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lunedì 8 febbraio 2021

STORNELLATE E POESIA





 

Eugenio Azari
 ha aggiunto 6 nuove foto datate 8 febbraio alle ore 08:03.

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STORNELLATE E POESIA

Dalla tradizione popolare dei menestrelli, dei cantastorie, deriva certo la figura simpatica e anche un po’ buffa del rimatore di paese, presente da secoli sul nostro territorio. Era quello che andava e va ai matrimoni, ai battesimi e alle prime comunioni. Veniva a volte chiamato, con una involontaria ironia, il “poeta”. Ed era anche molto diffusa specialmente nel profondo sud la figura del rimatore di professione, e delle gare “a comporre rime”.
Quando finiva uno, attaccava l’altro… E vinceva, con grandi bicchierate di vino rosso o bianco, chi riusciva a ottenere più applausi e a tirare più in lungo.
Per evitare confusioni facilone e sempliciotte, occorre una precisazione doverosa.
Cosa significa fare poesia?
Spiegavo a delle amiche e amici : qualsiasi atto o espressione di profonde emozioni, sentimenti, pulsioni del cuore, può trasformarsi in qualcos’altro di affine al mondo artistico. Narrazione, versi, dipinti, film…
Comunemente, in modo un po’ facilone, vengono definite “poesie” anche le filastrocche, che abbiano la cadenza in rima baciata o meno… Anche nella musica degli ultimi decenni, ha ripreso la ricorsività della rima. Gradita pure a famosi cantautori.
Rimane, nelle consuetudini paesane o da osteria, questa modalità giocosa, sempliciotta e alla buona. Dire delle cose in versi con rima, viene confuso con il “fare poesia”.
Il simpatico “smargiasso” e buffoncello che ha facilità a fare delle rime, accompagnato con la pianola o con la chitarra, e rinvigorito da un bicchiere di barbera, assume il ruolo di poeta nelle sagre paesane.
Ritengo questa una sana, divertente, pure piacevole consuetudine. Purché non venga confusa con la “poesia”.
Un ex tornitore, piastrellista o addestratore nella formazione professionale, può diventare il “rimaiolo” apprezzato, applaudito nei boschi e nelle frazioni paesane..
Sarebbe un po’ come confondere David Livingstone che esplora l’Africa alla ricerca delle sorgenti del Nilo, con il buffo pensionato che si aggira a zonzo per i boschi a cavallo della sua bicicletta elettrica. Regalando a destra e a manca smorfie, boccacce, mentre scatta foto… Con molto seguito e gradimento nelle anime semplici di donne e di persone che incontra. Come confondere Pete Seeger o Woody Guthrie col rimaiolo da osteria o delle feste nuziali...
All’occhio dell’osservatrice/osservatore sempliciotti, di bocca buona, potrà pure apparire quasi un Dante Alighieri…
Nella poesia del passato, i latini davano musicalità ai propri versi per le cadenze che la metrica regalava. Poi, la metrica e la struttura in strofe, e la ricorsiva rima… Con buona pace dei de André e Guccini… Loro mettevano dentro qualcos’altro pur utilizzando questa sonorità verbale naturale. I versi liberi, già con Leopardi, non hanno bisogno di questi espedienti e stratagemmi. Al massimo, altre tecniche per dare sonorità, evidenza e rilievo alle composizioni: ad esempio porre a fine verso, prima di andare a capo, termini o parole particolarmente significative per porle in evidenza e rilievo.
Mi fa tenerezza, in questo contesto, trovare quelli che Paolo Conte definirebbe “poeti della domenica”; rimatori e rimaioli ridanciani, ammirati, apprezzati, da fans, da lettrici dall’anima semplice.
Suggerisco di continuare questa giocosa abitudine. Ricordando loro e soprattutto alle loro ammiratrici, che non si tratta assolutamente di poesia… Per quanto divertente come le smorfie e le boccacce che strappano le risa, potremmo definirla pantomima, sceneggiata verbale e sonora, con le proprie filastrocche…
“Se non è zuppa è pan bagnato”… L’accostamento e l’assimilazione sono molto forzose.
In questo caso non si tratta né di zuppa, e neppure di pane bagnato. Senza assolutamente volere denigrare queste manifestazioni dell’animo popolaresco, continuiamo a definirle filastrocche...
La poesia è un’altra cosa...
Mi perdonino lettrici e lettori: io che scrivo qui, per quanto autentico, non voglio ora qui fare solo il “professore”. Ma puntualizzare e fare precisazioni. Anche il rimaioli, che magari prima di andare in pensione hanno aiutato adolescenti espulsi dalla scuola con la lettera maiuscola, a imparare a usare la lima e la pialla, o a fare i circuiti elettrici, dopo aver fallito col seminario e non esser divenuti preti, che vengano o meno definiti “insegnanti/professori”, non sono certo dei Livingstone, dei Pete Seeger, dei Woody Guthrie o dei de André...
Lo stupendo Enzo Jannacci, nella sua “per un basin”, conclude: “contegno…! Giò un alter bicer de vin...”.
Comunque il battesimo e il matrimonio sono stati divertentissimi.
Fa niente se invece di trovare le sorgenti del Nilo, nel boschetto si è incontrato soltanto qualche ruscello… O qualche animuccia errabonda dallo sguardo intenso.
Meno male che almeno la pedalata assistita non li abbia fatti andare fuori strada sui sentieri scivolosi, umidi di foglie fradice.
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