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domenica 24 luglio 2022

 CHIEDO ASILO-Marco Ferreri-1979.

Con una grande nostalgia, sono ritornato ad un vecchio amore mentale, professionale, artistico e cinematografico. Ero andato per un convegno del movimento di cooperazione educativa a Livorno. Credo sia stato appena dopo il 1981. Avevo appena smesso di fare il maestro elementare militante, vincendo il concorso a direttore didattico.
Accampato con altri smandrappati studenti universitari in un alloggio collettivo minuscolo, disordinato, con i lavelli stracolmi fino al soffitto di piatti sporchi da lavare.
Avevo rivisto un’amica cara e dolcissima che stava per laurearsi in medicina. Mi aveva regalato dei sassolini levigati dal mare perché li tenessi sempre in tasca come portafortuna. L’avevo conosciuta al festival itinerante del teatro in piazza a Santarcangelo di Romagna.
Il protagonista è un Benini non ancora gigione istrionico; pieno di dolcezza, garbo, sensibilità e umanità. Ferreri l’ha diretto in un modo straordinario e magistrale.
Scuola materna/asilo. Bambini deliziosi, sguardi luminosi e radiosi. Era una delle prime volte che una figura maschile assumesse ruolo di maestro di scuola materna.
Di lì a qualche anno sarebbe capitato anche nel mio circolo didattico di Oleggio: l’unico maestro della provincia di Novara era capitato nel mio circolo! Anche da me: maestre, bambini e bambine, genitori: entusiasti! La scuola materna smetteva un pochino almeno di essere una scuola mamma mammona…
Le gags e le battute che Ferreri mette in bocca al maestro comico me le ricordo ancora tutte una per una. “Sono la vostra nuova maestra. Anch’io aspetto un bambino, sono incinto. Bambini vi amo. Carnevale impazza (mentre un pupazzo in cartapesta gigantesco con le fattezze di un cartone per bambini della televisione di quei tempi,e i bambini tritissimi ).
Il mare è la nostra mamma…”
Il maestro di scuola materna che aveva onorato e impreziosito la scuola del mio circolo didattico, ebbe la sciagura e la sventura di essere investito da un’auto casualmente.
L’attore comico qui ancora pulito, naif, sempre bizzarro e creativo ma ancora autentico, ora è diventato un’altra cosa.
Mi rivedo e immagino ancora più di quarant’anni fa, a consumare un pasto alla mensa universitaria, abusivamente perché non ero uno studente; il buono pasto aveva un prezzo politico bassissimo… Chiacchieravo con amiche e amici studenti che avevano almeno la metà dei miei anni. Affettuosamente invidiandoli: la mia università me l’ero fatta con i treni, con tanti anni fuori corso perché lavoravo già da tempo, una occasione di immersione totale in una dimensione che io non avevo potuto vivere a tempo debito.
Chiedo asilo. Ci avevo ritrovato il mio innamoramento per l’insegnamento, per la scuola elementare e anche materna, per i bambini… Per la dimensione personale esistenziale che per tanti anni ho vissuto, goduto, e che mi ha arricchito.
Un grazie a Marco Ferreri; e anche indirettamente a Roberto Benigni com’era ai suoi esordi; (“ogni adulto è un bambino andato a male”; anche questo attore comico è il se stesso di un tempo purtroppo anche lui ormai andato a male!) al mio ricordo, al me stesso che ero e che ho conservato dentro; alle persone che ho avvicinato; a quel giovane maestro alto, che si chiamava e si chiamerà sempre e per sempre Paolo Cardano, allampanato, dallo sguardo immenso e dolcissimo che i bambini hanno amato, e che assomigliava un pochino all’animatore che affianca il maestro e che compare nel film che ho appena guardato…
Nanni Omodeo Zorini
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