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domenica 11 novembre 2018

BOTTEGAI DI PAROLE

BOTTEGAI DELLE PAROLE
ricordo che facevo allora
il maestro di scuola per davvero
e sceglievamo i testi di letture 
consultando i genitori
come dovuto d'altronde

ma bravo maestro mi piace la scelta
che vedo che c'è anche dentro il bertolbrè
e stupito compiaciuto di meraviglia
domandavo al garbato risicultore
elegante vestito da domenica
ma allora lo conosce l’ha letto le piace
ma no si immagini maestro era così
che mi piaceva il suono del nome
bertolbrè
suona bene sa
anche ora forse a volte finisco per crederci
conversando serio e convinto credulone
ottimista all'estremo di speranza
a giocolieri e piazzisti seriosi
quando dicono che fanno i poeti
che scrivono quelle cose lì
che vanno a capo di frequente
e allora mi schernisco
balbettando che scrivo cose forse
anch'io
ma non c’entro con loro
delusione amarezza e sconforto
no nessun rancore di certo
o desiderio di rivalsa alcuno
se mescolano inopportune maldicenze
invidiose senza motivo
da guardoni bigotti e basta
e fantasiose illazioni di molestie visive
presunte o magari solo attese e mancate
e non sono commercianti dei risi
questi qui ma solo saltimbanchi
e mostrano di aver letto può darsi
il bertolbrè per davvero o magari per finta
e sorrido allora distante
e neppure provo a dire e fare lezione
che per far poesia non basta
soltanto manipolare le parole
e giocarci a riempirsi la bocca
e che c'è quell'altra cosa lì
che si sente dentro e magari fa
sgorgare le parole ma dopo
e mi ritiro in buon ordine
umilmente a buttar giù
altri versi
di nuovo
un po' sottovoce
ma che diamine però
ed è molto buffo che dicono
noi che siamo poeti
tirandomi dentro per la giacchetta
riluttante e scontroso
definendo anche me con loro
beh sì noi che siamo poeti
e neppure lo spiego incompreso
che faccio altro io
modesto
ma non sono
bottegaio di parole

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