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lunedì 10 giugno 2019

A PASSEGGIO TRA I RICORDI IN COMPAGNIA DEI FANTASMI BUONI

A PASSEGGIO TRA I RICORDI IN COMPAGNIA DEI FANTASMI BUONI
«Com'è andato il tuo giro oggi Ciccio? Niente montagne? Dalle foto ho intuito qualcosa,ma, raccontami…»
In effetti per quel giorno le previsioni climatiche suggerivano di non allontanarsi troppo. Ed erano state confermate da qualche gocciolina che l'aveva costretto a indossare il giubbotto impermeabile.
«Sono tutt'altra cosa le nostre pianure… Ma c'è ancora qualcosa da scoprire… Ho rivisitato il castello di Nibbiola, dopo esserci arrivato per caso, girovagando tra risaie, risi, cascinali e ruderi abbandonati o anche attivi.
Anche questo raccontano le foto. E qualcuna di quelle strutture fatiscenti ha fatto riemergere dei ricordi. Di quando più d'un decennio fa, senza indicazioni precise, andando a tentoni, avevo ritrovato la cascina che da bambino mi aveva ospitato per un inverno dopo la morte del babbo. Lq cacina TOMASINA.
Allora era immensa… Ora residui di mura, e quasi nient'altro… Dalle parti di Nicorvo. Era di strada appena dentro la Lomellina per andare a trovare i ragazzi a Cilavegna.
Ripensandoci mentre guidavo mi sono tornati in mente alcuni frammenti visivamente contigui.
Uno dei primi anni di insegnamento da maestro elementare. L'amorazzo per quella ragazza affascinante. Che non si voleva decidere a farmi conoscere e vedere in famiglia. Mi considerava il suo amore segreto e clandestino. Trasgressivo.
Mi aveva procurato prima una stanzetta dove dormivo su una brandina da campeggio. Poi un alloggio in una frazioncina… Una casa che non aveva la luce elettrica e usavo le candele e la lampada a petrolio. Era di un'anziana locale che non lo usava più da tanti anni. Piena di oggetti antichi, modesti, popolari, desueti… Un lettone molto alto a catafalco, a molle. E tanti stipetti e mi facevano pensare alla casetta di Ansel e Gretel.
Delle finestrine minuscole. Con gli scuri esterni. Il soffitto bassissimo. Le travi a vista…
Poi purtroppo la casetta l'avevo lasciata. La fanciulla aveva trovato un lavoro in città. Era inutile che io avessi lì quel pied à terre.
In città lei aveva trovato da consolarsi con un amico di famiglia, sposato… La trasgressione sempre…
Io pure, per conto mio avevo smesso di insegnare nelle valli dell'altra Ossola per venire vicino alla città. E avevo preferito perderla di vista liberandomi di lei…
Ma mentre ci andavo, stavo quasi scordandomi di dirtelo, sono passato dalla scuoletta di città, nella periferia allora un po' disastrata.
E là c'era stata quell'apparizione magica, di quegli occhi fosforeggianti, che erano stati protagonisti di quei miei versi di quegli anni…»
Vicina e lontana, lei ascoltava solo talvolta perdendo particolari. Ma riconquistandoli subito…
«… Sì Ciccio, lo so benissimo, lo ricordo molto bene , ma vai avanti col tuo viaggio… Ti ha emozionato rivedere dall'esterno quella scuoletta di quartiere? E anche il ricordo?… Lo spero… Anzi, lo so di certo ...»
Il racconto riprese a viaggiare.
«Su quelle stradette di campagna probabilmente non avrei dovuto passarci, erano riservate solo ai residenti… Ma mentre ci andavo, certo che non avrei incontrato nessuno a impedirmi il passaggio, mi domandavo: e come fanno allora i residenti quando qualcuno decide di andare a trovarli? Per un invito a cena per altro?
Ma lasciamo perdere…
Come un velluto verde dai riquadri d'acqua delle risaie, sporgevano le punte delle piantine di riso. E poco dopo, più in là, in fondo terroso segnato dalle circonvoluzioni delle ruote dei trattori. Che non avevano ancora terminato di preparare il terreno.
E più in là ancora ciuffi gialli del frumento.
Ad un certo punto le indicazioni un po' sbiadite dicevano: di qua per Granozzo con Monticello, di là per Nibbiola.
Scelsi la seconda destinazione che mi portava sulla statale per andare dove avevo in mente. A Cilavegna a trovare "i ragazzi"…
A Nibbiola avevo curiosato quell'immensa montagna di mattoni rossi del castello. Ne avevo scattato delle foto. Quasi belle. Ma lontane da me. Estranee purtroppo.
E come sempre faccio da molti anni, mi divertii al mio colloquio interiore fantastico con loro… Tremula, ma sempre ben impostata, la voce della mamma diceva:
"… Ma sì… Stai tranquillo… Questa volta ci siamo messi tutti d'accordo… Sai l'unione fa la forza, Nannino… Lo so che tu non ci credi a quello che stai pensando di ascoltare da me, e neppure ai nostri poteri…
Ma questa volta stanne sicuro.
Siamo fermamente decisi.
Quella ragazza merita davvero…
Ci hai pensato anche oggi, lo so, ripassando nei luoghi della tua memoria... Quelli non li cancelliamo mai neanche noi che siamo di in questa nuova dimensione…
È lei la donna della tua vita. L'hai rincontrata un po' tardi.
Poverini tutti e due. Quanti incontri sbagliati. Ma si vede che era scritto così.
Te la meriti…
Se lo merita lei…
Basta che non abbiate fretta. Soprattutto lei stelina cara… Diamo tempo al tempo. Un po' alla volta vedrete tutti e due… Si rimetterà perfettamente. E potrà far felice il mio bambino… Il mio vecchio bambino che studia anche lui da dinosauro…
Ti ricordi Nanni che mi dicevi sempre che ero la tua mamma dinosauro?
E mi prendevi garbatamente per scherzo il mio grosso naso tra le dita della tua mano lunga grande e snella.
Lo so, lei in confronto è un passerottino, non è ancora un dinosauro, forse non lo diventerà mai, però anche a lei con garbo e dolcezza amorosa con la tua mano prendi il suo nasino e la fai ridere tanto…
Se vuoi continua pure non credere nei nostri poteri che abbiamo di qua…
Ma finora, per tutte le altre cose che mi hai chiesto, hai visto che ti ho accontentato…
Ora, fai bene tu a continuare a convincerla nella sua totale resurrezione.
Esistenziale, fisica, umana…
Sei sempre stato un bravo maestro.
Se l'hai scelta e se lei ha scelto te è perché avete sentito subito dal primo istante che eravate fatti l'uno per l'altra.
Da maestro vero l'hai aiutata a tirar fuori l'anima bella che aveva dentro, la sua intelligenza, un po' come Pinocchio…
Il burattino finché stava dentro al tronco di legno non sapeva riconoscere né lui né gli altri quella meraviglia che sarebbe diventato.
E lo diceva anche Michelangelo… E quando vedeva una massa di marmo, ci vedeva già dentro le forme che avrebbe tirato fuori, e che erano nascoste e celate nel profondo… Quasi a dormire.
Continua così… Noi faremo il resto. Puoi contarci…"
Era poi caduta qualche goccia di pioggia. Ma il percorso era breve. Bastava indossare quel giubbotto impermeabile. E la pioggia se ne sarebbe tornata a casa…
Lui questa volta non aveva portato fiori o ceri. Aveva portato il suo pensiero, la sua anima, la sua voce interiore. Gli era balenato in mente di sottrarre qualche cero acceso ad altri dormienti freddi lì accanto… Loro probabilmente gli avevano disposizione tutti i giorni… Ma non gli sembrava una cosa bella. Inutile portare in dono un omaggio non suo.
Sua madre, e tutti i "ragazzi", gradivano di più la sua presenza fisica lì. E anche la sua presenza mentale.
E tutti avevano partecipato con un sorriso mesto ma contento al colloquio interiore.
Alla preghiera.
All'augurio.
Alla rassicurazione.
E non visti avevano ripetutamente fatto dei cenni affermativi col capo.
A questo punto lui salvò il file e gli mise un titolo:
A PASSEGGIO TRA I RICORDI IN COMPAGNIA DEI FANTASMI BUONI

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