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lunedì 12 agosto 2019

PERPLESSITÀ…
(Che cosa sta succedendo…?)
Monotono. Ripetitivo. Quasi un rito…
Di domenica, in estate, per bere l'acqua gelata di Formazza sotto Frua… Oppure… Ma sì… Che mancanza di originalità. Sempre con lo scooter vado a "trovare i ragazzi" a Cilavegna. Sì, dove abbiamo la tomba di famiglia. Che allegria? Ma no… Neanche una celebrazione… Neanche una preghiera in senso rituale. Un colloquio se vuoi... Un po' sotto forma di celia, di ironia, di autocompiacimento… Un viaggio mentale a rivisitare ricordi. Ma senza niente di mistico o di trascendentale.
Sto provando sullo scooter, ora che ho trovato il supporto e che l'ha montato, ad usare il cellulare come navigatore. Ci ho messo anche le cuffie… E quello continua a ripetere gira di qui gira di la vai avanti ottocento metri…
Al ritorno l'ho disattivato.
Ho preferito andare così a casaccio.
Mi era venuto in mente quelli iper supermercato galattico… C'è di tutto: parrucchiera, dentista, ottico, iper e para farmacia nei secoli passati ci avrebbero messo sicuramente anche una cappella di preghiera…
Ma sì…
Che poi magari me ne vado nei miei giri sui canali e sulle lanche del Ticino. E mi faccio uno dei miei picnic frugali continuando il soliloquio del dialogo interiore…
Appena superata la rotonda, per andarci, un rallentamento delle auto davanti a me… Un incidente? Probabilmente…
Sul lato sinistro della strada, girata in senso opposto una auto con il frontalino leggermente danneggiato. Boh… Non sembrerebbe una cosa grave…
Poi, però, alzò lo sguardo… Oltre il bordo della strada, un'altra auto… Leggermente in alto. Su un costone terroso. Un'altra auto scura. Girata verso di me…
Anch'essa ha il frontale danneggiato… Ma…
Il vetro dalla parte della guida è aperto. O si è frantumato e non lo si vede più… E nel riquadro… Un'immagine statica. Fotografica. Immobile. Sospesa. Perplessa. Muta… Deve avere ancora anche gli occhi aperti. Ma non guardano nulla… Niente pozzanghera di sangue. Niente urla. Il fragore dello schianto si dev'essere già disperso nell'aria da un po'.
I soccorsi in divisa si muovono al rallentatore. Prendono le misure sul terreno e sull'asfalto. Con dei lunghi lunghissimi metri arrotolabile e avvolgibili… Non credo abbiano preso la misura di quel "non sguardo immobile" sospeso, là per aria, assorto, distratto, come se non ci fosse…
Passo oltre. E mi porto dietro, fino al super ipermercato galattico… E anche oltre, quella presenza in sur-place e in stand-by… E provo ad ascoltarla… Per quanto possibile…
«… La mamma mi aspetta… Oggi mi fa il risotto con la luganega… Ha detto di non far tardi… Io mi sono affrettato il più possibile… Forse più del possibile…»
Non sta pronunciando queste parole. E neanche pensandole… Sta per pronunciarle… Sta per pensarle… Ma non ha fatto a tempo ancora… Tutto è rimasto lì sospeso come il suo sguardo vuoto che non guarda niente…
«… Che poi questa sera se riesco convinco la tipa a mettersi in ghingheri come l'altra volta… E andiamo a sentire i fuochi d'artificio nelle orecchie in quel disco club… Musica sparata… Bevuti tutti e due con gli occhi lucidi… Le pastigliette buttate giù in gola… E poi… In auto… La sua bocca che mi possiede tutto… Anzi più di tutto…» L'aveva pensato un po' prima... Un po' prima di quella cosa lì… Un po' prima che tutto si fermasse che restasse aggrovigliato su se stesso come in un sogno maledetto… E forse è davvero un sogno. Un incubo. Una cosa che non può essere successa. Che non può succedere. Che può succedere solo agli altri. Che poi guardarla passando sulla strada che magari se vuoi fermarti a curiosare e a fare i commenti.
Me lo porto con me. Quel volto fermo immobile. Gli occhi forse ancora aperti nello stupore. Coi suoi pensieri non ancora concepiti. Con il suo stupore incredulo.
-Non è successo niente… Si prega di circolare… Lasciateci fare il nostro lavoro… Avanti per favore riprendere la marcia… Proseguite per dove eravate diretti…-
Eppure, su quel catafalco del terrapieno al di là del fossato, è rimasta quell'auto scura. Quel finestrino spalancato senza vetro. Quel volto che non è più un ricordo per nessuno. Forse lo è solo per me.
Ho comprato un po' di cibi qua e là.
Non trovo la strada più veloce per arrivare a Ponte Ticino. Alle lanche. Alle mie fotografie da scattare. Ai miei rituali. Ripetitivi.
Consumerò questa valanga di cibi nel fresco della mia sala/salotto rinfrescata dal condizionatore.
Poi, finalmente, mi metterò a scrivere questa cosa qui che sto ripetendomi all'infinito dentro la testa.
Quel volto immobile. Come a guardare leggermente in alto. Con quella meraviglia muta. Neppure ancora spaventata. Assorta. Perplessa. Anonima…

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