenti, ciascuno può e deve, se lo ritiene opportuno corretto salutare e salvifico, trovare la propria soluzione per fare le proprie scelte. Proprio perché SI VIVE SOLO UNA VOLTA SOLA.
Non me ne vogliano gli amici o le persone che hanno una visione ultraterrena di qualsiasi confessione religiosa o filosofica: spesso mi compiaccio di modificare e trasformare radicalmente un'espressione corrente tra i credenti. Che riferendosi al transito dalla vita alla morte, dicono "passare a MIGLIOR VITA…".
Io lo trasformo, lo riconosco forse fin troppo laicamente, in "passare a PEGGIOR VITA".
Non suggerisco nulla a nessuno. Non me lo permetto. Ma guardo con predilezione e ammirazione coloro, donne o uomini che siano, che ogni volta ristrutturano il campo.
Covid. Hiv. Carcinoma. Incidenti terrificanti. Farmaci nefasti. Qualcuno degli altri malanni che il pianeta malato ci fa incontrare.
Per ora, comunque, questa è la mia scelta.
E mi permetto, cautamente con riserbo e pudore, di mostrarla come possibile a chiunque. E soprattutto alle persone che amo davvero…

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