scegli argomenti:

giovedì 4 febbraio 2021

TELEPATI

 TELEPATI

Le brume mattutine non erano ancora comparse. E neanche il ronzio e le vibrazioni abituali del risveglio automatico.
Aveva sentito che in quel momento “veniva letto”.
Non era un' impressione sgradevole o molto disturbante.
Come se dalla porta blindata vedesse all’improvviso comparire una figura sulla soglia.
Dipendeva solo dalla figura apparsa. Dalla sua familiarità. Piacevolezza. Gradimento.. o meno.
Mancava ancora un quadrante. Significando così che era ancora troppo presto.
Dovette fare un piccolo sforzo. Mente locale. Concentrandosi sulla invasione-intrusione mentale.
Gradualmente, si definì un’immagine telepatica.
Ne fu contemporaneamente infastidito, e insieme incuriosito.
Da tempo abbastanza immemorabile, quell’immagine, con le proprie fattezze reali, gli era estranea.
L’aveva intenzionalmente, deliberatamente estromessa. Ricevendone espressioni di scontento, lamentose, querule e perciò stesso ancora più fastidiose.
Cosa cercava di fare con quel volo mentale di avvicinamento?
Il patto era stato rotto. Lei aveva trasgredito le comuni regole impostesi.
Dopo averle insegnato le procedure per potere accedere telepaticamente dentro di lui, per l’ennesima volta aveva dovuto constatare, dispiaciuto e seccato, che lei appariva abitualmente, indossando una maschera di compiacenza. Che nascondeva, celava, teneva dietro nascosta la realtà da lei vissuta. Fisicamente; mentalmente e spiritualmente.
“Ricorda che tu potrai entrare seguendo quanto ti ho insegnato, solo a patto che rispetti in modo completo la regola della trasparenza, autenticità assoluta. Pena: definitiva estromissione. Regolati tu. Non ammetto deroghe.”
Ora, di nuovo ancora, per l’ennesima volta, cercava di affacciarsi alla soglia mentale, maldestra e curiosa.
Il profilo, appariva tremolante e confuso. Come spinta da una pulsione che non riusciva a frenare. Pareva nell’urgenza di avvicinarsi. Temeva e soffriva quel distacco che lui le aveva imposto. Temeva la sua lontananza. Esclusione. Sanzione. Pareva un messaggio d’allarme, di richiesta implorante, e sullo sfondo si poteva intravedere una nebulosa di desideri repressi, che volgevano verso le di lei abituali pulsioni: desiderava tornare per potersi donare assolutamente, completamente… Ma la pulsione aveva connotati prevalentemente fisici.
Prima di chiudere definitivamente il contatto, osservò meglio quella sagoma. La ricordava perfettamente. Se n’era voluto,tempo addietro, affezionare. Ma le continue ripetute trasgressioni, insincerità, simulazione gli avevano fatto prendere quella decisione.
Ultimo avvertimento recente: che si riaffaccia a sé nel pensiero o fisicamente, solo ed esclusivamente rispettando i patti.
Altrimenti: PARTITA CHIUSA.
Cercò di rilassarsi e ci riuscì molto bene.
Tutto il suo essere galleggiava sospeso. Dilatato. Aereo.
Trascorso il tempo necessario alla pulizia, constatò che il tentativo di intrusione era stato neutralizzato.
Mosse perciò, come faceva sempre, d’abitudine e intenzionalmente, le sue onde mentali in un’altra direzione.
Quell’altra.
Quella nuova: piacevole, rasserenante, scelta e voluta.
Mancavano ancora alcune frazioni di quadranti temporali. Poi la lunga flessuosa immagine snella si sarebbe alzata. Avrebbe iniziato le sue abituali modalità.
Il cielo grigio/blu mostrava leggeri squarci indecisi di chiarore.
Dopo avere centellinato la crema tiepida e densa del macinato di caffè, accostò le labbra la tazza dell’infuso peruviano in sospensione.
Si concesse alcune frazioni di quadranti: d’immersione nelle onde ionizzanti iperbariche.
Curò la messa a punto della propria immagine riflessa nello specchio.
Ridimensionata la barba cortissima. Riassestò i nuovi virgulti dei capelli che stavano ricrescendo rigogliosi.
Nell’osservarsi così, sorrise a se stesso: anche quei piccoli minuti impercettibili solchi di rughe, comparsi molto tempo addietro quando si era dovuto determinare per la liberazione estromissione estranea, si erano distese e stavano scomparendo del tutto.
Sentì intanto muoversi, lontana eppure vicinissima, la snella figura femminile.
Per lei pure, quasi di più che per se stesso, il calendario del tempo non dava segni di disturbo.
Accostò l’immagine telepatica a quella di lei nel tempo remoto. La rivide perfettamente identica alla scugnizza che era stata. Adolescente. Poi donna fatta tutta. Sempre identica a sé stessa. Sempre più leggiadra. Gradita e gradevole.
Ora non era sintonizzata perfettamente con lui.
Solo appena lei ebbe chiuse le paratie dell’alloggio, avviata la procedura di spostamento spaziale, con garbo, delicatezza, dolcezza estrema, si affacciò alla sua coscienza.
“Buongiorno, allora, gioia mia.
Ti sto seguendo. Ti vedo e ti sento.
Mi connetterò personalmente questa sera al tuo ritorno.
Buon tutto, allora, un sorriso dilatato…”
Messaggio ricevuto.
Sorriso ricambiato. Luminoso. Brillante. L’iride assumeva tonalità azzurre del cielo. Che giocavano con la liquirizia luccicante dei suoi occhi.
“… Sapevo e sentivo che saresti venuto a trovarmi…
Io verrò a trovarti tutta di persona. Mente, anima, pensieri e corpo.
Ora, come vedi, sto andando…
Ti dirò questa sera annunciandoti quando verrò a gustarti.
Incontrarti.
Grazie del dolce risveglio che mi hai regalato…!”
Chiuse il contatto.
Nessun nuovo tentativo di intrusione invadente.
Si era posto nel frattempo alla sua postazione abituale.
Orientò pensieri, parole, frasi in direzione del software che gli stava di fronte.
Riprese la sua ricorrente attività.
Il flusso mentale riprese a indirizzarsi fluente e copioso.
Narrava.
Cantilenava versi e strofe.
Regalava alla intelligenza artificiale il fiume che gli scorreva dentro.
Presto, ricomposto, riorganizzato e messo a punto, sarebbe potuto fluire nell’etere.
Sentì, intuì, gustò gli sguardi attenti, desiderosi e fluenti delle infinite entità che bevevano golose quel che lui regalava.
Non si soffermò su nessuna in particolare. Le sentì numerose come sempre.
Compiaciuto del feedback, emanò un sorriso a tutte quelle presenze mentali femminili.
Tutte e nessuna in particolare.
Tutte e ciascuna in particolare.
Ciascuna di quelle menti aveva un profumo femminile intenso gradevolissimo.
Quella che stava avviandosi nel percorso di trasferimento spaziale, ne fu compiaciuta e divertita. Sapeva che il suo lui era amato, ascoltato, molto desiderato. Ne condivideva contenta con le sorelle sparse dovunque. Nessun possesso esclusivo. Continua libera scelta. Continua trasparenza e condivisione. Lui aveva diffuso questa modalità.
Sapeva con certezza che lui le era devoto. E lo sarebbe stato condividendo la propria libertà con quella di lei.
Si dedicò al percorso. Le nebbie abituali andavano diradandosi. Nuovi squarci luminosi in alto tra le nuvole.
Sentiva e vedeva il suo lui, intento nella creazione verbale e mentale.
Si sarebbero sentiti.
Presto si sarebbero anche visti.
Lieto ciascuno della scelta libera, piacevole, condivisa. Il più a lungo possibile: e comunque fino a quando da entrambi comunemente scelto.
Mi piace
Commenta
Condividi

Nessun commento: