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mercoledì 7 giugno 2017

NUARA, NUARA,...

"Novara, Novara, la bela sitá
Si mangia se beve e allegri se stà. ...
(" Costantino Nigra " Canti popolari del Piemonte)
Una vecchia canzone di repertorio, che parla di questa cittadina grigia nebbiosa e piena di zanzare. Dice che ci si sta allegri perché si mangia e si beve, e che le donne hanno tanta ambizione specie se portano abiti che i dragoni hanno comprato loro. Ovviamente queste donne non sono novaresi tipiche neanche di 150 anni fa. Però alla fine i polli sono ben cotti e capponi arrostiti, perciò invita le belle novaresi a essere felici se vogliono guarire…
Sembra quasi suggerire che dal grigiore di qualche secolo fa fosse necessario guarire bevendo e mangiando… Magra consolazione!
Un'onda di malinconia per questa cartolina molto datata.
Non amo particolarmente questa città anche se ci sono nato e vissuto intensamente e molto a lungo.
La cupola antonelliana ricorda molto un bottiglione o una margherita di barbera. Ed è una variante della mole antonelliana. Nella piazza delle erbe non c'è più il mercato e non è più coperta di teloni per ospitarcelo. Rimane sempre la "colonna che suda" che è tradizione che segnali le mutazioni del tempo.
Tutto segue i tempi: mega negozi di occhiali, biancheria intima, scarpe… I portici ospitano dilaganti bar con i loro tavolini riforniti di aperitivi dai colori improbabili e da piatti di patatine e spicchi di pizza. Quella che il neologismo molto brutto definisce “apericena”. Di nuovo si mangia e si beve, si cerca l'allegria, con chiacchiere insipide e formali. Mancano forse solo i dragoni.
Il castello visconteo, già rovinato dalle trasformazioni dei secoli, ha una torretta orribile di mattoni rossi … Voluta da una amministrazione comunale insipiente.
Qualche residuo di palazzo primo novecento e di art decò e liberty…
L'immensa fatiscente protagonista di "cuore di pietra", Casa Bossi, anch'essa opera dell'Antonelli, attende inutilmente di essere ripristinata… Ma dal suo aspetto si può capire che non ci spera più tanto.
Sì, lo confesso, io vivo in questa città. L'ho girata e rigirata con auto e moto di varie epoche e fogge, in bicicletta e a piedi. Seguendo ogni volta l'andazzo delle nuove direzioni dei sensi unici.
Ci sono forse posti più belli, città più affascinanti.
Ma a me è capitata questa.
Mi ci sono abituato.
Me la tengo così com’è.
Però non riesco ad amarla.
C'ho amato moltissime donne. Le ho incontrate conosciute perdute dimenticate.
Anche se forse ho dei dubbi di averle davvero conosciute. Forse le ho sfiorate. Avvicinate. Ma tutto scorre come un fiume.
“Panta rei, os potamos.”
Le immagini sono sempre ogni volta diverse nelle fotografie rispetto alla realtà. E soprattutto rispetto al ricordo che ne abbiamo. Nei nostri microchip cerebrali e neuronali, ci sono forse degli originali ormai sbiaditi color seppia.

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