scegli argomenti:

domenica 8 marzo 2020

LA PESTE È FINITA… (?)
(...eh...magari...!....)
Il GIORNALE RADIO3 aveva aperto con:
«… La notizia del giorno è questa… Finalmente oggi XX.XX.YZXS… Possiamo considerare finito l'incubo della peste del nostro tempo…»
Mentre preparava la cucchiaia col caffè per la macchina espresso, abbozzò un mezzo sorriso. Strizzando le labbra in modo che i baffi arrivarono a sfiorare la barba sotto il labbro inferiore.
Era cominciato tutto un po' di tempo prima.
All'inizio la notizia non aveva fatto scalpore. Ma ingigantendosi sempre più.Erano nati partiti pro e i contro gli atteggiamenti da utilizzare in proposito.
I catastrofisti, non a torto, denunciavano che era l'ultimo significativo segnale della distruzione del pianeta.
Insieme al buco dell'ozono.
All'innalzamento di metri e metri del livello dei mari.
Alla scomparsa ormai definitiva di molte specie animali.
Alla distruzione della riserva di ossigeno di Amazzonia…
E i nuovi virus agivano sul sistema immunitario e acquisendo modalità di mutazione.
Gli imbecilli sparavano cazzate affermando che era colpa del paese tal dei tali perché là usavano mangiare i topi crudi e vivi…
Altri loro amici di merende osannavano dicendo che finalmente anche il sud dello stivale avrebbe avuto quello che meritava.
I cauti paragonavano l'infezione a quella delle influenze stagionali. Solo più virulenta, più contagiosa, e senza presenza di anticorpi nella popolazione…
Dicendo che non era poi così grave…
E che si sarebbe risolta come le epidemie più recenti tipo mucca pazza.
Però si erano affrettati ad assaltare i supermercati.
Le mascherine da viso erano andate a ruba: anche e benché non fossero assolutamente predisposte per filtrare i virus o i batteri.
Ettolitri di alcool, di candeggina e di Amuchina erano andate a ruba.
Lui aveva provato a cercarle per altri scopi naturalmente (lavare apparecchiature igieniche domestiche come gli era stato consigliato dal medico di famiglia).
Ma gli avevano riso in faccia.
La sua fidanzata, gli aveva detto con tono angosciato che forse sarebbe stato meglio per loro due non avere rapporti intimi per un po'.
Ne era nata una discussione in cui lui cercava di spiegare che cosa fosse e come avvenisse un contagio.
Attraverso un contatto di qualsiasi genere, a seconda del tipo di microrganismo, batteri o virus, tra una persona affetta dal morbo ad un'altra sana.
Con la trasmissione da parte di un "contatto/portatore".
Era stato raccomandato di tenersi a debita distanza. Di non sternutire a destra e a manca.
Ma di continuare normalmente contatti e relazioni con le persone note, conosciute e perciò affidabili.
Lei invece sosteneva che tutti erano a rischio comunque.
E che l'insorgenza SAREBBE POTUTA CAPITARE A CHIUNQUE, anche seguendo comportamenti igienici adeguati.
(Peraltro pur continuando lei a frequentare luoghi affollati, iperstore, supermercati zeppi di gente, e tutte le sue normali attività di routine con contatti con molte e varie persone).
AHAHAH...
Lui rise.
Affermando che forse era l'unico in quel contesto che rispettava per davvero le regole suggerite dai sanitari nonché dai governanti: restarsene il più possibile chiusi in casa tranne che per le emergenze.
Limitare i contatti di persona.
Soprattutto nei confronti di persone non conosciute bene…
Ogni giorno i media e gli organi di informazione di massa definiti “social” riportavano i dati numerici:
TOT INFETTATI,
TOT GUARITI,
TOT MORTI…
Nelle varie parti del globo, del paese, delle province e delle città…
Molti famosi virologi e infettologi (e anche molti non famosi) avevano detto la loro.
Erano intervenuti anche famosi studiosi della mente umana.
Facendo dei distinguo tra la paura e preoccupazione normale per i rischi quotidiani, la paura collegata al panico e all'angoscia, e quindi difficilmente controllabile, e la maniacalità di massa che determinava una pandemia mentale…
Sorrise a se stesso compiaciuto di questa carrellata all'indietro.
Gli era parso però di aver sentito bene alla radio dire:
«… La notizia del giorno è questa… Finalmente oggi XX.XX.YZXS… Possiamo considerare finito l'incubo della peste del nostro tempo…»
Era un po' perplesso.
Poi squillò il telefono cellulare che aveva posto sul comodino.
Cavolacci cavoli…
Stava ancora dormendo…
E l'avevano svegliato.
Stava sognando… secondo la definizione dell'austriaco Sigismondo: sogno come adempimento di desiderio…
Ahahahah…!
Una voce incerta al telefono l'aveva chiamato per nome dicendogli che voleva proporgli come gestore dei servizi telefonici ed energetici una nuova compagnia…
Contrariamente al solito, anziché rispondere malamente, si era limitato a bloccare la telefonata, chiudendola…
Con aria sorniona riprese a fare quello che all'inizio del sogno e di questa narrazione stava facendo.
Ricominciò daccapo: a farsi il caffè, a prepararsi una colazione con burro e acciughe, accendersi la pipa …
E continuo a sorridere perplesso…
Ma non angosciato o in preda a panico.
Lievemente disturbato dagli imprevisti relazionali…
Per quella volta
"LA PESTE NON ERA ANCORA FINITA"…
Aveva comunque fiducia almeno nei risultati di quel colpo di fulmine e di terrore.
La gente aveva imparato a limitare i luoghi troppo affollati.
La sanità pubblica aveva fatto ricorso a quella privata, sinora finanziata gratis et amore dei, e anche le associazioni di volontariato di vario genere e soprattutto sanitario, avevano offerto collaborazione.
Gli organi di governo e qualche incerto giornalista avevano fatto notare che la crisi sanitaria aveva messo in luce l'operazione suicida e becera compiuta negli anni precedenti tagliando risorse, operatori sanitari di vario genere, e locali…
Per il momento per quanto non ancora finita la peste, e nonostante il rammarico e il dolore per i morti e per gli ammalati, tutta la società e la realtà stava dandosi una regolata di buon senso…
Lo stato invitava medici e operatori sanitari già in quiescenza a rientrare in servizio.
Erano risorte modalità desuete di telelavoro on-line.
Gli istituti scolastici più provveduti e gli insegnanti, per quanto una minoranza esigua, avevano attivato le soluzioni telematiche.
Interagendo con le proprie scolaresche.
Un surrogato, certo, naturalmente…
Educazione e istruzione non possono avvenire on-line ma in un contesto sociale e relazionale…
Con un certo vago ottimismo si accinse a sorbire il suo caffè.
Quindi portò alla bocca una fetta di pane imburrato con le acciughe.
Solo dopo, decise di accendersi la pipa…
E rimase in attesa.
Prima o poi
"LA PESTE SAREBBE PUR FINITA…!"

Nessun commento: