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mercoledì 19 giugno 2019

DI RITORNO DALL'AVATAR NEL QUALE ERAVAMO
FUGGITI
Succede, a volte, di sentirci completamente trasformati in Avatar. Assumiamo l'aspetto dei Na'vi, di quello sperduto mondo della luna Pandora di Alfa centauri. E non c'è specchio che ci possa salvare l'immagine che di noi avevamo.
E anche se proviamo a guardarci dal di fuori, restiamo perplessi. Sconosciuti agli altri e a noi pure.
Talvolta, ma solo per poco, anche agli altri appariamo davvero così…
E il coma della trasformazione dell'Avatar mutante, ci lascia addirittura storditi. Attoniti.
Il triplo sole di Centauri, può abbagliarci. Dobbiamo proteggerci la vista.
Ma in quella situazione e dimensione, chi è il noi stessi, e chi è l'altro da noi?
Fuggiamo spaventati a perderci nelle foreste pluviali immense, col nostro aspetto azzurro striato. In attesa che qualcuno che ci conosceva davvero bene, ci ritrovi. Venga a cercarci. Ci riporti alla realtà amara della dimensione policroma.
La fuga non è servita a nulla. E davanti allo specchio del reale, ci rivediamo. Come eravamo. Come siamo per davvero.
E basta lo sguardo amorevole di chi davvero ci conosceva nel profondo e nell'intimo, dolorosamente, concretamente e realisticamente, per farci uscire dal sogno fantascientifico di fuga impossibile e improbabile.
Tornati al nostro aspetto e al nostro colorito pallido, rispetto al blu intenso striato che avevamo assunto, ci guardiamo intorno. E riflettiamo. E facciamo i nostri conti.
"Bentornata" diciamo a noi stessi. O se vogliamo: "maltornata" se la realtà reale ci spaventa. E allora facciamo i conti. E allora ci lasciamo prendere per mano. Condurre accompagnare da quell'unica persona che davvero ci ama, perché ci conosce, perché ci apprezza, perché ci vuole così come siamo per davvero…
Terminata la fuga/vacanza dell'oblio.
Le soluzioni vanno trovate qui.
Tenendo la mano calda nella nostra. Appoggiando il nostro braccio al suo. Il cammino continua.
E ci accontentiamo di questa condizione precedente che ritroviamo.
Ce ne facciamo una ragione. Non più in solitaria. Ma insieme.
Perché l'amore è conoscenza. Perché la conoscenza vera porta all'amore. Perché il due è meglio dell'uno della solitudine disperata. Per costruire un nuovo uno, superiore, compatto, indistruttibile.
Perché sempre, anche quando tende a vacillare, "la speranza sarà l'ultima a morire…"
Nanni Omodeo Zorini
Foto dal web

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