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martedì 9 novembre 2021

MATILDE NON ABITA PIÙ QUI? cap.1

 MATILDE NON ABITA PIÙ QUI? cap.1

[Anticipazione «… elicotteri, protezione civile, cani da slitta, passanti e curiosi…Radio, tv, media e social
“dove sta Za-za, maronna mia… “…Viene trovata solo alla fine: in un galattico iperstore, tutte luci e paccottiglia varia vistosa offerta in vendita. …
Dice che era passata di lì solo per caso. Anzi non c’era neanche passata.
Per mari e per monti; per laghi e torrenti; “multas per gentes et multa per aequora vectos” (Catullo)
stranita, frastornata, sconvolta e insieme raggiante e radiosa
Solo che, guarda caso, per disavventura e disculo: non si trattava assolutamente di lei.…»]
Per arrestare il turbinio delle ricerche, le competenti autorità avevano preferito diffondere la notizia del suo ritrovamento.
Lei stessa, a dire il vero, non si era mai ancora ritrovata, né si era assolutamente riconosciuta.
Ehmbé…? Cos’era tutta questa messinscena?
Chi modestamente si è preso la briga di narrare questo prosieguo di narrazione, si trova praticamente con un paio di maniche; eppure, il Web, con tutte le sue attrattive, tentazioni, inghippi e sortilegi, aveva mosso i suoi passi. Era stato proprio il signor Web, a tirarlo per la manica della giacchetta: invitandolo e spingendolo a riprendere a narrare.
Lui, a dire il vero, aveva voluto imbarcarsi in una narrazione di indagini e quindi gialla.
Ma l’avevano preso alla sprovvista.
Era scomparsa una persona. Questo è certo. Non avendo nessun legame costei se n’era andata in giro vagabondando. Poteva farlo perché aveva ampie disponibilità economiche.
Tra le rane e i risi: non ne sapevano niente. (Tranne poi, malevolmente, fare la soffiata a chi di dovere… E per tenere calda e accesa la situazione: messaggi minatori, piccoli WhatsApp, di sfide, larvate minacce… )
E c’era un tale che si divertiva a narrare. E c’era una sua conoscente, dai capelli neri a caschetto, che l’aveva gentilmente implorato. Il pretesto: favorire il perfezionamento di una vendita di un modestissimo appartamentino del cazzo, mettendo in contatto la ricercata uccel di bosco, con un modesto proprietario purtroppo un po’ “nudo”; nonché, soprattutto con una piccola impresa immobiliare, tale Fardelli&C. Con sede legale, pare, ad Alzate di Momo…
Ma questo particolare è assolutamente irrilevante.
E allora?
La ricercatrice dai neri capelli a caschetto, aveva coinvolto, nientepopodimeno che una specie di narratore… Che si era, seduta stante, improvvisato detective, benché un po’ alla carlona…
Sì, narratore però è una parola un po’ grossa. Insomma, un buontempone che amava raccontare la rava e la fava. Utilizzando una piattaforma che sembrava esser stata messa lì apposta. Più gente seguiva il narrare di quel narrante, più ascensori, protesi dentarie, montascale e apparecchi acustici sarebbero stati pubblicizzati.
Eppure, nonostante la sua modestia professionale come narratore, e quantomeno come improvvisato detective, era seguito in quel sito da un numero infinito di fans, lettrici e lettori.
Non sta a me dirlo: spesso ritrovava segni di gradimento proprio lì nella piattaforma. E addirittura quando lo incontrava qualche amica o amico che aveva perso di vista da un sacco di tempo, si sentiva dire:
“eccolo qui… proprio lui… scrivi scrivi… dài… ma certo, anch’io sono una/o di quelli che ti legge… Cosa ci hai preparato di nuovo…?”
Caschetto di capelli neri, utilizzava come nome identificativo “Filippa”. L’aveva scelto apposta perché abbastanza inusitato.
E, nella narrazione, ci teneva a risultare una amica di vecchia data con legami molto intimi anche se per il momento attenuati…
E dunque?
Quello che affermo è vero solo nel contesto narrativo, sia ben chiaro: aveva cercato il narratore in parola, l’aveva fatto muovere con la sua Honda 400 per fargli girare la bassa e l’alta zona del novarese. Fino ad imboccare quel tratto dove inizia la valdossola, che fino a qualche tempo fa faceva ancora parte della provincia di Novara.
Questo è quanto.
Dunque…
Fatti nuovi? Si fa per dire…
Dopo il rinvenimento, ritrovamento, individuazione di una certa graziosa fanciulla semi giovane, seducente e dalla vistosa capigliatura rosso mogano, la gentile Filippa aveva potuto ascoltare direttamente dalle parole di costei: “Ora me ne torno a casa mia…” (L’affermazione era stata seguita da altri termini che qui, per pudore, è preferibile omettere…)
Recatasi, adunque, all’indomani, dopo aver trascorso una notte piacevole sotto le coltri e il piumone con il narratore compiacente, recatasi a quello che risultava essere l’indirizzo di abitazione della fulva grazia… insomma: aveva suonato il campanello dell’alloggio più e più volte. Aveva le mani intirizzite. Ma seguendo l’esempio del motociclista narrativo, non aveva lasciato perdere…
Anche perché, nel frattempo, è necessario dirlo era iniziato uno strombazzante tamtam…
Elicotteri , protezione civile, cani da slitta, passanti e curiosi…
Radio, tv, media e social…
“dove sta Za-za, maronna mia… “
(“…eh, la maronna… Ma ancora? Dove si è cacciata questa qui di nuovo…?)
Filippa non osava cellularizzare di nuovo lo pseudo narratore: temeva, infatti, che lui potesse ritenere che lei lo cercasse ancora per ripetere, magari con delle variazioni, i giochi e le piacevolezze con cui si erano insieme intrattenuti la sera e la notte precedente.
Ne approfittò per far partire la lavastoviglie. Sistemare alcune cosette stirate nei cassetti del guardaroba. Guardarsi diverse volte nello specchio…
E fu proprio lo specchio ad aiutarla.
Le rimandò un immagine sorridente, soddisfatta, a dir poco gioiosa…
E quell’immagine diceva e le suggeriva: datti una mossa Filippa… Ricordi che erano mesi che andavi in bianco…? Non puoi e non devi temere che dopo i giochi di prestigio e i quattro salti in padella di una sola serata/notte il tipo ti abbia già a noia…
È un notorio amatore, don giovanni, e come si diceva una volta “sciupafemmine”.
Puoi benissimo cominciare con una frase mostrando che caschi dalle nuvole… E così fece.
«… Lo so… Non mandarmi subito a cagare o al diavolo… Ma questa mattina sono passata dalla fulva smarrita/ritrovata: e dopo un sacco di tempo che pigiavo il pulsante del campanello, non mi ha assolutamente aperto… Presumo, temo, pavento che la mia giovane pseudo zia non sia affatto tornata a casa. Ma che abbia ripreso i suoi girovagari.
Immagino di averti rotto le palle. E di rompertele ancora in questo momento tenendoti con il tuo tablet accostato all’orecchio.
Se vuoi, ne hai facoltà, puoi benissimo dirmi che sei in giro in moto. O a fare una visita medica. O impegnato diversamente piacevolmente che non a conversare con me…»
Aveva buttato fuori, tutto d’un fiato, quel discorso. E ora temeva di sentire cadere la linea.
Qualche istante di silenzio on-line. Poi:
«… Come avevo previsto… Niente di più probabile… Ieri, in quel di Beura, l’abbiamo sentita cacciar via quel fessacchiotto che la importunava.
Ma, ci vuol altro… Secondo me…
Ha, sì, detto a quel tipo di scomparire; minacciandolo; e aggiungendo che se ne sarebbe tornata a casa propria.
Ma, ammettiamolo: non sempre quando qualcuno dice che va in un posto, va davvero in quel posto lì e non in un altro. Voleva soltanto togliersi di torno quel moscone invadente.
Ma, è pur vero, che da molto tempo lei è diventata una girandolona. E ne ha tutto il diritto! Liberatasi della flatulenza sulla quale il moscone gironzolava, avrà certo preferito recarsi da qualche parte. A prendersi piacere. A fare qualcosa di meglio in parole povere.
Io, lo confesso, ho incontrato occasionalmente la tipa diverso tempo fa. Non ne conosco i gusti.
Prova magari tu a formulare delle ipotesi… Soprattutto tenendo conto del contesto nel quale avviene la nostra attuale conversazione narrativa.
Secondo te…? Dove potrebbe essere andata…?
Ma certo che non sono incazzato con te… Stavo giusto pensando alla piacevolezza che ho ritrovato rincontrandoti.
Butta fuori quello che pensi. Dài…»
Ma, non so, può darsi, magari, buttò lì, tra il compiaciuto e disorientato l’amica.
Fatto sta, che comunque, dopo aver provveduto a far scorta degli ingredienti necessari: melanzane, pomodorini, carne trita, suina e ovina, indispensabili per preparare una mussaka, mandò un messaggio telegrafico, ma non troppo, e usando il canale di WhatsApp, in cui lo rassicurava: diciamo verso le 11/11:30? Se non fa troppo freddo per te di venire con il tuo rombante bolide…
Nel linguaggio whatsappistico: fu sufficiente che lui spedisse un asciutto, essenziale: OK.
(Per quanto non sia ancora stato menzionato qui, alcuni sanno che lui aborriva, detestava, disprezzava e perciò rifiutava l’utilizzo di quei disegnini stupidotti chiamati comunemente emoticon, alias “faccine”. Solo per inciso: ne aveva ricevuti a bizzeffe, anni addietro , da qualche desueta amichetta che ormai aveva messo da parte. E trovava, per quanto sintetici, troppo limitati quegli strumenti di comunicazione iconica. Lui amava e prediligeva le parole. Il linguaggio. Insomma la lingua in tutte le sue accezioni e utilizzi. Di comunicazione e anche per dare altrimenti piacere…)
Essi risultavano insieme: prolissi, ridondanti, farraginosi, poco chiari, non necessariamente espliciti… Dicevano delle cose, alludevano a delle altre, ma potevano creare confusione e incomprensione.
E quando era poi arrivato venne accolto da un profumo che dalla cucina soggiorno, si estendeva all’ingresso, con elementi odorosi di: melanzane soffritte, carne trita, besciamella, cannella…
Chiunque avrebbe forse potuto dire che Filippa aveva qualche difetto… Può darsi anche… Difficile individuare quali… Non aveva certo il difetto di essere poco gentile, affettuosa, altruista, e neppure di essere una pessima cuoca…
E ora in questo momento non andava considerata come cuoca occasionale… Ma come amica. Come persona socievole. E la sua socievolezza in questo caso la metteva a disposizione tirando fuori e mettendo in pratica le proprie doti e virtù culinarie. Anche. I sorrisi che prodigò appena lui si può affacciato alla soglia, il tono di voce, l’abbraccio che gli regalò spontanea e generosa, il bacio che stava per dargli sulla bocca, ma che cautamente si fermò sulla guancia coperta da corta barba.
(Se è permesso, cautamente, un rapido salto in avanti, si può anticipare qui che:
Viene trovata solo alla fine: in un galattico iperstore, tutte luci e paccottiglia varia vistosa offerta in vendita.
Dice che era passata di lì solo per caso.
Anzi non c’era neanche passata.
Per mari e per monti; per laghi e torrenti;
“multas per gentes et multa per aequora vectos” (Catullo)
stranita, frastornata, sconvolta e insieme raggiante e radiosa
Solo che, guarda caso, per disavventura e disculo: non si trattava assolutamente di lei....!
Ma riprenderemo con calma da questo punto, altrimenti la mussaka, già servita nei piatti, che è molto buona servita calda senza sctltare la lingua e labbra, si raffreddi.
Diamo tempo al tempo. Mentre consumavano mussaka, lei ebbe modo di raccontare da quel che si ricordava, quali fossero le abitudini di questa specie di zia per passare il suo tempo libero…
Ma, è necessario arrestare la conversazione e la narrazione.
Perché poi verrà ripresa esattamente da questo punto. Inforchettando sapidi bocconi caldi, ma non troppo, di mussaka, lui venne informato delle abitudini relative al tempo libero della piacente semi zia dalla capigliatura fiammeggiante.
Riprendiamo tra poco?)
Nanni Omodeo Zorini
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