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martedì 17 maggio 2016

l'amore delle tre melagrane-9

L’AMORE DELLE TRE MELAGRANE  .9- Primi giorni di scuola da maestro
Lei era arrivata già dal mattino.
Si era riposata sul divano di pelle rossa. Ora si era scostata di dosso il plaid e aveva cominciato da un po' guardarlo intensamente, con uno sguardo che ricordava i mattini di primavera.
Gli aveva afferrato la mano.
Lui la tratteneva lì, tra le sue. E cominciò a parlare.
"Te l'avevo appena accennato nella chat di ieri sera, dolcezza mia, ricordi? E mentre tu stavi riposando poco fa ho continuato a rimuginare e mi sono tornati in mente ricordi vividi.
Per diversi anni avevo, come molti altri studenti universitari, fatto da tappabuchi come insegnante nella nuova scuola media appena istituita. Dove infatti mancavano quasi totalmente nel Nord Italia laureati. Ma nel concorso magistrale ero riuscito abbastanza bene. E durante l'estate mi era arrivata la nomina. Sarebbe dovuto essere una pluriclasse in un paesino sulle alture del Cusio
Ma quella sede era stata soppressa. E mi ero trovato in una scuoletta di cinque classi  distinte proprio in riva al lago. Naturalmente più comodo da raggiungere con la piccola cinquecento blu.
Nelle esperienze degli ultimi mesi dell'anno scolastico precedente, dopo essere stato scalzato nella scuola ossolana da una laureata fresca fresca dal sud,ero stato supplente temporaneo in varie classi elementari vivacissime, nelle quali si scatenavano ragazzi e ragazze. Con il nuovo sopravvenuto, approfittando della mancanza del polso rigido caporalesco talvolta manesco degli insegnanti titolari.
"Dovrò starci molto attento… I primi giorni sono quelli che danno l'imprinting. Mi mostrerò fermo e molto deciso."
Avevo imparato e messo brillantemente in atto la tecnica delle frasi lasciate a metà, per restare in silenzio; ordine e silenzio, per predisporre, per creare un'atmosfera di attesa, lo sguardo che faticosamente riuscivo a tenere impassibile e freddo. Era indispensabile un clima che permettesse la comunicazione e di conseguenza l'azione educativa.
Dopo pochi giorni il clima umano era meraviglioso. Avevo fatto esperienze splendide … Però … C'era un però.
Uno dei ragazzi aveva sempre l'aria accigliata. Era scontroso. Con i compagni e anche con me. Non riuscivo mai a convincerlo a dedicarsi alle stesse attività degli altri. Teneva bronci lunghissimi. A guardarlo bene mi pareva addirittura brutto! Stava recitando la parte del "ragazzo cattivo".
Il pretesto era stato uno qualsiasi: forse era venuto alle mani con altri compagni e allora l'avevo pregato di smettere. Fin quando alla fine l'avevo gentilmente preso per un braccio, cercando di accompagnarlo la sua sedia.
Con sguardo feroce e cattivissimo mi aveva afferrato la mano che lo teneva e me l'aveva morsicata!
Ero riuscito assolutamente a controllarmi. Gli avevo fatto vedere il segno rosso dei denti sul dorso della mia mano. Dicendogli che m'aveva fatto molto male. E che io ero stato gentile con lui. Si era quindi calmato. Con calma avevo riflettuto su quel ragazzo. L'anno precedente era stato bocciato. Si trovava ora con compagni nuovi. Estraneo. Veniva da una piccola frazione interna e a casa si occupava degli animali domestici, capre, mucche, galline. Aveva indosso un fortuna di stalla.
Mi era venuta un'idea. Di punto in bianco poco tempo dopo avevo fatto finta di voler fare una lezione tradizionale. Nella quale avrei raccontato il funzionamento del corpo di un mammifero. Avevo cominciato dalla mucca.
Lui era rimasto muto, con gli occhi bassi, guardandosi le mani e le unghie. Infine la mia provocazione aveva dato un esito. Mi aveva interrotto mentre parlavo.
"Per parlare delle mucche, bisognerebbe averle già viste, bisognerebbe conoscerle… Mica dire delle cose che si leggono solo sui libri…!"
Una breve pausa di suspense e di silenzio.
"Sì? Immagino che tu allora conosca bene l'argomento…"
"Eh già che lo conosco… Mica sono uno che viene dalla città e le cose le conosce solo sui libri…"
E si era messo a parlare con competenza, all'inizio con tono aggressivo, e sempre più con aria convincente…
Avevo deciso di chiedere il consenso al resto della classe, e di nominarlo "aiuto-maestro di scienze". La metamorfosi era stata stupenda.
I tratti del volto gli si erano sempre più addolciti. Spesso di sua iniziativa veniva da me a formulare delle proposte di nuove lezioni che si era preparato per conto suo. Sulle prime avevo giocato a tenere duro; dando a vedere che avevo delle perplessità; volevo fargli conquistare un po' alla volta il suo nuovo ruolo; che non ero d'accordo perfettamente con lui; ma naturalmente sapevo che stavo andando alla grande. Sempre di più il mio aiuto maestro era diventato dolcissimo, molto socievole, simpaticissimo… A guardarlo bene dopo poco tempo mi ero accorto che era un bambino bellissimo… Come tutti gli altri d'altronde!
Ti racconto questo, dolce Artemisia, perché proprio l'altro giorno mi hai chiesto amicizia su FB una mia ex salone di allora! Mi venuto un coccolone! Un batticuore!
-" Buongiorno, mi chiamo xxxwwwyyy e spero di non sbagliarmi nel credere che lei sia stato mio maestro in quarta elementare a Wxxxxx , prima penso fosse stato in Val Cannobina. Se è lei sappia che la ricordo con piacere anche a distanza di oltre 40 Anni. Anche se solo per un anno lei mi ha insegnato molto più di quello che prevedeva il programma ed il primo giornalino scolastico è stato una vera conquista. Grazie per quello che mi ha lasciato nella testa e nel cuore; non so cosa avrei dato perché i miei figli avessero potuto averla
- Benvenuta xxxwwwyyy. Oltre che essere amica di wzxwxw sei per caso anche tu una mia ex alunna di 1000 anni fa a xxxxx? (Aggiungendo subito dopo)
- Scusami …..Non avevo ancora letto il tuo messaggio e scopro che il mio intuito "pluricentenario"aveva funzionato bene! Una volta comunque al maestro ci si poteva permettere di dare del tu ti sarei grata se lo facessi ancora! Ti ringrazio per le splendide parole che hai usato. Essendomi dedicato per un'intera vita professionale all'educazione confermo un concetto di base "nessuno insegna davvero a nessuno"! al massimo, però, se riesce , può fornire strumenti, metodi e materiali per imparare ...ciascuno impara da solo! Se ne avrai il tempo e la voglia ti ringrazierò molto quando riuscirai a farmi avere informazioni sugli altri ragazzi e ragazze. Ho spesso parlato a persone amate raccontando la meravigliosa esperienza che mi avete permesso di fare allora… un abbraccio e auguri per la tua vita, sposo, figli e tutto quanto...
( scusa i refusi linguistici...ma per pigrizia detto allo Tablet e il software purtroppo non è molto intelligente, e commette errori)
-Sono molto felice, ora mi trovo ….in Estonia per qualche giorno di vacanza, quando torno forniro' maggiori notizie, cari saluti….
Ti confesso gioia mia che l'emozione era davvero molto forte.
Appena te l'ho scritto in chat….
" Una mia ex alunna di 40 anni fa di Xxxxxxmi ha chiesto amicizia in F di Be mi ha fatto battere il cuore
Ho appena risposto anche a una richiesta di amicizia di un compagno della Cgil di Torino che ha letto il mio profilo e ci siamo scambiati delle idee sulla nostra nostalgia di militanti politico-sindacali.
Artemisia: solo io voglio farti battere il cuore
Nanni: Ripensando al mio primo anno da maestro elementare mi batteva il cuore perché è stata una delle mie esperienze di insegnamento che ricordo con maggiore nostalgia
Artemisia: che bello
Nanni : Quando avremo più tempo ti racconterò di quella esperienza usando il minor numero di parole…
Dal punto di vista affettivo ed emotivo solo tu mi fai battere il cuore è un pochino la mia citrullina figlia
Era stato un anno molto intenso. Avevo imparato moltissimo. Mi ero messo in contatto con un vecchio compagno di scuola che già frequentava il movimento di cooperazione educativa e mi aveva consigliato letture di Mario Lodi. Da lì sarebbero nate poi tante altre iniziative.
Ma ti voglio raccontare un episodio abbastanza buffo e divertente, che mi è tornato alla luce proprio in quel momento ricordando quell'anno da maestro elementare.
Una mia collega era una gran bella donna, ma riteneva di avere un naso poco gradevole, arcuato ed aquilino. Ero molto giovane aveva al massimo qualche anno più di me. Chiacchieravamo a lungo andando a mangiare al ristorante insieme nella pausa pranzo che avevamo tra le 12 e le 14. Mi aveva confidato che avrebbe con molto sacrificio economico e di sofferenza fisica, affrontato un intervento chirurgico di plastica per rimediare a quello che lei riteneva un errore della natura.
Era stata assente qualche settimana.
Appena ripresa la scuola era venuta subito a farsi vedere da me con un sorriso complice. Non osai dirle che il suo naso precedente era molto molto più bello, per quanto molto vistoso secondo lei.. Questo era una cosa microscopica, molliccia, insignificante… Ma se lei era contenta!
Nell'intervallo di metà mattina i nostri alunni in modo vivace ma sostanzialmente tranquillo, si dedicavano a varie attività di gioco libero di auto organizzato nell'immenso salone a vetrate.
Un altro alunno che avevo allora, aveva i capelli rossicci e il volto pieno di efelidi. Lo sguardo era molto birbone e lo adoravo. Aveva un senso dell'umorismo spiccato trasgressivo e divergente.
Ricordo che invece di intrattenersi con i compagni, nell'intervallo, era spesso avvezzo a correre e saltare per l’immenso salone. Anche quella mattina lo notavo con la coda dell'occhio mentre spiccava immensi salti in alto, e poi riprendeva la sua corsa.
Nei suoi balzi verso l'alto si era gradualmente avvicinato al suo maestro che stava conversando con la collega convalescente.
Ricordo molto vivamente il suo sguardo vivace, pieno di stupore spontaneo, mentre ancora stava sollevato per aria, e aveva esclamato:
"Toh…! Un altar nas” Emoticon smile ma guarda! Un altro naso nuovo!)
La collega era rimasta annichilita, stupita, e l'avevo subito rincuorata. Che stesse tranquilla. Che quella era la manifestazione molto naturale che forse molti avevano avuto senza manifestarla.
Dentro di me, avrei abbracciato quel ragazzo per la geniale splendida meravigliosa battuta con la quale se n'era uscito!
Era stato forse già allora che avevamo io i ragazzi sperimentato forme di socializzazione atipiche.
All'intervallo molti di loro portavano delle merende da casa. Pane, marmellata e burro, pane e salame, un frutto, un pezzo di focaccia. Qualcuno era senza merenda. Insieme mentre mangiucchiavano i propri beni alimentari, di loro iniziativa avevano cominciato a far assaggiare un pochino del loro cibo ai compagni, che non avevo nulla, e poi a provare ad assaggiare e a scambiare cibi.
Avevamo insieme concordato che volendolo avrebbero potuto mettere a disposizione quel che avevano, socializzando il tutto. Una forma di pratica dell'obiettivo, mediante una spontanea messa in comune della proprietà.
Diversi anni dopo mi era capitato di ripassare da quei posti. Qualcuno di loro me l'aveva chiesto intenzionalmente. Ci eravamo trovati con bel numero di loro nella frazione dell'entroterra che sarebbe dovuta essere la mia sede effettiva. Avevano fatto il tam-tam, suonando ai campanelli e telefonandosi.
Ero molto emozionato. Aveva cominciato subito a porre una domanda il ragazzo coi capelli rossi quello che saltava e spiccava il balzo in alto guardando i nasi.
-Ci sono certe cose, maestro, che nessuno ci dice mai. Se non ti dispiace le chiederemo a te. Non so… Riguardo tutto… Cose del sesso… Cose della politica… Quelle cose lì che con i grandi non puoi mai discutere…
Eravamo rimasti qualche ora all'ombra degli alberi, seduti sulle panchine. La discussione era autentica, spontanea, naturale. Un esempio di comunicazione vera. Mi aveva insegnato molto di più di ciò che avevo letto in montagne di trattati. Dei quali solo qualche volta avevo trovato conferme, soprattutto nella letteratura pedagogica anarco libertaria.
Da quell'esperienza era nato il gruppo novarese del Movimento di Cooperazione Educativa. Io e l'amico maestro di Omegna, ci eravamo fatti carico di formare un gruppo; di lanciare un appello; un proclama. Avevamo organizzato per diversi anni durante l'estate di vacanza corsi residenziali di qualche settimana, ottenendo e facendoci prestare le strutture inutilizzate: vecchi collegi dismessi, colonie momentaneamente libere… Amici e compagni di altre realtà associativa erano venuti volontariamente gratuitamente con noi da altre città: Torino Milano Roma…
Anche noi avevamo socializzato la merenda della conoscenza, delle tecniche e delle idee educative e didattiche. Chiunque regalava a chiunque ricevendo in cambio da chiunque.
Artemisia era rimasta a guardarlo estatica. Aveva gli occhi lucidi. Non disse nulla. Gli carezzò dolcemente una guancia lasciando lì appoggiata la sua mano morbida. Per un tempo indefinito.
E solo dopo aveva ripetuto: "da quando ti ho rivisto, da quando ti ho rincontrato, ho sempre pensato e lo penso sempre di più che tu sei l'uomo della mia vita. Quello che avevo sempre cercato desiderato sognato.…"
Poi erano andati di là, come facevano sempre, e il loro paradiso non era più fatto soltanto di parole immagini pensieri ed emozioni, ma era diventato ancora più vasto totale totalizzante infinito… E come sempre ci si erano messi a giocare dentro, a nuotare, a volare…
Nanni Omodeo Zorini Qfwfq

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