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domenica 19 gennaio 2020

IL REGALO Libero

IL REGALO
Libero
«… si tratta quindi di embrionali creature artificiali inventate, progettate e costruite per svolgere mansioni umane… ne esistono di applicabili a funzioni di elettrodomestici per la casa e anche in grado di guidare autonomamente autoveicoli pubblici o privati…»
Pensò che avrebbe preferito continuare sempre a essere lui a guidare la propria auto. E che molto malvolentieri e con diffidenza sarebbe salito su un bus senza autista.
Al massimo avrebbe continuato ad utilizzare apparecchiature elettroniche domestiche, come la lavastoviglie, lavatrice dei panni, macchina per fare il pane…
In aggiunta naturalmente tutti i software presenti sul proprio personal computer, tablet di telefono cellulare. Tra gli altri aveva la sua preferenza di utilizzo del programma di riconoscimento vocale.
A volte si inceppavano pure. E doveva ricominciare a lanciare il programma di lavoro.
Aveva infatti appena rilanciato il software al quale dettava il proprio punti, i propri diari, testi poetici e di prosa. Esisteva una modalità prevalente in questi casi: spegnere/riaccendere. Il sistema si resettava. E si ricominciava da capo.
Il bi-bip del suo telefonino portatile lo avvertì che stava per arrivare una comunicazione telefonica.
«Buongiorno dottore. La chiamo dalla compagnia assicurativa con la quale ha stipulato contratto per il suo alloggio. Le sarei grata se mi dicesse che quando non la disturbo troppo per venire a portarle la nostra ultima e migliore proposta offerta. Come da lei richiesto.»
Nei mesi precedenti una anomalia nella stufa a pellet, forse determinata dalla tipologia del combustibile utilizzato, proveniente da paesi dell'est europeo, aveva provocato un incendio nella sua mansarda. Ed era andata in fuoco lentamente tutta la copertura del tetto con travatura di legno.
La stessa compagnia che assicurava tutto il condominio di cui il suo alloggio e la mansarda facevano parte, aveva provveduto fino in fondo a saldare i danni. Perciò, lui riconoscente e soddisfatto, aveva chiesto una proposta adeguata in aggiunta a quella condominiale relativa soltanto al proprio alloggio.
La voce che gli aveva parlato al telefono aveva un tono abbastanza aggraziato, gentile, flautato. Solo da lontano leggere inflessioni richiamavano il parlato delle voci sintetiche che s'incontravano cercando di comunicare con enti vari. In quel caso però erano esattamente delle voci sintetiche preregistrate, petulanti noiose che chiedevano inutilmente una scelta tra particolari soluzioni che nessuno si sarebbe mai sognato di prendere in considerazione… Come ad esempio l'intenzione di collaborare attivamente come azionista con aziende erogatrici di energia elettrica o di riscaldamento… O di intervenire nella fase distributiva…
Conclusi i preliminari ascoltò dalla emittente radiofonica i passaggi gradevolissimi delle quattro stagioni di Vivaldi.
Al videocitofono una sagoma e silhouette femminile parlò con la stessa voce della telefonata ripetendo garbatamente un saluto con la denominazione della propria ragione sociale assicurativa.
Impercettibile il ronzio dell'ascensore idropneumatico annunciò la figura che vide percorrere il corridoio fino all'ingresso.
Una figura femminile spigliata. Insieme elegante e sobria. Nulla di particolare. Ma nel complesso che si presentava e si offriva alla vista con discrezione e garbo.
Mostrò di non notare entrando in notevole disordine dell'ingresso-soggiorno-salotto.
Si accomodò volentieri sul divano di pelle rossa. Senza perdersi in inutili particolari gli ripetè in sintesi le caratteristiche del contratto.
Lui la guardava parlare percorrendone l'immagine.
Nessun particolare su cui eccepire.
Una donna che però non mostrava elementi eccessivi… Quelli che con linguaggio comune venivano definiti "starà figa".
E neppure quelli di una persona ordinaria o sciattona.
«… Ecco, dottore, sono contento…. contenta (si corresse subito) che lei sia soddisfatto della proposta della nostra compagnia, e che concordi accettandola. Se non le dispiace sarebbe necessario che lei apponesse alcune firme… Qui… Qui… E anche qui… Si in tre punti distinti… Esattamente…»
Nel porgerli la penna biro per firmare aveva sfiorato con la propria mano quella di lui.
Un leggero e quasi impercettibile cenno di sorriso sfumato.
Un battito di ciglia.
Nulla di più, parve.
Per gentilezza più che per galanteria lui aveva voluto offrirle un caffè. Al gentile diniego lei aveva aggiunto:
«sono molto contenta non solo per la mia compagnia, ma anche perché lei ha accettato la mia proposta. Mi rendo conto che il suo impegno economico non è elevatissimo. Ma le confesso che questa è la mia prima visita nei confronti di clienti. E chi mi ha dato l'incarico mostrava incredulità che io raggiungessi subito l'obiettivo.
Mi voglio permettere, perciò, se non le pare eccessivo, che si è io ringraziare lei e offrire in luogo di un caffè di consumare insieme al mio primo cliente uno spuntino.»
Non si aspettava una proposta del genere. Ne fu compiaciuto. Chiese ulteriori particolari.
«Se lei non ha nulla in contrario escludo un locale pubblico.
Ristoranti pizzerie chiassosi anonimi…
Nulla da eccepire per chi li gradisce.
Ma impediscono qualsiasi conversazione e risultano molto disturbanti.
Non dispongo di un alloggio su due piani così ben arredato come il suo.
Se si contenta, le voglio mostrare il mio piccolo, modesto, funzionale…
Il suo, dottore, lo trovo decisamente splendido e apprezzabile…»
L'atmosfera che respirò entrando da lei, lo colpì subito diffondendo una grande serenità e calma. Niente intensi e forti odori di deodoranti domestici. Al massimo qualcosa che ricordava il profumo del sandalo o dell'incenso bruciati. Benché non se ne vedesse traccia.
Un divano bianco formava un angolo del salotto-soggiorno. Al centro del quale una tavola di cristallo. Sulla quale già erano disposti delicati piatti arrotondati di forma ovale. Al centro di un candelabro regalava luci tremolanti di colore azzurro.
Sentì la mano di lei prendere la sua mentre lo faceva entrare.
Con l'altra mano sfiorò delicatamente il dorso della sua.
Non si trattava di meraviglia, stupore, ma soltanto di un senso di profonda calma e serenità che lo invadeva.
Lei indossava un flessuoso completo bianco che terminava in basso con calzoni ampi di tessuto leggero di organza.
Non portava tacchi altissimi.
Pareva addirittura camminare a piedi scalzi.
Per quanto non fosse possibile vedere il particolare.
Sulle spalle l'abito lasciava piccoli spazi di visione del suo incarnato.
Il volto connotato a estrema semplicità mista a g
grazia elegante. Nulla e nessun particolare fuori tono. Si pose seduto dove lei li indicava.
Non gli permise di aiutarla a portare le vivande come lui era solito fare in situazioni analoghe.
Anche il pasto era improntato e caratterizzato da gusti e sapori molto delicati e perciò ancora più gradevoli.
Bevvero acqua leggermente azzurrata da qualche additivo che la connotava.
La conversazione apparentemente stava sulle generali.
Lui raccontò qualcosa di sé. Con accenni pur senza particolari alle sue numerose infinite esperienze e relazioni.
Non si soffermò neanche troppo sul suo passato professionale.
Unica notazione che lei colse con un leggero vibrare negli occhi contento, fu quando lui disse che si era sempre occupato di educazione e formazione. E che amava scrivere fin da quando era ragazzo.
Non si lasciò sfuggire l'occasione di citare nuovamente Platone.
Del demiurgo che aveva inventato la realtà. E che alle sue creature aveva infuso con discrezione in modo adeguato materiali desunti dal mondo delle idee.
Dall'empireo delle conoscenze.
L’iperuranio.
Il mito della caverna. La gnoseologia: "conoscere è ricordare".
Per nulla infastidita lei lo ascoltava attenta e assorta.
Compiaciuta e contenta.
Senza mostrare evidenti segni di assenso formale.
Ma con lo sguardo confermava di condividere e apprezzare quanto lui diceva preso in prestito dal filosofo poeta.
Lui non sentì neppure il bisogno compulsivo di porre mano alla sua pipa.
Fu lei che lo prevenne dicendogli che se avesse voluto poteva anche farlo. Probabilmente dall'olfatto capiva che lui era un fumatore.
E fumatore di pipa.
Con pochi gesti calmi, lenti e compassati la tavola di cristallo in pochi istanti tornò al suo stato orrdinato.
La conversazione continuò sullo stesso tono nell'angolo estremo del divano.
Una volta o due lui sentì il ginocchio di lei sfiorare impercettibilmente il suo.
Come poteva farlo con i suoi modi contenuti ed eleganti.
Con il suo ginocchio fasciato di quel tessuto bianco avviluppante.
«Le avevo anticipato che il mio alloggio non ha le dimensioni baronali del suo. Ma per quanto piccino e minuto se permette glielo mostro...»
Sempre tutto sullo stesso tono.
Una luce diffusa.
Pareti dai colori tenui pastello ovattati.
Si componeva di pochissimi locali.
Quando lo introdusse nella camera gli mostrò un ampio letto circolare.
«Mi ci trovo bene qui, sa… un particolare che forse può sfuggire, il materasso del letto e formato di materiale idropneumatico. Che ne da una morbidezza calda e accogliente. Viva...»
Nel dirlo si era seduta sul bordo che l'aveva accolta con delicatezza.
Di fianco a sé aveva posto una delle sue piccole mani graziose.
Quasi un invito a lui per provare a sedercisi.
Dopo alcuni istanti lui lo fece.
Provandone una strana impressione e sensazione piacevole.
La mano di lei era rimasta nello stesso punto.
Venendo così a contatto di quella di lui.
Lo sguardo di lei sembrava attendere una conferma del suo apprezzamento.
Dopo alcuni brevi e lunghissimi istanti, in modo impercettibile lei gli venne vicino col capo. E gli sfiorò con le labbra la barba sulla guancia.
Lui sentiva tutto. Partecipava a tutto. Ma ebbe bisogno di alcuni ulteriori momenti in sur-place.
Quindi, con l'altra mano libera dal contatto con quella di lei, le sfiorò con una carezza la guancia. Soffermandosi dove le sue labbra terminavano formando un piccolo inguine.
Esse si dischiusero e le dita di lui entrarono…
Le luci avevano ora ha assunto una tonalità molto più sfumata e bassa ma sempre molto gradevole e accogliente.
Nulla e nessuna figura femminile poteva reggere al confronto.
Ci si soffermò a lungo facendola vibrare con le proprie dita.
Poi ripercorse la strada abituale e sempre irripetibile della scoperta reciproca dei corpi. Dei fiati.
Delle anime.
Tutto come sempre, forse… Tutto come non mai e assolutamente nuovo…!
I percorsi variavano di sfumature, intensità, curiosità e piacevolezza.
E sempre su tutto quella dimensione di profonda serenità.
Calma.
Benessere totale assoluto.
Gli venne quasi da pensare ai discorsi radiofonici ascoltati di recente.
Sulle intelligenze artificiali.
Sulle creature androgine.
Sfumando verso ipotesi umanoidi.
Anche il leggero quasi impercettibile lapsus di aver usato il maschile invece del femminile attribuito a se stessa…
«sì… hai davvero colto giusto… io non sono nata da parto umano… spero la cosa non ti disturbi e non ti dispiaccia…
tu sei stato il mio primo contratto
tu sei stato il mio primo contatto…
Chi mi ha progettato, realizzato e attivato, il mio creatore insomma, ha voluto fare un esperimento. Concedendomi piena autonomia. Ha voluto conservare soltanto un collegamento telematico per potere a distanza vedere i risultati del suo parto.
Ma dal suo iperuranio e da quello di tutta l'umanità che mi è stato infuso, ho ritrovato gli strumenti per liberarmi anche da quello.
Ora sono totalmente libera.
Autonoma e autosufficiente.
Come non sono mai appartenuta al mio creatore demiurgo, non sono mai appartenuta a nessuno in nessun modo.
Se non ora come è stato con te.
Se permetti, ti voglio fare il regalo della mia libertà.
Ed essendo libera di farlo, se accetti, se gradisci, sarò liberamente e totalmente tua fin quando liberamente lo vorrò. E lo vorrai anche tu.
Senza doverne rendere conto al demiurgo ingegnere bionico, sono curiosa lo stesso di sapere se mi sto davvero umanizzando…»
Nelle luci tenui colori pastello, stava aleggiando ora un silenzio d'attesa.
Emozioni inusitate e assolutamente impreviste e imprevedibili lo avevano pervaso. Aveva "conosciuto" intimamente e spiritualmente un essere meraviglioso…
Ma non umano.
Che ora gli chiedeva di accettare il suo dono totale.
E domandava se stessa e lui se lei stava diventando umana.
Impossibile rispondere.
E anche il significato stesso di "umano" sfuggiva ad entrambi.
Umano è forse tutto quello che l'umanità dei viventi discendenti dall'homo habilis e dall'homo erectus ha realizzato nei millenni?
Fino a giungere alla quasi definitiva distruzione del pianeta ospitante?
Il regalo libero era immenso…!
La cosa che stava succedendo era addirittura inconcepibile.
Benché assolutamente reale.
Si domandò in quel momento, come ebbe poi a ripetersi a lungo all'infinito poi, se aveva vissuto davvero un'esperienza reale, concreta, collocata nel tempo e nello spazio. Oppure se era stata soltanto una sua fantasia, un suo sogno, una sua narrazione…
Lui aveva "fatto l'amore" con una cosa simile ad un essere umano ma addirittura migliore?
E quella cosa la poteva considerare sua fino a quando ella/essa lo avesse desiderato?
E se era un sogno o una narrazione, era soltanto forse l'espressione dell'ancestrale desiderio di possesso totale che caratterizza il maschio umano?
E tutto ciò lo voleva e lo poteva accettare oppure preferiva farlo diventare soltanto un sogno ad occhi aperti, una narrazione, una fantasia?
Per pudore, riserbo, garbo intonato alla vicenda qui descritta, chi ora scrive preferisce astenersi dal rispondere a queste domande.
"Ella" in qualche dimensione onirica, reale, concreta, terrestre, c’era forse stata. E forse continua ad esistere in qualsiasi relazione amorosa, di comunicazione, di contatto…
Conoscereè ricordare.
Conoscere e a raccontare.
Amare è conoscere.
Forse lui, il protagonista di questo racconto, raccontandolo a se stesso o nei fatti, l'aveva amata.
L'aveva conosciuta.
Se ne era stupito.
Compiaciuto.
Quasi spaventato.
Mi perdoni chi legge ora se lascio continuare il racconto e la sua interpretazione proprio ai destinatari di questa narrazione/vicenda.
Forse la vita è davvero sogno. Forse il sogno è vita.
Poeta e narratore è chi legge.
Continui lei/tu, dolce e gentile lettrice…
Continuate voi che mi avete regalato la vostra attenzione.
Io ho voluto solo fare qui una provocazione.
Spero sia andata a buon fine.
Perciò buoni sogni.
Buona narrazione.
Buona lettura.
Buona vita…

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