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domenica 4 luglio 2021

MAGIA DIFFUSA

 MAGIA DIFFUSA

E non possiamo certo proprio negarlo. Che tutti lo sappiamo benissimo. Per quanto reticenti.
Là fuori, dalle pareti, dagli incunaboli, dal quotidiano banale vivere, insomma un po’ da tutto fuori, lo sappiamo benissimo, tutti: c’è tutto il resto!
Immensi prati senza risaie. E neppure senza colline. Sporgono appena dal suolo, come foruncoli della terra, botole, con porticine segrete appena appena celate.
Che se osi entrarci, aprono altre dimensioni. Come per Alice.
Palazzi incantati dalle finestre sbarrate. Fiabeschi torrioni del Castello di Neuschwanstein. A celare le allucinazioni del re Ludovico. Nuova pietra del Cigno. Nuova fantasia malata per nascondersi all’amarezza del giorno reale.
Casine di marzapane e cioccolato. Per Ansel e Gretel. Incantevoli incantati boschi di felci e funghi colossali. Una sdraio e un’amaca per dare riposo all’attesa.
L’altra dimensione costante. Aliena dallo spazio tempo del quotidiano.
C’è e basta.
Ci camminiamo guardinghi, pensando ai fatti nostri, cullando sogni improbabili. Ad incontrare talvolta soltanto sorrisi lubrichi, fuggevoli, occhi di cielo. Bambine e fanciulle dalle scarpe di vernice nera luccicante. Che giocano a saltarello e a din don e fanno la campana. La Rayuela del mondo.
Là fuori. Solo là.
Ci passi magari nei tuoi girovagari peregrini. In fuga. A lambire il confine instabile tra il quotidiano rugginoso e malato; e la piacevole alienata onirica dimensione.
E ci fai anche tu il saltarello, dentro e fuori, fuori e dentro… Perché lo sappiamo benissimo, la realtà non esiste… Quella delle virali epidemie; dei grappoli di bombe giocattolo regalate ai bambini poveri; delle fandonie e bugie del quotidiano far finta…
E tutto è mescolato insieme.
Ci arriviamo in arcione alla rombante puledra meccanica. E regaliamo sguardi di sfuggita. Golosi e rapiti. Dal nastro scuro d’asfalto lasciamo scorrere l’occhio.
La vita è sogno. Il sogno è vita. Vivere è imparare a morire a pezzetti ogni istante.
E dopo, sì anche dopo, l’etereo vagare perenne tra le foto ingiallite del remoto passato, i sogni, le fantasie. Limbo perenne. Paventato e temuto dal principe Amleto.
Ed è tutto là fuori. Fuori dal qui e oggi e ora. E pare sornione tentare di nascondersi ai raggi stentati del sole malato.
E ben lo sapeva Sigismondo. A vagheggiare il sognare nella cella segreta.
Le piccole, minuscole casine, che sporgono dall’immenso prato del reale.
Spingi le basse porticine di legno scheggiato. Giri il chiavistello ruggine.
E vai dentro fino in fondo. A perderti. Per ritrovarti, forse.
Di fuori rimane il borbottio sommesso del motore a due ruote. L’odore di erba tagliata. Intenso. Amaro e verde. Il volo di aironi dalle ali spalancate. Cirrostrati e cumuli sempre sull’atto di mettersi a piovere giù.
Dentro e fuori.
Fuori e dentro. Perenne. Instancabile e insaziabile.
Diffusa magia dell’essere, del sembrare, del non essere.
Mentre ci affanniamo a studiare cosa stia davvero succedendo.
Dammi la mano.
Vieni.
Che tutto ci sta già aspettando. Da tempo. Da sempre quasi…
Nanni Omodeo Zorini
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