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mercoledì 11 marzo 2020

Nanni Omodeo Zorini ha aggiunto 8 nuove foto datate 9 marzo 2016.
9 marzo 2016
UNA SECCHIATA DI ACQUA PULITA
Ricordava quello che gli aveva raccontato il babbo barone diversi anni prima.
«Allora, quando era arrivato il morbo, solo lui e pochi altri ne avevano prese le distanze senza cadere nel panico…
Il borgo e la vicina città erano diventati improvvisamente deserti.
Un po' per via del decreto emanato dal granduca vicerè. E un po' anche per via del subbuglio che la notizia aveva via via provocato.
Con un pretesto o con l'altro sia il maggiordomo, che un po' alla volta anche tutti gli altri suoi aiutanti, si erano defilati. Col pretesto di tornare alle proprie case. Ai congiunti apparenti probabilmente pure loro malati o a rischio.
Fino alla fine, nonostante i presentimenti che già gli ne erano venuti, aveva fatto affidamento, almeno dal punto di vista affettivo, su quell'unica donna che aveva voluto conservare. Finché ce l'avrebbe fatta.
Era stata, come per tutte le infinite numerose precedenti, la sua figura. Il suo stato. La sua immagine ad attrarlo. Nonché il suo fascino e la sua estrema abilità di amatore. Non voleva avere falsa modestia a negarselo e nasconderselo.
Anche questa ultima, come le precedenti, aveva giocato tutte le proprie carte per riuscire ad avvicinarlo.
Chiedergli consiglio e conforto.
Amicizia.
Sostegno.
Affetto e amabile compiacenza.
Che lui generoso com'era non aveva mai negato alle donne.
«… Mi ha parlato molto bene di voi un lontano parente che stimo… Mi ha detto meraviglie… Per cui se voi, eccellenza, me lo consentite, mi permetto di venire a chiedere la vostra conoscenza...
E poi, forse voi non ve ne sovvenite, ma ebbi modo di incontrarvi alla festa della Madonna assunta, o qualche altra…
Ero ancora quasi fanciulla.
Ma voi vi mostraste compiacente.
Mi faceste compagnia fra le giostre e le bancarelle della festa.
Mi offeriste il lecca lecca. E anche, lo ricordo bene, un sorbetto delizioso".
Sì, si disse tra sé il barone.
Anche questa come le altre.
Era venuta a cercare i miei favori di ogni genere.
Sorridendo sorniona e lubrica.
E ogni volta l'avevo lasciata tornare alla sua abitazione soddisfatta con gli occhi raggianti.
Le altre, tutte, una alla volta, avevano mostrato la loro vera natura.
Finendo, immancabilmente, prima o poi, per deluderlo…!
E le aveva liquidate.
Ripensò in quel momento che nel suo magazzino non mancavano scorte di bevande e di cibo.
Ma cominciavano a venir meno gli alimenti freschi.
Frutta, verdure, pesce e carne freschi.
Ma non era quello un problema.
Era in grado benissimo di riprender a sellare e montare il suo sauro e andare a fare approvvigionamenti.
E anche predisporre i finimenti del landò, benché non fosse una delle sue attività abituali, l'avrebbe potuto divertire.
Ma aveva voluto aspettare sino all'ultimo momento.
Per quanto perplesso, e ormai abbastanza preparato e prevenuto, conservava ancora un briciolo di attesa speranzosa.
Voleva verificare se la donna, come gli aveva promesso, sarebbe venuta all'ora pattuita.
Si era regalato, senza aiuto di lacché o dame di compagnia, un sontuoso bagno con sauna.
Aveva spuntato adeguatamente con cura baffi e barba.
Non troppo, come lei gli raccomandava, per evitare che fossero troppo ispidi e pungenti nelle sue parti intime più delicate.
Si era disposto sull'ampio terrazzo con scaloni; e guardava il sole farsi sempre più basso preannunciando il tramonto.
La fedele pipa accesa intiepidiva le mani, emanando azzurro fumo profumato.
Il presentimento, che aveva sempre covato, continuava ad aleggiare intorno.
Già altre volte la donna che attendeva gli aveva mandato una missiva deludente…
"… il ragazzo ha avuto un incidente lungo la strada…
Mi sto attardando con la fanciulla per un acquisto alla bottega…
Ho avuto comunque un contrattempo…
Nulla di grave.
Mi riprenderò prestissimo e sarò a servire adeguatamente in tutti i modi, come sempre devotamente, il mio sublime barone…"
Missive vergate alla buona velocemente. O messaggi a voce striminziti.
Tutti quanti, ogni volta, rivelatisi fasulli.
Come aveva potuto a malincuore verificare da riscontri successivi.
Diede alcune saporose boccate alla pipa.
Pregustando insieme l'esattezza delle sue previsioni pessimistiche.
Nel bosco di betulle al di là del suo parco, poteva vedere e ammirare stormi svolazzanti. Che roteavano giocando a rimpiattino tra loro.
Dal campanile del vicino borgo sentì alcune volte battere le ore.
Controllò sul suo orologio da taschino che estrasse dal gilè.
E fu proprio a quel punto che vide arrivare il messaggero.
Scalzo. Scarmigliato. Sudato.
Fece a due a due i gradini dello scalone.
E poi, col fiato lungo e un filo di voce:
"… Perdonate eccellenza… Ma una donna mi ha pregato di scusarla… Ha avuto un impedimento… E mi ha dato da consegnarvi questo foglietto…"
E glielo porse.
Poi, ricevuto il tallero di ricompensa, mosse sui piedi nudi sulla stradina di sterrato, ritornando da dove era venuto.
Non merita menzionare le parole, i convenevoli, e neppure il pretesto utilizzato…
Il messaggio era chiaro.
Anche costei, si era stufata di chiedere elemosinare d ricevere i suoi favori. Come facevano sempre gli "uomini" di quel tempo.
Dicendo che l'uomo al quale era stata accoppiata non era da lei amato e neppure la amava o stimava.
Chiedendo consolazione in quel rapporto provvisorio con Sua eccellenza l'amatore barone.
Anche costei aveva trovato il momento buono per svignarsela alla chetichella.
Prevedibile e previsto.
L'ondata del malanno invasivo, sarebbe passata.
Stavano cercando i cherusici e i medici della città un rimedio nuovo.
Come era stato a suo tempo il chinino.
Poi tutto sarebbe tornato normale.
Avrebbe provato a ritornare. Oppure alla porta della sua magione si sarebbe presentata una nuova fanciulla.
Con gli occhi luminosi e ridenti.
A chiedere conforto, consolazione e piacere…
Offrendo in dono la sua intimità…
Aveva già previsto tutto da molto tempo.
L'aveva annotato oltre che nella sua mente nell'immenso quaderno in cui scriveva e annotava le sue riflessioni e i suoi pensieri.
A mo’ di diario.
Aveva addirittura pensato di informarne il cretinetto bevitore casalingo domestico, ma forse non meritava né lei né lui un riguardo del genere!
Depose la pipa.
Neppure troppo amareggiato.
Anzi, a dire il vero, soddisfatto di avere previsto giusto.
E soprattutto soddisfatto di avere ritrovato la propria serena libertà.
Diede perciò un ampio respiro.
Intanto, dietro le betulle, il sole si era abbassato preparandosi a concludere il tramonto.
Con animo sereno e disteso, respirando a pieni polmoni l'aria della sera, nonostante l'ora poco abituale, andò a sellare il suo cavallo prediletto.
Quindi, infilò la staffa con lo stivale sinistro, e si issò in sella.
Mosse prima al trotto.
E poi al galoppo si perse nelle campagne e nei boschi circostanti.
Neanche più infastidito da quella presenza assente, della quale era ben lieto di fare finalmente a meno.
Rideva mentalmente ripercorrendo le frasi che lei gli aveva pronunciato:
"Solo voi, eccellentissimo barone, mio signore della mente dell'anima e del corpo, siete l'uomo della mia vita. Non quello squallido omuncolo dedito al bicchiere e alla bottiglia. Che neppure è degno di reggere il confronto con voi.
Nella parola.
Nel pensiero.
Nei modi…
E nella sapienza con cui usate la lingua, ...non solo per parlare…
Sempre avevo cercato, desiderato, sognato, un uomo come voi…
E ora finalmente l'ho trovato…"
A questo punto in genere slacciava il corpetto, sfilava le sue gonne e i suoi indumenti intimi.
E mostrava offrendolo totalmente da ogni parte e in grande profondità, il bianco carnoso del suo nudo…
Sorrise soddisfatto.
E facendo il verso alle ultime parole che aveva ricordato, bofonchiò mentalmente:
"… E ora finalmente che l'ho trovato… Fuggo da lui come una povera mentecatta… perché mi disturba che possa essere in difficoltà e aver bisogno di me davvero non solo nel letto. Sperando che mi perdoni e non mi voglia scacciare per sempre come ha fatto con tutte quelle che mi hanno preceduto…"
Ridacchiò.
Strinse le ginocchia sulla schiena del cavallo.
Gli carezzò la nuca sulla criniera. E piegato il capo verso le sue orecchie, gli disse:
"… Vai, stupendo amico mio, andiamo insieme… Siamo tornati finalmente liberi…" »
A questo punto, il racconto del babbo barone si era interrotto.
E così pure il ricordo smise di srotolarsi.
Perciò, anche il nuovo duca barone dottor professore, si riconobbe nella vicenda già avvenuta anni prima al suo amato genitore.
Anche lui, come già il babbo, non era assolutamente caduto nel panico per il nuovo malanno invasivo.
Solo l'aveva studiato, analizzato, e ora lo stava affrontando con profondo senso della realtà.
Anche lui provò il piacere profondo della ritrovata libertà. Perché anche lui era capitato di liberarsi di una zavorra ingombrante e inaffidabile.
Con un senso di benessere piacevole.
Si predispose ad affrontare il tempo presente.
Anche lui infatti aveva appena fatto pulizia di un'analoga presenza femminile.
Sorrise mentalmente al babbo.
[da IL BARONE DI BARUMINI E ALTRE STORIE. pag. 710. 64. Edizioni peregrine]

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