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giovedì 3 novembre 2022

 IL GIACCONE AFGANO

Ma sì, meglio andarci a piedi. Aveva lasciato la moto nel box e anche l’auto.
La pavimentazione delle strade aveva cambiato aspetto. Lisci e meglio allineati i marciapiedi di granito. Anche l’acciottolato aveva avuto una rinfrescata. Niente ciuffi d’erba tra i sassi di fiume.
Il rinnovo degli abitanti del centro città aveva influenzato lavori di ripristino.
Era abbastanza dissestato il piano stradale quando ci abitava lui.
Il profilo della vecchia casa avita si stagliava ora con la sua sagoma ripulita.
Come prevedeva in poco meno di mezz’ora era a destinazione.
I gradini dell’ingresso della vecchia chiesa divenuta archivio storico.
Ci si poteva sedere un momento. Il tempo di dare qualche boccata alla pipa.
Il sonoro dei tacchi rinforzati di legno di scarpe maschili e femminili ticchettava ritmato.
Erano stati tirati fuori dei guardaroba cappottini da mezza stagione in lana.
E qualche pelliccia di coniglio rivoltato col pelo all’interno per riscaldare di più.
E a lui tornava fuori il fortore intenso di quel giaccone di montone afgano. Ricamato coi suoi ghirigori.
L’odore saltava sempre fuori nonostante le spruzzate intense periodiche di deodoranti. Creando un miscuglio strano.
Il guardaroba ne era pregno.
Un vecchio magazzino ricolmo ridondante di oggetti esotici. Quadri indiani sotto vetro. Teiere e narghilè. E tanti altri oggettini e paccottiglia.
Dopo i primi viaggi col furgone/camionella, chi aveva fatto man bassa per arricchire le case alternative del nostro Occidente, aveva fatto le cose in grande. Interi container avevano riempito quel magazzino con altri odori intensi.
Il giaccone di montone e i suoi odori li aveva portati in giro ostentandoli.
Poi era finito nei ripiani più in alto del quattro stagioni. Insieme alle pelli di pecora della Val Cannobina coi quali c’aveva fatto dei tappeti. E ripiegata molte volte l’immensa pelle/tappeto di cavallo. Che prima della coda si rizzava ancora ritta con noduli.
Bacchette di incenso avevano fumigato nella casa. Il tutto cosparso e intriso nell’odore del lapsansouchong e del tabacco nero Latakia.
Guardava passare persone sconosciute che ticchettavano coi propri passi sulle lastre dei marciapiedi.
Odori intensi dal passato.
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