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martedì 15 settembre 2020

LA SCUOLA DOVREBBE…? (Oppure no…?)

 LA SCUOLA DOVREBBE…? (Oppure no…?)

Se volessi fare un intervento di astrofisica o di merceologia del pesce, o anche di letteratura norvegese...,molto probabilmente direi grandi cazzate!
SCUOLA.
Come sempre, anche in occasione del covid e della riapertura di esse saltano fuori le solite idee peregrine.
"La scuola dovrebbe insegnare
• ad usare le mascherine, rispettare le distanze, blablabla
• insegnanti e dirigenti dovrebbero «insegnare…» questo e quello…"
Il nodo centrale è "COSA SIGNIFICA E COME SI FA AD INSEGNARE/IMPARARE".
Semplificando al massimo: l'apprendimento e ogni insegnamento necessitano di presupposti essenziali:
• informazioni necessarie al sapere
• metodologia di autoapprendimento
• addestramento e pratica concreta…
Per imparare a sciare, andare in bicicletta, nuotare… è necessaria la sufficiente informazione su che cosa sia come si svolga quella cosa lì; e poi avere qualcuno che faccia da tutor, mentre l'allievo prova a farlo correggendo, e aiutando.
La ricorrente consuetudine da parte della gente comune, dell'informazione e di chicchessia di buttare tutto quanto nel calderone del "… La scuola dovrebbe…" banalizza e deforma i termini reali della questione.
...Rispetto dell'ambiente, cura di se stessi, lettura, dita nel naso, pandemia e quant'altro, dovrebbero seguire questo percorso semplicissimo appena delineato. Deve essere data l'informazione adeguata, su misura di chi apprende, bambino adolescente adulto, insieme ai suggerimenti di metodo, e all'esempio pratico…
Quando ero bambino, con la mia divisa da orfanello e la testa rapata a zero, frequentando le scuole elementari, ricordo che fui condotto in un immenso bellissimo teatro della mia città Novara. Scopo ministeriale, provveditoriale nonché del direttore didattico e dell'insegnante era: «CONOSCERE IL CICLO DELL'ACQUA, RISPETTARLO, FAVORIRLO… amare l'acqua...»
In una delle varie gallerie del teatro Faraggiana novarese, dovetti assistere con noia mia e dei miei coetanei, ad una proiezione in bianco e nero, noiosissima sul contenuto del messaggio che volevano trasmettermi.
Lo scopo era evidentemente fallito!
Pongo questioni di tipo generale: è mai possibile insegnare a essere felici, a fare l'amore, a scrivere le poesie, a diventare artisti…?
Mi scuso se esemplifico troppo: alcune cose, abilità, capacità necessitano del sufficiente grado di conoscenza del contenuto, di metodologia e metodica per poterlo fare, ed esperienza continua… Ripetendo un adagio del bellissimo film di Troisi e Benigni: bisogna «PROVARE, PROVARE, PROVARE, PROVARE…»
Poi, magari, prima o dopo, anche parlarne.
Credo si trattasse di Confucio:
«CHI ASCOLTA DIMENTICA;
CHI VEDE RICORDA;
CHI FA IMPARA»
(non era certo un pedagogista ma diceva un sacco di verità!)
Gli antichi egizi sostenevano che perché un alunno imparasse, oltre a dargli le informazioni, bisognava dargli delle bacchettate sulla schiena (!?!) perché le vere conoscenze dell'insegnamento autentico devono passare attraverso le bacchettate sulla schiena…
Quando fui maestro elementare, l'essenziale era che per scrivere un testo significativo gli alunni mirassero a quell'obiettivo principale: sdraiati per terra sul tappetone, inginocchiati scrivendo sulla sedia, oppure seduti davanti al proprio banco o alla lavagna… (Certo, meglio in una posizione comoda, salutare, ma l'importante era scrivere il testo; perché poi lo si sarebbe letto i compagni di classe, che lo avrebbero analizzato criticato modificato arricchito…)
Altri esempi banali?
Si educa a non buttare mozziconi e carte di caramella per terra facendolo, lanciando occhiate severe a chi le sta buttando, assumendo il coraggio di dirglielo ad alta voce…
Si impara a far poesia: leggendone e gustandone molte con qualcuno che ci aiuti; e poi provando a buttar giù qualcosa…
Si impara fare l'amore, considerando il partner come persona, stabilendo un legame e una relazione autentica, e poi: « PROVARE, PROVARE, PROVARE, PROVARE…»
Tempo fa, conoscenti pseudo amanti della poesia, autodefinitisi poeti, mi invitarono a degli "SLAM DI POESIA".
Mi spiegarono che si trattava di "gare", ciascuno leggeva una poesia propria, e gli altri davano un voto/numero… Qualcuno vinceva e qualcuno perdeva…
La poesia, purtroppo per costoro, è tutta un'altra cosa…
Covid, distanziamento, mascherine, con tutte le modalità pratiche tecniche e operative possono e devono seguire un'identica procedura. Evitando magari il luogo comune sempliciotto e stupidino:
«LA SCUOLA DEVE O DOVREBBE… BLABLABLA…»
Nanni Omodeo Zorini Qfwfq

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