scegli argomenti:

mercoledì 21 novembre 2018

Racconto per Artemisia fantasie serali

RACCONTO PER ARTEMISIA
FANTASIE SERALI
Sulla riva del fiume da molti anni stava coricato un vecchio tronco di abete. La scorza ruvida e spugnosa come sughero aveva conservato un po' del suo morbido.
Il cavaliere, che ormai viaggiava piedi da tempo, ci si era seduto. A pelo dell'acqua galleggiavano foglie gialle, brune e rossicce. Il tramonto era stato da tempo rinviato. Rimanendo in sospeso per aria.
La brezza a quell'ora stava diventando pungente. Gli dava un pizzicorino gelido sul volto. Il cavaliere appiedato si mise a frugare tra i propri pensieri e i propri ricordi. Mentre una canzone a mezza voce gli ronzava di dentro.
Molte volte era stata già rovesciata la clessidra per contare nuove ore di sabbia fine.
Era stato molte clessidre prima.
Su una barca seguendo il lento fluire dell'acqua, scendeva piano una ragazza vestita di tulle bianco. Si era alzato dal suo scranno di legno per scrutarne il profilo e i lineamenti.
«Aiutami, se puoi cavaliere… Navigo senza meta e senza sosta da millenni… Solo una formula magica potrà farmi interrompere questo vagare infinito…
La formula è fatta di due metà. La prima la conosco a memoria da sempre. L'altra deve dirmela chi vuole aiutarmi salvandomi…
Tu mi sei sconosciuto come volto ma mentre mi avvicino sento che sei proprio quello che doveva incontrare il mio scorrere lento.
Per poter fermare e annullare l'incantesimo, io ti dirò una parola. Tu me ne  dirai un'altra. Se le due parole saranno quelle giuste potrà iniziare il rito…»
Lui ripose nella bisaccia la sua pipa di schiuma bianca, dopo avere vuotato il cammino della cenere ormai spenta.
Sorpreso era sorpreso.
Ma da sempre sentiva il sapeva che qualcosa di nuovo stava maturando nell'aria e nel tempo. Serrò i pugni con forza. Strinse le labbra. Aguzzò lo sguardo. Il fiato divenne sempre più accelerato.
Di nuovo una prova. Avrebbe potuto anche rinunciare. Muovere i passi negli stivali alti calpestando il tappeto di foglie autunnali. Ritrovare il sentiero bianco di sabbia e di ghiaia.
Ma per andare dove? Aveva compiuto molte azioni e molte imprese. Ma di nessuna gli restava il gusto soddisfatto per averla compiuta.
Aveva incontrato uomini e donne, persone. Aveva scambiato parole. Aveva sorriso. Cantato. Ma i sorrisi e la voce erano lentamente sfumati via portati dal vento.
Mentre serrava i pugni che teneva infilati nelle tasche del cappotto, sentì che sotto le dita non aveva niente da stringere. Tanto valeva accettare la sfida che il fiume gli stava offrendo.
«Pronuncia dunque la parola e apri l'incantesimo. Accetto la sfida che il fiume mi propone.»
La brezza era diventato un venticello fresco e pungente. Faceva volare le ultime foglie. E si metteva a sibilare tra i rami. Come uno zufolo magico.
«Sussurra…»
Ma quale parola poteva fare amicizia e sposarsi bene con quella? Che cosa sussurra? Che cosa sussurra ora qui per me  e per la ragazza vestita di bianco?
1000 e 17 pensieri… 421 immagini… 46 parole… Gli turbinavano in mente ma nessuna riusciva a essere adatta… Nessun legava bene con quella pronunciata dalla ragazza dagli occhi di cielo… Mentre la barca si avvicinava sempre più…
Sussurra la canzone? Sussurra una favola? Sussurra il silenzio? Sussurra il mare?
Poi, d'improvviso, senza averla meditata, una parola gli sgorgò dal sangue, dal cuore, dagli occhi… E venne fuori da sola pronunciandosi da se stessa ...
«… La tua voce!»
SUSSURRA… LA TUA VOCE…!
Venature di lampi come piccole scosse elettriche e magnetiche fecero dei ghirigori e dei ricami nei cirro-strati e nei cumuli del cielo. Una soffusa luce arancione rimase per qualche istante sospesa nell'aria. Poi tutto tornò fermo.
La barca si era accostata alla riva. Il fondo della chiglia aveva raschiato morbido il bordo sabbioso del fiume.
La ragazza bianca di carnagione e avvolta in tulle candido allungò una mano. Lui le si accostò e l'aiutò a scendere.
Le due parti di parole si erano sposate. Ora cominciava il rito dell'incantesimo.
Reggendo la mano tiepida di lei mossero insieme alcuni passi verso il sedile rugoso di legno e di corteccia.
Sedettero a fianco. Silenziosi. Mentre il cuore pulsava ad entrambi nel petto e nelle tempie.
Lei tremava perché aveva sentito e intuito che forse era giunto il momento che attendeva da sempre.
Lui temeva che non sarebbe stato all'altezza. Troppe volte aveva commesso errori irreparabili. Sentiva venirgli da dentro all'altezza della giugulare dei fremiti che suggerivano la speranza. Cercò di essere coraggioso. Temerario. O quella volta, o mai più…
Il silenzio risuonava intorno e dilagava attento e insieme incerto e vacillante. Lo sguardo della ragazza era regale, principesco, sovrano… Azzurro più del cielo di primavera…
Quello del cavaliere buio e caldo come il più remoti recessi del bosco e dell'ombra.
Ciascuno dei due aspettava che l'altro cominciasse a inventare e a buttar fuori la formula magica.
Che infine risuonò all'unisono…
«Canta la canzone del sangue nelle vene…» Fu la prima metà che la ragazza profferì… E all'unisono mentre lei la diceva il cavaliere stava declamando:
«… E il canto non s'arresta mai perché è canto di vita!»
La mano bianca strinse ancora più forte afferrando quella mano robusta, forte e legnosa che aveva impugnato le armi della vita. Delle battaglie. Delle vittorie. Delle sconfitte.
La mano di legno accolse la piccola morbida tiepida mano fanciulla ...
Non  si sa, non è dato saperlo… O anche sapendolo non lo si può non lo si vuole dire cosa avvenne dopo…
La barca rimase arenata sulla sabbia e la ghiaia. Le foglie continuarono a galleggiare lentamente sul pelo dell'acqua verde. Il bosco si aperse per farli passare... C'è chi dice che trovarono subito una casina di legno e di tronchi d'albero. Che nel camino già stava crepitando la fiamma con un profumo di fumo di larice. Che rimasero lì per sempre… Oppure che poi ripresero il cammino.
Ma cosa importa mai? Ciò che era avvenuto prima si era disperso nella nebbia del passato.
Ciò che doveva succedere era accaduto.
Era cominciato il tempo.
Ogni istante presente muoveva piccoli passi per diventare lentamente il futuro…
La vita si era distesa. Ed era come una canzone infinita. Inarrestabile. Di sorrisi. Di silenzi. Di parole. Di fruscii sommessi. Di sfumati mugolii di piacere ...


Nessun commento: