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venerdì 21 giugno 2019

SOLSTIZIO D'AMORE
«Certo, lo so, lo ricordi anche tu benissimo. Anche allora, c'era stato il solstizio d'estate. Un aspetto puramente astronomico sai. All'interno del sistema solare la nostra palla azzurre verde purtroppo piena di plastica, compie un'ellisse ruotando intorno a palla di fuoco, il sole. Ma mentre gira in tondo, come una trottola inclinata, ruotante intorno a se stesso. Un'inclinazione da poco sai… 23° e 27 primi… Una cosa da niente… Però viene a trovarsi in posizioni diverse da un lato all'altro della giostra solare. Rispetto l'inclinazione, certo. E anche la distanza maggiore o minore dai raggi. Il momento in cui si passa dall'inclinazione massima quella minima si chiama solstizio oppure equinozio. Il primo vuol dire che c'è più tempo di sole: si entra nell'estate. Nell'equinozio il tempo della notte quello del giorno tendono a essere molto più uguali tra loro. Nel movimento apparente visto da noi sulla terra sembra che il sole sia più alto o più basso rispetto all'orizzonte. Ce lo raccontano le pietre immense megalitiche diStonehenge, il monumento preistorico situato nel Wiltshire in Inghilterra.
Queste cose già le sappiamo tutti. Ma ogni volta è una sorpresa. Come ogni primavera vedere i nuovi fiori o poco più avanti vedere i frutti maturare. Come sbocciare sul petto di fanciulle preadolescenti i primi abbozzi di seno. Come sentire nell'aria, nei sensi, nel sangue dell'innamoramento che sta nascendo.
Oggi e in questi giorni c'è un diffuso odore profumato di fioritura di tigli. Di acero. Presto arriverà il glicine… E altri fiori deliziosi ma con profumi meno intensi e meno ubriacanti.
Certo, ce lo ricordiamo entrambi. Ogni volta è un tuffo al cuore. Da stupirsi. Compiacersene. Ma mai più di tanto. Lo stupore maggiore è quello di ritrovare il tuo sguardo per me. Di vedere fiorire e spuntare il sorriso sul tuo volto e nei tuoi occhi.
E guardando, raccontarlo al cuore e dei sensi.
Mentre viaggio tra gli arbusti che fiancheggiano la strada, questo intenso profumo inebriante, mi parla di te. Mi racconta la tua voce.
Poi, a volte, come oggi, il cielo si fa più grigio. E scendono giù dei goccioloni pesanti a bagnare l'asfalto. Dilavando via i profumi di prima. E sostituendoli con quell'odore molto terreno di pioggia. Sulla terra e sul grigio nastro della strada. Si certo, lo sappiamo da sempre, e ogni volta restiamo esterrefatti. Compiaciuti. Riusciamo quasi dimenticarci per un istante le brutture che devastano il pianeta è la nostra terra. Riusciamo addirittura a far mente locale, scordandoci solo per un istante di quel virus dilagante che ha mutato i propri geni e avvelena l'umanità. Fiori sugli alberi e nei prati. Qualche volta le spore fanno venir fuori dei funghi. Qualche volta compaiono anche le Ammaniti fallloidi. Con il loro funereo presagio di male…
Ma preferisco dedicarmi al profumo del tuo sguardo della tua voce. All'intensa ebbrezza dei tigli e degli aceri in fiore. Preferisco la vita.»

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