scegli argomenti:

mercoledì 26 giugno 2019

LA VERA STORIA DELLA LUCCIOLA CICCIO
Nel bosco di quel posto là, vicino alla vallata, e alla collina delle fragole, si era perduta un giorno, viaggiando senza il navigatore, una lucciola. Che si chiamava Ciccio.
Di professione regalava la sua luce fioca alla notte buia.
Era un coleottero dotato come tutti sappiamo della facoltà della bioluminescenza.
I maschi della sua specie sbattevano le ali e le elittre gironzolando intorno. Le femmine si occupavano della luminescenza.
In chimica essa è un fenomeno per cui organismi viventi emettono luce attraverso particolari reazioni chimiche, nel corso delle quali l'energia chimica viene convertita in energia luminosa. Nonostante il suo nome sembrasse maschile, Ciccio era femmina… Una stupenda femmina lucciola. E come tutte le sue sorelle regalava luce…
Nel bosco di quel posto là, vicino a quella vallata là e alla collina delle fragole, era passato da un po' di tempo un vento cattivo e malefico. Malevolo e mascalzone.
Fatto sta che la dolce luminosa Ciccio, da un po' di tempo si era incupita, e non riusciva più a emettere il suo sorriso luminoso…!
E da quando aveva perso la facoltà di dare luce, i maschi la evitavano… Tutti, anzi quasi tutti… Anche nelle storie e nei racconti ci sono le eccezioni…!
Sbattendo le sue ali e le sue elittre, era passato da quel bosco un esemplare maturo e abbastanza avanti nell'età, che con il tempo aveva sviluppato quella stessa facoltà che nei maschi è molto limitata… E a furia di provare, provare, provare, era riuscito quasi come le sue sorelle, anzi per certi versi addirittura di più, a produrre luce… Lo chiamavano perciò il poeta della luce…
Da molto tempo ormai aveva perso di vista la dolce Ciccio. Aveva avuto molti impegni. Si era dedicato alla sua passione poetica e luminosa, con la quale si divertiva ad incantare le ragazze luminose dei boschi e dei prati.
Stava gironzolando di qua e di là quando era entrato in quel bosco… Sei proprio quel bosco là…
Su un ramo, se ne stava sola soletta, dopo che il compagno che lei aveva seguito affettuosamente l'aveva dimenticata, disprezzandola infastidito come a volte i maschi fanno.
Il luminescente poeta, coleottero solo a tempo perso, notò subito quella bellissima fanciulla. La riconobbe. E strofinando i suoi organi di luce, si posò a volo sullo stesso ramo accanto a lei. Per pura combinazione, fortuita, casuale, ma certo significativa, anche lui veniva chiamato Ciccio.
Nel vederlo scendere a volo recando luce, lei credette che si trattasse di una femmina sana. E rimase stupita accorgendosi che si trattava di un raro maschio luminoso!
Come fanno gli insetti, e perciò anche i coleotteri, usò il linguaggio loro proprio e si mise a conversare con lei.
Le raccontò del suo passato. Di tutte le sue conoscenze che aveva avuto. Di quando si divertiva a volare con altri compagni e confratelli come lo scarabeo rinoceronte, il cerambix eroe ed altri… Un gruppo molto combattivo: si erano impegnati in una campagna contro gli insetticidi, l'inquinamento, e soprattutto contro la cattiveria umana…
Lei rimase taciturna. Osservandolo con gli occhi bassi. Poi gli chiese se avesse una compagna o se ne avessi avute…
Tronfio come fanno a volte i maschi, lui si mise a raccontare, a raccontare, a raccontare… Poi si accorse che lei lo guardava mesta. Mortificata per essere trascurata così tanto da quando non riusciva più a essere luminosa…
E dato che la luce che emetteva assumeva gli aspetti dei versi poetici, lui si mise a recitarle poesie e canti… Composizioni luminose da lui create o di altri che conosceva a memoria.
Poi, si mise a raccontarle delle storielle buffe. Che all'inizio destarono solo sorrisi compiaciuti. Fin quando alla fine, dopo averla fatta sorridere, e sorridere, e sorridere ancora, la lucciola Ciccio riuscì a mandare nel buio della sera un sorriso luminoso… Dapprima stentato e incerto. Ma che divenne sempre più consistente. E insieme regalarono all'aria del bosco una doppia luce intensa che la fece risvegliare. L'aria si risvegliò. Il bosco si risvegliò. Tornarono a stormi a nugoli volando tutti gli insetti notturni. E anche altri abitanti degli alberi vennero a festeggiare e a danzare insieme. Una danza luminosa, e la luce divenne suono. Allegria. Speranza.
Quando alla fine le fronde si riempirono ancora di più di buio, sul ramo rimasero soltanto: Ciccio e Ciccio.
Non è dato sapere con certezza se l'inquinamento e il vento malevolo fossero nel frattempo magicamente scomparsi. O almeno, chi ha riferito questa storia non se lo ricordava. Fatto sta che la piccola portatrice di luce, che lui aveva amabilmente definito "Nefertiti", (che alla lettera significa "ecco la bella che viene… Ecco la portatrice di luce…", dal nome della stupenda e incantevole regina egizia…) trovò l'essere che da tempo desiderava e sognava di incontrare. Complementare in quanto maschio e lei femmina. Ma profondamente affine, nel sentimento, nella luce, e addirittura nel nome.
Pare che lui da quel momento abbia cominciato a chiamarla con un vezzeggiativo: "CICCINA". Ma questo fa parte di un'altra storia…!

Nessun commento: