scegli argomenti:

mercoledì 26 giugno 2019

STORIA DELLA RAGAZZA OCCHI DI CIELO, E DEL FANTASMA FATTO DI ARIA FRITTA
Dicono che nella terra al di là dei confini, vivesse una ragazza che da piccola era stata abituata ad avere paura del fantasma…
Nessuno sapeva la natura di costui. Neppure lui in verità…! Si era abituato così, a credere di esistere. E aveva cominciato a giocare a fare "babau". E non era neanche convinto di avere poteri eccezionali. Fin quando, trovò una ragazza dolcissima, tenera come la neve di primavera, come gli asfodeli dei campi, come la rugiada sui petali bianchi delle margherite. E lui, stupido e insipiente, come chi non ha né capo né coda, aveva provato quasi neanche essendone convinto, a fare il suo "babau"… Per caso, occhi di cielo, aveva creduto che lui fosse davvero il fantasma…
D'animo buono, servizievole oltre misura, si era sentito in dovere di esserne attratta. E dopo l'attrazione iniziale, a esserne intimorita, e con rispetto a credere al suo stupido verso…
Il fantasma sciocco, distratto, ed essendo per propria natura senza capo né coda, dopo un po' si era stufato al suo gioco… Si dimenticava addirittura dell'esistenza di occhi di cielo. E se ne stava rintanato nel suo brodo che rimescolava continuamente…
Occhi di cielo, per abitudine e per bontà d'animo, stava sempre ad aspettare che il fantasma si curasse di lei.
Capitò, come capita nelle favole e nei racconti, che da quelle parti, proprio lì al di là dei confini del tempo della realtà, si trovasse a passare un cavaliere allegro. Regalava allegria e risate. Regalava sorrisi. Poesie e storie d'amore. E in una di quelle poesie scelte come protagonista la fanciulla dagli occhi celesti.
Poi, essendo un cavaliere errante, si trovò ad andare di qua, ad andare al di là, ne passò di tutti i colori… Anche lui…! Fin quando…
A questo punto dobbiamo proprio dirlo, la ragazza fece di tutto per ritrovare e incontrare il poeta ce l'aveva fatta ridere migliaia di anni prima.
Non fu facile a dir la verità. Però, nei rari momenti in cui riusciva a non sentirsi incatenata dallo stupido fantasma del quale credeva ingenuamente di essere prigioniera, utilizzò gli stratagemmi che un'amica le aveva consigliato.
Per farla breve, il poeta cavaliere dal sorriso sonoro, sentì il richiamo… Come un profumo di vento di primavera, ne fu attratto. Incantato. Affascinato. Rapito!
Cavalcando il suo grifone a lato, d'acciaio cromato, come un'astronave spaziale, giunse in quella terra al di là dei confini.
Gli sguardi si incontrarono. Le mani si tesero. I sorrisi si mescolarono con le carezze. Le anime e le emozioni si fusero insieme.
Chiunque può immaginare con la propria fantasia quello che avvenne tra i due.
"Furono baci furono sorrisi, poi furono soltanto i fiordalisi, che videro con gli occhi delle stelle, fremere al vento e ai baci la sua pelle…" Per dirla con i versi cantati del poeta genovese.
Ma le catene continuavano a pesare. A incidere dolorosamente la pelle bianca e vellutata della fanciulla. Il dolore lancinante la imprigionava.
Lei temeva continuamente di sentire da un momento all'altro quel tremendo "babau" che si era abituata a temere. A rispettare. E dal quale essere dominata e schiava.
Ma negli incontri seppure fuggevoli ma intensi come soli, il Cavaliere poeta le aveva insegnato una formula magica.
«Per essere davvero libera, dolcezza immensa mia, non c'è bisogno di un tronchesino per spezzare le catene. E neppure della lama di un pugnale per tagliare le ragnatele che che avviluppano al tuo fantasma. Egli è soltanto fatto di fumo e di vento. Non è un fantasma vero: e poi i fantasmi neppure esistono se non nella nostra paura verso di loro. Basta che tu davanti allo specchio, mentre rimiri il tuo volto e il tuo aspetto incantevole, fissi gli occhi del tuo sguardo in quelli della tua immagine riflessa, e mormori dentro di te: IO SONO LIBERA COME L'ARIA E COME LA PIOGGIA. IO SONO LA LIBERTÀ PURA. IO SONO IL SORRISO DELLA PRIMAVERA. NESSUNA CATENA MI LEGA…
Ripeti questa formula fino a stancartene. Ma non stancarti mai di ripeterla. E ripetila ripeti a ripetila nel cuore e nel tempo. E più e più volte l'avrei ripetuta più essa diventerà vera. Il fantasma non esiste. È fatto di aria fritta. È fatto solo della tua paura di lui. Come i mostri del carnevale nei carri allegorici, è fatto di cartapesta molto scadente…»
Incerta, tremante, spaventata, ma piena di speranza e di entusiasmo, occhi celesti ottemperò alla consegna.
Fino a quando… Ma chi ascolta e legge questo racconto sa già come andrà a finire… Fino a quando il fantasma si sbriciolò su se stesso e si dissolse come quello che era nella propria essenza. Aria fritta…
Non chiedermi cosa fecero poi il Cavaliere poeta dal riso sonoro, e la dolce bambina dallo sguardo azzurro. Il dolore delle catene nella carne, nei sensi, nei nervi e nei pensieri, un po' alla volta scomparve… E lei si ritrovò a essere libera, felice, strafelice, euforica e si mise a cantare il suo canto di sirena in amore.
E non c'era bisogno di quello per affascinare il Cavaliere: lui era affascinato già da lei dal primo istante che l'aveva vista…

Nessun commento: