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domenica 11 novembre 2018

piccole e grandi CATASTROFI




PICCOLE E GRANDI CATASTROFI...
ingenua favola ecologica che suggerisce un sogno di speranza e di salvezza
(le immagini di insetti non disturbino più del dovuto lettrici e lettori compiacenti!)
AVVERTENZA DI LETTURA. Sarà capitato a tutti, certamente, di aver visto alcune di quelle fotografie o quadri pittorici che rappresentano delle prospettive dentro delle altre prospettive, che diventano sempre più piccine minute verso l'infinito? Per leggere il seguente brano è necessario porsi in un'ottica del genere. Operare gradualmente zoomate per ingrandire il mondo che qui viene descritto. Il procedimento va ripetuto più volte, accertandosi di volta in volta, di aver raggiunto una visione sufficiente a poter osservare questa nuova dimensione minuta…
Il feldmaresciallo Abromowitz anche quel mattino, nel riprendere coscienza dopo la pausa del sonno, carezzò con intenzione i propri connotati. E disse tra sé il mantra del risveglio:
«ricòrdati, Abromowitz, la grande missione che ti sei affidato… Uscendo definitivamente dalla realtà originaria e primaria, ti sei autonominato duca superlativo, con il compito di eccellere e di riscattare la tua condizione. Sii profeta e conducator. Le tue buone maniere devono essere contemperate da un tono deciso, risoluto, irrevocabile… Continua a recitare la tua parte.»
Lo diceva mentalmente cercando di dissimulare il suo accento ungherese!
Ciò detto, passò in rassegna la situazione.
Qualcosa di anomalo si era verificato. Rischiando di mettere in crisi tutta la recita e la pantomima a cui teneva immensamente.
Soprattutto da quando aveva cominciato a bazzicare lì intorno quel nuovo essere. Che osava ostentare come fosse una corona d'alloro, le antenne sul proprio capo. Quasi fosse per davvero lui il nuovo profeta. Classico comportamento che c'era da aspettarsi da un cerambix erox. Ma li, nel substrato profondo dell'esistenza, risultava oltremodo disturbante. La confraternita veniva pervasa da impulsi di comunicazione inusitati. Percepiti dai più come elemento innovativo, dissacrante, di profondo rinnovamento. E questo non poteva assolutamente essere tollerato.
I blattoidei erano geneticamente strutturati in maniera gerarchica. E a tale impostazione erano andati via via adeguandosi le nuove acquisizioni della squadra.
Con la sua struttura angolosa, la cimice delle piante, aveva imparato a stare al suo posto. Prima di schiattare maleodorante.
Gli altri artropodi che erano stati benignamente accolti nella comunità, avevano deliberatamente aderito. E questo fin dal cambriano inferiore, pare fosse stato un comportamento abituale di reciproca collaborazione mutuale.
Ma, solo pochi riconoscevano nella comunità, le doti taumaturgiche mediante le quali il feldmaresciallo Abromowitz, compiva opera di seduzione, coinvolgimento, convincimento e addirittura secondo alcuni, ritenuti maligni, addirittura di plagio.
Non era stato necessario attivarla nei confronti della verde spigolosa cimice delle piante. Con il suo aspetto tozzo e rassegnato.
Attirata come dal miele e dal nettare, fiutando da lontano con le sue piccole protuberanze fungevano da antenne, l'acaro femmina, aveva compiuto la sua lunga marcia di avvicinamento. Riusciva addirittura a dissimulare l'aspetto orripilante. Emettendo onde simili a quelle sonore.
E poi erano arrivate, portate dal vento e dalla propria predisposizione lieve al volo incantato, farfalle e libellule.
Naturalmente, per propria predisposizione ad aggregazione sociale, altre varianti di blattoidei. Uno in particolare, col suo figura rincagnata. Aveva un aspetto che potrebbe ricordare i fauni e i satiri del bosco. Era particolarmente apprezzato per le sue radicate relazioni con altre aggregazioni di artropodi. Ritenuto addirittura prezioso. Indispensabile secondo alcuni.
Una modesta, per quanto appariscente e vanesia, effimera. Il cui nome dal greco,ephemeros, avrebbe dovuto voluto significare che vive un solo giorno. In realtà, a volte, riuscivano a vivere anche addirittura una settimana.
Modesta.
Incompleta nell'evoluzione. Aveva sempre un atteggiamento aristocratico, di chi si ritiene superiore agli altri.
E neppure li degna di mostrare di adeguarsi al loro linguaggio.
Continuava ad emettere vibrazioni incomprensibili ai più.
Senza darsene cura o preoccupazione.
Concentrata e attenta solo a se stessa!
Altri artropodi, dignitosi e compunti, si erano accostati senza aver ancora ben riflettuto. E partecipavano a qualsiasi istanza. Divertendosi.
Ma il vero problema, per il feldmaresciallo, era stato quando a più riprese, si era trovato nei pressi l'esemplare di cerambix erox.
Incurante di tutto, ergendo sul proprio capo le antenne in posizione di corona d'alloro, costui continuava ad emettere i suoi impulsi che in un altro contesto avrebbero potuto benissimo definirsi poetici.
Una specie di vocazione e di predisposizione. Come raramente avveniva e avviene tra gli animali definiti inferiori, non teneva dentro di sé segretamente le proprie emozioni. E appena gli stavano sorgendo e nascendo, le regalava in un canto infinito.
Qualcuno l'aveva definito addirittura l'unico davvero autentico, vero, regalava il proprio sentire insieme al proprio essere, incondizionatamente.
Senza maschere.
Senza infingimenti.
Era stato anche sussurrato, in parte con malizia, ma anche con animo buono spontaneo da alcuni, che la posizione delle sue antenne era predisposta quasi a formare una cetra. Con la quale, alla maniera degli aedi o dei menestrelli del dolcestilnovo umano, emetteva canti sentiti, partecipati, che si sarebbe detto gli sgorgassero dal cuore… Benché sia noto che gli insetti non hanno un cuore paragonabile a quello degli umani. E neppure dispongono di un sistema nervoso centrale. Tant'è. Il cerambice avrebbe potuto benissimo essere soprannominato Lazzaro, benché agli insetti in genere non fosse mai capitato di assistere ad un film e tanto meno a quello di Lazzaro felice, che in altri contesti una certa Alice aveva raccontato. Riusciva addirittura ad apparire ingenuo, sognante, al colmo dell'ottimismo e della trasparenza, angelico o addirittura fuori contesto.
Fatto sta, che quel mattino, o pomeriggio, o momento della sua esistenza, il massiccio blattoideo bisonte, si era determinato.
Fare assolutamente pulizia. Radiare, estromettere, neutralizzare l'intruso.
Il satiro faunesco gli aveva più volte assicurato di dargli man forte e gli era stava dando energicamente.
La zecca acaro, affascinata, ammaliata, e con i circuiti riproduttivi in fermento, aveva fornito materiale a bizzeffe. Con fantasia morbosa, aveva costruito narrazioni malate, atte a giustificare, se non addirittura a imporre l'estromissione.
Nel suo volo tozzo e verde, la cimice, muovendo rumorosamente nel proprio ronzio le ali, si era adeguata come faceva sempre.
Farfalle e libellule continuavano a volare, incuranti, leggere e soavi. Flautando e mormorando impulsi gradevoli. Si ritenevano, forse a ragione, assolutamente superiori alla situazione. Erano venute per divertirsi. Divertire. Farsi ammirare ammirando.
Va detto, a onor del vero, che il momento veniva considerato particolarmente importante e significativo. Una campagna non solo promozionale ma attiva e feroce, stava diffondendo in tutto il globo terracqueo, con riscontri ed effetti nefasti anche nella macro dimensione più grande, sostanze definite di volta in volta: anticrittogamici, pesticidi, monossido di carbonio, biossido di zolfo e piombo….
Le conseguenze di tale nefasta azione avevano determinato una radicale mutazione climatica. Ma, e questo gli cadeva giù giù, sempre più in basso negli organismi viventi più piccini e minuscoli, una moria incontrollata… Già erano state messe a rischio di estinzione le laboriose e gregari le comunità d'api. Che per conto proprio rimasticando il polline accumulavano e immagazzinavano il mellifluo miele. Ma chi rubava il miele alle armi e agli alveari, era lo stesso immenso, incommensurabile, essere distruttore : l'uomo!
Che aveva osato ritenersi talmente superiore da sostituirsi al demiurgo
Ma stava rovinando tutto… Aveva inventato e costruito una tecnologia apparentemente perfetta logica ma mostruosa, innaturale, venefica…
Ma tornando alla nostra piccola comunità di insetti, vediamo le fasi finali
«tutti al proprio posto. Eseguire gli ordini. Serrate i ranghi. Sia cacciato l'intruso. Non c'entra un cazzo con noi. Crede di venir qui a parlare di poesia, quello lì! Ma siamo matti? No, siamo insetti, e facciamo i conti a modo nostro... non vogliamo costui che rompe le palle…!»
Il poeta volante, allargò le proprie ali, e strimpellando gradevoli impulsi dalle proprie antenne a cetra, declamò e cantò la sua ultima poesia del giorno. E decise di spostarsi in una zona meno squallida e brutta. E mentre volava via compiaciuto si accorse che stava ridendo e scherzando felice… ma con un lacrime gelate dentro per le brutture che conosceva!
AVVERTENZA DI LETTURA. Sarà opportuno a questo punto per il lettore compiacente di voler operare una zoomata al contrario. Allargando la visuale sempre di più. Ok. Va bene così. La metafora pare abbastanza funzionare. I barconi vengono lasciati alla deriva o addirittura spinti ad affondare. Esseri viventi umani disperati con gli occhi sbarrati che guardano il proprio grigio futuro di estinzione.
I ghiacciai si stanno sciogliendo. Ai poli, e anche nei nevai montuosi. I temporali sono diventati tornado e bufere.
Per aiutare l'immagine, suggerisco il titolo di un'opera distopica: IL TALLONE DI FERRO. Di Jack London. Per il momento fermiamoci soltanto sul titolo. E proviamo ad immaginare un piede enorme calzato in stivali militari che marcia battendo il passo rumorosamente e brutalmente. Gli anfibi stringati stanno schiacciando qualsiasi cosa. Non solo gli amici buoni, stupidi, o feroci del racconto sopra descritto… Ma gli umani stessi…
Tra i quali, quelli che credono di essere più importanti , e di contare qualcosa davvero, sbagliando i congiuntivi e dicendo corbellerie tipiche di chi non ha mai aperto un libro, affermano che non è più colpa dei comunisti, o degli ebrei, o del destino… Ma affermano, supponenti, idioti, con voce tonante che fa rizzare i capelli perché ricorda quella di Italia Germania dei primi decenni del novecento, che la colpa è della migrazione… E credono di cavarsela così…
E intanto non si accorgono che il tallone di ferro di ferro, di amianto e di cemento sta per schiacciare anche loro miserevolmente…
E mentre la catastrofe si avvicina, è possibile ancora notare, la figura scura, con le ali spalancate, che vola, facendo vibrare la cetra delle sue antenne…
In un canto di speranza ottimistico, fiducioso, fondamentalmente buono… Forse troppo buono e troppo ingenuo…!

A PROPOSITO DI INSETTI
- acari-sottoclasse degli aracni, chelicerata
-zecche ixodida-sottordine di acari, cui appartengono. Ematofagi, si nutrono del sangue quindi degli animali e dell'uomo. Veicoli di malattie tra gli umani.
- blatte -chiamati comunemente anche scarafaggi –insetti chepresentano a volte casi di partenogenesi: autofecondazione
- cimice delle piante: insetto altro insetto molto rozzo e primitivo
- libellula-insetto degli ordini degli odonati- (da "libra" latino, perché vola con le ali orizzontali).
- farfalla-insetto dell'ordine dei lepidotteri-a vita talvolta breve : alcune specie addirittura vivono al massimo un paio di giorni-si nutre di foglie e poi di nettare dei fiori.
L'effimera in particolare è un insetto che vive al massimo due giorni

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