scegli argomenti:

martedì 17 maggio 2016

L'AMORE DELLE TRE MELAGRANE- 8 - La seconda melagrana

L’AMORE DELLE TRE MELAGRANE -8- La secondamelagrana
E il vecchierello:
— Figlio mio, chi è bianca non è rossa e chi è rossa non è bianca. Però, tieni queste tre melagrane. Aprile e vedi cosa ne vien fuori.
Ma fallo solo vicino alla fontana. Il giovane aperse allora
….  la seconda melagrana e saltò fuori un'altra bella ragazza dicendo:
(da Italo Calvino, Fiabe italiane; L’amore delle tre melagranae.)

…"Ma… e le altre due melagrane…?"
Se ne stava accucciata tra le sue gambe inginocchiata sul kilim. No, amore, non ho freddo, stai tranquillo, gli aveva detto quando lui aveva provato a coprirla almeno sulle spalle con il Pyle rosso morbido leggero se ho freddo te lo dico io, va bene? E lo guardava adorante di sotto in su. L'aveva stuzzicato, così, per gusto. Come facevano altre volte. Lo sapeva di sicuro reattivo anche in quello. Se ne sarebbe stato lì sornione un pochino, poi avrebbe tirato fuori tutto, frenetico. Lei sapeva molto bene aspettare.
È  una vita che aspetto…è una vita che aspetto te… è una vita che aspetto questo sogno che abbiamo sognato… che stiamo sognando. E che è vero concreto reale…
Lui, sempre così irruento in tutto così difficile da tenere a freno, certe volte si divertiva a farsi pregare. A farsi aspettare. Intanto che lei, come sempre, gli mandava carezze di sguardi intensi cielo-azzurro, lui le aveva sciolto i capelli, ghermendole in modo rude e dolce insieme la nuca.divertendosi a frugare con le dita tra i capelli.
Dopo qualche boccata di fumo acre della pipa, lasciava che le sue piccole mani si allungassero, gliela togliessero dolcemente, per aspirare golosamente; e riconsegnandolo obbediente alle mani lunghe e affusolate di lui.
Sapevano entrambi che le paratie della cascata stavano per essere levate.
Che il tappo del cono vulcanico tremolava, mosso dalle fumate.
La lava incandescente ribolliva brontolando. Pronto ad eruttare.
"Si… Le altre melagrane…"
Poi, con voce vibrante, calma pacata all'inizio, e prendendo sempre più la foga della narrazione, si era messa a sgorgare.
«Il reuccio, allungò la mano nella bisaccia, e ne cavò fuori un'altra melagrana…
E l’aperse.»
Facevamo che, allora, ritorniamo un passettino indietro, a quanto scrivevamo l'altra sera, nella chat. Con la bacchetta magica, possiamo anche cambiare la storia, reinventarla, ricrearla da capo, riscriverla…
Il campanello, aveva fatto un rapido trillo.
Un delicato vibrante e sensuale tuffo al cuore.
Dietro la porta c'era lei.
Indossava una gonna leggera e mossa di lino indiano. Stampata. Colori come farfalle svolazzavano su quella garza sottile, leggera.
Una leggera blusetta dai colori bene abbinati, senza collo, che i capelli biondi corti riuscivano appena sfiorare.
A tracolla, di lato, una borsa a sacca di cuoio grezzo.
Intorno al collo ondeggiava lunga, flessuosa, sensuale una sciarpa leggera bianca e rosa.
Zoccoli di legno alto, anch'essi di cuoio.
Ma prima della sua immagine, alla porta socchiusa si era affacciato il suo sorriso intenso.
Tutto era rimasto sospeso in stand-by, a mezz'aria, per un tempo indeterminato… Variabile tra pochi secondi e l'eternità.
Lui aveva allungato la mano sinistra, invitante. La mano destra di lei ci si era appoggiata con garbo, ed era entrata.
Poi il tempo aveva ripreso a scorrere. Un tempo nuovo. Leggiadro. Sognante. Senza voci fuori campo. Solo il morbido sensuale pulsare del tu tum tu tum tu tum dei cuori. Martellante nella gabbia toracica di lui, molto più in alto, più violento.
Delicato, timido, quasi impacciato, titubante, ma non meno intenso, quello di lei. Sotto i piccoli minuti e sodi seni di ragazza.
"Ciao"
"ciao!"
Due diverse intonazioni vocali. Si incontrarono a mezz'aria. Si salutarono. Si scambiarono un sorriso, i loro saluti.
Nella clessidra la sabbia lenta minuta e impalpabile aveva ripreso a scorrere venendo giù morbida.
Sullo schermo del vecchio orologio nero di latta, appeso alla parete, sul suo bianco un po' scrostato, con le cifre disegnate da una mano incerta e tremolante, nere quelle del cerchio esterno, rosse le più minute quelle del cerchio interno vicino alle sferette. E queste due piccole frecce nere arrugginite. Anche lì sopra il tempo piano piano riprendeva terreno.
(La voce di lei fuori campo, suggeriva: ah, forse abbiamo dimenticato, potevo portare allora forse una collanina di pasta di conchiglia color turchese rosa… Ce la mettiamo?)
I gesti non erano forse raccontabili. Tutto avveniva come se la moviola girasse la scena nell'acqua… Lenta… I gesti avvenivano da soli. Tutto era previsto da una regia impalpabile, sapiente, avvenivano e basta. Restava solo da viverli immersi dentro. C'erano già. E basta.
Poteva essere avvenuto che le offrisse un te al gelsomino. Che bacchette e coni di incenso diffondessero nell'aria il loro profumo. Le persiane che davano sul balcone potevano essere chiuse o accostate. Creando una mezz'ombra. Ovattata.
Lui indossava dei calzoni molli, tenuti in vita da un cordoncino di tela. Una camicia rossa damascata, senza colletto, lasciata cadere fuori dei calzoni. Camminava con i piedi scalzi sulla moquette.
Lei sfilò i propri zoccoli. E mosse qualche passo con i suoi piedi minuti, che mi seguivano titubanti quelle di lui.
Buttò a terra la borsa di cuoio grezzo. Aveva intorno al collo la sua sciarpa svolazzante che le arrivava ai ginocchi davanti e dietro scendeva oltre le morbide colline dei suoi glutei.
Il tempo era sospeso in apnea. E comunque continuava a scorrere. Era forse un mattino, un pomeriggio di luglio. L'aria si era rinfrescata durante la notte. Le zanzare micidiali non avevano osato entrare per via dei fornelletti dissuasori, che rimanevano accesi.
L'intimità, guardinga e discreta, si limitava agli sguardi, ai gesti, attenta a non fare mosse sbagliate. Pudica.
Non era avvenuto proprio niente in quel tempo sospeso. E intanto era avvenuto tutto. Un miracolo andava compiendosi.
Lui aveva evitato di cingerle con un braccio le spalle, di carezzarle con mani ampie calde, forti la guancia. Di attirare a sé quel volto delizioso, quello sguardo di acqua marina. Fosforeggianti. Per baciarlo. Quel bacio restava una promessa sospesa, cauta, intuite pensata. Mentre muovevano insieme con le tazze di tè caldo e profumato, lui le aveva fatto vedere l'alloggetto.
Appena dentro, sulla sinistra una porta finestra sul ballatoio, persiane semiaccostate, i vetri lasciavano penetrare solo un filo d'aria.
Un tavolo formato da assi di abete assemblate tra loro che poggiavano su due cavalletti alla buona. Disteso sopra un ampio telo scuro, con fiori stilizzati gialli viola rossi blu.
Nell'angolo contro la parete una brandina ricoperta d'un telo viola sfiorato afgano, era ricoperta da grandi cuscinoni che lo facevano diventare un divano.
Di fronte al divano turca una stufa a gas. Spenta.
Poi appena più in là piccolo locale cucina. Fornelli, forno, quel che pensi le grezzo di bambù di giunco. Agganciato alla parete Danelli ricorda.
Appena più a destra un minuscolo vano toilette e doccia.
Dietro la cucina una minuta sala da pranzo in cirmolo. Cassapanca a elle. Al di qua del tavolo sui tre lati liberi sedie impagliate.
Sulla sinistra una credenza abbinata. Con le cerniere di ferro battuto, inchiavardata di borchie, vetri smerigliati disegnavano cerchi accostati.
Alla sinistra di questo locale la camera da letto.
Una branda grande, le lenzuola buttati in un angolo, un cuscino era rotolato a terra.
Sul lato opposto, vicino a un'altra porta finestra oscurata, un vecchio tavolo da cucina. Tarlato. Con cassetto lungo piena di tovaglie ricamate o sfiorate. Una piccola lampada spenta. Alcuni libri disordinati. Un quaderno cinese nero aperto con sopra una stilografica. La pagina sinistra era già tutta vergata di scrittura. Quella destra fino a metà. Qualche frase qualche pensiero erano rimasti in sospeso. Aspettavano il loro turno.
Nel tempo rimasto sospeso che continuava comunque a fluire non era venuto sostanzialmente niente. E quindi era avvenuto tutto. Era avvenuto se stesso. C'era.
Mentre curiosava i locali dell'aveva seguito a piccoli passi. Ogni tanto la sua gonna aveva sfiorato i suoi calzoni bianchi molli. Il suo gomito aveva sfiorato il suo.
I fiati, gli sguardi sfumati che si carezzavano garbatamente di sfuggita.
La voce di lei, di ragazza, sfumava le "s", trascinandole un po', vezzosamente tra i denti. Non aveva ancora fatto che non l'avrebbe fatto. Ma col pensiero la stava baciando delicatamente sulle labbra. E lei protendeva garbatamente col pensiero il suo volto, gli occhi fosforeggianti, le labbra umide, adolescenti.
E non se l'erano neppure detto. Che lei non avrebbe raccontato nulla in famiglia. Forse neppure gli amici che li avevano visti in piazzetta con i coni gelati, inforcare le biciclette. Bianca quella di lei. Nera, un po' graffiata qua e là, con le parti metalliche un po' arrugginite.
Era stato l'incipit. L'inaugurazione. La premessa. L'antipasto.
Al momento giusto sarebbe tornata. Avrebbe lasciato sollevare la gonna morbida e delicata. Si sarebbe lasciata accarezzare. Avrebbe sfilato la camicetta colorata. Avrebbe regalato il bianco lunare del suo corpo al suo sguardo lubrico di lupo buono.
Avrebbe donato da assaggiare il latte di mandorla del suo corpo pulito e terso. Alla sua bocca golosa.
Avrebbe aperto la conchiglia preziosa che teneva in grembo. Avrebbe donato un po' alla volta tutta la sua anima, il suo corpo, scoprendo e inventando una sensualità di donna che neppure ancora conosceva. Se non nei pensieri nascosti. Nelle fantasie. Nel desiderio.
Il tempo, finalmente aveva ripreso a pulsare tranquillo. I giorni a essere sfogliati nel calendario.
Sarebbero avvenute vicende prevedibili. Desiderate. In modo calmo.La certezza avrebbe preso il posto risolutamente delle prime titubanze.
Si sarebbero messi a nuotare nelle parole, nei pensieri, nelle emozioni, nella carne.
Vacanze all'Alpe Veglia. Tentativi di approcci amorosi sui letti a castello nel cameroni dei rifugi. Bevute di vino aspro e sicuro davanti al fuoco del camino. O intorno alla brace di qualche falò notturno. Lui avrebbe pizzicato la chitarra. Cantando i canti di lotta, del lavoro, del riscatto. Stornelli toscani.
Con la dyane verde pisello, una piccola tenda minuta, o la sua microscopica roulotte che riusciva a spostare con una sola mano, avrebbero imparato il campeggio al mare, in Provenza, in Normandia, in Bretagna…
Una nuova casa avrebbe sostituito quella bohemiènne.
Una casa vera.
I piccoli seni adolescenti si sarebbero inturgiditi. Piccole bocche urlanti vi si sarebbero accostate, golose e affamate.
E poi… E poi… E poi…
Chi lo sa mai…
Chi lo potrebbe dire…”

Lei lo ascoltava assorta con lo sguardo attento. Ogni tanto socchiudeva gli occhi e cercava la sua mano.
Qualche nuova boccata avida. Il fumo ora aveva assunto un profumo più delicato intenso insinuante gradevole, con un leggero sfondo che ricordava l'incenso.
Lei restituì la pipa alle sue mani, poi, dopo qualche momento di riflessione, con un leggero sorriso sulle labbra gli aveva chiesto: ma secondo te sarebbe potuto succedere tutto questo? Noi lo stiamo sognando, desiderando, fantasticando. Ho sempre pensato che tu sia stato e sia ora quello destinato a me, l'uomo della mia vita, quello che ho sempre cercato. Ma…
Ed era rimasta zitta. In stand-by …
Vedi, disse lui, la macchina del tempo non sempre funziona… Ora noi siamo tornati all'indietro a frugare nel passato, a provare a modificarlo. E l'abbiamo anche fatto. Ma, nella fiaba veniva raccomandato di aprire la melagrana solo vicino all'acqua… E se l'acqua non fosse stata pronta mentre apriavamo il frutto? La ragazza che fine avrebbe fatto dopo essere uscita dalla melagrana?
Avrebbe forse dovuto dire anche lei: "-"Giovanottino dalle labbra d'oro,dammi da bere, se no mi moro !"…. E poi? Sarebbe riuscito il giovanottino dalle labbra d'oro a portare l'acqua nelle sue mani alle labbra della ragazza uscita nuda dal frutto pieno di chicchi succosi e rossi come il sangue?
E se sì, come sarebbe diventata la realtà cominciata in quel momento come l'abbiamo descritto insieme fantasticando e sognando?
Assomiglierebbe alla tua situazione di oggi? Dopo tutti questi anni Artemisia cercherebbe ora e qui ancora nuove soluzioni affettive esistenziali e amorose?
Allora a quel tempo, non sempre c'era il telefono per comunicare e non tutti ancora l'avevano. Il protagonista del racconto l'aveva ad esempio appena messo in quella casina.
Ma tanti anni dopo, facevamo finta di farli arrivare fino al tempo presente, come sarebbe stata la situazione loro?
Avrebbe frugato nel Web, nei social network, nelle chat per cercare qualche soluzione che le permettesse di ritornare a ridere, magari,  dopo aver perduto quel riso che aveva conosciuto in quel lontano momento magico?
E chi avrebbe incontrato, visto che lui nel frattempo, compagno della sua vita e coniuge, non era più un uomo libero, uno scapolo di ritorno, un dongiovanni impenitente, essendole stato tutta la vita a fare il marito padre accanto a lei?
Si sarebbe incrinata la magia che sembrava assoluta, infinita, eterna in quel momento lontano? Sarebbe diventato anche lui per lei un imbarazzo, un peso, un fardello ingombrante noioso e fastidioso? Dal quale desiderar evasione e fuga ? Cercando nuovi amori straordinari?
Lei aveva tenuto lo sguardo basso mentre lui parlava.
Quindi aveva aggiunto: sì, forse vero, è stato bello sognare, fantasticare, provare a inventare un passato diverso. Con una sottile vena di nostalgia e di rimpianto per ciò che non era avvenuto per davvero.
Ma forse e meglio il presente… Visto che la macchina del tempo che tu hai usato ci permette solo di inventare una realtà mentale.
E allora ti dico: è sempre bello giocare con le parole e con i sogni con te. Ma preferisco sicuramente la realtà… Questa nostra realtà che ci siamo costruiti, che abbiamo creato noi. Questo nostro amore che è anche il nostro figlio, la nostra creatura, il nostro gioiello la nostra opera d'arte.
La pipa ormai stava spenta nel portacenere, con il camino rivolto in giù. Insieme lentamente si alzarono, lui le cinse con la mano il collo, e decisero e si dissero in silenzio con uno sguardo che avevano senz'altro delle cose importanti da dirsi, di là…
E si affrettarono subito.






Nessun commento: