scegli argomenti:

lunedì 2 maggio 2022

 GLI ADULTI SONO BAMBINI ANDATI A MALE…

LONTANO DA QUI-regia di Sara Colangelo.
Una interessante e intrigante provocazione che ci stimola a riflettere. Anche se la vicenda, che nella narrazione prosegue apparentemente dolce e serena, risulta al limite dell’equilibrio mentale. Ma la prendo come provocazione.
Il bambino protagonista ha l’età che aveva Mozart quando cominciò a mostrare la sua genialità. C’è senz’altro una diga immensa, molto difficilmente valicabile, tra il mondo dei bambini e quello degli adulti.
Chi ha fatto esperienza nella scuola elementare e ancor di più in quella materna, per quanto affascinato da quella galassia esistenziale, ne ha certamente avuto coscienza.
Lì il bambino, che pure gioca, fa a botte e tutto il resto, ogni tanto mostra dei raptus: rimane assorto e poi butta giù una sequela di parole e di termini che hanno l’aspetto e il sapore di poesia bellissima. La maestra, che segue anche un corso di “poesia scrittura creativa”, investe, a titolo soprattutto personale, e si vede realizzata in quel bambino. Lei e insoddisfatta come madre moglie e forse anche come poetessa.
Interessante per quanto disturbante la visione del film.
Che a me ha fatto tornare alla memoria alcune esperienze in attinenza.
Qualche decennio addietro alcune mie lettrici di versi in FB proposero di trovarsi a parlare di poesia.
Non voleva assolutamente essere, disdegnandoli in primis, un corso di scrittura creativa poetica. Io per primo. Per un po’ di tempo ci incontrammo. A casa mia.
Chi voleva leggeva i propri versi. Gli altri ascoltavano o dicevano qualcosa in proposito.
La prendevamo abbastanza bassa.
Venne poi un’idea, ad una neofita del gruppetto, che amava la poesia pur non conoscendone la dimensione autentica, e che neppure aveva vera padronanza della lingua, del linguaggio e della semantica del vocabolario.
Io seguivo allora un gruppazzo di sedicenti poeti nella metropoli lombarda. Che oltre a partecipare a delle oscene “gare di poesia” , copiate da consuetudini americane, organizzavano insieme un festival di poesia.
La neofita apprendista poetessa, insistette con il nostro gruppo locale: facciamo anche noi un festival della poesia!
Nel momento della quasi completa messa a punto del progetto, il guru milanese che avevo invitato ad inaugurarlo, mi disse costernato che non sarebbe più venuto: in seguito a una telefonata che aveva ricevuto da costei in cui gli era stato raccontato che io non c’entrava niente con l’evento.
Intuìi e capii che in queste situazioni pseudo poetiche, talvolta aleggia qualche elemento di squilibrio mentale.
Diverso tempo dopo, con gli aficionados della poesia milanese, collaborai a mettere in piedi per diversi mesi serie di flash mob poetici con girotondi nella piazza della madonnina. Fin quando, anche lì, arrivò il veleno. Ci avevo portato, perché non stava più in sè dalla pelle, un’altra mia concittadina. Che voleva a tutti i costi partecipare e soprattutto conoscere di persona il famoso guru summenzionato.
Schifato, per le maldicenze che circolavano e per chi ne era stata l’attrice, salutai definitivamente il consesso versaiolo.
Torno al film. Da maestro elementare più di cinquant’anni fa avevo scoperto la genialità naif dei bambini. Anche e molto dal punto di vista della creatività poetica.
La protagonista del film, vive per interposta persona l’identificazione con il piccolo giovane poeta/mozart. Devianza e poesia hanno probabilmente dei virus sotterranei che si contaminano gli uni con gli altri.
Scrivo in estrema solitudine versi e poesie. Le rendo pubbliche utilizzando come canale un socialnetwork e un blog personale. Le regalo di lettura. Ne ricevo consensi, apprezzamenti, partecipazione.
Non ho mai creduto che sia possibile costruire un “cenacolo” nella fattispecie configurato come “scuola di avvio alla creatività poetica e di scrittura”. Al massimo è possibile la lettura pubblica, il confronto, dei convegni di apprendimento della padronanza della lingua, del vocabolario, o di studio di testi poetici esistenti e affermati.
La creatività non si insegna. Al massimo si può insegnare e studiare il linguaggio, la parola, le tecniche letterarie.
Il film mi ha disorientato. Ma è stata anche una interessante folgorazione: il mondo dell’arte, e anche quello della poesia, ospita genialità e gioielli incomparabili; ma magari ci striscia dentro, acquattato e nascosto sotto mentite spoglie, il tarlo e il virus dello scarso equilibrio mentale.
Nanni Omodeo Zorini
Ermanna Scroppo, Maria Teresa Grano e altri 3
Condivisioni: 1
Mi piace
Commenta
Condividi

Nessun commento: