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domenica 5 gennaio 2020

VOLANDO LIEVI

VOLANDO LIEVI
Tra i nugoli di simili e consorelle, volando le sembrava di essere in compagnia. Ma sapeva di essere sempre completamente totalmente sola.
Non le piaceva perdersi nella massa. Mescolarsi totalmente per quanto abituale la mortificava. Sapeva e voleva comportarsi in modo alternativo personale.
Le sue ali spalancate eleganti e lievi riflesse nelle pozze d'acqua non bastavano a consolarla della sua grazia e della sua bellezza estreme.
Ma era successo molto tempo prima… Mentre volava anche allora di qua e di là, un incontro fortuito, casuale, magico e straordinario…
«Tu esisti… Ed esisti stupendamente… Non ero sicuro che tu ci fossi, che tu potessi esistere, ma covavo la speranza nel cuore… Nelle fantasie e nella mente. Ora so che tu ci sei. Ora ti ho trovata, finalmente…»
Le aveva detto lui con il vibrare baritonale delle sue antenne.
Con il suo sguardo infinito aveva ammirato quell'esemplare maschile, che era esattamente il 110% di quello che anche lei stava cercando, sognando, desiderando.
Lui non parlava di trasgressione soltanto. Lui trasgrediva. Agiva direttamente seguendo la sua visione del mondo. Lui era e basta.
I nugoli di farfalle consorelle continuavano il loro volo. Lei ci si mescolava. Lei si comportava come una di loro. Ma aveva scoperto di essere assolutamente unica. Se lui l'aveva scoperta, riconosciuta, apprezzata e voluta, lei allora esisteva davvero!
Piegò delicatamente le immense ali con i loro occhi azzurro cielo, aspettando, sperando, desiderando profondamente che l'incontro si ripetesse.
Desiderava, osava, ma insieme era titubante, perplessa. Si sentiva continuamente osservata. Si riteneva addirittura giudicata e criticata. Cosa avrebbero potuto dire, pensare di lei, gli altri, tutti, vedendo il suo volo nuovo bizzarro ribelle? Avrebbero capito il suo desiderio di evasione e ribellione, stimandolo e apprezzandolo?
Temeva perfino che qualcuno interessato a controllarla potesse cogliere uno dei messaggi che riceveva o inviava con le sue morbide flessuose antenne venisse captato, criticato, censurato…
Il desiderio di trasgressione, libertà, evasione e individualità autentica era contrastato dal timore di essere scoperta nel branco nugolo.
La brezza dei primi giorni più tiepidi di sole, uscendo dal lungo inverno doloroso in cui era stata in quel tempo, le dava speranza, fiducia, euforia, entusiasmo…
Un po' ci credeva. Un po' era bloccata dal timore pudico. "E poi? Cosa succederà poi se continuo la mia fuga di libertà? La solitudine nella massa confondendosi con gli altri, pare rassicurante… Ma è molto più vitale, estremamente gradevole, addirittura euforizzante, cogliere completamente la propria essenza, farla vivere, essere autentica… Pericoloso. A volte quasi spaventevole. Ma mentre fuggo sognando il godendo, sento di non essere assolutamente più sola. Un'po' fuggo. Un po' tornò navigare nella solitudine abituale. Ma presto sempre di più mi deciderò alla mia scelta. Perché ormai da un tempo lungo ho scelto. So da che parte volare verso il paradiso che ormai ho conosciuto e apprezzato. Verso i profumi dei fiori nuovi appena sbocciati che sono primavera e vita. E a cui non so e non posso né voglio mai più rinunciare."
Posato sugli steli di alcuni papaveri rossi ondeggianti alla brezza, il suo maestro, liberatore, salvatore, con le ali ferme la stava osservando. Si sentì perciò guardata. Ammirata. Voluta. Sapeva che lui non mirava al sesso… O almeno a quello soltanto… Gliel'aveva sussurrato con le sue antenne possenti, lui voleva il "POS-SESSO". Non quello su una serva o su una schiava. Voleva essere posseduto e possedere proprio quell'esemplare che aveva scelto. E lei gli ripetè nei suoi pensieri lievi di farfalla colorita: "ti regalo tutto. Colori. Movenze. Sussurri. Voli. Pren-dimi assai di me tutto quello che vuoi. L'ho scelto io. Voglio essere e perciò sono: LA TUA LIBERA SCHIAVA".
Volare. Incontrarsi e incontrarlo. Vivere. Tremare. Temere. Desiderare. Desiderare proprio lui. Essere da lui desiderata in modo esclusivo. Ormai aveva scelto. Sapeva qual era la sua strada.
Continuò a muovere lievi le ali colorite.
Pochi istanti dopo venne a posarsi su un altro ondeggiante papavero, accanto a quello di lui.
Il tempo nella sua dimensione breve riservata ai lepidotteri, assunse prospetticamente una dimensione dilatata e immensa. Imparò a diventare infinito. Senza limiti.
Il polline gustoso e sapido venne da entrambi ingollato golosamente. Con quel brindisi piacevolissimo orgastico, brindarono di nuovo, come sempre facevano, a quel ripetuto ricorrente interminabile incontro nuziale.

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