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giovedì 3 novembre 2022

 LA LAMPADA

La borsa era già preparata. Scelse il maglione da indossare. Questo va bene. Un’occhiata all’orologio digitale. A radio Prima Pagina gli ultimi commenti. La rassegna delle bombe. Dei dati epidemiologici.
Si avviò piedi alla stazione. Tenendo sempre sott’occhio i numeri digitali sull’orologio da polso. Il biglietto l’aveva già fatto ieri. Al settimo binario.
Odore di nafta e fremito dell’automotrice. Con una vibrazione in sur place, si mise in moto.
Volti e profili sfumati. Indistinti. Ininfluenti.
La sequela delle fermate e delle soste. Nuovo impercettibile andirivieni di chi sale e chi scende.
Delle varie stazioni superate.
L’arrivo. La lunga salita a piedi. La grossa chiave pesante nel borsello. Lo stridio della serratura e il cigolio della vecchia porta. Senza neanche spalancare le persiane. All’ingresso già pronta dall’ultima volta la lampada petrolio. Con la base bianca di ceramica. Il vetro affumicato. Da sollevare. Il fiammifero da un guizzo e si accende la fiamma. Regolare la rondella per aumentare la luce.
Ci sta già gironzolando a mente mentre l’automotrice continua a incespicare sui propri passi con fermate, tremolii e partenze brusche.
E quando c’era andato mesi prima con quella tipetta insipida. Ma che per allora gli bastava.
Estratta dal borsello la carta topografica.
Seguendo le strade. E i percorsi prefigurati.
Spostandosi a piedi sarebbe arrivato fino al carrozziere. Luccicante, con il tettuccio nero e le fiancate bianche: accostarsi al bugigattolo studiolo per pagare.
Vede scorrere risaie e campi. Macchie verdi di boscaglie.
La sagoma verde grigia del torrente fiume: prima dal lato destro e poi da quello sinistro dei finestrini.
Avrebbe acceso anche qualche candela: non aveva nessuna voglia di aprir le persiane tanto sarebbe partito subito.
La compagna di viaggio è ora mutata. Prima o poi sostituisce l’una con l’altra ripescando dal bagagliaio mnemonico.
Ognuna coi suoi particolari. Sorrisi. Toni di voce. Movenze e sagome nude.
Poi una corsa più avanti. O all’indietro, meglio.
Con la roulotte e poi con il camper ad aggirarsi tra Provenza, Normandia. Dordogna. Francia nord occidentale.
Entrare nelle grotte di Lascaux. Lasciando fuori la luce e addentrandosi tra le sagome dipinte sulla roccia. Paleolitico superiore. Dipinte al tremolio luccicante di torce a resina.
Un passato molto remoto che viene a visitare il presente. Avanti indietro.
Come la stanzetta nel vecchio cortile di casa, con la stufa a legna e carbone rovente.
E la piacevolezza temporanea della compagna erotica di turno.
Altre voci. Fisionomie. Odori e profumi di corpi.
Dopo l’ultima ansa verde grigia, il ponte di ferro porta le rotaie alla stazione di arrivo.
In giornata voglio ritornare. Con l’auto rimessa a nuovo.
Nuovi percorsi da affrontare, memorizzare, archiviare.
Abbassare la fiammella girando la rondella zigrinata. Soffiare sulle candele spegnendole. Mettere a dormire le ombre e i guizzi luminosi.
Guarda ora le destinazioni.
Tenendo la mappa spalancata sulle ginocchia e sul sedile a fianco.
Le ultime persone salite nelle tappe/soste del treno, prendono posto con sguardi distratti indifferenti.
L’auto si accende subito.
Nelle curve per scendere in basso un ultimo pensiero assorto: avrà spento a dovere la lampada petrolio?
La sua sagoma tremolante di luce arancione rossa lo seguirà nel nuovo percorso che sta cercando di memorizzare.
Entra di nuovo nelle grotte di Lescaut. Sta impugnando la torcia a resina.
Vede le corna e le sagome immense dei tori paleolitici.
Tremore di luci e di fiammelle a illuminare.
Sta tornando verso casa.
Arriva per ripartire.
La lampada è rimasta accesa nella sua mente.
Con il suo odore di petrolio bruciato.
Che si mescola con quello della motrice del treno a nafta.
In poltrona un’altra fiammella di uno zolfanello gli accende la pipa.
Creando nuovi profumi e nuovi odori.
Nanni Omodeo Zorini
Margherita Gionni, Eleonora Bellini e altri 6
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