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sabato 23 febbraio 2019





IL REGALO
Beh, sì… Aveva fatto proprio bene lei a dirglielo… 
«E se davvero mi è successa quella cosa, quella che tu mi prometti e mi auguri da tanto tempo, se l'inferno finisce…
Se comincio fra poco come è vero e come è nell'aria, a muovere passi sicuri uscendo dalla palude in cui ero scivolata… 
Me lo faresti amoremio un regalo? Scusami, sai, se te lo chiedo… Ma ne sento proprio il bisogno… Ho  forse fatto male a dirtelo via chiedertelo, Ciccio…?»
A lui, già da un po', stava tremando il cuore. E non era solo fibrillazione atriale. Che a quella si era già abituato. Era proprio come quando comincia a pulsare più in fretta il sangue nelle vene… E il cuore si mette a fare: "tu-tum tu-tum tu-tum tu-tum…"
E comincia con un leggero tremolio incerto. Non ancora definitivamente convinto. Poi diventa sempre più sicuro, spigliato, determinato… E gradualmente aumenta di tono. Come un'orchestra d'archi e di ottoni, che come l'odore del dominio del attacca con qualche sfumata melodia appena accennata. A mezz'aria. Introduttiva a quello che poi tutta l'orchestra un po' alla volta butterà fuori. Risoluta. Come un uragano gioioso. Come il mare quando comincia a montare di forza. E dopo le prime onde con gli spruzzi bianchi che mandano pulviscolo bagnato a chi è sulla riva, fa arrivare di gran carriera e al galoppo i cavalloni verde blu cobalto.
Un crescendo, prima moderato, garbato, da sembrare dubbioso.
Poi prende forza. Sempre di più. E di più, e di più, e di più…
Per invadere tutta la sala del concerto, inebriando e facendo galleggiare il pubblico estatico.
«… Sì… Dice proprio così sai… Che devo riabituare la mia sensibilità al dolore, allenandola ad essere più coerente, misurata, adeguata. Agire sul dolore. Avere un atteggiamento diverso rispetto ad esso. Non guardarlo o intenderlo come qualcosa di definitivo, di irrisolvibile e irrevocabile… La via d'uscita è proprio questa. Abituare anche per brevi periodi, sempre di più, tutta me stessa ad attenuare la eccessiva percezione del dolore. Quei brevi periodi in cui l'inferno si attenuerà o sarà smorzato, la addestreranno. Che poi, messi da parte i farmaci, mi accorgerò che il dolore un po' alla volta si addormenta e se ne va via per sempre…»
Il battito cardiaco cresceva di tono. Man mano che ascoltava l'evoluzione della sofferenza poi in più in che andava all'incontrario. Un crescendo di emozione e di affetto. E uno smorzarsi, fino ad annullarsi del disagio e delle pugnalate dolorose…
Un crescendo emotivo. E una scomparsa della tempesta dolorosa.
Un gioco a saliscendi. Sale la gioia e la speranza. Tramonta e si dilegua l'ombra nera.
Si era pertanto determinato. E mica si trattava di un gioco in quel caso.
"Mi accontento di una cosina così e così… non prezioso, un oggettino di bigiotteria sai, di quelli che piacciono me… Quasi quasi mi vergogno di dirtelo… Di chiedertelo… Se vuoi faccio finta che non ho chiesto niente…" Gli aveva detto imbarazzata. Come una bambina che ha superato a scuola una prova difficile. Un'interrogazione che la preoccupava e le dava ansia. Un compito nel quale temeva un esito negativo. Un piccolo rinforzo, diceva che le sarebbe bastato, una microscopica gratificazione.
Ma sì! Stiamo freschi! Roba da matti! Dopo tutti i patemi che abbiamo avuto insieme… Con tutte le pugnalate lancinanti che ha subito, e col mio restare in sospeso in apnea…  
A continuare a dirle, convinto, sicuro, cocciuto e determinato, che anche questa sarebbe passata… Ma già. Comodo dirlo per lui che si si limitava a guardarla da fuori. Le aveva dato forza. L'aveva sorretta. Spronata. Rincuorata. E ora…
Ora l'aveva detto con certezza qualcuno che conosceva i meccanismi del dolore e della guarigione… Come abituarsi ad addestrare e a domare un cavallo imbizzarrito. 
Calmarlo. Rasserenarlo. Rincuorarlo. Poi applicargli i finimenti e le briglie curative.
E ora, infine, cominciare a intravedere le macchie d'azzurro nel cielo. Buio cupo e imbronciato così a lungo finora.
Ma sì… Stiamo freschi! Un anellino da bigiotteria… Per quanto bello… Ma neanche per sogno.
Sarebbe andato al più presto a passare in rassegna quella tipologia di oggetti regalo. Ma non bastava assolutamente. Ma neanche per sogno!
"E ci mettiamo allora: una gitarella, una vacanza, un'intera giornata come un po’ di tempo fa, andiamo trovare il nostro amico signor S. Giulio. E questa volta ti tengo per mano. E sarò più bizzarro, ridanciano, euforico e festoso che mai.
Una giornata… Come minimo… Come inizio… Come aperitivo… E poi…
Riprendiamo il gioco amoroso. La casa che aspetta con la sua penombra accogliente. Le candele. Le bacchette di sandalo profumato e di incenso. I nostri giochi prediletti. Moscacieca. E tutti gli altri che conosciamo bene e che non abbiamo mai dimenticato in questo periodo brutto e grigio. Che ha tentato invano, vigliaccamente, di allontanarci l'uno dall'altra. E poi… Una vera vacanza. Una vacanza premio interminabile. Senza limiti di tempo. La vacanza che ci meritiamo da un bel po'. A tempo indeterminato. Indefinito. Assoluto…
Coccole?
E coccole immense saranno!
Baci?
E baci meravigliosi da far invidia al primo bacio che tu mi hai regalato saltandomi al collo anni fa.
Festeggiare?
Ma festeggiare in modo assoluto prolungato disteso… Ogni giorno sarà un crescendo di festa… E tutto resto non te lo sto a descrivere… 
Lo sai. Lo so. Lo sappiamo benissimo tutti e due. Qualcosa tipo il paradiso che avevamo messo da parte per un po' di tempo. Ma decuplicato di intensità… Stanne certa…
Io lo so, lo sapevo. L'avevo in mente. Non sapevo come fare a convincertene… Se non con le mie parole, i miei racconti le mie poesie… E adesso finalmente sei convinta, lo sai che stai uscendo da quell'inferno… Ma per scaramanzia, diamo tempo al tempo. Il regalo che ti faccio e il tempo reale, quello autentico, quello che abbiamo già gustato, mesi fa, per prova, che abbiamo imparato ad apprezzare… E che ora riprenderà a pieno ritmo… Lo sapevo… Lo sapevi anche tu, anche se preferivi essere cauta.. Sempre per scaramanzia, certo. Ed eccolo qui. Sta arrivando piano piano, a passi felpati, come la speranza, come la prima vera, come la stagione dei fiori e dei frutti i dell'estate, come la vita, d'altra parte…"
Sarebbe andato a fare un sopralluogo. Passando in rassegna i repertori presenti negli oggettini che lei gradiva. Ma mentre nei regali dell'uovo di Pasqua non si sa che sorpresa ci stia aspettando, lui sapeva già che lei avrebbe fatto i suoi gridolini di gioia e l'avrebbe abbracciato e baciato dicendogli parole che immaginava… Ma che non osava pensare… Perché anche lui, voleva dare tempo al tempo…
Un anellino… Una gita all'isola… Una vacanza poi… L'ombra tiepida e accogliente della casa che era rimasta un po' di tempo a languire.
 Senza gli incensi. 
Senza le risa sfrenate e gioiose di lei con voce argentina. Senza l'ululato di lupo che lui le offriva…
Il regalo era composito.
Cominciava con la speranza. Con la fiducia. Con l'attesa. Con i gesti e i riti e gli oggetti e i momenti e i particolari e i fumi profumati dei legni… E sarebbe arrivato, a fiotti sfrenati, come la cascata che lui andava ogni anno a visitare con il suo grosso scooter.
E avrebbe gustato l'acqua fresca di neve della sua voce argentina. 
Con le esse sibilate. 
O smorzate come quando faceva la bambina. 
Con i suoi sguardi di cielo terso e limpido. 
Con la primavera del suo fiato, della sua pelle, della sua presenza, della sua allegria sfrenata…
Il regalo stava cominciando con passi felpati a muovere verso il presente.
Terminò pertanto di scrivere le ultime parole.
E poi gliele mandò.
E rimase col cuore in sur-place.
Dopo avere placato momentaneamente il turbinio entusiasta.
Entrava ora lui con lei nella dimensione che la primavera dei sensi e dell'anima andava preannunciando con i primi accenni di boccioli… 
E sarebbero diventati fiori. Frutti.

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