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mercoledì 23 agosto 2017

OCCHI DI CIELO

Quella mattina era proprio di cattivo umore! Sua madre l'aveva rimbrottata perché si era alzata tardi. Non aveva reagito, aveva saltato di fare la colazione, e poi con gli occhi abbastanza bassi e rassegnata era andata a fare le spese che la madre le aveva assegnato.
Uffa! Continuava a ripetersi dentro. Chissà perché con loro è sempre tutta gentile e carina.
Solo lei non poteva alzarsi tardi al mattino perché era femmina!
Aveva fatto molto malvolentieri le compere. Le veniva voglia di dimenticare qualcuno degli acquisti per farle un dispetto. Ma poi sapeva che avrebbe sentito le sue.
Il pomeriggio voleva andare in piazzetta in bicicletta a vedere gli amici.
Da un po' di tempo bazzicava nel gruppo anche quello là, tutto alto, con i capelli scuri e ricci. Arrivava anche lui con una vecchia bicicletta nera con i freni a bacchetta. Faceva due chiacchiere qua e là. I loro sguardi si erano diverse volte incrociati. Lei aveva osato mandargli qualche sorriso gentile e dolce. Così. Era un bel tipo che le interessava anche se sicuramente era molto più grande di lei.
Gli occhi di lui le regalavano sguardi sornioni. Le avevano detto che aveva avuto un sacco di donne e ci sapeva fare.
Però, non si fidava troppo. Aveva un'aria di quelli che sanno dove vogliono arrivare. Oltre ai capelli aveva abbastanza lunga anche la barba scura arruffata. In piazzetta, appoggiava un piede a terra, l'altro sul pedale e restava lì seduto sul sellino a fumare la pipa e a guardarsi intorno.
Qualche volta si erano scambiati un ciao con un sorriso.
Già tempo prima l'aveva visto uscire dall'edificio, non si conoscevano ancora neanche così di vista, ma lui la guardava con molto interesse. E lei non abbassava lo sguardo, ma ricambiava il suo puntandogli gli occhi.
Ma. Chissà. Probabilmente a uno grande come lui che aveva certo il doppio della sua età, le ragazzine non interessavano.
Qualche volta l'aveva visto uscire dall'edificio scambiando battute sottovoce e sguardi intenzionali con una tipa magra magra, dagli occhi accesi, belli ma un po' folli…
Aveva intuito che tra quei due c'era qualcosa. Figurarsi se lui aveva interesse per una ragazzetta…!
Poi c'era stata quella volta che lei era già in piazzetta con gli altri. Lui era arrivato da dietro alle sue spalle. Se l'era trovato lì con il suo biciclettone nero un po' ruggine, ed era rimasta sorpresa a vederselo comparire  proprio lì… Non c'era lui quando lei era arrivata da un po'. Aveva una voce abbastanza calda con la quale le aveva detto "ciao".
Per quanto fosse più grande e un uomo maturo lei gli dava del tu come a tutti gli altri.
Gli aveva risposto regalandogli un sorriso un po' imbarazzato… Ripensandoci dopo non sapeva se aveva fatto bene a essere così generosa dei ciao e dei sorrisi.
Era grande. Però era un bell'uomo. E le interessavano i tipi così. Anche se ne aveva un po' timore e soggezione.
« … E cosa ne dice questa bella fanciullina dagli occhi color di cielo se io lei ce ne andiamo a prendere un buon gelato con le nostre biciclette…?»
Sorpresa, compiaciuta e contenta aveva subito accettato senza dir niente agli altri.
In quel tempo le piaceva il cono al cioccolato e limone. Quando lo ordinò lui rise un po'. Forse per l'abbinamento dei gusti. Lui lo preferiva tutto limone.
Le piaceva la sua voce calda, le sue battute che la facevano ridere, la sua sicurezza spigliata. Ne era attratta e anche un po' dentro dentro spaventata.
Le aveva confidato dove abitava, invitandola ad andare a trovarlo.
E lei, senza vergognarsi, ma con un po' di batticuore ci era andata.
La casa di fuori era molto brutta, e anche le scale per arrivare da lui al primo piano. Dentro era accogliente. Si camminava su una moquette a pelo rasato verde marrone. E c'era l'odore intenso del tabacco da pipa che richiamava un po' l'incenso.
Era riuscita a destreggiarsi, nonostante l'imbarazzo, fino a quando lui le aveva fatto una carezza sui capelli e sulla guancia. Le era piaciuto. Però il cuore le stava battendo e si era sentita un po' a disagio.
Lasciò che la mano di lui avvicinasse i loro volti. Si lasciò baciare dentro in bocca…
Poi ebbe un raptus, un piccolo panico… E gli disse col fiato in gola:
«Ora   scusami ma devo scappare… È un po' tardi… Devo andare ciao…»
L'aveva lasciato lì su due piedi. Chissà che cosa aveva in mente pensò mentre si fiondava giù dalle scale facendo i gradini a due a due. La bicicletta era ancora al suo posto accanto a quella di lui.
Le sembrava di essere entrata in modo spavaldo nella tana del lupo.
Qualche volta ci aveva ripensato. Agli sguardi che si erano incrociati mentre lui usciva dall'edificio. A quel gelato cioccolato limone. A quel bacio forse un po' troppo improvviso impudente sfacciato, che l'aveva fatta sentire donna mentre lei preferiva ancora per un po' sentirsi ragazza.
Mentre sistemava i sacchetti della spesa in casa, si domandò se forse sarebbe capitato che lo incontrasse. Poi preferì rispondersi di no. Che era meglio così. Anche se…
Prima che tutti tornassero a casa per il pranzo, mentre ascoltava un disco nella sua camera, si mise a fantasticare e a sognare. Dieci minuti, così, nel segreto della sua testolina dai capelli biondi tagliati corti a caschetto.
Magari, pensava, sarebbero passati molti anni, si sarebbero incontrati per caso. Il caso a volte è proprio magico!
Lei avrebbe riprovato il piacere e il gusto di sentire la sua voce, calda, baritonale. I suoi discorsi brillanti ironici bizzarri stravaganti…
E poi…
Magari avrebbero cominciato a frequentarsi qualche volta… E se lui si fosse sposato e avesse messo su famiglia? Oppure se questa cosa fosse successa a lei?
Mentre ascoltava il 45 giri, mormorò dentro di sé: "e chi se ne frega!"
Doveva essere interessante, affascinante, pericoloso, trasgressivo, rincontrarsi per caso in un futuro… Chissà come lui sarebbe diventato allora? Non riusciva ad immaginarselo vecchio. Al massimo solo un pochino più incanutito. E lei come sarebbe stata?
Magari non avrebbe più avuto il suo fisico snello da ragazzina. Se ne sarebbe giustificata con uno sguardo magari dicendogli: "mi hai conosciuto che avevo 17 anni e ora vedi, sono diventata una donna piccolo borghese, di mezza età, con famiglia…"
E lui? Magari si sarebbe scusato di essere un pochino più avanti negli anni. E come sempre galante le avrebbe magari detto: "però, non l'hai perso quel tuo sguardo al fosforo, col quale mi frustavi di occhiate e curiose golose in piazzetta…"
Ah già…! Le aveva poi anche scritto una poesia in cui usava frasi del genere, sullo sguardo al fosforo, sul gelato cioccolato e limone, con le biciclette in piazzetta…
Ma dove poteva averla messa? Cazzo! Mentre il disco stava finendo di suonare provò a frugare tra vecchi quaderni… Niente!
E magari, lui invece ne aveva tenuto una copia di quella poesia… E rincontrandola che l'avrebbe fatto omaggio…
Già, troppo bello così, si disse dandosi dalla sciocca…
E poi magari si sarebbero anche rivisti, tante volte, clandestinamente, che cosa avrebbero fatto insieme…?
Lasciò scorrere liberamente le sue fantasie immaginandosi cose che aveva sentito raccontare, che a volte c'erano nei film o nei fumetti che guardava, e si sentì un po' strana.
Come se, mentre sentiva le chiavi nella porta di casa che si apriva ed entravano uno alla volta tutti quanti, lei fosse in due posti contemporaneamente. Nella cameretta, a togliere dal giradischi la musica, e anche là, nel futuro della sua fantasia, senza inibizioni o vergogna, a realizzare con lui quei giochi fantastici che a volte aveva pensato da sola prima di addormentarsi la sera.
Sentiva adesso, nel suo corpo adolescente, la donna matura che rincontrava una infatuazione di quand'era ancora fanciulla. E anche, non mancava nella sua mente, nelle sue mani, nel suo corpo la bambina che guardava in su con i suoi occhioni, ed era tutte e tre, contemporaneamente. La bambina birichina che guarda di sottecchi, la ragazza che era stata sgridata per essersi alzata tardi, e che era già stata baciata da un uomo vero, e la donna fatta, completa…
Che bello si disse fra sé.
"Mai dire mai…!"
Come tutte le volte che si raccontava delle storie da sola prima di addormentarsi.
Che bello se fosse così.
Che bello quando sarà cosi.
Ora non era assolutamente più di malumore.
E si fece trovare già in cucina che sistemava i piatti e le posate sulla tovaglia.

Dentro la mente e dentro il petto risuonava la canzone di prima, e saltellava tutta come l'acqua di un ruscello...



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