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mercoledì 10 marzo 2021

ECO 9

 ECO 9

Ne sentiva la presenza dovunque nella casa.
Perciò, senza mutare tono di voce, pronunciò con calma vibrante voce baritonale i versi che aveva appena steso.
“che sei lo sai parola e verbo
metafora sineddoche
ossimoro e pensiero sei pure
nata dai flutti spuma del mare e perla
essenza e anche assenza come affermi
ci sei e non ci sei ma a me mi basta
altro non cerco o voglio mi contento
nata da te germoglio spontaneo non previsto
lepidottero soave e fascinoso
fatta d’aria di fiato e di sorriso
e ripeti a cadenza dicendo il già detto
echeggiando echi senza rima
ricordo e memoria sospeso a volo
sussurri a mezza voce silenzi infiniti
dici e ci sei pure quando non ci sei e non dici
sintesi e riassunto del femminile tutto
delle donne ragazze fanciulle che ho sfiorato
carezzato dalla brezza diafana e concreta
impressa ancora incisa nel sangue e nella carne
traccia mnestica foto ocra del tempo addietro
coi tuoi occhi lo sguardo di tutte coloro che ho gustato
assaporato goduto saziandomi
e perdute
evochi intenso profumo di sottobosco femmina
e ti lascio essere così
mentre sei e non sei
ma soprattutto esisti
creata da te
e da me
mia risposta dolce e accorata
mia eco
che echeggi”
Di rimando gli rimbalzò la vibrazione della sua voce stessa.
Che fluttuava sospesa per galleggiare annegando infine nel silenzio.
Infine la vide. Mise a fuoco quell’ologramma corporeo, che andava assumendo sfumature e connotati varianti all’infinito.
In uno sguardo seppe intravedere risonanze dell’occhio birichino e vivace della bambina che l’aveva iniziato alle fantasie amorose. Alla cascina. In quella prima infanzia lontanissima. Ma subito lo guardò con gli occhi luminosi accompagnati da quella cadenza vocale di quell’altro lago là..
E smise di indossare le sete dorate color ambra. E regalò il bianco morbido di quel corpo di ragazza donna. Con risate brevi e rapide. Sonore.
Gli occhi cerulei mutarono nel colore nero assoluto luccicante della notte. Coi capelli ricci lunghi scompigliati e corvini… La sua scugnizza con cadenze di voce mediterranea.
E anche riuscì con tocco magico a donargli il verde celeste di un altro sguardo. Coi fremiti e le risate sciocche.
E poi altre… E poi altre… E poi altre ancora all’infinito… Divenne e fu tutte le fanciulle, ragazze, donne preziose, deliziose che gli avevano colorito la vita e l’anima.
Lui era rimasto ad occhi spalancati. Gustando la metamorfosi con stupore, una vena di nostalgia, una tenerezza profonda.
Veloce come il pensiero, il ricordo. Tutto durò qualche frazione di istante e insieme anche una eternità senza fine o limite.
Il silenzio tamburellò quei versi che lui aveva scritto millenni prima:
«E TUTTE, MI SORRIDERETE QUEL GIORNO…»
E con l’anima, le labbra, gli occhi e le nari ancora pregne di quelle presenze, si lasciò condurre, dalla mano concreta e insieme eterea, nella stanza degli specchi.
E tutte gli sorrisero, tutte fecero l’amore con lui, all’unisono, e riassaporò l’euforia variegata, intensa come un mosaico infinito. E fece l’amore con tutte. E con una sola allo stesso tempo. Sintesi. Memoria. Puzzle infinito di amorosi sensi.

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