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martedì 30 ottobre 2018

NON PIU’ NAUFRAGHI!

NON PIU’ NAUFRAGHI!






Su di un'isola in mezzo al mare, dopo un tremendo nubifragio e maremoto, era giunto un naufrago. Prima che la nave andasse alla deriva e poi colasse a picco aveva lanciato delle bottiglie vuote con dei messaggi. Ma temeva che fossero andate perdute.
Si era costruito una capanna. E dato che il tempo non gli mancava era riuscito a costruirla a diversi piani. Si consolava con i frutti spontanei che trovava, che si faceva delle buone grigliate di pesce. Aveva salvato una lente d'ingrandimento e con quella concentrava i raggi del sole su delle foglie secche e delle pagliuzze, e così riusciva sempre a procurarsi il fuoco. Aveva degli otri costruiti con pelli di animali, e ci teneva l'acqua fresca per lavarsi. Per berla preferiva andare alla fonte con una conchiglia a forma di ciotola.
Non amava da sempre la televisione. Per cui si era inventato un'alternativa. Da solo si raccontava delle storie. E pensava di regalarle mentalmente alla sua innamorata bambina lontana.
Prima di imbarcarsi in quello sventurato viaggio era stato tante cose. Maestro. Professore universitario. Scrittore. Poeta. Mago e terapeuta.
Nelle sue storie e nei suoi racconti si metteva dentro lui stesso come protagonista, e ogni volta incontrava, perdeva, ritrovava, possedeva, dominava, amava e coccolava teneramente la sua bambina amata.
Non aveva né penna né il calamaio nè fogli per scrivere per cui ogni volta se le imparava a memoria. L'ultima volta che aveva scritto l'aveva fatto sul foglio che aveva mandato su l'ultima bottiglia da naufrago prima del naufragio.
Un giorno, dopo che il cielo si era rasserenato, ed era terminato un nuovo temporale ed acquazzone, se ne stava all'ultimo piano della sua capanna condominio, in mansarda. Il suo giaciglio era morbido. Il sole era caldo. Si era appena costruito con una conchiglia e una piccola canna forata una pipa. E stava fumando delle foglie di tabacco spontaneo trovate sull'isola.
Stava per cominciare a raccontarsi da solo un nuovo racconto, quando…
Nel cielo vide stormi di gabbiani che volavano avanti indietro dal mare all'isola. Segno che qualcosa stava per succedere. Dalla sua posizione sopraelevata cominciò a guardare verso l'interno dell'isola. Niente.
Cominciò allora a scrutare il mare.
A ponente piccoli agglomerati di nuvole e di cirro strati.
A mezzogiorno il sole infuocato lanciava riverberi luccicanti sulle ali dei gabbiani che starnazzavano.
A oriente, dove anche quel mattino all'alba era spuntato il giorno vide tra le nuvole qualcosa che galleggiava nel cielo.
Si sfregò gli occhi. Temette che insieme alle foglie di tabacco gli fosse capitata qualche foglia di Cannabis. Ma non erano allucinazioni. Qualcosa volava nel cielo.
Un elicottero? Un piccolo aeroplano turistico? Una mongolfiera?
La forma era abbastanza indistinta. Ma un po' alla volta divenne più definita e nitida.
Non riusciva a decifrare se avesse la forma di una scopa volante, come quella che usano le fattucchiere e le streghe. Oppure un tappeto volante…
Poi alla fine ne fu certo!
Non c'era proprio dubbio alcuno!
Era proprio per davvero una bambina volante! Ne aveva sentito parlare sui suoi libri di magia. Sapeva che il fenomeno si verificava solo qualche volta, molto raramente. Qualcosa di simile a una bicicletta da donna con le ali. E su di essa arrivava al volo una graziosissima bambina bionda…
Capì che la magia si stava compiendo.
Aveva tanto desiderato, sognato, atteso qualcosa del genere. Temendo di doversi rassegnare al sogno. E invece tutto stava diventando reale.
Planando dolcemente delicatamente lo strano oggetto si era avvicinato. E sulla spiaggia dietro i palmizi ora stava parcheggiato. Scese la scaletta a pioli. E si precipitò verso quel lato della spiaggia. La sabbia era finissima. Impalpabile e rosata.
E il suo stupore aumentò a dismisura, quando avvicinandosi, dietro l'ombra dei palmizi gli parve di riconoscere la bambina che era venuta dal cielo.
Lei aveva una borsa a tracolla. Dalla quale spuntavano cibi vivande e leccornie. E arrancando faticosamente nella sabbia morbida di venire incontro agitando il capo sorridente con i capelli che le svolazzavano al vento…
«Te l'avevo detto, Ciccio, Nannino mio, abbi fiducia… Se ti perdi verrò io da te… Tu non mi perderai mai… Se non ti vedo per un po', te l'avevo detto ricordatelo, verrò io a cercarti dovunque tu sia… In Norvegia mi han detto che non c'eri… E neanche nel ducato di Modena e di Mantova… L'unica era usare quella bustina di polverina magica che mi avevi lasciato tu… Ho detto le parole fatate della formula che mi avevi insegnato… Ed eccomi qua…! Poi ho trovato il tuo messaggio da naufrago nella bottiglia…»
Il naufrago, sobrio da un sacco di tempo, cominciò a credere davvero a quello che vedeva. Era proprio lei. La sua Nini. La sua Artemisia Euridice. La sua donna. Che aveva lasciato il roseto dove era sbocciata, per venire a raggiungerlo dovunque… Li, sulla sabbia impalpabile, lasciarono le borse di vettovaglie e di altri ben di Dio… E si rotolarono a lungo…
Poi lui, se la caricò in spalla, a cavalluccio. Afferrò le pesanti borse bisacce. E caracollando come un dromedario o un dinosauro dei tempi lontani, la portò nella sua reggia.
Il sole andava calando.
Berbero dell'acqua fresca che lui aveva conservato all'ombra.
Si adagiarono sulle stuoie e sulle pelli del giaciglio letto.
Poi decisero di non raccontare più niente neppure al narratore, temendo che qualche entità elettronica, spaziale, captasse i loro nudi on-line… E li censurasse.
Da allora perciò, cominciarono quella vita che anche il cantautore Faber aveva sognato. E che loro pure tutti e due avevano nel cuore.
Bevvero il succo fresco delle noci di cocco, mangiarono banane e mirtilli spontanei, pesce grigliato, erba cipollina e spinaci selvatici…
E ogni mattina, quando lei si svegliava nel giaciglio morbido, trovava il suo hom- salbadg, Robinson Crusoe, uomo di neandertal che aspettava che lei si stropicciarsi gli occhi. Sbadigliasse. Si stiracchia se un po'…. E spalancasse le braccia accogliendolo sul suo corpicino bianco morbido e delicato. E che la penetrasse baciandola tutta da ogni parte molto lungo.
Ma qui la censura on-line rischierebbe di intervenire. Per cui decidiamo d'accordo con il narratore, di rinviare la descrizione ad altri momenti.
E scherzando e ridendo, i due protagonisti dei quali uno era il narratore e l'altra la protagonista, ridendo entusiasti dissero ad una voce sola…:
«Il resto lo faremo martedì 6 novembre… Ahahahahahah…»

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