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domenica 28 novembre 2021

COME QUANDO…

 COME QUANDO…

Capita ancora, talvolta, di stupire per la luce nuova che il giorno regala.
Dopo i lampi e tuoni da temporale estivo che questo novembre avanzato ha regalato quando stava per spuntare l’alba.
Meraviglia. Magari anche sgomento. Ambascia. Amarezza...
Sorpresine mutevoli come quelle che trovavamo, bambini, nell’uovo di Pasqua.
Da restarci a bocca aperta. Solo talvolta meritevoli davvero del nostro entusiasmo infantile.
Tutto gratis. Già compreso nel prezzo.
Per ora, in stand by, differito ad altra data, il momento amaro profondo del lutto personale. (Tanto non avremmo avuto il tempo di restarne allibiti).
E ci sono le nuove varianti del mutevole mostriciattolo virale. E quelle altre sciagure là, che piovono addosso a persone che amiamo o che abbiamo un tempo amato.
Chi l’avrebbe mai detto… Immaginato… Previsto…
Nihil novi sub sole… Ma va là, che non è vero per niente. E spuntano come funghi buoni o venefici, di volta in volta, ma ci siamo abituati. Stupore modesto. Controllato.
La consuetudine a ipotizzare e inventare il presente e il futuro, talvolta consola.
Ma toh, anche questa, da mettere essa pure sul calendario.
L’aspettativa da sempre cullata, già dall’infanzia e adolescenza, che forse quel giorno lì, ma sì, proprio quello, potesse accadere qualcosa di stupendo.
Che quel sogno, covato a lungo nei recessi più intimi, prendesse forme del reale.
Pronti, sempre, però, ai possibili e probabili inganni che la speranza suggeriva.
E a riguardare all’indietro, tante sono le tappe percorse, a balzelloni, che saltavano fuori ogni volta. Però, magari, provavamo a consolarci: se non è questa vorrà dire che sarà la prossima… O no?
Il ragazzo/bambino che eravamo stati e che, volenti o nolenti, finché dura, continuiamo ad essere. Con sguardi puliti, sinceri, onesti, talvolta anche amari.
Dopo aver controllato nel vaso all’indietro, quante volte i sassolini che avevamo deposto erano neri o al più grigi. Rari, eccezionali, quelli bianchi con annotata a mente l’occasione positiva.
Consolazione impotente ma sempre gradita: sarà magari per la prossima volta…!
Le mani in tasca del giaccone invernale. A frugare monetine e residui di tabacco da pipa. Quasi mai cialde buone e saporose di gusto; come quando rinvenivamo pezzetti neri o di legno di liquerizia.
E rimontiamo a cavalcioni della solida robusta Honda.
Sempre avanti. Checché succeda ancora di nuovo. Varianti sempre possibili del malanno esistenziale, come del virus pandemico.
Rimangono impressi, per quanto rari, perché preziosi, i rari episodi felici.fino al loro compimento...
E dire che ci avevamo fatto affidamento…!
Il tempo scorre, non s’arresta un’ora… L’avevano detto. Lo sappiamo. Però ci piace ancora consolarci e illuderci. Non si sa mai… Può darsi…
Di malavoglia trangugiamo, per forza, anche l’ultimo boccone amaro.
Magari, ci diciamo ancora, un pezzettino di dolce nera liquirizia potremmo trovarlo. Chi sa mai. Nelle tasche del tempo a venire.
Come quando bambini per davvero, avendolo sperato, capitava…
Nanni Omodeo Zorini
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