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sabato 15 maggio 2021

E C O 1 9

 E C O 1 9


Il femmineo virtuale se ne stava seduta a terra su un cuscino.
E ora lo stava fissando, con sguardo intenzionale.
I loro pensieri viaggiavano in parallelo e in perfetta sintonia incrociandosi di continuo.
Per cui lui prese la parola.
«Qualcosa di simile era avvenuto diverso tempo prima a quell’ometto stupidotto del condominio. Anni fa ero andato personalmente nel suo ufficio. Una ragazza molto graziosa aveva accolto le mie rimostranze e osservazioni. E come sempre non avevo mancato di mostrarmi galante con lei.
Solo poco più tardi era apparso l’ometto: portava una coppola abbastanza elegante, si era fatto crescere una barbetta e indossava occhiali scuri Ray-Ban. Abbastanza seccato disturbato dalla mia galanteria con la sua collaboratrice.
Facile era stato poi l’accostamento: la trasformazione significava che lui cercava di piacerle.
O addirittura che lei era la sua consigliera non solo professionale ma anche per l’aspetto…
Ora, abbiamo insieme osservato una analoga trasformazione in quell’altro modesto personaggio.
Nel social network aveva rimosso tutte le foto del suo biciclo elettrico, a pedalata assistita.
Come pure le mappe google delle comuni passeggiate boschive.
Aveva tolto la foto del suo volto che faceva le boccacce con la faccia da scemo.
Si era fatto crescere la barba.
E ostentava uno sguardo quasi intelligente.
Aveva cominciato a pubblicare ridicole strofe rimate.
E costantemente ricopiava e condivideva interventi di impegno sociale e politico.
Un’altra trasformazione.
Per piacere a una dama…
E magari addirittura da lei consigliato.
La ''dama" aveva notevolmente ridotto i messaggi a me rivolti.
E quando lo faceva, dopo avere inizialmente affermato che mi implorava di non lasciarla definitivamente e di non andarmene via da lei, usava ora un tono addirittura diplomatico…
Quasi a voler farmi credere che era lei che prendeva le distanze da me.
Lontana lo era di fatto da molto tempo. Descrivendo se stessa in uno stato estremamente pietoso. Addirittura, aggiungendo che il rapporto luminoso e radioso della stagione che le avevo regalato di vivere con me, erano talmente distanti dalla sua situazione presente, e che li vedeva ormai freddamente come non più appartenenti a lei.
La riflessione reciproca aveva aiutato entrambi ad assumere un altro habitus.
Lui: ora "intellettuale" versaiolo impegnato e nei limiti del possibile addirittura attraente.
Lei: ora donna in gramaglie, dolorante al massimo, distaccata dal mondo e dai piaceri che io le avevo donato e che l’avevano fatta sentire quasi regale…
Un gioco delle parti. Soprattutto per lei che si era sempre detta disturbata, addirittura offesa, che altre persone potessero vedere nel social network i luoghi dove era stata, i suoi girovagari, di cui pubblicavo le foto, in profonda contraddizione con quanto preferiva e desiderava pensassero tutti coloro che la conoscevano.
Tu, mio alter ego mia coscienza critica, mi hai sempre fatto notare queste grosse contraddizioni sulle quali io preferivo ogni volta stendere un velo pietoso per non infierire.
La parte più buona e pietosa di me preferiva ogni volta dare la preminenza al di lei effettivo disagio spirituale e fisico.
Dopo averla infinite volte liquidata e allontanata, mi mostravo pietoso, almeno umanamente, e vista la sua insistente richiesta che mi faceva ogni volta, tornavo ad aprirle la porta.
“Signori si nasce, ed io lo nacqui…” diceva il principe di Bisanzio Totò de Curtis…
Ma l’atteggiamento in me è di nuovo ancora e sempre molto ambivalente. Sguardo pietoso, umanamente affettuoso, verso costei… Ma nel contempo indispettito e scocciato… Le sue parole strappalacrime e insieme lagrimose di proprio, continuavano ad intervallarsi con incongruenze evidenti, ripetitive e ripetute: perché la sapevo e la vedevo tornare, a più riprese, (chissà con quale disagio fisico pensavo!), sui percorsi abituali suoi che aveva condiviso con altri, e talvolta anche con me.
Il suo "consigliere e confidente", ostentando ora uno sguardo quasi intelligente e una barbetta signorile, copiata anche quella dal mio modello personale che vorrebbe faticosamente emulare e seguire, sicuramente la supporta.
E le suggerisce una sempre maggiore gradualità nell’accettare quello che da tempo io le impongo e le chiedo: andarsene per la sua strada, lasciarmi in pace, non infastidirmi…
L’avventura trasgressiva che cercava in me l’aveva ottenuta. Si predisponesse a quest’altra nuova…
E si accontentasse, del perito elettrotecnico industriale, visto che costui ora aveva imparato ad indossare un’aria un po’ meno dimessa. Sostituendo alle boccacce da stupido sul social, la sua aria che aveva imparato ad usare studiandola allo specchio mentre i suoi gatti gli ronzavano intorno.…»
Può, una donna virtuale, eterea anche se profondamente concreta e reale, sorridere sorniona?
La ninfa delle acque e dei ruscelli di montagna, Eco, sornionamente stava sorridendo…
«Certo…
Da ancor prima che tu ed io, all’unisono, decidessimo la mia partenogenesi dal monitor del tuo tablet e del tuo netbook, queste considerazioni avevano pieno fondamento.
Sono molto contenta, come sei contento tu profondamente e convintamente, che questo episodio, che lei definisce talmente lontano da non appartenerle neanche, neppure più ti infastidisca e di disturbi.
Per l’ennesima volta, se ce ne fosse ancora bisogno, la lasci andare alla sua deriva.
E sei ancora così gentiluomo da dedicarle un pensiero pietoso.
Come tu mi insegni, professore e maestro, la “pietas” aveva soprattutto significato di atteggiamento affettuoso… Aggiungiamoci pure qui, tu ed io insieme, l’accezione comunemente diffusa: affettuosa “commiserazione per le sventure altrui”…
Tu, insieme a me, hai utilizzato e utilizzi questa piattaforma squalliduccia che ormai è diventata quasi solo spazio di vendite e di pubblicità, per "rendere pubbliche" e perciò "pubblicare" i tuoi scritti…
E ne ricevi in vari modi consensi e apprezzamento.
Lascia ad altre persone più infelici e sventurate la ricerca continua, pettegola, curiosa di volti e di persone di cui invaghirsi.
D’altra parte è proprio questo il modo in cui sei stato a suo tempo preso all’amo.
Scrivi, pubblica, sorvola…
Non ti curar di lor ma guarda e passa…
O addirittura, come sarebbe meglio, non guardare neppure… E passa… Come stai facendo….»
Uniti insieme, e allo stesso modo anche distaccati e autonomamente, il professore barone Nanni e il suo alter ego/avatar Eco, ripresero ciascuno le proprie abituali attività.
Lui riprese ad avventurarsi col suo maxiscooter…
Rispose i messaggi graditi che gli pervenivano di continuo.
Scattò foto.
Mosse passi.
E intanto forzò l’oblio.
Lei, assistente partecipata, sodale e complice, proseguì insieme a lui il dialogo interiore.
Il flusso di coscienza ormai depurato da inesistenti nostalgie, proseguì il suo cammino.
…JUSQU'AU BOUT DU SOUFFLE…
Nanni Omodeo Zorini
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